ALEXANDER
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PERDICCA
Perdicca, figlio di Oronte, fratello di Alceta (in greco antico: Περδίκκας, Perdìkkas; ... – Egitto, 321 a.C.), è stato un militare macedone antico, generale di Alessandro Magno e reggente dell'impero macedone alla morte dello stesso Alessandro, dal 323 al 321 a.C.
Biografia
Perdicca, secondo quanto riferisce Diodoro, insieme ad Attalo e a Leonnato, inseguì e uccise Pausania di Orestide, l'assassino di Filippo II. Lo si ritrova al seguito di Alessandro durante tutta la spedizione asiatica, a capo di un reparto di fanteria. Viene inserito nella lista delle guardie del corpo reali del 325 a.C., insieme a Leonnato, figlio di Anteo; Efestione, figlio di Aminta; Lisimaco, figlio di Agatocle; Aristonoo, figlio di Piseo; Tolomeo, figlio di Lago e Pitone, figlio di Cratea. Ricevuto l'anello da Alessandro in punto di morte, di cui avrebbe dovuto sposare la sorella, Cleopatra, si credette che fosse stato nominato suo successore, ma i generali riunitisi in assemblea indicarono come successori al trono Filippo Arrideo (fratello minorato di Alessandro), Roxane, Alessandro IV e il nascituro figlio di Alessandro nominando Perdicca suo tutore.
In seguito alla spartizione di Babilonia, a Perdicca fu assegnata la reggenza dell'impero macedone e il comando supremo dell'esercito in Asia; a Cratero fu invece affidato il controllo delle finanze. Perdicca divise le province più importanti fra i generali, forse con l'intenzione di legarli a sé, ma ben presto non fu in grado di controllarne le mire autonomistiche. Il movimento più grave si formò in Egitto dove Tolomeo si stava svincolando dal governo imperiale. Perdicca entrato in Egitto nel 321 a.C. fu ucciso dai suoi stessi ufficiali. Dopo di lui l'unità dell'impero di Alessandro fu definitivamente spezzata e si crearono le condizioni per la formazione dei regni ellenistici.
Fonte: WIKIPEDIA
Perdicca, figlio di Oronte, fratello di Alceta (in greco antico: Περδίκκας, Perdìkkas; ... – Egitto, 321 a.C.), è stato un militare macedone antico, generale di Alessandro Magno e reggente dell'impero macedone alla morte dello stesso Alessandro, dal 323 al 321 a.C.
Biografia
Perdicca, secondo quanto riferisce Diodoro, insieme ad Attalo e a Leonnato, inseguì e uccise Pausania di Orestide, l'assassino di Filippo II. Lo si ritrova al seguito di Alessandro durante tutta la spedizione asiatica, a capo di un reparto di fanteria. Viene inserito nella lista delle guardie del corpo reali del 325 a.C., insieme a Leonnato, figlio di Anteo; Efestione, figlio di Aminta; Lisimaco, figlio di Agatocle; Aristonoo, figlio di Piseo; Tolomeo, figlio di Lago e Pitone, figlio di Cratea. Ricevuto l'anello da Alessandro in punto di morte, di cui avrebbe dovuto sposare la sorella, Cleopatra, si credette che fosse stato nominato suo successore, ma i generali riunitisi in assemblea indicarono come successori al trono Filippo Arrideo (fratello minorato di Alessandro), Roxane, Alessandro IV e il nascituro figlio di Alessandro nominando Perdicca suo tutore.
In seguito alla spartizione di Babilonia, a Perdicca fu assegnata la reggenza dell'impero macedone e il comando supremo dell'esercito in Asia; a Cratero fu invece affidato il controllo delle finanze. Perdicca divise le province più importanti fra i generali, forse con l'intenzione di legarli a sé, ma ben presto non fu in grado di controllarne le mire autonomistiche. Il movimento più grave si formò in Egitto dove Tolomeo si stava svincolando dal governo imperiale. Perdicca entrato in Egitto nel 321 a.C. fu ucciso dai suoi stessi ufficiali. Dopo di lui l'unità dell'impero di Alessandro fu definitivamente spezzata e si crearono le condizioni per la formazione dei regni ellenistici.
Fonte: WIKIPEDIA
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SOMATOFILIACHIA
La somatofiliachia (in greco antico: σωματοφυλακεία, somatofhylakèia, guardia del corpo, da σωματοφύλαξ, al plurale σωματοφύλακες, «guardia del corpo») era il gruppo ristretto dei militari e amici del sovrano del Regno di Macedonia al tempo della dinastia argeade. Tale gruppo era costituito da sette soldati scelti e fedelissimi, che avevano il compito di vigilare sull'incolumità del sovrano macedone, vivendo a stretto contatto con lui ed accompagnandolo sia in guerra che in periodo di pace, sia nelle missioni ufficiali che nelle battute di caccia e nei banchetti. Quando uno di essi perdeva la vita o decadeva dalla carica per altre ragioni, il re provvedeva personalmente alla sua sostituzione.
Le più famose somatofiliachie furono quelle di Filippo II, di Alessandro Magno e di Filippo III Arrideo. In particolare, i somatophylakes di Alessandro Magno. dopo la sua morte improvvisa (323 a.C.) e la cosiddetta spartizione di Babilonia, divennero tutti, con l'eccezione di Aristonoo, suoi successori (diadochi) ed uno di essi, Perdicca, divenne addirittura il reggente dell'impero macedone.
Somatofilachia di Filippo II
Sono noti solo quattro dei somatophylakes di Filippo II:
Somatofilachia di Alessandro Magno
Aristonoo, Lisimaco e Pitone erano i tre veterani della somatofilachia di Alessandro Magno, già sue guardie del corpo probabilmente fin dalla sua ascesa al trono (336 a.C.). Alcuni storici ipotizzano che i tre avessero già questo incarico col padre Filippo II, dato che tutta la storiografia alessandrina antica, a differenza della altre guardie del corpo, ne tace le date di nomina.
Gli altri somatophylakes originari erano:
Somatofilachia di Filippo III Arrideo
Sono noti solo quattro dei somatophylax di Filippo III Arrideo:
La somatofiliachia (in greco antico: σωματοφυλακεία, somatofhylakèia, guardia del corpo, da σωματοφύλαξ, al plurale σωματοφύλακες, «guardia del corpo») era il gruppo ristretto dei militari e amici del sovrano del Regno di Macedonia al tempo della dinastia argeade. Tale gruppo era costituito da sette soldati scelti e fedelissimi, che avevano il compito di vigilare sull'incolumità del sovrano macedone, vivendo a stretto contatto con lui ed accompagnandolo sia in guerra che in periodo di pace, sia nelle missioni ufficiali che nelle battute di caccia e nei banchetti. Quando uno di essi perdeva la vita o decadeva dalla carica per altre ragioni, il re provvedeva personalmente alla sua sostituzione.
Le più famose somatofiliachie furono quelle di Filippo II, di Alessandro Magno e di Filippo III Arrideo. In particolare, i somatophylakes di Alessandro Magno. dopo la sua morte improvvisa (323 a.C.) e la cosiddetta spartizione di Babilonia, divennero tutti, con l'eccezione di Aristonoo, suoi successori (diadochi) ed uno di essi, Perdicca, divenne addirittura il reggente dell'impero macedone.
Somatofilachia di Filippo II
Sono noti solo quattro dei somatophylakes di Filippo II:
- Pausania di Orestide, l'assassino dello stesso Filippo (336 a.C.),
- Perdicca, futura guardia del corpo del figlio di Filippo: Alessandro Magno,
- Leonnato, anch'egli futuro somatophylax di Alessandro,
- Attalo, che coi due colleghi precedenti inseguì ed uccise l'assassino del re.
Somatofilachia di Alessandro Magno
Aristonoo, Lisimaco e Pitone erano i tre veterani della somatofilachia di Alessandro Magno, già sue guardie del corpo probabilmente fin dalla sua ascesa al trono (336 a.C.). Alcuni storici ipotizzano che i tre avessero già questo incarico col padre Filippo II, dato che tutta la storiografia alessandrina antica, a differenza della altre guardie del corpo, ne tace le date di nomina.
Gli altri somatophylakes originari erano:
- Tolomeo (da non confondersi con l'omonimo futuro diadoco e re d'Egitto), al quale subentrò nel 334 a.C. Efestione,
- Aribba, morto di malattia nel 331 a.C. e sostituito da Leonnato, già guardia del corpo di Filippo II,
- Balacro, divenuto satrapo di Cilicia nel 333 a.C. e sostituito prima da Menes e poi da Perdicca, già guardia del corpo di Filippo II, nel 331 a.C.,
- Demetrio, sospettato di far parte della congiura di Filota, fu giustiziato e sostituito da Tolomeo nel 330 a.C.
- Peucesta era stato eccezionalmente aggiunto al gruppo come ottavo membro nel 325 a.C., per aver salvato la vita ad Alessandro durante l'assedio della città dei Malli in India. L'anno successivo (324 a.C.), con la morte di Efestione, il gruppo era tornato a essere composto, come da tradizione, da sette membri.
Somatofilachia di Filippo III Arrideo
Sono noti solo quattro dei somatophylax di Filippo III Arrideo:
- Autodico, fratello di Lisimaco,
- Aminta, fratello di Peucesta,
- Alessandro, figlio di Poliperconte,
- , figlio di Tolomeo.
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CRATERO
Cratero (in greco antico: Κρατερός, Krateròs; ... – sulle coste dell'Ellesponto, 321 a.C.) è stato un militare macedone antico.
Fu uno dei Compagni di Alessandro Magno, al seguito del sovrano macedone per tutto il corso della campagna in Asia.
Nominato comandante generale dell'esercito a partire dal 330 a.C., guidò, sulla via del ritorno, parte dell'esercito macedone attraverso l'Aracosia (325 a.C.), per poi ricongiungersi con i contingenti di Alessandro ad Hormuz nel 324 a.C.
Alla morte del re, Cratero assunse la reggenza e il controllo sulle finanze dell'impero, mentre a Perdicca venne affidato il comando dell'esercito.
Nel 322 a.C. partì per la Grecia in aiuto del generale Antipatro (suo suocero, avendone Cratero sposato la figlia Fila), assediato a Lamia, e contribuì a sconfiggere le forze ribelli di Atene a Crannone, in Tessaglia. Morì poi combattendo contro l'avversario Eumene di Cardia sulle coste dell'Ellesponto (321 a.C.).
Gli è attribuita una Raccolta di decreti greci, che Plutarco usò come fonte, della quale abbiamo alcuni frammenti.
Dal matrimonio con Fila ebbe un figlio, che fu chiamato con lo stesso nome del padre e fu governatore di Corinto e Calcide, così come il nipote Alessandro.
Fonte: WIKIPEDIA
Cratero (in greco antico: Κρατερός, Krateròs; ... – sulle coste dell'Ellesponto, 321 a.C.) è stato un militare macedone antico.
Fu uno dei Compagni di Alessandro Magno, al seguito del sovrano macedone per tutto il corso della campagna in Asia.
Nominato comandante generale dell'esercito a partire dal 330 a.C., guidò, sulla via del ritorno, parte dell'esercito macedone attraverso l'Aracosia (325 a.C.), per poi ricongiungersi con i contingenti di Alessandro ad Hormuz nel 324 a.C.
Alla morte del re, Cratero assunse la reggenza e il controllo sulle finanze dell'impero, mentre a Perdicca venne affidato il comando dell'esercito.
Nel 322 a.C. partì per la Grecia in aiuto del generale Antipatro (suo suocero, avendone Cratero sposato la figlia Fila), assediato a Lamia, e contribuì a sconfiggere le forze ribelli di Atene a Crannone, in Tessaglia. Morì poi combattendo contro l'avversario Eumene di Cardia sulle coste dell'Ellesponto (321 a.C.).
Gli è attribuita una Raccolta di decreti greci, che Plutarco usò come fonte, della quale abbiamo alcuni frammenti.
Dal matrimonio con Fila ebbe un figlio, che fu chiamato con lo stesso nome del padre e fu governatore di Corinto e Calcide, così come il nipote Alessandro.
Fonte: WIKIPEDIA
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DIADOCHI
I diadochi (in greco antico: διάδοχοι, diádochoi, "successori", dal verbo διαδέχομαι, "essere successore") furono i generali macedoni che alla morte di Alessandro Magno (323 a.C.) si contesero il controllo del suo impero in sei guerre dei diadochi. Al termine dei conflitti era nato attorno al Mediterraneo un sistema politico che durò fino all'arrivo dei Romani.
I "diadochi" propriamente detti sono i generali di Alessandro, mentre i loro figli e discendenti prendono più propriamente il nome di epigoni (greco: Ἐπίγονοι, Epìgonoi, "discendenti").
Nel Regno Macedone il titolo di "diadoco" era riservato al principe ereditario e successore presuntivo alla corona.
Cronologia degli eventi
Storia
Alessandro Magno morì il 10 giugno 323 a.C. a Babilonia: sul letto di morte diede il proprio anello con sigillo reale al suo amico Perdicca e avrebbe detto, secondo la tradizione, che il regno sarebbe dovuto andare al più forte dei suoi generali. Tuttavia, non specificò chi dei suoi generali fosse il più forte. Forse non riuscì a dirlo per via della fortissima febbre, oppure, addirittura, non lo sapeva. Così tutti i suoi comandanti, veterani della guerra di conquista dell'Oriente, si trovarono a dover decidere chi di loro sarebbe succeduto ad Alessandro.
