Bravissima!!!! Attendo la prossima! Ma prenditi tutto il tempo che ti occorre!APUMA ha scritto:A scriverla diversi giorni, colpa anche del caldo che non aiutava; a pensarla direi, bé, era diverso tempo che mi frullava per la testa!!!Kim Winchester ha scritto:Bravissima!!!!!
L'ho letta tutta d'un fiato! E quindi stai certa che la rileggerò di nuovo con calma!!!
Ottima storia. Precisa in tutti i suoi riferimenti.
Per curiosità, quanto hai impiegato a pensarla e scriverla?
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Re: LEGGERLO E' BELLO....SCRIVERLO E' MEGLIO!
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Re: LEGGERLO E' BELLO....SCRIVERLO E' MEGLIO!
Bravissima!!!! Attendo la prossima! Ma prenditi tutto il tempo che ti occorre!APUMA ha scritto:A scriverla diversi giorni, colpa anche del caldo che non aiutava; a pensarla direi, bé, era diverso tempo che mi frullava per la testa!!!Kim Winchester ha scritto:Bravissima!!!!!
L'ho letta tutta d'un fiato! E quindi stai certa che la rileggerò di nuovo con calma!!!
Ottima storia. Precisa in tutti i suoi riferimenti.
Per curiosità, quanto hai impiegato a pensarla e scriverla?
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Re: LEGGERLO E' BELLO....SCRIVERLO E' MEGLIO!
Premetto che la lunghezza un po' mi spaventava, ma è davvero una bella storia, ben studiata e ben scritta, brava Apuma!
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Re: LEGGERLO E' BELLO....SCRIVERLO E' MEGLIO!
Grazie Marmottina, grazie!!!Frau Blucher ha scritto:Premetto che la lunghezza un po' mi spaventava, ma è davvero una bella storia, ben studiata e ben scritta, brava Apuma!
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Re: LEGGERLO E' BELLO....SCRIVERLO E' MEGLIO!
Ho appena finito la seconda parte, che dire? Dovrebbero prenderti come sceneggiatrice a Spn... Complimenti Apuma
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Re: LEGGERLO E' BELLO....SCRIVERLO E' MEGLIO!
Grazie Annika cara!annika ha scritto:Ho appena finito la seconda parte, che dire? Dovrebbero prenderti come sceneggiatrice a Spn... Complimenti Apuma
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Re: LEGGERLO E' BELLO....SCRIVERLO E' MEGLIO!
io ormai sono sempre più convinta che se gli showrunners si scocciassero, potresti sempre rimpiazzarli
davvero davvero brava Roby perchè molto coerente con la serie, sembrano sempre dei veri e propri episodi e questo non è da meno, anzi posso immaginare la fatica per metterlo tutto per iscritto
davvero davvero brava Roby perchè molto coerente con la serie, sembrano sempre dei veri e propri episodi e questo non è da meno, anzi posso immaginare la fatica per metterlo tutto per iscritto
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- Messaggio n°58
Re: LEGGERLO E' BELLO....SCRIVERLO E' MEGLIO!
Grazie! Grazie Sara per le tue belle parole!!!haronermy ha scritto:io ormai sono sempre più convinta che se gli showrunners si scocciassero, potresti sempre rimpiazzarli
davvero davvero brava Roby perchè molto coerente con la serie, sembrano sempre dei veri e propri episodi e questo non è da meno, anzi posso immaginare la fatica per metterlo tutto per iscritto
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- Messaggio n°59
Re: LEGGERLO E' BELLO....SCRIVERLO E' MEGLIO!
- Titolo Fan Fiction: Squilli di Tromba
- Nome/Nick autore: APUMA
- Fandom : Spartacus Sangue e Sabbia - Gli Dei dell'Arena - Vengeance - La Guerra dei Dannati.
- Timeline : La storia si svolge dopo la fine della Seconda Stagione (Vengeance) e prima dell'inizio della Terza Stagione (La Guerra dei Dannati).
- Sommario: Commedia.
- Spoiler: Se non avete visto la Serie fino alla conclusione della Seconda Stagione astenetevi.
- Personaggi: Gannicus, Crisso, Spartacus, altri...
- Disclaimer: I personaggi delle Serie Tv di Spartacus non mi appartengono (sto a rosicà per questo!), l’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.
Quella era davvero una bella giornata! A memoria non se ne ricordava una così, il cielo era di un azzurro magnifico, l'acqua del ruscello risplendeva come uno specchio, limpidissima e fresca come poteva esserlo solo in Primavera, l'erba era soffice e profumata, non c'era niente che lo disturbasse, si poteva dire, in modo assoluto, che quella era la giornata PERFETTA!
Lui non si mostrava mai troppo romantico, era un guerriero, combatteva per il suo popolo, ma soprattutto per la sua donna, ma in giornate come quella che stava passando ogni cattivo pensiero veniva dimenticato; era la giornata giusta per riposare, stando steso sull'erba, con le gambe incrociate, le mani dietro la nuca, ad ascoltare gli uccelli che gridavano il loro canto d'amore...e fu proprio questo che lo fece leggermente sussultare, l'amore; che importanza aveva se era ancora pomeriggio, era un ottimo momento per fare l'amore, con la sua amata sposa. Senza più pensarci si alzò, si stiracchiò e inizio a camminare spedito verso la sua casa; oltrepassava le altre capanne, salutando con un cenno della mano o della testa, ma il suo pensiero era per lei, solo per lei, sempre per lei, nessuna avrebbe mai e poi mai preso il suo posto nel suo cuore, era spacciato, lo aveva capito nel momento stesso che lei gli si era concessa, l'aveva stregato "bé, è una sacerdotessa" pensò tra se, ma sarebbe stato suo anche se fosse stata una semplice contadina, era destino.
Si fermò, il suo sguardo si spostò lontano, verso quella bella figura slanciata che veniva verso di lui, i capelli neri smossi da una lieve brezza, la bocca carnosa, le gambe snelle, la pelle abbronzata, qualche passo e avrebbe baciato quelle labbra, toccato quella pelle, amato quel corpo...
- Spartacus! - disse la donna con una voce così roca e profonda che sembrava provenire da una grotta buia e fredda.
- Oh Dei! Sura, stai bene? -
La sua sposa lo guardava con aria interrogativa.
- Spartacus? - anche questa volta la voce fu roca e all'uomo aumentarono i battiti del cuore, cos'aveva la sua voce? E perché lo chiamava così?!?
- SPARTACUS?!?!? - gridò con tutto il fiato in gola!
- Non è il mio NOME!!!! -
Spartacus scattò improvvisamente smanacciando una mano nel vuoto, che andò a colpire invece un viso, pieno di peli spinosi, fino a sentire una specie di ringhio animalesco.
- Cosa stai facendo Spartacus? - gridò l'uomo.
- Crisso...?... - disse Spartacus, rendendosi conto di trovarsi in una tenda.
- Già, sono io e tu mi hai appena dato uno schiaffo! - grugnì Crisso l'indomito Gallo.
- Ma falla finita Crisso, cosa vuoi che sia uno schiaffo. Pensa se avesse afferrato la spada, allora sì che ci saremmo divertiti! - pronunciò l'uomo vicino a Crisso.
- Chudi il becco Gannicus, non voglio le tue opinioni, d'accordo? -
Gannicus fece spallucce, lui non era tipo da rissa.
- Scusatemi, stavo...ehm...dormendo. - disse Spartacus ormai sveglio.
- Sì, ma sembrava che tu stessi avendo un incubo, ti muovevi continuamente, chiamavi la tua sposa... - continuò il Gallo.
- ...la mia sposa... -
- Bé, in verità non sembrava un incubo, non all'inizio almeno, sembravi invece un animale in calore, sono quasi certo di averti sentito fare le fusa. - disse Gannicus con aria sorniona.