Perdicca voleva attendere per vedere se Rossane, la sposa di Alessandro che era incinta e prossima al parto, avrebbe dato alla luce un figlio maschio che potesse succedere ad Alessandro: Perdicca intendeva prendere poi la reggenza per questo bambino e regnare in sua vece, ottenendo a questo scopo il sostegno nella cavalleria dell'esercito macedone, nella quale la nobiltà aveva un peso maggiore. Sorse invece il dissenso tra le file della fanteria, in particolare della falange macedone, che, in un'assemblea militare, decise di proclamare re il fratello minorato di Alessandro, salito al trono col nome di Filippo III Arrideo. Poco dopo Rossane diede alla luce un maschio e Perdicca e i principali comandanti, col consenso di Filippo III, convinsero l'esercito ad accettare che anche il bambino fosse proclamato re, col nome di Alessandro IV.
A nome del figlio di Alessandro, Perdicca diede inizio a una spartizione delle satrapie dell'impero tra i generali, allo scopo di tenerli lontani dalla capitale Babilonia. La cosiddetta spartizione di Babilonia portò alla seguente suddivisione dei poteri: Antipatro, che aveva una certa influenza su Perdicca, tenne il titolo di stratega d'Europa col controllo della Macedonia e della Grecia, Tolomeo ebbe l'Egitto, Lisimaco ricevette la Tracia, Eumene di Cardia la Cappadocia e la Licia, mentre Panfilia e Pisidia andarono ad Antigono Monoftalmo; Cratero, inizialmente trascurato, fu nominato rappresentante di entrambi i re, mentre Seleuco divenne il comandante della cavalleria di élite degli Eteri.
Il reame di Alessandro fu in effetti spartito tra i suoi generali, ma rimase pur sempre un unico impero dal punto di vista formale. Del resto i Diadochi, sebbene consci che il loro accordo non sarebbe stato di lunga durata, dovevano prima sopprimere le rivolte intestine scoppiate a seguito della morte di Alessandro, come la ribellione di soldati greci in Battria e quella di Atene nell'Egeo; la sconfitta di Atene fu inoltre un segnale importante che l'età delle polis era finita e che il futuro sarebbe stato segnato dai regni dei Diadochi e dalle confederazioni delle città-stato greche.
Ostilità fra i diadochi
Poco dopo i conflitti laboriosamente soppressi tornarono ad accendersi: Perdicca dovette affrontare una coalizione composta da Antipatro, Cratero, Antigono e Tolomeo, che non intendevano accettarne la supremazia; in particolare è possibile che Tolomeo pensasse già di separare il proprio territorio dall'impero e formare un regno indipendente. Nel 321 a.C. Perdicca morì, ucciso da alcuni suoi ufficiali, mentre aveva tentato di entrare in Egitto con l'aiuto di Eumene ed era stato bloccato dalla piena del Nilo; quello stesso anno i Diadochi tennero il congresso di Triparadiso, che affidò la reggenza del regno a nome dei due re ad Antipatro; questi cedette la satrapia di Babilonia a Seleuco, uno degli ufficiali responsabili della morte di Perdicca, e incaricò Cratero di eliminare Eumene, che però lo sconfisse e uccise.
Morto Antipatro nel 319 a.C., il regno di Macedonia passò al generale Poliperconte, il quale però dovette fronteggiare le pretese di Cassandro I, figlio di Antipatro. Nel 318 a.C. Poliperconte concesse agli Ateniesi la restaurazione della democrazia, ma l'anno successivo Cassandro occupò la città instaurandovi il governo del tiranno Demetrio del Falero. Nel 316 a.C. Cassandro fece ricostruire Tebe, sanando la ferita della distruzione voluta da Alessandro quasi vent'anni prima. Nello stesso anno, Antigono Monoftalmo eliminò Eumene assumendo il controllo dell'Asia Minore, mentre nel 315 a.C. scacciò Seleuco da Babilonia e ottenne il dominio su tutta l'Asia.
Nel 312 a.C. Tolomeo sconfisse Demetrio I Poliorcete, figlio di Antigono Monoftalmo, nella battaglia di Gaza e permise a Seleuco, esule in Egitto, di rientrare a Babilonia e ricostituire il suo dominio in Asia. L'anno successivo i Diadochi tentarono di stabilizzare la situazione riconoscendo provvisoriamente le posizioni acquisite da ciascuno negli anni precedenti, in attesa della maggiore età del figlio di Alessandro, il quale avrebbe dovuto salire al trono. Per eliminare un simile pretendente, Cassandro non esitò a fare assassinare il ragazzo (311 a.C.).
Nel 309 a.C., sconfitto Poliperconte, Cassandro si assicurò il regno di Macedonia e il controllo della Grecia. Tuttavia, nel 307 a.C., Demetrio Poliorcete occupò Atene ponendo fine al governo di Demetrio del Falero e restaurando la democrazia.
Nel 306 a.C. Demetrio Poliorcete sconfisse la flotta egiziana a Salamina di Cipro e suo padre Antigono colse l'occasione per proclamarsi re, ponendosi in questo modo al di sopra degli altri Diadochi e mirando alla riunificazione dell'impero sotto di sé. Gli altri Diadochi replicarono proclamandosi a loro volta re delle regioni sotto il loro controllo: Tolomeo I in Egitto, Seleuco I in Mesopotamia e Persia, Lisimaco in Tracia e Asia Minore, Cassandro in Macedonia.
Nel 301 a.C., Seleuco e Lisimaco inflissero una dura sconfitta nella battaglia di Ipso ad Antigono Monoftalmo, che cadde sul campo, e a Demetrio Poliorcete. I territori dell'impero di Alessandro erano allora così spartiti: Cassandro regnava su Macedonia e Grecia, a Lisimaco andarono Tracia e Asia Minore occidentale, a Seleuco Siria, Babilonia e Asia Minore orientale, a Tolomeo l'Egitto, la Celesiria, la Fenicia e la Palestina. Demetrio si ritirò nelle isole costituendo una potentissima flotta con cui proseguì la guerra.
Cassandro morì nel 298 a.C. lasciando i figli a contendersi il trono di Macedonia. Cominciava a estinguersi la generazione dei Diadochi e subentrava quella dei loro figli, i cosiddetti Epigoni.
Nel 294 a.C. Demetrio Poliorcete occupò nuovamente Atene sottraendola al controllo della Macedonia e installandovi una propria guarnigione. Tuttavia, pochi anni dopo, nel 288 a.C., Lisimaco e Pirro, re dell'Epiro, sconfissero Demetrio costringendolo alla fuga dalla Grecia e Atene, sotto la guida di Olimpiodoro si rese nuovamente indipendente. Il regno di Macedonia fu inizialmente spartito tra i due vincitori, poi Lisimaco riuscì a scacciare Pirro rimanendo unico sovrano.
Lisimaco entrò presto in urto con Seleuco I e i due si affrontarono a Corupedio nel 281 a.C. dove Lisimaco fu sconfitto e ucciso, permettendo a Seleuco I di unificare i suoi domini asiatici alla Macedonia.
La riunificazione dei due regni durò poco poiché nello stesso anno Seleuco I fu assassinato da Tolomeo Cerauno, un esule dell'Egitto tolemaico che si era posto al suo servizio, il quale si installò sul trono di Macedonia. La sua usurpazione terminò due anni dopo, nel 279 a.C. quando i Celti invasero la Macedonia e la Grecia saccheggiando il santuario di Delfi. Tolomeo Cerauno cadde in battaglia affrontando gli invasori e così il trono di Macedonia finì nelle mani di Antigono Gonata, figlio di Demetrio Poliorcete, il quale assicurò il regno di Macedonia alla dinastia degli Antigonidi; questi ultimi regnarono fino alla conquista romana.
Eredità
Alla fine dell'età dei diadochi si erano stabilizzati tre grandi regni ellenistici: la Macedonia sotto i successori di Antigono (gli Antigonidi), l'impero dei Seleucidi in Siria, Mesopotamia e Persia e l'Egitto (sotto i Tolomei).
Questi stati, definiti Successori, furono il nucleo dell'Ellenismo, diffondendo la cultura e la civiltà greca nel mondo conosciuto e nei territori dell'est.
Ogni stato ebbe il medesimo destino:
I diadochi (in greco antico: διάδοχοι, diádochoi, "successori", dal verbo διαδέχομαι, "essere successore") furono i generali macedoni che alla morte di Alessandro Magno (323 a.C.) si contesero il controllo del suo impero in sei guerre dei diadochi. Al termine dei conflitti era nato attorno al Mediterraneo un sistema politico che durò fino all'arrivo dei Romani.
I "diadochi" propriamente detti sono i generali di Alessandro, mentre i loro figli e discendenti prendono più propriamente il nome di epigoni (greco: Ἐπίγονοι, Epìgonoi, "discendenti").
Nel Regno Macedone il titolo di "diadoco" era riservato al principe ereditario e successore presuntivo alla corona.
Cronologia degli eventi
- 323 a.C. – Alessandro Magno muore a Babilonia
- 323/322 a.C. – Guerra lamiaca
- 322 a.C. – Perdicca conquista la Cappadocia, Eumene di Cardia diventa satrapo
- 321 a.C. – Perdicca viene assassinato alle porte d'Egitto.
- 321 a.C. – Morte di Cratero contro Eumene di Cardia
- 321 a.C. – Congresso di Triparadiso e riorganizzazione dell'impero tra i diadochi sopravvissuti
- 318 a.C. - Filippo Arrideo ed Euridice sono fatti uccidere per ordine di Olimpiade.
- 317 a.C. – Poliperconte proclama la "libertà dei Greci".
- 312 a.C. – Battaglia di Gaza Demetrio viene sconfitto da Ptolomeo consegnando a Seleuco il controllo della Babilonia
- 310 a.C. – Alessandro IV e Olimpiade sono assassinati da Cassandro I, fine dell'antica casa reale macedone
- 309 a.C. – Poliperconte assume il titolo di stratego del Peloponneso per mano di Cassandro, in cambio dell'assassinio di Eracle, figlio illegittimo di Alessandro Magno.
- 306 a.C. – Antigono Monoftalmo e suo figlio Demetrio accettano il titolo di re
- 301 a.C. – Morte di Antigono nella battaglia di Ipso
- 281 a.C. – Morte di Lisimaco nella battaglia di Curupedio
- 276 a.C. – Fine dell'epoca dei Diadochi
Storia
Alessandro Magno morì il 10 giugno 323 a.C. a Babilonia: sul letto di morte diede il proprio anello con sigillo reale al suo amico Perdicca e avrebbe detto, secondo la tradizione, che il regno sarebbe dovuto andare al più forte dei suoi generali. Tuttavia, non specificò chi dei suoi generali fosse il più forte. Forse non riuscì a dirlo per via della fortissima febbre, oppure, addirittura, non lo sapeva. Così tutti i suoi comandanti, veterani della guerra di conquista dell'Oriente, si trovarono a dover decidere chi di loro sarebbe succeduto ad Alessandro.
Perdicca voleva attendere per vedere se Rossane, la sposa di Alessandro che era incinta e prossima al parto, avrebbe dato alla luce un figlio maschio che potesse succedere ad Alessandro: Perdicca intendeva prendere poi la reggenza per questo bambino e regnare in sua vece, ottenendo a questo scopo il sostegno nella cavalleria dell'esercito macedone, nella quale la nobiltà aveva un peso maggiore. Sorse invece il dissenso tra le file della fanteria, in particolare della falange macedone, che, in un'assemblea militare, decise di proclamare re il fratello minorato di Alessandro, salito al trono col nome di Filippo III Arrideo. Poco dopo Rossane diede alla luce un maschio e Perdicca e i principali comandanti, col consenso di Filippo III, convinsero l'esercito ad accettare che anche il bambino fosse proclamato re, col nome di Alessandro IV.
A nome del figlio di Alessandro, Perdicca diede inizio a una spartizione delle satrapie dell'impero tra i generali, allo scopo di tenerli lontani dalla capitale Babilonia. La cosiddetta spartizione di Babilonia portò alla seguente suddivisione dei poteri: Antipatro, che aveva una certa influenza su Perdicca, tenne il titolo di stratega d'Europa col controllo della Macedonia e della Grecia, Tolomeo ebbe l'Egitto, Lisimaco ricevette la Tracia, Eumene di Cardia la Cappadocia e la Licia, mentre Panfilia e Pisidia andarono ad Antigono Monoftalmo; Cratero, inizialmente trascurato, fu nominato rappresentante di entrambi i re, mentre Seleuco divenne il comandante della cavalleria di élite degli Eteri.
Il reame di Alessandro fu in effetti spartito tra i suoi generali, ma rimase pur sempre un unico impero dal punto di vista formale. Del resto i Diadochi, sebbene consci che il loro accordo non sarebbe stato di lunga durata, dovevano prima sopprimere le rivolte intestine scoppiate a seguito della morte di Alessandro, come la ribellione di soldati greci in Battria e quella di Atene nell'Egeo; la sconfitta di Atene fu inoltre un segnale importante che l'età delle polis era finita e che il futuro sarebbe stato segnato dai regni dei Diadochi e dalle confederazioni delle città-stato greche.
Ostilità fra i diadochi
Poco dopo i conflitti laboriosamente soppressi tornarono ad accendersi: Perdicca dovette affrontare una coalizione composta da Antipatro, Cratero, Antigono e Tolomeo, che non intendevano accettarne la supremazia; in particolare è possibile che Tolomeo pensasse già di separare il proprio territorio dall'impero e formare un regno indipendente. Nel 321 a.C. Perdicca morì, ucciso da alcuni suoi ufficiali, mentre aveva tentato di entrare in Egitto con l'aiuto di Eumene ed era stato bloccato dalla piena del Nilo; quello stesso anno i Diadochi tennero il congresso di Triparadiso, che affidò la reggenza del regno a nome dei due re ad Antipatro; questi cedette la satrapia di Babilonia a Seleuco, uno degli ufficiali responsabili della morte di Perdicca, e incaricò Cratero di eliminare Eumene, che però lo sconfisse e uccise.
Morto Antipatro nel 319 a.C., il regno di Macedonia passò al generale Poliperconte, il quale però dovette fronteggiare le pretese di Cassandro I, figlio di Antipatro. Nel 318 a.C. Poliperconte concesse agli Ateniesi la restaurazione della democrazia, ma l'anno successivo Cassandro occupò la città instaurandovi il governo del tiranno Demetrio del Falero. Nel 316 a.C. Cassandro fece ricostruire Tebe, sanando la ferita della distruzione voluta da Alessandro quasi vent'anni prima. Nello stesso anno, Antigono Monoftalmo eliminò Eumene assumendo il controllo dell'Asia Minore, mentre nel 315 a.C. scacciò Seleuco da Babilonia e ottenne il dominio su tutta l'Asia.
Nel 312 a.C. Tolomeo sconfisse Demetrio I Poliorcete, figlio di Antigono Monoftalmo, nella battaglia di Gaza e permise a Seleuco, esule in Egitto, di rientrare a Babilonia e ricostituire il suo dominio in Asia. L'anno successivo i Diadochi tentarono di stabilizzare la situazione riconoscendo provvisoriamente le posizioni acquisite da ciascuno negli anni precedenti, in attesa della maggiore età del figlio di Alessandro, il quale avrebbe dovuto salire al trono. Per eliminare un simile pretendente, Cassandro non esitò a fare assassinare il ragazzo (311 a.C.).
Nel 309 a.C., sconfitto Poliperconte, Cassandro si assicurò il regno di Macedonia e il controllo della Grecia. Tuttavia, nel 307 a.C., Demetrio Poliorcete occupò Atene ponendo fine al governo di Demetrio del Falero e restaurando la democrazia.
Nel 306 a.C. Demetrio Poliorcete sconfisse la flotta egiziana a Salamina di Cipro e suo padre Antigono colse l'occasione per proclamarsi re, ponendosi in questo modo al di sopra degli altri Diadochi e mirando alla riunificazione dell'impero sotto di sé. Gli altri Diadochi replicarono proclamandosi a loro volta re delle regioni sotto il loro controllo: Tolomeo I in Egitto, Seleuco I in Mesopotamia e Persia, Lisimaco in Tracia e Asia Minore, Cassandro in Macedonia.
Nel 301 a.C., Seleuco e Lisimaco inflissero una dura sconfitta nella battaglia di Ipso ad Antigono Monoftalmo, che cadde sul campo, e a Demetrio Poliorcete. I territori dell'impero di Alessandro erano allora così spartiti: Cassandro regnava su Macedonia e Grecia, a Lisimaco andarono Tracia e Asia Minore occidentale, a Seleuco Siria, Babilonia e Asia Minore orientale, a Tolomeo l'Egitto, la Celesiria, la Fenicia e la Palestina. Demetrio si ritirò nelle isole costituendo una potentissima flotta con cui proseguì la guerra.
Cassandro morì nel 298 a.C. lasciando i figli a contendersi il trono di Macedonia. Cominciava a estinguersi la generazione dei Diadochi e subentrava quella dei loro figli, i cosiddetti Epigoni.
Nel 294 a.C. Demetrio Poliorcete occupò nuovamente Atene sottraendola al controllo della Macedonia e installandovi una propria guarnigione. Tuttavia, pochi anni dopo, nel 288 a.C., Lisimaco e Pirro, re dell'Epiro, sconfissero Demetrio costringendolo alla fuga dalla Grecia e Atene, sotto la guida di Olimpiodoro si rese nuovamente indipendente. Il regno di Macedonia fu inizialmente spartito tra i due vincitori, poi Lisimaco riuscì a scacciare Pirro rimanendo unico sovrano.
Lisimaco entrò presto in urto con Seleuco I e i due si affrontarono a Corupedio nel 281 a.C. dove Lisimaco fu sconfitto e ucciso, permettendo a Seleuco I di unificare i suoi domini asiatici alla Macedonia.
La riunificazione dei due regni durò poco poiché nello stesso anno Seleuco I fu assassinato da Tolomeo Cerauno, un esule dell'Egitto tolemaico che si era posto al suo servizio, il quale si installò sul trono di Macedonia. La sua usurpazione terminò due anni dopo, nel 279 a.C. quando i Celti invasero la Macedonia e la Grecia saccheggiando il santuario di Delfi. Tolomeo Cerauno cadde in battaglia affrontando gli invasori e così il trono di Macedonia finì nelle mani di Antigono Gonata, figlio di Demetrio Poliorcete, il quale assicurò il regno di Macedonia alla dinastia degli Antigonidi; questi ultimi regnarono fino alla conquista romana.
Eredità
Alla fine dell'età dei diadochi si erano stabilizzati tre grandi regni ellenistici: la Macedonia sotto i successori di Antigono (gli Antigonidi), l'impero dei Seleucidi in Siria, Mesopotamia e Persia e l'Egitto (sotto i Tolomei).
Questi stati, definiti Successori, furono il nucleo dell'Ellenismo, diffondendo la cultura e la civiltà greca nel mondo conosciuto e nei territori dell'est.
Ogni stato ebbe il medesimo destino:
- la Macedonia, spopolata e impoverita, non rappresentando più la potenza militare di un tempo, venne conquistata da Roma in seguito alle Guerre macedoniche, sfruttando i conflitti fra i macedoni e le città greche.
- i Seleucidi controllavano il regno più vasto, ma anche quello più difficile da difendere e tenere unificato. Dovendo affrontare contemporaneamente la pressione dei Parti sulla Persia, gli attacchi dei Tolemaici in Medio Oriente, le spinte secessioniste di varie satrapie fra cui soprattutto la Battria e le incursioni dei nomadi delle steppe come i Saka, il vasto impero si indebolì sempre più nei due secoli successivi. All'inizio del II secolo i Seleucidi, desiderosi di espandere la propria influenza a ovest col pretesto di difendere la Grecia dall'occupazione romana, vennero però sconfitti dai Romani giunti in soccorso del Regno di Pergamo. Delle sconfitte militari dei Seleucidi contro i Romani ne approfittarono i Parti che occuparono sempre più la Persia sotto la dinastia degli Arsacidi. Alla fine il regno si ridusse alla sola Siria, che venne conquistata da Gneo Pompeo.
- l'Egitto mantenne una certa forza economica e politica fino al I secolo a.C. quando la crescente potenza militare di Roma fece entrare lo stato nell'influenza romana dopo l'occupazione della Siria. L'"alleanza" si incrinò dopo la morte di Giulio Cesare, perché il suo luogotenente Marco Antonio si installò ad Alessandria assieme alla regina Cleopatra mettendo in discussione il secondo triumvirato e facendo temere a Roma che la capitale venisse spostata in una potenza straniera orientale. Ottaviano, futuro imperatore, dichiarò guerra contro Cleopatra in nome della romanità, sconfisse le forze di Marco Antonio e Cleopatra nella Battaglia di Azio e si fece infine incoronare sovrano d'Egitto per non umiliare il paese dichiarandolo provincia - ma, in sostanza, anche l'Egitto divenne conquista romana.
Fonte: WIKIPEDIA
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Re: ALEXANDER
CAMPASPE
Campaspe (latino Campaspe, Pancaspen, Pacate), originaria di Larissa, in Tessaglia, era la favorita di Alessandro Magno che per farle fare un ritratto si rivolse ad Apelle, considerato il maggiore pittore vivente. Il fatto è narrato da Plinio il Vecchio (Storia Nat., 35.79-97) che racconta come l'artista, mentre dipingeva il nudo di Campaspe, la «più bella tra le mantenute d'Alessandro», s'innamorò di lei. Il sovrano, entusiasta dell'opera dell'artista, gli fece dono della modella.
Plinio narra che poi Apelle utilizzò Campaspe quale modella per il suo dipinto più famoso, quello di Afrodite Anadiomene (Venere che sorge dalle acque), riprodotta in un famoso affresco di Pompei (che alcuni ritengono una copia romana del dipinto di Apelle).
Di Campaspe parlano anche Luciano di Samosata e Claudio Eliano. Questi riporta (12.34) la voce secondo cui ella fu la prima donna con cui giacque Alessandro. Per questo motivo talvolta nell'iconografia Campaspe viene confusa con Calipso, con cui Alessandro s'accompagnò fin nell'adolescenza.
Apelle che ritrae Campaspe è il soggetto di un dipinto di G.B. Tiepolo, che nel pittore e nella modella ritrasse se stesso e la propria moglie.
Apelle e Campaspe è anche il titolo di un'opera seria di Giacomo Tritto con libretto di Simeone Antonio Sografi (1795).
Fonte: WIKIPEDIA
Campaspe (latino Campaspe, Pancaspen, Pacate), originaria di Larissa, in Tessaglia, era la favorita di Alessandro Magno che per farle fare un ritratto si rivolse ad Apelle, considerato il maggiore pittore vivente. Il fatto è narrato da Plinio il Vecchio (Storia Nat., 35.79-97) che racconta come l'artista, mentre dipingeva il nudo di Campaspe, la «più bella tra le mantenute d'Alessandro», s'innamorò di lei. Il sovrano, entusiasta dell'opera dell'artista, gli fece dono della modella.
Plinio narra che poi Apelle utilizzò Campaspe quale modella per il suo dipinto più famoso, quello di Afrodite Anadiomene (Venere che sorge dalle acque), riprodotta in un famoso affresco di Pompei (che alcuni ritengono una copia romana del dipinto di Apelle).
Di Campaspe parlano anche Luciano di Samosata e Claudio Eliano. Questi riporta (12.34) la voce secondo cui ella fu la prima donna con cui giacque Alessandro. Per questo motivo talvolta nell'iconografia Campaspe viene confusa con Calipso, con cui Alessandro s'accompagnò fin nell'adolescenza.
Apelle che ritrae Campaspe è il soggetto di un dipinto di G.B. Tiepolo, che nel pittore e nella modella ritrasse se stesso e la propria moglie.
Apelle e Campaspe è anche il titolo di un'opera seria di Giacomo Tritto con libretto di Simeone Antonio Sografi (1795).
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Re: ALEXANDER
Aléxandros
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La trilogia di Aléxandros è una delle opere più famose di Valerio Massimo Manfredi.
In questa raccolta di tre libri - Il figlio del sogno (fanciullezza), Le sabbie di Amon (esplorazione), Il confine del mondo (fine e morte) - viene esposta la vita di Alessandro di Macedonia, poi ribattezzato Alessandro Magno, che riesce ad affermare la sua regione in quasi tutto il mondo conosciuto. I suoi domini sfiorano i confini dell'India e dell'Egitto e presto l'uomo diventa leggenda per il suo stesso esercito. Morto prematuramente a Babilonia, Alessandro lascia in patrimonio ai posteri decine di città e un intrigo di culture. Nel 2005 Valerio Massimo Manfredi ha pubblicato una nuova stesura della trilogia, ridotta in un unico volume intitolato Il romanzo di Alessandro.
Contenuto
La vita del grande condottiero macedone viene esposta in via romanzata, lasciando però spazio a leggende e narrazioni tratte da autori (storici prevalentemente) esistiti al tempo o poco dopo. Il primo libro della trilogia tratta della stupefacente nascita del "divino" Alessandro, contornata dai presagi e dai sogni di sua madre e da miti che già prima della nascita lo presentavano come un dio.
La fanciullezza di Alessandro è riempita dallo studio, dal gioco e dalla disciplina fin quando il padre Filippo non decide di permettergli di formarsi una cultura salda e completa sotto la tutela del grande Aristotele che sarà il suo mentore per qualche anno. Sarà proprio il filosofo ad inculcare in lui una parte della sua idea politica, che poi in futuro condizionerà il suo essere e le sue scelte. Ciò che principalmente Alessandro desiderava era conquistare più di quanto avesse fatto il padre, più di quanto chiunque avesse fatto, anche sulla scia degli insegnamenti che grandi eroi quali Achille avevano tramandato.