- Lo vedi, i tuoi pareri sono sempre strani, NESSUNO li vuole ascoltare, nemmeno Spartacus! -
- Io dico solo la verità, eri molto eccitato!! - ripetè il Celta alzando e abbassando velocemente le sopracciglia.
- Ti dico che era un incubo! -
- Era un bellissimo sogno! -
- Incubo! -
- Sogno! -
- INCUBO!!!! -
- STOP! - disse Spartacus - avete ragione entrambi, era un bel sogno... -
- Erotico, vero? -
- ...era...ehm...un sogno, poi è diventato un incubo. Niente di più, niente di meno. - concluse il Capo dei Ribelli.
- Che peccato, volevo i particolari. -
- Chiudi quella boccaccia Gannicus! - ringhiò nuovamente Crisso.
- Io...preferisco tenere i particolari per me. - disse Spartacus, non avrebbe mai detto a Crisso di aver sentito sua moglie con la sua voce e che lui si era spaventato a morte.
- Forse è meglio se ce ne andiamo. - affermò Gannicus - hai dormito poco stanotte, sempre davanti a quelle mappe, mangiando anche poco ci scommetto. Possiamo occuparci dei Romani in un altro momento. Riposati un po'. -
Spartacus apprezzò moltissimo la preoccupazione dell'amico e acconsentì.
I due amici uscirono dalla tenda del Portatore della Pioggia e si incamminarono verso il grosso del campo dei Ribelli.
- Posso farti una domanda? - disse Gannicus.
- Basta che non sia una richiesta sul fare una gara a "chi ce l'ha più grosso", perché stai mettendo in imbarazzo molti guerrieri, li hai già scandalizzati con la gara a "chi ce l'ha più lungo", alcuni sono ancora molto scossi, voglio dire, così li colpisci nel loro punto debole, sei un po' crudele. A me non interessa, questi giochetti non mi spaventano, io sono sicuro di me stesso e tu lo sai, è una cosa naturale per uno come me, basta chiederlo a Naevia, lei ti può confermare che è tutto a posto da quelle parti lì. -
- ...va bene... - Gannicus voleva già chiudere quella discussione, Crisso parlava così tanto del suo "amichetto" che il Celta, ADESSO, aveva qualche dubbio sulla sua virilità, ma era un'altra cosa che gli interessava - ...ma Spartacus si chiama davvero Spartacus? -
Crisso si bloccò di colpo, si voltò verso il Celta e alzò un sopracciglio.
- Che domanda è? Non lo sai? -
- No...ho sempre sentito parlare del grande Spartacus, l'uomo che ha ucciso l'Ombra della Morte... -
- ...insieme a me... - mugugnò il Gallo.
- ...l'uomo che ha riportato la pioggia a Capua; l'uomo che ha spezzato le catene degli schiavi; l'uomo che si è ribellato a Roma....ed era sempre Spartacus. Ma quando si è risvegliato dal suo sogno ha detto che quello non era il suo nome. -
Il Gallo divenne pensieroso.
- È vero, quello non è il suo nome, è il nome che gli diede Batiato quando lo prese come gladiatore. -
- Ah...immaginavo...e....qual'è il suo vero nome? -
- Non lo so. -
- Non lo sai? -
- Non lo so. -
- TU non sai il nome del tuo migliore amico? -
- Siamo migliori amici? -
- Non cambiare discorso, siete come minimo compagni d'arme, e tu non sai il suo vero nome? -
- NO! Non lo so! Non lo sa nessuno, credo! Nessuno si è mai fatto questa domanda; nessuno ci ha fatto caso, forse a nessuno interessava! -
- A me sì. -
Crisso fece roteare gli occhi verso il cielo, non aveva nessuna voglia di continuare quella strana conversazione con Gannicus, lo preferiva quando gli diceva che doveva riscaldare Saxa a modo suo.
- Agron lo sa? -
Niente, ormai si era incaponito.
- Non lo so. -
- Nasir? -
- Non lo so. -
- Donar? -
- Non lo so. -
- Naevia? -
- Non credo. -
- Saxa? -
- Hai intenzione di nominare tutti i nostri compagni? - sbottò Crisso.
- Io voglio solo sapere qual'è il nome di Spartacus, chiedo così tanto? -
Ormai non se lo sarebbe scrollato di dosso nemmeno se avessero attaccato i Romani; quello poteva uccidere qualche soldato, tornare da lui e ricominciare a fare domande.
- D'accordo, tu vuoi sapere quale sia il nome di Spartacus. Io non lo so, quindi come pensi di scoprirlo? -
Gannicus sembrava già pensarci su dall'inizio della coversazione, Crisso aveva intuito bene, niente lo avrebbe fermato.
- Bé, si va ad esclusione. - affermò deciso Gannicus.
- Cioè? -
- Facciamo domande, niente di più facile. -
- A chi? -
- Direi alle persone più vicine a lui, ai suoi bracci destri. -
- ....siamo noi Gannicus. Io. Te. Agron. -
- Allora chiediamo a coloro a cui Spartacus ha salvato la vita. -
- Stai parlando di tutto il Campo dei Ribelli? - chiese a occhi spalancati Crisso.
- Che sarà mai? Quanti saranno? -
- Forse diverse migliaia? - rispose con una leggera goccia di sudore su una tempia che scivolava giù.
- Allora cominciamo, prima si comincia, prima si finisce. -
Sarebbe stata una giornata lunga, molto lunga.
Gannicus e Crisso si diressero verso il campo dei ribelli, di solito la tenda di Spartacus e quelle dei suoi più fidati uomini rimanevano sempre abbastanza ai confini, per non creare problemi e per essere sempre raggiungibili facilmente dalle guardie messe nei vari punti strategici; quando Crisso vide la massa incredibile di uomini, donne e bambini che si estendeva davanti a lui fu sopraffatto. Da una parte era fiero di aver contribuito alla liberazione di tutti quegli schiavi e di poter dire che presto anche i ribelli avrebbero avuto un grandissimo esercito, formato da diverse unità; quanti erano? Diecimila? Ventimila? Per lui era un grande trionfo; dall'altra stava già male all'idea che Gannicus volesse interrogare tutti quelli che gli passavano accanto e chiedere un nome che, forse, non sarebbe mai spuntato fuori. Quello che lo disturbava era proprio l'amico Celta che se ne fregava altamente di quello che voleva fare lui.
Arrivarono alle prime tende, lì sarebbe cominciato il calvario. Gannicus rovistò in un borsello di pelle che si era portato dietro e ne tirò fuori un papiro e un calamus.
- ....e quelli? A che ti servono? - chiese Crisso incuriosito.
- A prendere appunti ovviamente. - gli rispose l'amico.
- Ma che roba è? -
A quella domanda Gannicus si bloccò.
- L'ho detto, mi servono per prendere appunti! - replicò. - Mica pretendevi che usassi una tabulae? Ci dovremo accontentare. -
Lo sguardo perplesso del Gallo fece venire un dubbio al Celta.
- Tu lo sai cos'è una tabulae? - chiese.
- ....ehm... -
- Un papiro? -
- ...ehm... -
- Un calamus? -
- ....ehm.... -
- Crisso tu sai leggere? -
- Ah, che domande sono? - ribattè quasi divertito l'Indomito - ma certo che so leggere! -
- ...bene...e sai anche scrivere immagino... -
- Naturalmente! - ribattè subito Crisso. - Solo che non scrivo su quel...pa..pi...papero... -
- ...già...certo... - disse Gannicus muovendo la testa su e giù - ...su cosa scrivi di solito? Su pergamena? -
- ESATTO! - affermò orgoglioso il Gallo.
- Ah...ecco...costa un occhio della testa, non tutti i romani se la possono permettere, ma tu scrivi su pergamena!!! - disse Gannicus alzando e abbassando le sopracciglia.
- Ehi, mi stai dicendo qualcosa in modo criptico? -
- Volevo farti prendere appunti. -
- A me? -
- Sì. -
- Perché non li prendi tu? Il pa...pi...il papero è tuo. -
- È sicuro che adesso lo farò. -
E così i due si fermarono davanti al primo schiavo che trovarono.
Schiavo Ribelle n.1.
- Ehilà buon uomo! - esordì Gannicus.
- Saluti a voi! -
- Come butta? -
Crisso e l'altro uomo non sapevano cosa dovevano buttare.
- Senti, non vogliamo spaventarti, siamo qui per fare una cosa estremamente importante. -
- Si tratta del censimento? - chiese l'uomo.
- Il CHE?!? - proruppe Crisso.
- Il censimento. - ripetè Gannicus anticipando l'uomo.
- ....cosa? -
- Spartacus pensa che sia il caso di fare un censimento sugli schiavi liberati, per capire chi possa essere portato per diventare un guerriero, per dividere le persone a seconda dei lavori in cui sono più portati, tipo falegnami, fabbri, chi è bravo a lavorare le pellicce, chi riesce a medicare un ferito...quelli che decantano con le poesie sono il vero problema, ce n'è uno, di nome Antonino, che ne sa a centinaia, ma vuole spaccare teste romane, dobbiamo capire se potrà farlo oppure no... -
- Io non so niente di tutto questo! Perché sono sempre l'ultimo a saperlo? - brontolò il Gallo.
- Spartacus lo ha comunicato a tutti con un dispaccio in papiro passato di mano in mano tra gli ex-schiavi. - sorrise amichevolmente Gannicus.
Il ringhio di Crisso si poteva sentire a centinaia di metri di distanza.
- Comunque... - disse il Celta rivolgendosi nuovamente all'uomo. - non siamo qui per il censimento, ma è comunque una cosa seria. -
- ....per te. - aggiunse Crisso.
- Domanda. Tu sai qual'è il nome di Spartacus? -
All'uomo si strabuzzarono gli occhi, due grandi gladiatori lo avevano avvicinato per fargli delle domande, quale onore!
- Spartacus! - disse tutto d'un fiato!
Crisso e Gannicus si guardarono.
- Perdonami. Forse non hai capito. Vorrei sapere se conosci il nome di Spartacus? -
- Certo. - disse l'uomo sicuro di sè. - Spartacus. -
Gannicus e Crisso si guardarono di nuovo.
- Ehm...Spartacus non è il suo vero nome, magari hai sentito dire...quale...potrebbe...essere...? -
- ...aaaaah...Il Portatore della Pioggia. -
- No, quello è un soprannome. -
- L'Uccisore dell'Ombra della Morte? -
- Ci manca solo il suo epitaffio! - gli gridò contro Crisso. - Lo sai oppure no?!? -
- Bé...Spartacus! -
- Mi stai prendendo per i fondelli, pezzo di mer.... -
- D'accordo, d'accordo! - s'intromise Gannicus. - credo che possa bastare; grazie del tuo aiuto! - si scusò immediatamente il Celta.
- Col cavolo...ci sta prendendo in giro!!! - gridò più forte Crisso.
- No, non lo sta facendo. - concluse Gannicus portandosi via Crisso di peso mentre il pover'uomo non sapeva come comportarsi.
- Sai, è trattandoli così che li convinci a diventare dei veri guerrieri. -
- Mi stai dicendo qualcosa di criptico anche stavolta?!? - lo guardò male Crisso.
- Lasciamo perdere, credo che tu non sappia cosa sia il sarcasmo; parliamo col prossimo. - e così facendo srotolò il papiro cancellando il primo nome.
Schiavo Ribelle n.2.
Gannicus e Crisso si avviarono verso la tenda successiva; erano tutte abbastanza piccole e non contenevano molte persone, a volte solo due o tre o addirittura un solo individuo, vi erano anche tende molto più grandi che riuscivano a contenere fino a dieci o quindici uomini per volta, e Crisso pensava che forse era meglio partire da quelle, mettersi su uno sgabello, sopra tutti e gridare se qualcuno conosceva il VERO nome di Spartacus, avrebbero tolto molti nomi dalla Lista del Celta, ma NO, Gannicus era puntiglioso e preferiva andare tenda per tenda, uomo per uomo. Si ritrovarono davanti un individuo tutt'ossa con aria trasandata.
- Salve buon uomo! - esordì nuovamente Gannicus.
- Oh Dei! Mi dispiace, mi dispiace, davvero, non ho avuto il tempo di prepararmi, sono veramente dispiaciuto...insomma, è una cosa improvvisa e queste cose, normalmente, richiedono tempo... -
- Frena, frena, frena! - disse Gannicus. - non so di cosa stai parlando, di cosa sei dispiaciuto? -
- Per il censimento. - disse l'uomo come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Crisso voleva già voltarsi e andare dalla parte opposta.
- Ah, il censimento...in verità non siamo venuti qui per questo... -
- Vi assicuro che ho preparato tutto quello di cui avete bisogno. - e così dicendo tirò fuori da una sacca un papiro rilegato che doveva essere bello lungo una volta srotolato. - qui ci sono gli elenchi di tutti i miei lavori; come potete vedere non ho mai partecipato ad una battaglia e non saprei nemmeno come fare, voglio dire, quello è venuto da me e mi ha detto: "ti darò una spada e così potrai spaccare teste ai romani", non che non voglia farlo ma credo proprio di non poterlo fare per il mio fisico decisamente debilitato... -
- Frena, frena, frena!!! - continuò il Celta. - Amico, io mi sono perso! Uno: non sono venuto qui per il censimento; due: chi ti ha detto che potrai spaccare teste? Tre: perché non puoi spaccare teste? -
- Ecco, è venuto un tipo, mi ha detto che avremmo tutti fatto festa con le teste dei romani e che dovevo prepararmi per il censimento, dimostrando quanto posso valere in battaglia. Il fatto è che io sono uno scalpellino, non credo che sarei utile alla causa; al massimo potrei adornare le vostre lapidi in modo eccellente. -
- Oh, capisco. Bé, il censimento serve proprio per capire chi può lottare e chi no e, guardandoti, direi che non sei molto abilitato alla lotta. -
- Dillo a quello, sembrava un invasato, se non mi alleno con gli altri potrebbe anche prendersela con me. -
Gannicus si voltò contrariato verso il Gallo.
- Ma perché devi sempre minacciare tutti?!?!? -
- Cosa?! - disse Crisso. - Ma di che parli?!? -
- Hai minacciato quest'uomo solo perché non è idoneo alla lotta! -
- COSA?!?!? - gridò Crisso.
- Oh no, mio buon signore. - disse lo scalpellino. - non era lui. -
- Ah, scusa. Ma da come lo descrivevi sembrava che parlassi di Crisso, l'Indomito Gallo. -
- Ehi, amico, tu hai dei seri problemi di giudizio sulle persone. - bofonchiò il Gallo guardando il Celta. - chi ti ha minacciato? - disse rivolgendosi all'uomo.
- Antonino. -
- Di nuovo? Spartacus dovrà parlare con Antonino, vuole proprio far scorrere sangue. -
- Una cosa giusta. - aggiunse Crisso con aria dura.
- Sì, basta che non costringa tutti. Quello è capace di chiederlo perfino ad un cieco. -
- Ehm...se non siete qui per il censimento, e addio a tutto il mio lavoro certosino che ho fatto per segnalare ogni pietra che ho contribuito a rendere bella con il mio scalpello, per cosa siete venuti? -
- Una cosa facile ma importante. Sai per caso quale sia il nome di Spartacus? - chiese con un sorrisone Gannicus.