L'onore il valore che più di tutti lo caratterizzava, e un carattere forte e deciso, seppure irrequieto e talvolta difficile. Si diceva che Alessandro fosse nato con un occhio azzurro ed uno nero, e che questo rappresentasse effettivamente quel distacco fra le sue due anime, una dedita al sapere ed alla conoscenza, l'altra nera come la sua ira incontrollabile. Il secondo libro tratta dei suoi viaggi, lunghi e talvolta difficili nelle terre allora conosciute, e fin dove l'uomo non aveva ancora osato recarsi, la conquista di grandi città commerciali che non volevano sottomettersi alle sue leggi e alla sua cultura ma che poi dovettero pentirsene affrontando il grande esercito di Alessandro. Conobbe diverse donne nella sua vita di cui si innamorò ma, il caso vuole, che nessuna riuscì a dargli un figlio se non quella che forse fu la meno importante per lui.
Conquistò tutto ciò che calpestava, fondò Alessandria d'Egitto, affrontò pericoli e peripezie, congiure contro la sua persona, ferite di guerra che lo portarono quasi alla morte, e alla fine scomparve, giovanissimo, stroncato da una febbre nel 323. Appare chiaro nel romanzo quanto fosse importante per lui il valore dell'amicizia, quanto egli amasse i suoi compagni e quanto fosse ricambiato di tale amore e si può dire che forse senza di loro non sarebbe stato così grande, perché in cuor suo era consapevole di poter affidare la sua vita nelle loro mani senza indugio. Alla sua morte però quel gruppo di compagni si sciolse e i grandi amici di Alessandro si fecero guerra per l'eredità e divisero per sempre l'impero che il più grande condottiero di tutti i tempi era riuscito a creare.
Fonte: WIKIPEDIA
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In questa raccolta di tre libri - Il figlio del sogno (fanciullezza), Le sabbie di Amon (esplorazione), Il confine del mondo (fine e morte) - viene esposta la vita di Alessandro di Macedonia, poi ribattezzato Alessandro Magno, che riesce ad affermare la sua regione in quasi tutto il mondo conosciuto. I suoi domini sfiorano i confini dell'India e dell'Egitto e presto l'uomo diventa leggenda per il suo stesso esercito. Morto prematuramente a Babilonia, Alessandro lascia in patrimonio ai posteri decine di città e un intrigo di culture. Nel 2005 Valerio Massimo Manfredi ha pubblicato una nuova stesura della trilogia, ridotta in un unico volume intitolato Il romanzo di Alessandro.
Contenuto
La vita del grande condottiero macedone viene esposta in via romanzata, lasciando però spazio a leggende e narrazioni tratte da autori (storici prevalentemente) esistiti al tempo o poco dopo. Il primo libro della trilogia tratta della stupefacente nascita del "divino" Alessandro, contornata dai presagi e dai sogni di sua madre e da miti che già prima della nascita lo presentavano come un dio.
La fanciullezza di Alessandro è riempita dallo studio, dal gioco e dalla disciplina fin quando il padre Filippo non decide di permettergli di formarsi una cultura salda e completa sotto la tutela del grande Aristotele che sarà il suo mentore per qualche anno. Sarà proprio il filosofo ad inculcare in lui una parte della sua idea politica, che poi in futuro condizionerà il suo essere e le sue scelte. Ciò che principalmente Alessandro desiderava era conquistare più di quanto avesse fatto il padre, più di quanto chiunque avesse fatto, anche sulla scia degli insegnamenti che grandi eroi quali Achille avevano tramandato.
L'onore il valore che più di tutti lo caratterizzava, e un carattere forte e deciso, seppure irrequieto e talvolta difficile. Si diceva che Alessandro fosse nato con un occhio azzurro ed uno nero, e che questo rappresentasse effettivamente quel distacco fra le sue due anime, una dedita al sapere ed alla conoscenza, l'altra nera come la sua ira incontrollabile. Il secondo libro tratta dei suoi viaggi, lunghi e talvolta difficili nelle terre allora conosciute, e fin dove l'uomo non aveva ancora osato recarsi, la conquista di grandi città commerciali che non volevano sottomettersi alle sue leggi e alla sua cultura ma che poi dovettero pentirsene affrontando il grande esercito di Alessandro. Conobbe diverse donne nella sua vita di cui si innamorò ma, il caso vuole, che nessuna riuscì a dargli un figlio se non quella che forse fu la meno importante per lui.
Conquistò tutto ciò che calpestava, fondò Alessandria d'Egitto, affrontò pericoli e peripezie, congiure contro la sua persona, ferite di guerra che lo portarono quasi alla morte, e alla fine scomparve, giovanissimo, stroncato da una febbre nel 323. Appare chiaro nel romanzo quanto fosse importante per lui il valore dell'amicizia, quanto egli amasse i suoi compagni e quanto fosse ricambiato di tale amore e si può dire che forse senza di loro non sarebbe stato così grande, perché in cuor suo era consapevole di poter affidare la sua vita nelle loro mani senza indugio. Alla sua morte però quel gruppo di compagni si sciolse e i grandi amici di Alessandro si fecero guerra per l'eredità e divisero per sempre l'impero che il più grande condottiero di tutti i tempi era riuscito a creare.
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Re: ALEXANDER
RELAZIONI PERSONALI DI ALESSANDRO MAGNO
Le relazioni personali di Alessandro Magno includono stretti legami intessuti sia con donne sia con uomini.
Tra le sue relazioni maschili, spicca per intensità quella che intrattenne con Efestione, uno dei più fedeli collaboratori e compagno di molte avventure e battaglie nell'esercito macedone; figlio del nobile Amintore, rimase costantemente al suo fianco, soprattutto nella sua qualifica di consigliere sempre molto ascoltato: di certo egli è stato il miglior amico che il condottiero abbia mai avuto.
Efestione fu uno dei due Ipparco o luogotenente degli eteri-"compagni del re" (l'altro essendo Clito il Nero), carica questa che tenne fino alla morte, avvenimento quest'ultimo che fece sprofondare Alessandro in una profonda prostrazione. Ha avuto un rapporto assai stretto anche con l'adolescente persiano nonché eunuco Bagoas.
Per quanto riguarda le donne, Alessandro si è sposato almeno tre volte: la prima con la principessa Rossane figlia del satrapo di Battria Ossiarte; in seguito prese come legittima moglie la principessa Statira II figlia del re Dario III di Persia; infine con la principessa Parisatide II figlia di Artaserse III di Persia.
Pare poi che abbia avuto anche diverse storie con altre donne, come quella con la principessa Barsine figlia del satrapo Artabazo di Frigia; si è preso inoltre in qualità di concubina l'etera Campaspe, suo primo autentico amore femminile: alcuni di questi nomi non vengono però confermati da tutte le fonti a nostra disposizione e rimangono pertanto nell'ambito della teoria.
La natura intrinseca di questi rapporti, caratterizzati da un profondo dispendio emotivo, ha fatto sì che molti storici in seguito mettessero in discussione il suo orientamento sessuale, forse senza capire perfettamente l'ambiente intriso di forte omosocialità nonché omoerotismo del tempo, finendo col definire il generale macedone tendenzialmente inclinato verso la bisessualità: varie fonti riportano la notizia dello scarso interesse che dimostrò sempre nei confronti dell'amore verso le donne (quali fonti?); d'altra parte le stesse sembrano affermare anche che i suoi rapporti con gli uomini fossero frutto di un appassionato sentimento di amicizia romantica o comunque di vigoroso amore platonico, portando quindi ad interpretare la sua personalità come caratterizzata da un'omosessualità variamente latente, di cui però non vi è alcuna traccia nelle fonti antiche.
Giudizi delle fonti classiche
Lungo tutto il corso della propria esistenza Alessandro è stato ammirato per aver sempre trattato con estrema gentilezza gli uomini nei cui confronti avesse provato un sentimento d'amore: Plutarco sostiene che un tale sentimento avesse un contesto ideale ispirato fortemente all'etica e derivante in gran parte dagli insegnamenti ricevuti per opera del suo mentore, il filosofo Aristotele. L'autore greco del I secolo dà a tal riguardo diversi esempi della personalità del condottiero macedone, improntata ad una rigorosa moralità: il generale Filosseno gli scrisse informandolo che vi era in Ionia un giovane celebre per la sua bellezza e gli propose di inviarglielo; ma il re sdegnosamente rifiutò il subdolo tentativo di adulazione da parte del militare.
Vi è anche un altro episodio riguardante Filosseno e descritto da Plutarco: il generale informò Alessandro che a bordo delle proprie navi si trovava anche un certo Teodoro tarantino il quale portava con sé due bei ragazzi ridotti in schiavitù; essendo essi molto belli ed avendo Teodoro l'intenzione di venderli, Filosseno chiese ad Alessandro se fosse interessato all'acquisto: ma anche questo tentativo di servilismo non ebbe i risultati sperati in quanto finì solo con lo scatenare l'indignazione del re.
Allo stesso modo si scagliò irato contro un giovane di nome Agnone, che gli aveva scritto se volesse comprare un ragazzo di nome Cróbulo, famoso nella città di Corinto per la sua avvenenza.
Il suo approccio morale verso i rapporti sessuali pare quindi fosse esteso anche alle relazioni con i prigionieri di guerra, maschi o femmine che fossero: notando che, tra le donne appena fatte prigioniere dopo una battaglia, alcune erano di una maestosa bellezza, si limitò a dire scherzosamente che le donne persiane provocassero una grande irritazione agli occhi: opponendo alla bellezza di queste donne la sobrietà ed autocontrollo di cui aveva piena padronanza, poteva permettersi di camminare accanto a loro come fossero delle statue prive del tutto di un'anima.
Questi esempi dimostrano come il pensiero di Alessandro fosse perfettamente in linea con quello che gli instillò il maestro Aristotele nella sua prima gioventù, e cioè che i rapporti basati esclusivamente sulle relazioni carnali e quindi sul piacere sessuale fossero di per sé vergognosi e indegni.
Relazioni principali
Gli storici contemporanei si ritrovano spesso a speculare sulle varie storie d'amore avute da Alessandro ma, dal momento che sono state perdute le fonti originali, appare quantomai difficoltoso distinguere i fatti reali dalla successiva creazione leggendaria che lo riguarda.
Diodoro Siculo scrive che offrì a tutti i suoi compagni, oltre che alle loro cavalcature, un abbigliamento all'orientale con cappotti viola e che lui stesso si pose sul capo la tiara spettante al grande re dell'impero persiano: poi si mise il diadema persiano e si vestì con la veste bianca e la fascia persiana e tutto il resto, tranne i pantaloni e l'indumento superiore a maniche lunghe. Avrebbe poi aggiunto al proprio seguito un gran quantità di concubine (in numero non inferiore ai giorni dell'anno), seconde a nessun'altra per la loro bellezza in quanto selezionate tra tutte le donne asiatiche, proprio come faceva Dario prima di lui: ogni sera poi dovevano sfilare davanti al letto matrimoniale di modo che il re potesse scegliere quella con cui intendeva passare la notte. Questi costumi orientali non furono mai in ogni caso accentuati eccessivamente; Alessandro mantenne in gran parte le abitudini greche, non volendo offendere i macedoni.
Quinto Curzio Rufo dice che Alessandro disprezzasse a tal punto i piaceri sensuali da mettere in estrema ansia la madre, impaurita dalla possibilità che il figlio non lasciasse una prole legittima. Cercando di incoraggiarlo a relazionarsi con le donne sembra che lo stesso Filippo, quad'era ancora in vita, si attivò con una notevole somma di denaro per fargli incontrare l'esperta prostituta tessala Calissena la quale avrebbe così dovuto iniziarlo alle gioie dell'amore.
Non vi sono prove che Alessandro abbia mai cercato intimità con donne al di fuori del matrimonio; ha avuto almeno un figlio, Alessandro IV di Macedonia (figlio di Rossane) e si ipotizza che Statira II potesse essere incinta quando morì. Infine potrebbe anche aver avuto un altro figlio, Eracle di Macedonia, dalla sua presunta amante Barsine. Mary Renault però confuta con fermezza una tale ipotesi.
Efestione
Alessandro ha avuto uno stretto legame emotivo con uno dei suoi compagni eteri, comandante di cavalleria e carissimo amico d'infanzia, Efestione; cresciuto e probabilmente educato assieme ad Alessandro, così come altri figli dell'aristocrazia macedone, sotto la tutele di Aristotele. Il giovane fa la sua comparsa nella storia nel momento in cui Alessandro raggiunge la collina ove sorge Troia; là i due amici fecero sacrifici presso i santuari ove sorgevano le tombe dei due eroi Achille e Patroclo: Alessandro onorò Achille mentre Efestione si rivolse a Patroclo. Claudio Eliano nella sua "Storia varia" (12,7) racconta che Efestione "così fece intendere di essere l'eromenos ["amato"] di Alessandro, come Patroclo lo era stato di Achille".
Nessuna tra le fonti contemporanee afferma che Alessandro ed Efestione fossero amanti; lo storico Paul Cartledge scrive che: "che lo stretto rapporto che Alessandro intrattenne con il leggermente più vecchio Efestione sia stato anche del genere che un tempo si definiva 'amore che non osa dire il suo nome' non è certo". I due erano, secondo le parole di Fox, in una relazione "eccezionalmente profonda e di stretta amicizia" fino alla morte di Efestione, dopo di che Alessandro lo pianse molto rifiutandosi di mangiare per giorni interi.