- No. -
- Sicuro? -
- Sì. -
- Sicuro, sicuro? -
- Sì, sì. -
- Non hai il minimo dubbio? -
- Nessun dubbio. -
- Sicuro? -
- Sì. -
- Sicuro, sicuro? -
- Sì, sì. -
- Ne sei certo? -
- BASTA!!!!! - gridò Crisso.- Per l'amor degli Dei ne è sicuro! Quante volte deve ripetertelo per capire che non lo sa?!?!? - e così dicendo se ne andò brontolando a tutti quelli che gli passavano accanto.
- Posso suggerire una tisana che lo aiuti a calmarsi per il tuo amico? -
- Sei davvero gentile, ma credo di riuscire a tenerlo buono. -
E così mentre Crisso sbraitava ai quattro venti, Gannicus cancellava un altro nome dalla Lista.
Schiavo Ribelle n.3.
- Salve buon uomo. - esordì per la terza volta il Celta.
- Poche storie! - ringhiò Crisso. - Sai qual'è il vero nome di Spartacus? -
- ...ehm...no. - disse l'uomo interpellato.
- Grazie! - e così dicendo afferrò Gannicus per una mano e lo strattonò via.
- Ma ti sembra il modo di chiedere?!? - si lamentò Gannicus.
- Il migliore. - gli rispose il Gallo con un ghigno quasi satanico.
Schiavo Ribelle n.4.
- Ehi tu, sai qual'è il vero nome di Spartacus? -
- No. -
- Andiamo. -
Schiavo Ribelle n.5.
- Ehi tu, sai qual'è il vero nome di Spartaucs? -
- ...no... -
- Andiamo! -
Schiavo Ribelle n.6.
- Ehi tu, sai qual'è il vero nome di Spartacus?!? -
- Eh? ...no... -
- Andiamo! -
Schiavo Ribelle n.7.
- Non dire una sola parola!!!! - gridò Gannicus.
L'uomo interpellato non fiatò nemmeno dalla paura.
- Cosa stai cercando di fare? - disse arrabbiato il Celta dritto in faccia a Crisso.
- Cerco di capire quale sia il vero nome di Spartacus. -
- In questo modo? -
- Già. La cosa non ti va? -
- NO! O si fa a modo mio o non se ne fa nulla! -
Quelle erano le parole che stava aspettando.
- Allora non se ne fa nulla, perché questo è il MIO modo di chiedere. -
- Infatti, d'ora in avanti chiederò io e tu farai il bravo stando zitto fino a che non sarai interpellato. -
- Cosa?!? - sbottò il Gallo. - Mi prendi in giro? -
- Perché dovrei farlo? Mi hai innervosito, è meglio se d'ora in poi parlo io. -
- Quindi...posso andarmene? - chiese.
- Certo che no! Tu rimani con me! -
Speranze vane, con Gannicus si faceva sempre a modo suo.
- Scusa, ma tu sai qual'è il nome di Spartacus? - chiese amabilmente il Celta all'uomo davanti a loro.
- No. -
- Ti ringrazio infinitivamente per il tempo che ci hai dedicato. -
- Facevamo prima a modo mio. -
- Nessuno te lo ha chiesto! - disse il Celta spuntando un altro nome dalla Lista.
Schiavo Ribelle n.152.
Era quasi passata la mattinata e i due guerrieri procedevano tranquillamente per l'accampamento. Tranquillamente si fa per dire, Crisso era sofferente, avevano parlato con un decimo dell'intera Armata ribelle, ribelle più ribelle meno, e non erano arrivati a nulla, mentre Gannicus sembrava non cedere di un millimetro dalla sua malsana voglia di conoscere quel nome; benché il Gallo gli avesse fatto notare che avevano avuto risposte solamente negative, il Celta non desisteva, la Lista era ancora lunga. Per un momento a Crisso era passata per l'anticamera del cervello che in realtà quella era una strategia per scoprire possibili spie romane, schiavi che non avevano minimamente abbandonato i loro padroni cercando un modo per avvicinare Spartacus ed eliminarlo, forse serviva proprio a questo il censimento che il Capo dei Ribelli aveva chiesto, sotto mentite spoglie, per scoprire eventuali pericoli, e come al solito lui non ne era stato messo al corrente, ma Gannicus continuava a negare, e così Crisso diventava sempre più nervoso ad ogni passo fatto. L'ennesima tenda, l'ennesimo uomo che non avrebbe saputo niente.
- Ehilà buon uomo! - disse il Celta.
- Oh, quale onore! Tu sei Gannicus il Celta, famoso gladiatore, avevi una nomea eccellente, il Dio dell'Arena. -
- WoW! Fa piacere vedere che qualcuno si ricorda ancora di me! - disse Gannicus picchiettando il gomito sul fianco del Gallo.
- Ti ho visto combattere, molto prima che la grande Arena di Capua fosse costruita e già allora tutti dicevano che avresti fatto una carriera brillante. Peccato, hai ricevuto la libertà, ma non ti abbiamo più visto a Capua, ti ha sostituito come Campione un tizio qualunque... -
- COSA?!? - gli gridò addosso Crisso.
- Ehm...lui è Crisso, l'Indomito Gallo e Campione di Capua. - fece Gannicus indicando all'uomo il Gallo furioso che gli sbavava accanto.
- Ah sì? Oh, scusa...non t'ho mai visto. -
- CHE?!? - a Crisso cadde la mascella a terra.
- Non t'ho mai visto. -
Il Gallo era pallido come un cadavere.
- Immagino che tu non andassi spesso all'arena, giusto? - chiese il Celta.
- No, infatti. Il mio Dominus ci andava spesso, ma mi portava sempre meno, però C'ERO! - disse alzando il mento con orgoglio. - C'ERO quando Spartacus ha ucciso l'Ombra della Morte! -
- ...e te lo ricordi che non era solo? - chiese Crisso.
- Sì, c'era un...tizio...che s'è beccato una bella spadata sul torace e una bella spadata sulla schiena, mi fece un po' pena...non so cosa ne sia stato di lui, forse è morto. -
Il pallore del Gallo era sparito completamente sostituito da un rosso vivo. Gannicus afferrò il braccio e iniziò ad andarsene.
- ...scusate, ma...volevate qualcosa? -
- No no, solo salvarti la vita. - gli rispose Gannicus salutandolo alla svelta e cominciando a correre trascinandosi via il Gallo che sbavava come un cane rabbioso.
Schiavo Ribelle n.153.
- Questa armata è strabordante d'imbecilli!! - brontolava Crisso. - Cioè, avrei capito uno che non conosceva nessun gladiatore perché ha passato anni nelle miniere, ma quello!!! QUELLO!!!! Quello conosce te e conosce Spartacus, come fa a non sapere chi sono io?!? -
- Rilassati, non sappiamo che tipo di schiavo fosse, magari non gli era concesso di seguire i giochi, non più del dovuto. - cercò di rincuorare l'amico.
- Anni e anni a combattere nell'arena e l'unica cosa che ho ottenuto è la pietà di un uomo che non sa nemmeno chi sono. - adesso Crisso sembrava piagnucolare e Gannicus pregò che nessuno lo vedesse.
- Dimenticalo. Tu sei l'Indomito Gallo, conosciutissimo in moltissime regioni romane. -
- Se lo dici tu. -
- Occupiamoci del prossimo ex-schiavo, va bene? - disse il Celta avvicinandosi all'ennesimo individuo di quella mattina.
- Salve buon uomo. -
- Salve e voi. Cosa posso fare per due così nobili guerrieri? -
- Tu lo sai chi sono io? - chiese Crisso.
- Ma certo! sei l'Indomito Gallo Crisso. -
- EVVAI!!!! - gridò con tutto il fiato che aveva nei polmoni il Gallo. Giustizia era fatta.
- Bene, questo ci fa piacere. Ehm, posso farti una domanda? -
- L'hai già fatta, ma se me ne vuoi fare un'altra fai pure. -
- Hai idea di quale sia il vero nome di Spartacus? -
- Certo. -
Crisso e Gannicus si bloccarono come due statue di sale.
- Tu...conosci il vero nome di Spartacus? -
- Certo. -
- E ce lo puoi dire? -
- Ma non siete i suoi migliori amici? Non lo sapete? -
- Senti, bellino! - la voce di Crisso divenne un basso ringhio, come di una belva che sta per morderti alla giugulare senza starci a pensare troppo. - Non ho voglia di stare qui a spiegare la ragione per cui noi, i suoi migliori amici, non sappiamo quale sia il suo vero nome, ho passato quasi tutta la mattinata dietro a questo Celta solo perché è un testardo bastardo.. -
- Ehi! -
- ...e adesso non mi va che uno sconosciuto come te mi venga a fare le pulci! Conosci il vero nome di Spartacus? Allora dillo! -
- Va bene, va bene, che caratterino. -
- DILLOOOOO!!!!!! -
- Suro. -
Un'aria gelida oltrepassò il campo dei ribelli facendo scompigliare i lunghi capelli biondi di Gannicus.
- Suro? - chiese Gannicus con un filo di voce.
- Esatto. Suro. - Confermò l'uomo.
- ....ma come fai...a dire che...Suro è il suo nome? -
- Perché la sua sposa si chiamava Sura. - lo disse come se fosse la cosa più logica del mondo, infatti guardava i due gladiatori come due poveri dementi.
Crisso si voltò verso il Celta.
- Te lo giuro, ce la sto mettendo proprio tutta, ma questa non l'ho capita. -
- Nemmeno io. - il Celta si rivolse di nuovo all'uomo. - Puoi spiegarci questa cosa di Sura e di Suro? Per favore? -
- Niente di più facile. Come sapete bene i Romani hanno ben tre nomi: il praenomen che è il nome proprio, il nomen che individua la gens, ovvero il clan di appartenenza, e cognomen che indica la famiglia in senso nucleare, all'interno della gens; mi seguite? -
I due, a bocca aperta, fecero di sì con la testa.
- Questa cosa si applica soltanto agli uomini. Non si usa attribuire veri e propri nomi personali alle donne, che vengono, per la maggior parte di loro, conosciute soltanto con il proprio nome gentilizio e cioè il nomen, ovviamente declinato al femminile. Ora, la sposa di Spartacus si chiamava Sura, quindi è la moglie di Suro. il vero nome di Spartacus è Suro. - concluse compiaciuto l'uomo.
Crisso e Gannicus avevano la mascella ormai bloccata da tanto che si era abbassata.
- Oh, andiamo, non è così difficile capirlo; bastava vedere la Seconda Stagione, c'è Seppius e sua sorella Seppia! -
- Ehi, io sono presente già nel Prequel! - disse subito Gannicus. - e per la cronaca sono riapparso proprio nella Seconda Stagione e non lo sapevo! -
- Ma certo che non lo sapevi, eri troppo preso dal rapire Ilizia per accorgetene! -
- Come osi?!? - brontolò il Celta con la mano sull'elsa della spada.
- Un momento. - disse Crisso con la più grande calma del mondo. - Le tue belle parole hanno una cosa sbagliata. -
- ...e quale sarebbe? - disse l'uomo come a sfidarlo.
- Il tuo ragionamento vale solo per i Romani, e Spartacus ti sembra romano? -
- Ah ha!!!! - gridò il Celta in faccia all'uomo. - Hai sbagliato in pieno, e prega che Spartacus non venga mai a sapere che lo hai paragonato ad un romano! Chissà cosa potrebbe capitarti? -
E così dicendo i due se ne andarono belli soddisfatti alla tenda successiva.
Schiavo Ribelle n.1.118.
- Fatemi capire bene. - disse l'uomo interpellato. - State andando in giro per il campo a chiedere quale sia il vero nome di Spartacus? -
- Sì. - sbuffò Crisso. - ...e mi fanno già male i piedi. -
- Ma quante storie che fai! Come puoi lamentarti per un po' di buon sano camminare, scusa? E allora, quando eravamo al Ludus, che passavamo ore e ore sotto il sole? Non mi sembrava che ti lamentassi. - lo provocò Gannicus.
- Escludendo il fatto che Enomao mi avrebbe fatto passare la voglia di bighellonare, tu non puoi proprio parlare! Dormivi fino a tardi dopo una colossale sbronza, ti svegliavi probabilmente circondato da donne nude e poi andavi ad allenarti all'ombra perché era così che volevi tu! -
- Ero il Campione. - puntualizzò il Celta.
- Lo ero anch'io e non l'ho mai fatto! -
- Non è mica colpa mia se sei sempre stato un po' tonto. -
- Cosa? - gli gridò il Gallo.
- Tonto. -
- Come?!? -
- Tonto. -
- COSA?!?!? -
- Ma non ti sei lavato le orecchie stamani? -
- Oggi ho solo voglia di prenderti a calci dove non batte il sole Celta! -
- Avresti dovuto approfittarne quando eri Campione e non l'hai fatto.... -
- Perché sono un uomo che ha delle regole e anche dell'onore da difendere. -
- Cosa c'entra l'onore col dormire fino a tardi? -
- Non mi va di stare ancora qui a spiegare le ragioni sui miei comportamenti al Ludus quando ero Campione - continuò Crisso quasi con la bava alla bocca - Vogliamo avere o no questa risposta? -
Così dicendo si voltò verso il Ribelle....ed entrambi si accorsero che se n'era semplicemente andato.
- Il prossimo? - chiese Gannicus.
- Da quella parte. -
Schiavo Ribelle n.1.499.
- Ah, ma dai, il vero nome di Spartacus! -
- Esatto, hai notato che non lo chiede mai nessuno? - disse amabilmente Gannicus.
- Bé, in verità non lo so con esattezza. Però... -
A quelle parole ai due uomini si drizzarono le orecchie.
- Intendi dire che hai una....vaga...idea di quale possa essere? -
Il ribelle interpellato fece un radioso sorriso verso l'Indomito, era consapevole di essere al centro dell'attenzione, un'occasione così ti si presenta una sola volta nella vita e succedeva solo ai Liberti, quindi era davvero una manna dal cielo.
- Vi posso assicurare che c'è un modo di capirlo senza troppi problemi. - si azzardò perfino a fare l'occhiolino verso Gannicus che ormai sembrava pendere dalle sue labbra.
- Bene, ti ascoltiamo. -
- Ah, è facile. Omero. -
Gannicus e Crisso sembravano imbambolati.
- Omero? - chiese il Celta.
- Esatto! -
- Cioè....secondo te...Spartacus...si chiama Omero? -
- Eh? Ma no, che dici? -
- Aaaaahhhh.... - dissero in stereo i due ex-gladiatori.
- Dicevo che Omero può esserci d'aiuto. -
- Eeeeehhhhhhh??? -
- Nessuno di voi ha letto l'Iliade? -
- Ma per favore!!! - disse Gannicus alzando le mani verso il cielo. - Ma questo povero Gallo qui accanto a me manco sa leggere! -
- IO SO LEGGERE PERFETTAMENTE! - urlò Crisso. - Vuoi piantarla di dire che non so farlo! -
- Secondo me sapevi leggere solo la Lista degli Incontri che si svolgevano nell'Arena; sai: Incontro uno) Barca vs Raskos; incontro due) Dagan vs Ashur; incontro tre) Crisso vs Un perfetto sconosciuto...ci aggiungo anche le parole Incontri pomeridiani e Incontro finale! -
Una sonora pernacchia arrivò alle orecchie di Gannicus!