Alessandro ha fatto inscenare un elaboratissimo funerale per Efestione a Babilonia, inviando una nota al santuario di Amon in terra egizia, quello stesso che aveva in precedenza riconosciuto il condottiero macedone come un "figlio del dio", chiedendo ai suoi di concedere ad Efestione onori da eroe divino. Lo stesso Alessandro morì poco tempo dopo aver ricevuto risposta affermativa alla sua lettera. Mary Renault suggerisce che il suo dolore per la morte dell'amato lo abbia portato a trascurare sempre più la sua salute.
Campaspe
Campaspe, nota anche come Pancaste, potrebbe essere stata l'amante di Alessandro, in tal caso una delle prime donne con cui Alessandro fu in intimità. Si pensa che ella fosse stata una cittadina di primo piano della città di Larissa situata in Tessaglia, mentre Claudio Eliano ha ipotizzato che abbia avviato il giovane Alessandro all'amore verso le donne.
Una storia narra che Campaspe sia stata dipinta da Apelle, che sembra godesse la fama di essere il più grande dei pittori allora esistenti. L'episodio provocò un fatto, probabilmente apocrifo, che è stato però segnalato da Plinio il Vecchio nelle sue Historia Naturalis (35,79-97): vedendo la bellezza sfolgorante della donna nuda ritratta da Apelle, Alessandro interpretò il tutto come un segno che l'artista avesse apprezzato ed amato Campaspe più di quanto avesse mai fatto lui; così tenuto per sé il ritratto, offrì in cambio la donna vera in regalo al pittore. Lo storico moderno Robin Lane Fox dice "così Alessandro gli ha dato Campaspe in dono, il dono più generoso che potesse mai fare un qualsiasi mecenate e che sarebbe rimasto come un modello di patrocinio ai pittori attraverso tutto il Rinascimento".
La storia è memorabile, ma potrebbe essere stata facilmente inventata: Campaspe non compare in nessuna delle cinque principali fonti antiche che narrano della vita di Alessandro. Robin Lane Fox ripercorre la leggenda narrata dagli autori romani Plinio il Vecchio, Luciano di Samosata e Claudio Eliano nella sua "Storia varia".
Il nome di Campaspe è diventato poi nel corso dei secoli uno pseudonimo poetico generico per indicare l'amante di un uomo.
Barsine
Barsine era una nobile persiana, figlia maggiore di Artabazo di Frigia e moglie di Memnone di Rodi. A seguito della morte del marito molti storici antichi hanno scritto di una storia d'amore sbocciata tra lei e il giovane generale macedone. Plutarco difatti racconta: "in ogni caso Alessandro, così sembra, ha ritenuto più degno di un re sottomettere le proprie passioni che conquistare i suoi nemici, tanto che lui non si è mai avvicinato ad una concubina, né è stato associato a qualsiasi altra donna prima del matrimonio, con la sola eccezione di Barsine. Questa, la vedova di Memnone, un comandante mercenario greco, è stata catturata a Damasco. Aveva ricevuto un'educazione greca, era di indole gentile e avrebbe potuto rivendicare discendenza reale, dal momento che il padre era Artabazo il quale aveva sposato una delle figlie dei re persiani. Queste qualità hanno reso Alessandro più disposto nei suoi confronti ed è stato anche incoraggiato in ciò da Parmenione, così Aristobulo ci dice che si è venuto a creare un forte attaccamento nei confronti di una donna di tale bellezza e nobile lignaggio".
Inoltre Marco Giuniano Giustino scrive: "Mentre poi contemplava la ricchezza delle opere e dei beni di Dario, fu colto da ammirazione di tanta magnificenza. Fu qui quindi che cominciò ad indulgere in banchetti lussuosissimi e pieni di splendore, e che si innamorò inoltre di una prigioniera di nome Barsine, nota per la sua bellezza, da cui ebbe anche un figlio che chiamò Heracles".
La storia può anche essere vera, ma se così fosse, si solleverebbero alcune difficili domande. Il ragazzo sarebbe stato l'unico figlio di Alessandro nato durante la sua vita (il figlio di Rossane nacque infatti postumo). Anche se Alessandro lo avesse ignorato, cosa che sembra altamente improbabile, l'esercito macedone e i suoi successori avrebbero certamente riconosciuto in lui un pretendente alla successione e sarebbe quindi quasi certamente stato coinvolto nelle lotte di potere che seguirono alla morte di Alessandro.
Eppure sentiamo parlare per la prima volta del ragazzo solamente dodici anni dopo la morte di Alessandro, quando venne proposto un po' surrettiziamente come pretendente al trono da Poliperconte. Tanto più che proprio il fratellastro di Alessandro Filippo III Arrideo (figlio illegittimo nonché disabile fisico e psichico di Filippo II) è stato l'originale successore al trono; anche se illegittimo, un figlio autentico di Alessandro avrebbe avuto certamente più diritto al trono del suo illegittimo fratellastro. Eracle ha svolto solo una brevissima parte alle battaglie di successione, per poi scomparire definitivamente nel nulla, assassinato dagli stessi che inizialmente lo avevano appoggiato. Sembra più probabile che la storia d'amore con Barsine sia stata appositamente creata dai sostenitori del ragazzo per convalidarne la presunta discendenza.
Rossane
Gli storici antichi, così come quelli moderni, hanno descritto il matrimonio di Alessandro con Rossane (o Roxana). Robin Lane Fox scrive: "Rossane è stata definita dai contemporanei come essere la donna più bella esistente in tutta la terra d'Asia. Il suo nome, derivante dal termine afghano Roshanak , che significa 'piccola stella' (probabilmente da rokhshana o roshna che significa luce e illuminante), era pertanto pienamente meritato. Il matrimonio del re con la figlia di uno dei nobili locali aveva nel contesto di quella situazione un chiaro senso ed intento politico, di pacificazione ed accettazione della sua politica. Ma ciò per i contemporanei implicava anche che Alessandro, allora ventottenne, avesse perduto anche il suo cuore (l'onestà e sincerità).
Una sontuosissima festa di nozze per i due è stata organizzata nella cima di una delle rocche di Sogdiana. Alessandro e la sua sposa hanno condiviso un pezzo di pane, una consuetudine ancora osservata in Turkestan; come imponeva l'usanza, Alessandro lo tagliò con la spada". Ulrich Wilcken scrive, "il premio più bello che cadde dal cielo per lui era Roxane, la figlia di Ossiarte, nel primo fiore della giovinezza e, nel giudizio degli stessi compagni di Alessandro, assieme a Statira I la moglie di Dario, era la donna più bella che avessero mai visto in Asia. Alessandro rimase appassionatamente innamorato di lei e fu determinato a rappresentare il più degnamente possibile la sua posizione di consorte, ereditata dal grande re".
Appena Alessandro morì nel 323, Rossane ha ucciso le altre due mogli del marito, volendo in tal maniera consolidare la propria posizione e quella di suo figlio, non ancora nato in quel momento, per liberarsi quindi di una sempre possibile rivale la quale avrebbe potuto in qualsiasi momento essere - o pretendere di essere - in stato di gravidanza. Secondo il racconto di Plutarco la sorella di Statira, Dripetis, è stata assassinata nello stesso tempo; Carney ritiene però che Plutarco si sia sbagliato e che sia stata in realtà Parisatide II a morire con Statira.
Rossane portava in grembo un figlio di Alessandro, anch'egli chiamato Alessandro (Alessandro IV), nato sei mesi dopo la morte del padre.
Bagoas
Le fonti antiche parlano di un altro favorito, questa volta un maschio adolescente di nome Bagoas; un eunuco persiano di "eccezionale bellezza e nel pieno fiore della giovinezza, con il quale Dario era intimo e che in seguito anche Alessandro avrebbe finito con l'essere intimo." Plutarco racconta un episodio (citato pure da Dicearco da Messina) in cui durante alcune feste sulla via del ritorno dall'India i suoi uomini con gran clamore chiesero ad Alessandro di baciare il giovane: "Ci è stato detto, anche, che una volta era in corso uno spettacolo con alcuni concorsi di canto e danza, essendo il tutto ben riscaldato con il vino; il suo preferito, Bagoas, riuscì a vincere il premio per il canto e la danza... infine, durante la rappresentazione teatrale ha preso il suo posto al fianco di Alessandro, alla cui vista i Macedoni cominciarono a battere forte le mani e ad alta voce dissero al re di baciare il vincitore, finché alla fine egli gettò le braccia su di lui e lo baciò teneramente". Un romanzo storico molto accurato di Mary Renault, Il ragazzo persiano, racconta particolareggiatamente questa storia presentando Bagoas come narratore.
Robin Lane Fox sostiene che vi siano prove sia dirette sia indirette che suggeriscono un "elemento sessuale, questa volta di puro desiderio fisico" tra i due ma, per quanto riguarda la consumazione di quella passione, commenta che "le voci vengono a presumere che Bagoas fosse l'amante di Alessandro, anche se la certezza assoluta non sussiste". In ogni caso la relazione avuta con Bagoas non fu da impedimento ai rapporti con la sua regina: sei mesi dopo la morte di Alessandro infatti Rossane ha dato alla luce il suo figlio ed erede, Alessandro IV.
Fonte: WIKIPEDIA
Le relazioni personali di Alessandro Magno includono stretti legami intessuti sia con donne sia con uomini.
Tra le sue relazioni maschili, spicca per intensità quella che intrattenne con Efestione, uno dei più fedeli collaboratori e compagno di molte avventure e battaglie nell'esercito macedone; figlio del nobile Amintore, rimase costantemente al suo fianco, soprattutto nella sua qualifica di consigliere sempre molto ascoltato: di certo egli è stato il miglior amico che il condottiero abbia mai avuto.
Efestione fu uno dei due Ipparco o luogotenente degli eteri-"compagni del re" (l'altro essendo Clito il Nero), carica questa che tenne fino alla morte, avvenimento quest'ultimo che fece sprofondare Alessandro in una profonda prostrazione. Ha avuto un rapporto assai stretto anche con l'adolescente persiano nonché eunuco Bagoas.
Per quanto riguarda le donne, Alessandro si è sposato almeno tre volte: la prima con la principessa Rossane figlia del satrapo di Battria Ossiarte; in seguito prese come legittima moglie la principessa Statira II figlia del re Dario III di Persia; infine con la principessa Parisatide II figlia di Artaserse III di Persia.
Pare poi che abbia avuto anche diverse storie con altre donne, come quella con la principessa Barsine figlia del satrapo Artabazo di Frigia; si è preso inoltre in qualità di concubina l'etera Campaspe, suo primo autentico amore femminile: alcuni di questi nomi non vengono però confermati da tutte le fonti a nostra disposizione e rimangono pertanto nell'ambito della teoria.
La natura intrinseca di questi rapporti, caratterizzati da un profondo dispendio emotivo, ha fatto sì che molti storici in seguito mettessero in discussione il suo orientamento sessuale, forse senza capire perfettamente l'ambiente intriso di forte omosocialità nonché omoerotismo del tempo, finendo col definire il generale macedone tendenzialmente inclinato verso la bisessualità: varie fonti riportano la notizia dello scarso interesse che dimostrò sempre nei confronti dell'amore verso le donne (quali fonti?); d'altra parte le stesse sembrano affermare anche che i suoi rapporti con gli uomini fossero frutto di un appassionato sentimento di amicizia romantica o comunque di vigoroso amore platonico, portando quindi ad interpretare la sua personalità come caratterizzata da un'omosessualità variamente latente, di cui però non vi è alcuna traccia nelle fonti antiche.
Giudizi delle fonti classiche
Lungo tutto il corso della propria esistenza Alessandro è stato ammirato per aver sempre trattato con estrema gentilezza gli uomini nei cui confronti avesse provato un sentimento d'amore: Plutarco sostiene che un tale sentimento avesse un contesto ideale ispirato fortemente all'etica e derivante in gran parte dagli insegnamenti ricevuti per opera del suo mentore, il filosofo Aristotele. L'autore greco del I secolo dà a tal riguardo diversi esempi della personalità del condottiero macedone, improntata ad una rigorosa moralità: il generale Filosseno gli scrisse informandolo che vi era in Ionia un giovane celebre per la sua bellezza e gli propose di inviarglielo; ma il re sdegnosamente rifiutò il subdolo tentativo di adulazione da parte del militare.
Vi è anche un altro episodio riguardante Filosseno e descritto da Plutarco: il generale informò Alessandro che a bordo delle proprie navi si trovava anche un certo Teodoro tarantino il quale portava con sé due bei ragazzi ridotti in schiavitù; essendo essi molto belli ed avendo Teodoro l'intenzione di venderli, Filosseno chiese ad Alessandro se fosse interessato all'acquisto: ma anche questo tentativo di servilismo non ebbe i risultati sperati in quanto finì solo con lo scatenare l'indignazione del re.
Allo stesso modo si scagliò irato contro un giovane di nome Agnone, che gli aveva scritto se volesse comprare un ragazzo di nome Cróbulo, famoso nella città di Corinto per la sua avvenenza.
Il suo approccio morale verso i rapporti sessuali pare quindi fosse esteso anche alle relazioni con i prigionieri di guerra, maschi o femmine che fossero: notando che, tra le donne appena fatte prigioniere dopo una battaglia, alcune erano di una maestosa bellezza, si limitò a dire scherzosamente che le donne persiane provocassero una grande irritazione agli occhi: opponendo alla bellezza di queste donne la sobrietà ed autocontrollo di cui aveva piena padronanza, poteva permettersi di camminare accanto a loro come fossero delle statue prive del tutto di un'anima.