- Vai avanti uomo! - Crisso aveva gli occhi iniettati di sangue.
- Dunque...Omero ci può dire quale sia il nome di Spartacus! Parlavo dell'Illiade perché inizia proprio con il nostro quesito: "Parlami o Diva del Pelide Achille l'ira funesta", d'accordo? - disse l'uomo ammiccando verso di loro.
- Continuo a non capire. -
- Anche in questo caso nemmeno io. - confermò il Celta.
- Quando chiamano Achille il Pelide è perché è figlio di Peleo. -
- Aaaaaahhhhhh..... - ai due ex-gladiatori proprio non veniva l'illuminazione.
- Insomma basterà dire come potrebbe venir detto il nome di Spartacus se fossimo Omero. -
Un silenzio di tomba avvolse i tre personaggi.
- Mi sto impegnando con tutte le mie forze....non ci arrivo. - concluse Crisso facendo cadere le braccia al ribelle.
- Perdonami... - si arrischiò il Celta - ...ma questa cosa funzionerebbe se....Spartacus avesse un figlio? Oppure lo dovrebbe dire suo padre? -
- Secondo me è una benemerita cazzata! -
- Stavo cercando di aiutarvi! - disse offeso l'uomo.
- Sì, lo so, andiamo Gannicus. -
I due ex-gladiatori lasciarono il ribelle decisamente indispettito, loro non avevano la sua logica, erano proprio dei barbari, ah!
- Ma tu c'hai capito qualcosa? -
- Solo che, probabilmente, è greco. -
Schiavo Ribelle n.1.500.
Crisso e Gannicus erano già diretti alla tenda successiva quando un uomo gli si parò davanti con aria decisa.
- Siete voi che andate in giro per il campo a fare domande ai miei uomini? -
- Oh per l'amor degli Dei! - imprecò Gannicus.
- Ma che vuole questo? I SUOI uomini? - chiese Crisso.
- Antonino! - fece il Celta con l'aria a metà tra il finto divertito e il "voglio buttarmi dentro il Vesuvio".
- Antonino? - disse Crisso con aria stupita. - Quindi sei tu quell'Antonino che va a minacciare gli scalpellini? -
- Io non minaccio nessuno, dico solo agli uomini di buona volontà che DOVRANNO SANGUINARE COPIOSAMENTE SE VORRANNO SCONFIGGERE ROMA! -
- Certo che se glielo dici così.... - continuò Gannicus.
- COME DOVREI DIRGLIELO? I ROMANI SONO TUTTI DEI PORCI SCHIFOSI E DEVONO MORIRE IN MODO ATROCE! -
- Ah, bé, per questo siamo d'accordo tutti quanti. - sorrise amichevolmente il Celta. - Però....forse dovrebbe essere Spartacus ad incitare i Ribelli. -
- POSSO FARLO IO AI MIEI UOMINI! -
- Scusa, scusa, ma...i TUOI uomini? Spartacus ti ha eletto suo tenente o cosa? - chiese l'Indomito Gallo preso alla sprovvista; chi era questo Antonino poi?
- NO! NON HO CHIESTO NULLA AL PRODE SPARTACUS MA SONO CERTO CHE MI RISERVEREBBE TALE INCARICO IN MODO ASSOLUTO VISTO CHE STO RENDENDO I SUOI UOMINI, I MIEI UOMINI, DELLE VERE MACCHINE DA GUERRA, SONO SICURAMENTE L'UOMO GIUSTO AL MOMENTO GIUSTO! -
- Scusami, ma perché urli così tanto? -
Antonino si gratto la testa.
- Fa più paura così. - rispose tranquillamente.
- Fai paura ai nostri non ai romani! - si pronunciò Gannicus.
- Non importa, ci vuole qualcuno che sproni un po' gli uomini....senza sbraitare però. Già che siamo qui, che ne pensi di rispondere ad una domanda? - disse il Gallo.
- Certo. -
- Tu sai qual'è il nome di Spartacus? Il VERO nome di Spartacus? -
- Ehm...no. Temo di non potervi aiutare in nessuna maniera. -
- Ah, sì, capisco. - disse sconsolato Crisso, mentre Gannicus sembrava teso e pronto a ricevere qualcosa di improvviso e terribile allo stesso tempo.
- PERÒ SO COME SI CHIAMA QUEL BASTARDO DI UN ROMANO CHE VOLEVA FARMI LA FESTA!!! - gridò Antonino.
Gannicus guardò Crisso con una tacita espressione che la diceva lunga, tipo: "ora non la finirà più!".
- QUEL MISERABILE LURIDO PEZZO DI CACCA AL DI LA DEL TEVERE! IO SONO UN POETA...
- Un...che? -
- IL MIO COMPITO ERA QUELLO DI EDUCARE GIOVANI ROMANI NELL'ARTE, NELLA MUSICA, NELLA POESIA! -
- Siamo messi bene. -
- MA NO, INVECE QUEL MISERABILE DEL MIO DOMINUS MI REGALA A QUEL GRAN PEZZO DI CACCA E QUELLO...QUELLO VUOLE CHE FACCIA IL BAGNO CON LUI, VI RENDETE CONTO!?!? -
- Durerà molto? - chiese sottovoce Crisso all'amico.
L'alzata di spalle di Gannicus la diceva lunga: "Fino a che avrà fiato per parlare".
- MA IO MI SONO RIBELLATO! NON SONO UNO SCHIAVO CARNALE, NON VOGLIO UNA POSIZIONE ALTOLOCATA, NON VOGLIO METTERMI IN NESSUNA POSIZIONE! E POI, PER GIOVE, FACEVA GIÀ GLI OCCHI DOLCI A QUELLA SCHIAVETTA CHE GLI SBAVAVA DIETRO, PERCHÉ VOLEVA PER FORZA CHE GLI LAVASSI IL DIDIETRO?!? CERTI BUCHI, SEMPLICEMENTE, NON VANNO NEMMENO SFIORATI!!! -
- ....allontaniamoci... - disse Gannicus con un filo di voce mentre, piano piano, trascinava via Crisso.
- GLIELA FARÒ PAGARE A QUEL TROGLODITA, SODOMITA, MENTECATTO SACCO DI PULCI, MORTE A MARCO! MORTE AL ROMANO MARCO!!! -
- Questo Marco deve essere proprio una canaglia. - disse Crisso, ma ormai non aveva importanza, i due stavano correndo come se avessero le ali ai piedi, più si allontanavano da Antonino, più si sentivano meglio.
Schiavo Ribelle n.3.765.
- Salve. -
- Salute a voi. -
- Nome di Spartacus? -
- Eh? -
- Niente, non importa. -
Schiavo Ribelle n.6.345.
- Ciao. -
- Ciao. -
- Spartacus. Nome? -
- Non ho capito? Cosa state cercando di dirmi? -
- Niente. -
Schiavo Ribelle n.8.103.
- ........ -
- Volete dirmi qualcosa? -
- Spartacus... -
- Sì? Spartacus...e allora? -
- ....buona notte... -
Schiavo Ribelle n.9.221.
- Ehilà! - salutò tutto galvanizzato l'uomo che vide avvicinarsi i famosissimi Gannicus, il Dio dell'Arena, e Crisso, l'Indomito Gallo. - Posso esservi d'aiuto? Fare qualcosa per voi? -
- ...ce lo dici il nome di Spartacus? - sibilò Crisso.
- Ehm...non conosco il vero nome di Spartacus... -
Crisso iniziò a piagnucolare come un bambino a cui hanno rubato un dolcetto.