Questi esempi dimostrano come il pensiero di Alessandro fosse perfettamente in linea con quello che gli instillò il maestro Aristotele nella sua prima gioventù, e cioè che i rapporti basati esclusivamente sulle relazioni carnali e quindi sul piacere sessuale fossero di per sé vergognosi e indegni.
Relazioni principali
Gli storici contemporanei si ritrovano spesso a speculare sulle varie storie d'amore avute da Alessandro ma, dal momento che sono state perdute le fonti originali, appare quantomai difficoltoso distinguere i fatti reali dalla successiva creazione leggendaria che lo riguarda.
Diodoro Siculo scrive che offrì a tutti i suoi compagni, oltre che alle loro cavalcature, un abbigliamento all'orientale con cappotti viola e che lui stesso si pose sul capo la tiara spettante al grande re dell'impero persiano: poi si mise il diadema persiano e si vestì con la veste bianca e la fascia persiana e tutto il resto, tranne i pantaloni e l'indumento superiore a maniche lunghe. Avrebbe poi aggiunto al proprio seguito un gran quantità di concubine (in numero non inferiore ai giorni dell'anno), seconde a nessun'altra per la loro bellezza in quanto selezionate tra tutte le donne asiatiche, proprio come faceva Dario prima di lui: ogni sera poi dovevano sfilare davanti al letto matrimoniale di modo che il re potesse scegliere quella con cui intendeva passare la notte. Questi costumi orientali non furono mai in ogni caso accentuati eccessivamente; Alessandro mantenne in gran parte le abitudini greche, non volendo offendere i macedoni.
Quinto Curzio Rufo dice che Alessandro disprezzasse a tal punto i piaceri sensuali da mettere in estrema ansia la madre, impaurita dalla possibilità che il figlio non lasciasse una prole legittima. Cercando di incoraggiarlo a relazionarsi con le donne sembra che lo stesso Filippo, quad'era ancora in vita, si attivò con una notevole somma di denaro per fargli incontrare l'esperta prostituta tessala Calissena la quale avrebbe così dovuto iniziarlo alle gioie dell'amore.
Non vi sono prove che Alessandro abbia mai cercato intimità con donne al di fuori del matrimonio; ha avuto almeno un figlio, Alessandro IV di Macedonia (figlio di Rossane) e si ipotizza che Statira II potesse essere incinta quando morì. Infine potrebbe anche aver avuto un altro figlio, Eracle di Macedonia, dalla sua presunta amante Barsine. Mary Renault però confuta con fermezza una tale ipotesi.
Efestione
Alessandro ha avuto uno stretto legame emotivo con uno dei suoi compagni eteri, comandante di cavalleria e carissimo amico d'infanzia, Efestione; cresciuto e probabilmente educato assieme ad Alessandro, così come altri figli dell'aristocrazia macedone, sotto la tutele di Aristotele. Il giovane fa la sua comparsa nella storia nel momento in cui Alessandro raggiunge la collina ove sorge Troia; là i due amici fecero sacrifici presso i santuari ove sorgevano le tombe dei due eroi Achille e Patroclo: Alessandro onorò Achille mentre Efestione si rivolse a Patroclo. Claudio Eliano nella sua "Storia varia" (12,7) racconta che Efestione "così fece intendere di essere l'eromenos ["amato"] di Alessandro, come Patroclo lo era stato di Achille".
Nessuna tra le fonti contemporanee afferma che Alessandro ed Efestione fossero amanti; lo storico Paul Cartledge scrive che: "che lo stretto rapporto che Alessandro intrattenne con il leggermente più vecchio Efestione sia stato anche del genere che un tempo si definiva 'amore che non osa dire il suo nome' non è certo". I due erano, secondo le parole di Fox, in una relazione "eccezionalmente profonda e di stretta amicizia" fino alla morte di Efestione, dopo di che Alessandro lo pianse molto rifiutandosi di mangiare per giorni interi.
Alessandro ha fatto inscenare un elaboratissimo funerale per Efestione a Babilonia, inviando una nota al santuario di Amon in terra egizia, quello stesso che aveva in precedenza riconosciuto il condottiero macedone come un "figlio del dio", chiedendo ai suoi di concedere ad Efestione onori da eroe divino. Lo stesso Alessandro morì poco tempo dopo aver ricevuto risposta affermativa alla sua lettera. Mary Renault suggerisce che il suo dolore per la morte dell'amato lo abbia portato a trascurare sempre più la sua salute.
Campaspe
Campaspe, nota anche come Pancaste, potrebbe essere stata l'amante di Alessandro, in tal caso una delle prime donne con cui Alessandro fu in intimità. Si pensa che ella fosse stata una cittadina di primo piano della città di Larissa situata in Tessaglia, mentre Claudio Eliano ha ipotizzato che abbia avviato il giovane Alessandro all'amore verso le donne.
Una storia narra che Campaspe sia stata dipinta da Apelle, che sembra godesse la fama di essere il più grande dei pittori allora esistenti. L'episodio provocò un fatto, probabilmente apocrifo, che è stato però segnalato da Plinio il Vecchio nelle sue Historia Naturalis (35,79-97): vedendo la bellezza sfolgorante della donna nuda ritratta da Apelle, Alessandro interpretò il tutto come un segno che l'artista avesse apprezzato ed amato Campaspe più di quanto avesse mai fatto lui; così tenuto per sé il ritratto, offrì in cambio la donna vera in regalo al pittore. Lo storico moderno Robin Lane Fox dice "così Alessandro gli ha dato Campaspe in dono, il dono più generoso che potesse mai fare un qualsiasi mecenate e che sarebbe rimasto come un modello di patrocinio ai pittori attraverso tutto il Rinascimento".
La storia è memorabile, ma potrebbe essere stata facilmente inventata: Campaspe non compare in nessuna delle cinque principali fonti antiche che narrano della vita di Alessandro. Robin Lane Fox ripercorre la leggenda narrata dagli autori romani Plinio il Vecchio, Luciano di Samosata e Claudio Eliano nella sua "Storia varia".
Il nome di Campaspe è diventato poi nel corso dei secoli uno pseudonimo poetico generico per indicare l'amante di un uomo.
Barsine
Barsine era una nobile persiana, figlia maggiore di Artabazo di Frigia e moglie di Memnone di Rodi. A seguito della morte del marito molti storici antichi hanno scritto di una storia d'amore sbocciata tra lei e il giovane generale macedone. Plutarco difatti racconta: "in ogni caso Alessandro, così sembra, ha ritenuto più degno di un re sottomettere le proprie passioni che conquistare i suoi nemici, tanto che lui non si è mai avvicinato ad una concubina, né è stato associato a qualsiasi altra donna prima del matrimonio, con la sola eccezione di Barsine. Questa, la vedova di Memnone, un comandante mercenario greco, è stata catturata a Damasco. Aveva ricevuto un'educazione greca, era di indole gentile e avrebbe potuto rivendicare discendenza reale, dal momento che il padre era Artabazo il quale aveva sposato una delle figlie dei re persiani. Queste qualità hanno reso Alessandro più disposto nei suoi confronti ed è stato anche incoraggiato in ciò da Parmenione, così Aristobulo ci dice che si è venuto a creare un forte attaccamento nei confronti di una donna di tale bellezza e nobile lignaggio".
Inoltre Marco Giuniano Giustino scrive: "Mentre poi contemplava la ricchezza delle opere e dei beni di Dario, fu colto da ammirazione di tanta magnificenza. Fu qui quindi che cominciò ad indulgere in banchetti lussuosissimi e pieni di splendore, e che si innamorò inoltre di una prigioniera di nome Barsine, nota per la sua bellezza, da cui ebbe anche un figlio che chiamò Heracles".
La storia può anche essere vera, ma se così fosse, si solleverebbero alcune difficili domande. Il ragazzo sarebbe stato l'unico figlio di Alessandro nato durante la sua vita (il figlio di Rossane nacque infatti postumo). Anche se Alessandro lo avesse ignorato, cosa che sembra altamente improbabile, l'esercito macedone e i suoi successori avrebbero certamente riconosciuto in lui un pretendente alla successione e sarebbe quindi quasi certamente stato coinvolto nelle lotte di potere che seguirono alla morte di Alessandro.
Eppure sentiamo parlare per la prima volta del ragazzo solamente dodici anni dopo la morte di Alessandro, quando venne proposto un po' surrettiziamente come pretendente al trono da Poliperconte. Tanto più che proprio il fratellastro di Alessandro Filippo III Arrideo (figlio illegittimo nonché disabile fisico e psichico di Filippo II) è stato l'originale successore al trono; anche se illegittimo, un figlio autentico di Alessandro avrebbe avuto certamente più diritto al trono del suo illegittimo fratellastro. Eracle ha svolto solo una brevissima parte alle battaglie di successione, per poi scomparire definitivamente nel nulla, assassinato dagli stessi che inizialmente lo avevano appoggiato. Sembra più probabile che la storia d'amore con Barsine sia stata appositamente creata dai sostenitori del ragazzo per convalidarne la presunta discendenza.
Rossane
Gli storici antichi, così come quelli moderni, hanno descritto il matrimonio di Alessandro con Rossane (o Roxana). Robin Lane Fox scrive: "Rossane è stata definita dai contemporanei come essere la donna più bella esistente in tutta la terra d'Asia. Il suo nome, derivante dal termine afghano Roshanak , che significa 'piccola stella' (probabilmente da rokhshana o roshna che significa luce e illuminante), era pertanto pienamente meritato. Il matrimonio del re con la figlia di uno dei nobili locali aveva nel contesto di quella situazione un chiaro senso ed intento politico, di pacificazione ed accettazione della sua politica. Ma ciò per i contemporanei implicava anche che Alessandro, allora ventottenne, avesse perduto anche il suo cuore (l'onestà e sincerità).
Una sontuosissima festa di nozze per i due è stata organizzata nella cima di una delle rocche di Sogdiana. Alessandro e la sua sposa hanno condiviso un pezzo di pane, una consuetudine ancora osservata in Turkestan; come imponeva l'usanza, Alessandro lo tagliò con la spada". Ulrich Wilcken scrive, "il premio più bello che cadde dal cielo per lui era Roxane, la figlia di Ossiarte, nel primo fiore della giovinezza e, nel giudizio degli stessi compagni di Alessandro, assieme a Statira I la moglie di Dario, era la donna più bella che avessero mai visto in Asia. Alessandro rimase appassionatamente innamorato di lei e fu determinato a rappresentare il più degnamente possibile la sua posizione di consorte, ereditata dal grande re".
Appena Alessandro morì nel 323, Rossane ha ucciso le altre due mogli del marito, volendo in tal maniera consolidare la propria posizione e quella di suo figlio, non ancora nato in quel momento, per liberarsi quindi di una sempre possibile rivale la quale avrebbe potuto in qualsiasi momento essere - o pretendere di essere - in stato di gravidanza. Secondo il racconto di Plutarco la sorella di Statira, Dripetis, è stata assassinata nello stesso tempo; Carney ritiene però che Plutarco si sia sbagliato e che sia stata in realtà Parisatide II a morire con Statira.
Rossane portava in grembo un figlio di Alessandro, anch'egli chiamato Alessandro (Alessandro IV), nato sei mesi dopo la morte del padre.
Bagoas
Le fonti antiche parlano di un altro favorito, questa volta un maschio adolescente di nome Bagoas; un eunuco persiano di "eccezionale bellezza e nel pieno fiore della giovinezza, con il quale Dario era intimo e che in seguito anche Alessandro avrebbe finito con l'essere intimo." Plutarco racconta un episodio (citato pure da Dicearco da Messina) in cui durante alcune feste sulla via del ritorno dall'India i suoi uomini con gran clamore chiesero ad Alessandro di baciare il giovane: "Ci è stato detto, anche, che una volta era in corso uno spettacolo con alcuni concorsi di canto e danza, essendo il tutto ben riscaldato con il vino; il suo preferito, Bagoas, riuscì a vincere il premio per il canto e la danza... infine, durante la rappresentazione teatrale ha preso il suo posto al fianco di Alessandro, alla cui vista i Macedoni cominciarono a battere forte le mani e ad alta voce dissero al re di baciare il vincitore, finché alla fine egli gettò le braccia su di lui e lo baciò teneramente". Un romanzo storico molto accurato di Mary Renault, Il ragazzo persiano, racconta particolareggiatamente questa storia presentando Bagoas come narratore.
Robin Lane Fox sostiene che vi siano prove sia dirette sia indirette che suggeriscono un "elemento sessuale, questa volta di puro desiderio fisico" tra i due ma, per quanto riguarda la consumazione di quella passione, commenta che "le voci vengono a presumere che Bagoas fosse l'amante di Alessandro, anche se la certezza assoluta non sussiste". In ogni caso la relazione avuta con Bagoas non fu da impedimento ai rapporti con la sua regina: sei mesi dopo la morte di Alessandro infatti Rossane ha dato alla luce il suo figlio ed erede, Alessandro IV.
Fonte: WIKIPEDIA
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Re: ALEXANDER
Alessandria d'Egitto
Alessandria (in arabo: الأسكندرية, al-Iskandariyya; in greco: Ἀλεξάνδρεια; in latino: Alexandrea ad Aegyptum) è la seconda città più grande d'Egitto, con una popolazione di 4,1 milioni di abitanti, si estende per 32 km lungo la costa del Mediterraneo nella parte settentrionale del paese; è la seconda città più grande situata sulla costa mediterranea dopo Istanbul.