- Contieniti Crisso, un po' di amor proprio. - gli disse Gannicus.
- Però forse potrei darvi una mano a capirlo. -
Le orecchie dei due uomini si drizzarono come quelli di un lupo nella tormenta che cerca un riparo e non sa dove sbattere la testa, era meglio essere felici o scappare di nuovo dall'ennesimo fiasco colossale che li tormentava da tutta la giornata?
- E come faresti? - chiese il Celta, già pronto ad andarsene.
- Bé, io non credo che esistano molti nomi nella terra di Tracia; voi lo sapete che a Roma molti uomini hanno lo stesso nome? -
Gannicus stava già digrignado i denti ripensando a Seppius e Seppia.
- ...e non solo tra i romani, ma anche tra gli schiavi, perché spesso i romani cambiano i nomi dei propri schiavi se non sono di origine greche... -
- ...e allora? - disse Crisso, con dieci anni in più segnati sulla faccia.
- Bé, vedete, se fossi al centro della città di Roma e urlassi: TITO!!! - gridò l'uomo girandosi da una parte.
I due ex-gladiatori sobbalzarono.
- ...sicuramente si volterebbero almeno cinque persone. - continuò l'uomo in modo normale. - Se mi volto dall'altra parte e urlo: TIBERIO!!!!! - sbraitò dalla parte opposta.
Altro sobbalzo per Gannicus e Crisso.
- ...si volterebbero almeno dieci persone. Insomma, in fantasia siamo messi male a Roma. -
- ....dobbiamo fargli notare anche a questo che non siamo romani? - chiese Crisso.
- La stessa cosa succede con gli schiavi, sapete che il nome più diffuso tra gli schiavi è Tiberio, seguito da Tito? -
A Crisso si illuminarono gli occhi, effettivamente conoscevano un ex-schiavo che veniva chiamato Tiberio dal suo Dominus ma, con la liberazione ottenuta grazie a Spartacus, aveva ripreso il suo vero nome, Nasir.
- Stai dicendo che....? -
- Se cominciate a chiamarlo con i nomi della Tracia, sicuramente si volterà quando sentirà il suo! - concluse l'uomo.
- Non è male come idea. - disse Gannicus assottigliando gli occhi pensieroso.
- Io la trovo geniale! - esultò il Gallo. - Sei stato di grande aiuto! -
- Vi ringrazio. Sognavo di potervi essere d'aiuto in qualche modo, adesso potete mettere una buona parola per me? -
- Cioè? -
- Antonino mi ha minacciato dicendomi che se non combattevo con lui significava che stavo dalla parte di Marco! - disse tremando il povero uomo. - Io...non so nemmeno chi sia questo Marco. -
- Non funziona così, tu non devi ascoltare ciò che ti dice Antonino, d'accordo. -
- Ah, grazie, ora mi sento sollevato. -
- Però puoi esserci d'aiuto lo stesso. -
- E come? -
- Conosci i nomi più comuni o usati della Tracia? - gli chiese il Gallo con gli occhi che brillavano di speranza.
- Ma che vi sembro un Trace? - disse bruscamente l'uomo. - Chiedete ad un Trace! -
E così dicendo se ne andò lasciando i due ex-gladiatori a rimuginare sull'accaduto.
- Cosa ne pensi? - chiese serio Crisso.
- Penso che dobbiamo DAVVERO fare un discorsetto con Antonino. -
- Non a quello! Al nome Trace! -
- Penso che dobbiamo cercare un Trace e chiedergli qualche nome della Tracia! -
E via di nuovo, verso la tenda successiva.
Schiavo Ribelle n.9.222.
- Salve buon uomo! -
- Salve a voi. -
- Ehm...scusa la domanda, ma tu sei un Trace? - chiese gentilmente il Celta.
- No, io sono un Gallo. -
- Ottima razza. - disse tutto orgoglioso Crisso.
- Sì, ma non è quello che ci interessa; grazie del tuo tempo. -
E così dicendo i due andarono avanti.
Schiavo Ribelle n.9.223.
- Salve! - esordì sempre più allegro Gannicus.
- Salve. -
- Sei un Trace? -
- No, sono un Gallo. -
- Ottima razza. - ripetè Crisso.
- Va bene, ma non è questo il punto. Ti ringrazio e scusaci se ti abbiamo disturbato. -
Schiavo Ribelle n.9.224.
- Scusa, sei forse un Trace? -
- No, sono un Gallo. -
- Ah, va bene. -
Schiavo Ribelle n.9.225.
- Trace? -
- Gallo. -
Schiavo Ribelle n.9226.
- Trace? -
- Gallo. -
Schiavo Ribelle n.9.227.
- Trace?! -
- Gallo. -
Schiavo Ribelle n.9.228.
- Trace?!?!?!?!? -
- Gallo. -
- FUCKING GAULS!!! - gridò Gannicus.
- Ehi! - dissero in coro Crisso e l'altro Gallo.
- Scusatemi!!!! - continuò frustrato il Celta. - Mi avevano detto che non c'erano più molti Galli, ma più che altro Germani; per adesso abbiamo trovato solo Galli, non riesco a credere che ci sia un solo ed unico Trace in TUTTO il Campo ribelle. -
- L'uomo della tenda qui accanto è un Trace. - disse tranquillamente l'uomo interpellato.
- Grazie e...Addio!!! -
I due si diressero immediatamente alla tenda successiva.
Schiavo Ribelle n.9.229.
- Salute a te buon uomo. - Fu Crisso a parlare.
- Anche a voi. -
- Poche storie, sei un Trace o no? - replicò subito Gannicus.
- Ehm...Trace. -
- SIANO RINGRAZIATI GLI DEI!!! - gridò il Celta alzando le braccia al cielo.
- Non badare a lui, è stanco, è tutta la mattina che cammina. -
- Anche tu. -
- Sono più resistente di te. -
- Ma chiudi il becco! -
- Ehm...desiderevate qualcosa? -
- Sì! Allora, sei un Trace e noi abbiamo bisogno di sapere qualche nome della tua terra. -
- Nome? -
- Sì, nomi, nomi, nomi, i più semplici, i più usati, basta che siano della Tracia! - Gannicus ormai cominciava a risentire della stanchezza, e sì che l'idea di scoprire il vero nome di Spartacus era partita da lui, ma non credeva che fosse così difficile. - Allora, ne conosci? -
- Ovvio, sono un Trace. -
Senza chiedere il permesso Gannicus afferrò Crisso per le spalle, lo fece voltare e utilizzò la sua schiena come appoggio.
- Ma che fai? - chiese Crisso.
- Senti, non ho un tavolo per appoggiare il papiro e dubito che tu voglia metterti a novanta gradi per farmi da tavolo, ma almeno lasciami usare la tua schiena. - e così dicendo prese tutto il necessario per aggiornare la sua Lista - Vai! - concluse.
- Vai dove? -
- Dimmi i nomi Traci! -
- Ah...bé, vediamo...Amadoco, Berisade, Bisalte, Carope, Cersoblepte, Cisseo, Cotys, Diomede, Dromicete, Eagro, Eumolpo, Hemo, Hebryzelmi... -
Gannicus scriveva a velocità luce sulla spalla di Crisso, il grattare del calamus gli faceva il solletico ma il Gallo non disse una parola, in realtà stava perfino trattenendo il fiato.
- Aspetta, aspetta... - s'interruppe il Celta. - Come si scrive questo? Cers...ople.. -
- No, è Cersoblepte. -
- Grazie....vai avanti! -
- ...Licurgo, Lisimaco, Remetalce, Rescuporide, Reso, Seute, Sitalce, Strimone, Tegirio, Tereo, Teres.... - l'uomo si bloccò.
- Bè? - chiese allarmato Gannicus.