È capoluogo del governatorato omonimo. Si trova sulla costa del Mediterraneo, ed è il principale porto egiziano e la seconda città più estesa del paese. Si trova a 208 km a nord-ovest del Cairo, a ovest del delta del Nilo, il cui braccio canopico, ora asciutto, si trova a 19 km dalla città.
Alessandria d'Egitto fu la prima delle città omonime fondate da Alessandro Magno, che ne pose le fondazioni tra il 332 e il 331 a.C. Già sede di un'antica e mitica biblioteca - andata distrutta in un incendio durante l'antichità - ospita dal 2002 la Bibliotheca Alexandrina. La città è sede dell'antico Patriarcato di Alessandria.
Storia
La città fu fondata nel 331 a.C. tra la palude Mareotide (Maryut) e il Mar Mediterraneo, davanti all'isoletta di Faro, a cui era collegata per mezzo dell'Eptastadio, una sorta di diga lunga circa 1200 m che serviva anche da acquedotto e che permise inoltre la creazione di due distinti porti. La diga e il piano di fondazione della città sono attribuiti all'architetto Dinocrate di Rodi.
Arriano narra di come Alessandro Magno tracciasse al suolo la pianta della città servendosi - in mancanza di altro - di grano. L'episodio venne interpretato come segno di un futuro di ricchezza e allude al ruolo della città nell'esportazione del grano egiziano.
Alessandria doveva sostituire la precedente fondazione greca sul Delta, Naucrati, avvenuta per concessione del faraone Amasi. Naucrati era situata a circa 70 km nell'interno e non ebbe mai grande importanza al di fuori del suo ruolo commerciale. Alessandro volle invece che la sua città fosse fondata sulla costa, malgrado la cattiva qualità del terreno in questa zona e l'approdo non facile.
Le fonti antiche testimoniano che sarebbe stata costruita sul sito della più antica Rakhotis e di altri cinque villaggi. Su Rakhotis manca tuttavia una documentazione esauriente. L'ipotesi è che si trattasse anche in questo caso di un semplice villaggio di pescatori, oppure che il nome, traducibile con "l'edificio" si riferisca a una costruzione greca preesistente o a un posto di guardia. Un'altra ipotesi è che il termine vada inteso invece come "il cantiere" e che costituisse il nome dato dagli Egiziani alla città di Alessandria nel momento in cui era in corso la sua costruzione.
Il geografo Strabone, che visse ad Alessandria intorno agli anni 20 a.C., lascia nella sua Geografia una descrizione di Alessandria di quegli anni. La città era formata da un intreccio di ampie vie, ai lati delle quali sorgevano imponenti e fastosi templi, edifici come la tomba di Alessandro e dei Tolomei, l'ippodromo, lo stadio, il ginnasio e il famoso faro. La città si erse in molti campi: a livello commerciale, sostenuto dal fiorente artigianato che lavorava metalli, vetro, bronzo, ceramica, unguenti e papiri; a livello culturale, come meta di studiosi che diedero vita alla più famosa cultura ellenistica, quella alessandrina (nella città erano infatti stati costruiti la Biblioteca e il Museo). A testimonianza dei numerosi scambi sociali presenti in città, vi era la presenza di una popolazione variegata ed eterogenea, dove trovavano spazio minoranze di Greci, Romani, Arabi e Siriani.
Dopo la morte di Alessandro a Babilonia nel 323 a.C., il suo corpo venne trasportato e seppellito nella città dal suo generale Tolomeo. Durante la lunghissima spedizione in Oriente i lavori erano stati proseguiti per opera di Cleomene di Naucrati. Capitale del regno tolemaico ed erede dei traffici commerciali della fenicia Tiro, che era stata distrutta da Alessandro durante la lotta contro l'Impero persiano, divenne rapidamente una delle città più importanti del mondo ellenistico e più tardi una delle principali metropoli dell'antichità, seconda solo a Roma per grandezza e ricchezza. Il suo statuto era quello delle libere città greche e mantenne la sua assemblea cittadina sino alla conquista romana. L'autonomia le fu più tardi restituita sotto Settimio Severo.
Per tutta l'antichità rimase un prestigioso centro culturale, dando vita alla stagione dell'alessandrinismo, grazie alle istituzioni del "Museion" e della celebre Biblioteca di Alessandria. Ospitava inoltre una numerosa comunità ebraica: fu qui che la Bibbia venne tradotta in greco nella versione conosciuta come dei "Septuaginta". Per tutta l'epoca ellenistica la popolazione restò suddivisa etnicamente tra greco-macedoni, ebrei, ed egiziani, con leggi e costumi differenziati. Questa divisione provocò per tutta la sua storia torbidi e disordini, iniziati già durante il regno di Tolomeo IV (221-204 a.C.).
Cesare vi soggiornò ospite della regina Cleopatra e dopo di lui Marco Antonio. Antonio e Cleopatra furono sconfitti da Ottaviano nella battaglia di Azio del 31 a.C., in seguito alla quale l'Egitto venne annesso a Roma, come provincia imperiale, governata ossia direttamente da incaricati dell'imperatore invece che del Senato. Questo più stretto controllo derivava probabilmente dalla grande importanza della nuova provincia nell'approvvigionamento di grano a Roma. La città divenne pertanto sede del prefetto d'Egitto, titolo che risente della soppressione della Bulé cittadina voluta da Ottaviano. In quest'epoca la città doveva raggiungere una popolazione di 300.000 abitanti liberi, a cui dovevano aggiungersi gli schiavi. Era la seconda città per numero d'abitanti dopo Roma.
Il Faro e la Biblioteca
Il celebre Faro di Alessandria, iniziato da Tolomeo I e completato da Tolomeo II, aveva un'altezza stimata di ben 135 m e poteva essere visto a 50 km di distanza. Le sue gigantesche proporzioni ne fecero una delle Sette meraviglie del mondo e dal suo nome deriva il termine che designa questo tipo di installazioni. Era costituito da un alto basamento quadrangolare che ospitava le stanze degli addetti e le rampe per il trasporto del combustibile. A questo si sovrapponeva una torre ottagonale e quindi una costruzione rotonda sormontata da una statua di Zeus o Poseidone, più tardi sostituita da quella di Helios. I resti della gigantesca costruzione, crollata probabilmente per un terremoto, sono oggi inglobati in un forte del XV secolo. Numerosissimi blocchi ed elementi architettonici sono stati recuperati in mare, insieme alle colossali statue di Tolomeo II e della moglie Arsinoe II, rappresentata come Iside.
Nell'isola sorgeva inoltre un tempio dedicato ad Efesto.
La non meno celebre Biblioteca di Alessandria fu istituita in epoca tolemaica ed era grandemente celebrata per la sua ricchezza e il grande numero di opere letterarie che vi si conservavano, stimate in circa 700.000 volumi. È diffusa la credenza che la Biblioteca sia andata a fuoco la prima volta per colpa delle truppe romane al seguito di Giulio Cesare, ma al tempo del Bellum Alexandrinum bruciò solo un deposito di copie destinate all'esportazione, mentre fu grande la distruzione attuata dai cristiani al tempo dell'imperatore Teodosio e quella organizzata dai musulmani che alimentarono per anni le terme con i libri raccolti. Un'altra parte (il Serapeum) fu distrutta dal fuoco nel corso del III secolo. Altri tumulti avvennero nel 415 e culminarono con la morte di Ipazia, donna famosa per la sua cultura e capo della scuola neoplatonica. La biblioteca venne distrutta in modo definitivo dopo la conquista islamica dell'Egitto, nel 639. Nel 642 o 646, la datazione è controversa, il destino della Biblioteca di Alessandria si compì tragicamente e definitivamente. La tradizione riferisce che il secondo califfo dell'Islam ʿUmar ibn al-Khaṭṭāb pronunciasse la famosa frase:
"Se il contenuto dei libri si accorda con il Corano, noi possiamo farne a meno, dal momento che il libro di Allah è più che sufficiente. Se invece contengono qualcosa di difforme, non c'è alcun bisogno di conservarli.".
La parte relitta di quello che fu centro della cultura classica fu bruciata. Si dice che i rotoli furono usati come combustibile per i bagni termali di Alessandria[senza fonte], che, secondo Eutichio, erano circa quattromila, e ci vollero sei mesi per bruciarli tutti.
Fonte: WIKIPEDIA
Alessandria (in arabo: الأسكندرية, al-Iskandariyya; in greco: Ἀλεξάνδρεια; in latino: Alexandrea ad Aegyptum) è la seconda città più grande d'Egitto, con una popolazione di 4,1 milioni di abitanti, si estende per 32 km lungo la costa del Mediterraneo nella parte settentrionale del paese; è la seconda città più grande situata sulla costa mediterranea dopo Istanbul.
È capoluogo del governatorato omonimo. Si trova sulla costa del Mediterraneo, ed è il principale porto egiziano e la seconda città più estesa del paese. Si trova a 208 km a nord-ovest del Cairo, a ovest del delta del Nilo, il cui braccio canopico, ora asciutto, si trova a 19 km dalla città.
Alessandria d'Egitto fu la prima delle città omonime fondate da Alessandro Magno, che ne pose le fondazioni tra il 332 e il 331 a.C. Già sede di un'antica e mitica biblioteca - andata distrutta in un incendio durante l'antichità - ospita dal 2002 la Bibliotheca Alexandrina. La città è sede dell'antico Patriarcato di Alessandria.
Storia
La città fu fondata nel 331 a.C. tra la palude Mareotide (Maryut) e il Mar Mediterraneo, davanti all'isoletta di Faro, a cui era collegata per mezzo dell'Eptastadio, una sorta di diga lunga circa 1200 m che serviva anche da acquedotto e che permise inoltre la creazione di due distinti porti. La diga e il piano di fondazione della città sono attribuiti all'architetto Dinocrate di Rodi.
Arriano narra di come Alessandro Magno tracciasse al suolo la pianta della città servendosi - in mancanza di altro - di grano. L'episodio venne interpretato come segno di un futuro di ricchezza e allude al ruolo della città nell'esportazione del grano egiziano.
Alessandria doveva sostituire la precedente fondazione greca sul Delta, Naucrati, avvenuta per concessione del faraone Amasi. Naucrati era situata a circa 70 km nell'interno e non ebbe mai grande importanza al di fuori del suo ruolo commerciale. Alessandro volle invece che la sua città fosse fondata sulla costa, malgrado la cattiva qualità del terreno in questa zona e l'approdo non facile.
Le fonti antiche testimoniano che sarebbe stata costruita sul sito della più antica Rakhotis e di altri cinque villaggi. Su Rakhotis manca tuttavia una documentazione esauriente. L'ipotesi è che si trattasse anche in questo caso di un semplice villaggio di pescatori, oppure che il nome, traducibile con "l'edificio" si riferisca a una costruzione greca preesistente o a un posto di guardia. Un'altra ipotesi è che il termine vada inteso invece come "il cantiere" e che costituisse il nome dato dagli Egiziani alla città di Alessandria nel momento in cui era in corso la sua costruzione.
Il geografo Strabone, che visse ad Alessandria intorno agli anni 20 a.C., lascia nella sua Geografia una descrizione di Alessandria di quegli anni. La città era formata da un intreccio di ampie vie, ai lati delle quali sorgevano imponenti e fastosi templi, edifici come la tomba di Alessandro e dei Tolomei, l'ippodromo, lo stadio, il ginnasio e il famoso faro. La città si erse in molti campi: a livello commerciale, sostenuto dal fiorente artigianato che lavorava metalli, vetro, bronzo, ceramica, unguenti e papiri; a livello culturale, come meta di studiosi che diedero vita alla più famosa cultura ellenistica, quella alessandrina (nella città erano infatti stati costruiti la Biblioteca e il Museo). A testimonianza dei numerosi scambi sociali presenti in città, vi era la presenza di una popolazione variegata ed eterogenea, dove trovavano spazio minoranze di Greci, Romani, Arabi e Siriani.
Dopo la morte di Alessandro a Babilonia nel 323 a.C., il suo corpo venne trasportato e seppellito nella città dal suo generale Tolomeo. Durante la lunghissima spedizione in Oriente i lavori erano stati proseguiti per opera di Cleomene di Naucrati. Capitale del regno tolemaico ed erede dei traffici commerciali della fenicia Tiro, che era stata distrutta da Alessandro durante la lotta contro l'Impero persiano, divenne rapidamente una delle città più importanti del mondo ellenistico e più tardi una delle principali metropoli dell'antichità, seconda solo a Roma per grandezza e ricchezza. Il suo statuto era quello delle libere città greche e mantenne la sua assemblea cittadina sino alla conquista romana. L'autonomia le fu più tardi restituita sotto Settimio Severo.
Per tutta l'antichità rimase un prestigioso centro culturale, dando vita alla stagione dell'alessandrinismo, grazie alle istituzioni del "Museion" e della celebre Biblioteca di Alessandria. Ospitava inoltre una numerosa comunità ebraica: fu qui che la Bibbia venne tradotta in greco nella versione conosciuta come dei "Septuaginta". Per tutta l'epoca ellenistica la popolazione restò suddivisa etnicamente tra greco-macedoni, ebrei, ed egiziani, con leggi e costumi differenziati. Questa divisione provocò per tutta la sua storia torbidi e disordini, iniziati già durante il regno di Tolomeo IV (221-204 a.C.).
Cesare vi soggiornò ospite della regina Cleopatra e dopo di lui Marco Antonio. Antonio e Cleopatra furono sconfitti da Ottaviano nella battaglia di Azio del 31 a.C., in seguito alla quale l'Egitto venne annesso a Roma, come provincia imperiale, governata ossia direttamente da incaricati dell'imperatore invece che del Senato. Questo più stretto controllo derivava probabilmente dalla grande importanza della nuova provincia nell'approvvigionamento di grano a Roma. La città divenne pertanto sede del prefetto d'Egitto, titolo che risente della soppressione della Bulé cittadina voluta da Ottaviano. In quest'epoca la città doveva raggiungere una popolazione di 300.000 abitanti liberi, a cui dovevano aggiungersi gli schiavi. Era la seconda città per numero d'abitanti dopo Roma.
Il Faro e la Biblioteca
Il celebre Faro di Alessandria, iniziato da Tolomeo I e completato da Tolomeo II, aveva un'altezza stimata di ben 135 m e poteva essere visto a 50 km di distanza. Le sue gigantesche proporzioni ne fecero una delle Sette meraviglie del mondo e dal suo nome deriva il termine che designa questo tipo di installazioni. Era costituito da un alto basamento quadrangolare che ospitava le stanze degli addetti e le rampe per il trasporto del combustibile. A questo si sovrapponeva una torre ottagonale e quindi una costruzione rotonda sormontata da una statua di Zeus o Poseidone, più tardi sostituita da quella di Helios. I resti della gigantesca costruzione, crollata probabilmente per un terremoto, sono oggi inglobati in un forte del XV secolo. Numerosissimi blocchi ed elementi architettonici sono stati recuperati in mare, insieme alle colossali statue di Tolomeo II e della moglie Arsinoe II, rappresentata come Iside.
Nell'isola sorgeva inoltre un tempio dedicato ad Efesto.
La non meno celebre Biblioteca di Alessandria fu istituita in epoca tolemaica ed era grandemente celebrata per la sua ricchezza e il grande numero di opere letterarie che vi si conservavano, stimate in circa 700.000 volumi. È diffusa la credenza che la Biblioteca sia andata a fuoco la prima volta per colpa delle truppe romane al seguito di Giulio Cesare, ma al tempo del Bellum Alexandrinum bruciò solo un deposito di copie destinate all'esportazione, mentre fu grande la distruzione attuata dai cristiani al tempo dell'imperatore Teodosio e quella organizzata dai musulmani che alimentarono per anni le terme con i libri raccolti. Un'altra parte (il Serapeum) fu distrutta dal fuoco nel corso del III secolo. Altri tumulti avvennero nel 415 e culminarono con la morte di Ipazia, donna famosa per la sua cultura e capo della scuola neoplatonica. La biblioteca venne distrutta in modo definitivo dopo la conquista islamica dell'Egitto, nel 639. Nel 642 o 646, la datazione è controversa, il destino della Biblioteca di Alessandria si compì tragicamente e definitivamente. La tradizione riferisce che il secondo califfo dell'Islam ʿUmar ibn al-Khaṭṭāb pronunciasse la famosa frase:
"Se il contenuto dei libri si accorda con il Corano, noi possiamo farne a meno, dal momento che il libro di Allah è più che sufficiente. Se invece contengono qualcosa di difforme, non c'è alcun bisogno di conservarli.".
La parte relitta di quello che fu centro della cultura classica fu bruciata. Si dice che i rotoli furono usati come combustibile per i bagni termali di Alessandria[senza fonte], che, secondo Eutichio, erano circa quattromila, e ci vollero sei mesi per bruciarli tutti.
Fonte: WIKIPEDIA
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Re: ALEXANDER
Callistene
Callistene (in greco antico: Καλλισθένης, Kallisthénēs; Olinto, 370 a.C. – 327 a.C.) è stato uno storico greco antico.
Biografia
Nipote di quel Prosseno di Atarneo che era stato il tutore di Aristotele dopo la morte dei suoi genitori e ne aveva sposato la sorella Arimneste, nel 336 a.C. seguì Alessandro Magno nella sua spedizione contro l'Impero persiano, come storico e segretario del sovrano macedone, posizione raggiunta grazie anche all'influenza di Aristotele stesso.
Rifiutatosi di prostrarsi davanti al sovrano (come prevedeva l'usanza persiana della proskynesis adottata dal re macedone), nel 327 a.C. divenne l'ispiratore morale dell'opposizione macedone alla politica cosmopolita di Alessandro. Intanto, veniva sventata la Congiura dei paggi, che mirava a eliminare Alessandro e che coinvolse proprio Callistene.
Accusato da alcuni dei congiurati, Callistene sarebbe morto, secondo la versione ufficiale, in carcere per ftiriasi, mentre altre versioni non filomacedoni ritengono di sapere che fu torturato ed impiccato nello stesso 327 a.C.: questa morte per coerenza ispirò l'amico filosofo Teofrasto, successore di Aristotele alla scuola peripatetica, che avrebbe scritto un trattato, Callistene, o sul dolore, perduto.
Opere
Le fonti attribuiscono a Callistene numerose opere, di cui, tuttavia, non restano che frammenti.
Al periodo precedente il 336 risalgono opere che si situano nel solco degli interessi del Peripato. Con lo zio, scrisse i Pitionici, una lista dei vincitori nei Giochi Pitici di Delfi, per poi comporre un Encomio di Ermia, un elogio del re della città asiatica di Atarneo. Anche Aristotele, che aveva sposato una parente di Ermia, alla morte del re compose un encomio in versi. Tipicamente peripatetici erano la Descrizione della terra e gli Apoftegmi, una raccolta di massime celebri di tipo retorico, forse ispirata alla Retorica aristotelica.
Come storico, Callistene deve aver esordito con le Elleniche, una storia in 10 libri che andava dal 387 a.C. al 357 a.C. terminando all'inizio del regno di Filippo II. In quest'opera Callistene si occupava anche di mitologia, geografia ed etnografia. Inoltre, a complemento dell'opera precedente, Sulla guerra sacra, una monografia.
Il capolavoro di Callistene erano, tuttavia, le incompiute Gesta di Alessandro, un'opera propagandistica voluta da Alessandro, che giungeva fino alla battaglia di Arbela (331 a.C.). L'opera fece dello storico di Olinto uno dei più importanti Storici di Alessandro Magno.
Callistene pubblicava l'opera man mano che la componeva, immediatamente dopo le vittorie di Alessandro, che narrava con stile vivo e con toni apologetico-propagandistici, presentando il giovane macedone come il condottiero scelto dalla Lega panellenica per abbattere la ùbris (ὕβρις) persiana e vendicare l'invasione che due secoli prima il Grande Re Serse aveva compiuto ai danni della Grecia.
L'opera, rimasta, come detto, incompiuta per la morte dello storico greco, venne in vario modo integrata, riscritta e tradotta da più autori (le versioni più antiche in greco vengono attribuite convenzionalmente ad un anonimo Pseudo-Callistene) venendo a creare nel tempo il corpus letterario-mitologico conosciuto come romanzo di Alessandro che ebbe molta fortuna in epoca medioevale nella versione francese del XII secolo attribuita ad Alexandre de Bernay.
Fonte: WIKIPEDIA
Callistene (in greco antico: Καλλισθένης, Kallisthénēs; Olinto, 370 a.C. – 327 a.C.) è stato uno storico greco antico.
Biografia
Nipote di quel Prosseno di Atarneo che era stato il tutore di Aristotele dopo la morte dei suoi genitori e ne aveva sposato la sorella Arimneste, nel 336 a.C. seguì Alessandro Magno nella sua spedizione contro l'Impero persiano, come storico e segretario del sovrano macedone, posizione raggiunta grazie anche all'influenza di Aristotele stesso.
Rifiutatosi di prostrarsi davanti al sovrano (come prevedeva l'usanza persiana della proskynesis adottata dal re macedone), nel 327 a.C. divenne l'ispiratore morale dell'opposizione macedone alla politica cosmopolita di Alessandro. Intanto, veniva sventata la Congiura dei paggi, che mirava a eliminare Alessandro e che coinvolse proprio Callistene.
Accusato da alcuni dei congiurati, Callistene sarebbe morto, secondo la versione ufficiale, in carcere per ftiriasi, mentre altre versioni non filomacedoni ritengono di sapere che fu torturato ed impiccato nello stesso 327 a.C.: questa morte per coerenza ispirò l'amico filosofo Teofrasto, successore di Aristotele alla scuola peripatetica, che avrebbe scritto un trattato, Callistene, o sul dolore, perduto.
Opere
Le fonti attribuiscono a Callistene numerose opere, di cui, tuttavia, non restano che frammenti.
Al periodo precedente il 336 risalgono opere che si situano nel solco degli interessi del Peripato. Con lo zio, scrisse i Pitionici, una lista dei vincitori nei Giochi Pitici di Delfi, per poi comporre un Encomio di Ermia, un elogio del re della città asiatica di Atarneo. Anche Aristotele, che aveva sposato una parente di Ermia, alla morte del re compose un encomio in versi. Tipicamente peripatetici erano la Descrizione della terra e gli Apoftegmi, una raccolta di massime celebri di tipo retorico, forse ispirata alla Retorica aristotelica.
Come storico, Callistene deve aver esordito con le Elleniche, una storia in 10 libri che andava dal 387 a.C. al 357 a.C. terminando all'inizio del regno di Filippo II. In quest'opera Callistene si occupava anche di mitologia, geografia ed etnografia. Inoltre, a complemento dell'opera precedente, Sulla guerra sacra, una monografia.
Il capolavoro di Callistene erano, tuttavia, le incompiute Gesta di Alessandro, un'opera propagandistica voluta da Alessandro, che giungeva fino alla battaglia di Arbela (331 a.C.). L'opera fece dello storico di Olinto uno dei più importanti Storici di Alessandro Magno.
Callistene pubblicava l'opera man mano che la componeva, immediatamente dopo le vittorie di Alessandro, che narrava con stile vivo e con toni apologetico-propagandistici, presentando il giovane macedone come il condottiero scelto dalla Lega panellenica per abbattere la ùbris (ὕβρις) persiana e vendicare l'invasione che due secoli prima il Grande Re Serse aveva compiuto ai danni della Grecia.
L'opera, rimasta, come detto, incompiuta per la morte dello storico greco, venne in vario modo integrata, riscritta e tradotta da più autori (le versioni più antiche in greco vengono attribuite convenzionalmente ad un anonimo Pseudo-Callistene) venendo a creare nel tempo il corpus letterario-mitologico conosciuto come romanzo di Alessandro che ebbe molta fortuna in epoca medioevale nella versione francese del XII secolo attribuita ad Alexandre de Bernay.
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Re: ALEXANDER
Efestione (Jared Leto) e Alessandro (Colin Farrell)
ALEXANDER:
LA TERRAZZA DI BABILONIA
Efestione: Una volta hai detto: la paura della morte guida tutti gli uomini. Non ci sono altre forze? Non c'è amore nella tua vita? Alessandro...a volte mi domando se non sia tua madre quella da cui fuggi...così tanti anni, così tanta distanza fra voi due, di cosa hai paura?
Alessandro: Ah...chi può saperlo...quando ero bambino, mia madre mi credeva divino, mia padre debole, quale dei due sono Efestione? Debole o divino? Io so solo che l'unico di cui mi fido a questo mondo sei tu, mi sei mancato...ho bisogno di te! Io amo te Efestione...nessun'altro.
Efestione: Tieni ancora la testa inclinata, così!
Alessandro: Ho smesso di farlo.
Efestione: No, come un cervo che ascolta nel vento; tu mi ferisci ancora Alessandro e hai occhi come nessuno al mondo...ah, ti sembrerò un discepolo stolto, ma sei tutto quello a cui tengo, e per il dolce respiro di Afrodite, sono geloso di perderti a causa di questo mondo che desideri così ardentemente.
Alessandro: Tu non mi perderai mai Efestione! Io sarò con te, sempre...fino alla fine.
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Efestione: Una volta hai detto: la paura della morte guida tutti gli uomini. Non ci sono altre forze? Non c'è amore nella tua vita? Alessandro...a volte mi domando se non sia tua madre quella da cui fuggi...così tanti anni, così tanta distanza fra voi due, di cosa hai paura?
Alessandro: Ah...chi può saperlo...quando ero bambino, mia madre mi credeva divino, mia padre debole, quale dei due sono Efestione? Debole o divino? Io so solo che l'unico di cui mi fido a questo mondo sei tu, mi sei mancato...ho bisogno di te! Io amo te Efestione...nessun'altro.
Efestione: Tieni ancora la testa inclinata, così!
Alessandro: Ho smesso di farlo.
Efestione: No, come un cervo che ascolta nel vento; tu mi ferisci ancora Alessandro e hai occhi come nessuno al mondo...ah, ti sembrerò un discepolo stolto, ma sei tutto quello a cui tengo, e per il dolce respiro di Afrodite, sono geloso di perderti a causa di questo mondo che desideri così ardentemente.
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