- Bé, cosa? Non me ne vengono altri in mente. -
- Ah, d'accordo, va bene così! Ti ringrazio infinitivamente per il tuo aiuto. - disse Gannicus mettendo via il papiro e il calamus. - Crisso ce ne possiamo anche andare. -
- Davvero? Oh, bene....allora ciao...chiunque tu sia. -
I due ex-gladiatori se ne andarono tutti soddisfatti senza voltarsi indietro.
- Dove stiamo andando precisamente? - chiese il Gallo quando notò che non erano diretti all'ennesima tenda.
- Torniamo indietro, da Spartacus. -
- Cosa vuoi fare? -
- Facile, ci mettiamo davanti alla tenda e cominciamo a chiamarlo con questi nomi, quando sentirà il suo sicuramente verrà fuori. -
Il Gallo non era certo che questo trucchetto avrebbe funzionato, ma il non dover più girovagare senza meta nel Campo ribelle gli fece capire che andava bene così, che finisse bene o male, che fossero riusciti o meno a scoprire il nome di Spartacus poco importava, lui voleva solo tornarsene nella SUA tenda, dalla SUA Naevia, e riuscire a massaggiarsi i piedi. Ma no, dopotutto un po' di curiosità ce l'aveva e tanto lavoro meritava una ricompensa!
Arrivati davanti a pochi metri dalla tenda del Portatore di Pioggia, Gannicus tirò fuori nuovamente il suo prezioso papiro preparandosi a dire il primo nome della sua lista.
- Amadoco! -
- Che c'è? -
I due uomini schizzarono così in alto che per poco non atterrarono per terra con il sedere.
- Porca vacca! Ma che diavolo...?... -
Gannicus e Crisso si voltarono e guardarono l'uomo che aveva parlato.
- Che vuoi tu?!? - gli disse in malo modo Crisso.
- Come sarebbe "cosa voglio?", mi avete chiamato. -
Punto interrogativo gigante sulle teste dei due ex-gladiatori.
- Oh! - illuminazione per Gannicus. - Ti chiami Amadoco? -
- Esatto. -
- Per la miseria, tre ore a cercare un Trace e poi scopriamo che ce n'era almeno uno vicinissimo alla tenda del capo. - ringhiò il Gallo.
- Allora, che volete? -
- Nulla, nulla, non era te che chiamavamo. -
- Ah, bé, va bene, ma già che siete qui, ho una domanda da farvi. -
- Parla. -
- Io e i miei compari abbiamo trovato questa. - così dicendo Amadoco mostrò loro un oggetto.
- Ma è una tromba! - disse Crisso.
- Sì, esatto, alcuni uomini l'hanno fregata ad una pattuglia romana qualche giorno fa e ci stavamo chiedendo se era il caso di utilizzarla o no. Lo abbiamo chiesto in giro, molti hanno fatto spallucce, escluso uno...quello metteva un po' paura, ha detto che dobbiamo farlo ad ogni costo, così potremo dimostrare ai romani che, per avere questa, abbiamo fatto fuori diversi soldati. Lui odia proprio tanto i romani. -
- Fammi indovinare. Antonino? - chiese Gannicus con gli occhi a fessura.
- Vedo che lo conosci. -
Sia Crisso che Gannicus girarono gli occhi verso il cielo, quell'uomo era una vera spina nel fianco.
- Fate pure, usate quella cosa se ci riuscite. - si arrese il Gallo.
- Non dovrebbe essere difficile, basta soffiare. - E così dicendo Amadoco si allontanò.
- E se ci sono altri uomini della Tracia? - chiese Crisso.
- Ma che sono tutti qui?!? - Gannicus guardò male il Gallo. - Chi se ne frega! - il Celta riprese il suo papiro.
- Beri...Be...Beris...ma che c'è scritto qui? -
- Ed io che ne so? Sei tu quello che scriveva. -
- Ma qui è colpa tua. -
- Perché dici che è colpa mia? Io mi sono perfino trattenuto dal respirare. -
- Infatti, avevi il singhiozzo. Ecco perché ho scritto male! - protestò Gannicus. - Bé, non importa, credo di sapere cosa c'è scritto..quindi BERISADE!!!! - gridò.
Nessuno gli fece schizzare nuovamente verso l'alto.
- Bisalte, Carope, Cersoblepte, Cisseo, Cotys, Diomede, Dromicete, Eagro, Eumolpo, Hemo, Hebry...ma che cavolo di nome è? Hebryzelmi, Licurgo, Lisimaco, Remetalce, Rescu...Re...Rescuporide, Reso, Seute, Sitalce, Strimone, Tegirio, Tereo, Teres!!! -
La tenda si smosse e Spartacus uscì immediatamente.
- Ce l'abbiamo fatta!!! - gridò Gannicus iniziando a fare un balletto scemo sul posto.
- Ah sì? E quale nome l'ha attirato? Gli hai detti tutti. - disse Crisso con la braccia che ciondolavano sui fianchi.
- Si può sapere cosa sta succedendo? - cominciò Spartacus. - Ho sentito un gran rumore. Qualcuno stava urlando? -
- Urlando? - chiese il Celta.
- Fantastico, questo manco li ha sentiti i nomi. - Crisso voleva buttarsi dentro un pozzo.
- Allora? - continuò Spartacus con un serio cipiglio.
Gannicus, ormai al limite di sopportazione, si avvicinò all'amico, posò le sue forti braccia sulle spalle del Portatore di Pioggia, lo guardò intensamente negli occhi.
- Spartacus. Tu sai quanto ti voglio bene. - iniziò il Celta.
- Stai cercando di dirmi che non parteciperai alla missione di domani? -
- Eh? No no, ci vengo, ci vengo. Volevo dirti un'altra cosa. -
- Che non parteciperai alla riunione di stasera per definire, appunto, il piano sulla missione di domani? -
- NO, Spartacus, ci vengo domani in missione, garantito. -
- Bene. -
- Spartacus, tu sai quanto ti sono amico... -
- Arriva al dunque Celta. - sbuffò Crisso. Subito dopo si prese una pedata su uno stinco da parte di Gannicus.
- ...non ho mai creduto nella tua causa, e forse potrei non crederci mai, sono passato dalla tua parte perché lo dovevo ad Enomao, ma dopo la sua morte ho continuato a seguirti perché lo ritenevo giusto. Giusto verso tutti coloro che sono maltrattati da Roma; giusto per tutti coloro che vengono strappati dai propri cari; giusto per tutti coloro che piangono la morte di un amico, di un fratello, di un'amata sposa... -
Crisso continuava a muovere le dita come se volesse strizzare un limone, voleva solo dirgli "stringi".
- ...dopo tutte queste belle parole... - proseguì il Celta. - ...mi dici come ti chiami? -
Spartacus rimase leggermente spiazzato, il Celta aveva aperto il suo cuore, cosa molto rara, gli aveva detto il suo pensiero, aveva sentito gli occhi inumidirsi e il cuore gonfiarsi d'orgoglio e poi...era arrivata la richiesta più insolita che qualcuno non gli faceva da molto tempo.
- Ogni volta che provavo a dire il mio nome, c'era sempre qualcuno che mi zittiva. - disse quasi con risentimento.
- Ah, non ero io, questo è certo! - lo rassicurò Gannicus.
- D'accordo, ti dirò il mio nome. - al che Crisso si avvicinò immediatamente ai due con orecchie ben dritte. - ...e non capisco perché TU... - continuò il Trace guardando il Gallo. - ...lo voglia sapere, a te lo stavo per dire e non te n'era fregato niente. -
- Le cose cambiano. - sentenziò Crisso.
- Se lo dici tu. Allora il mio vero nome è... -
PEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!
- ...soddisfatti? - chiese il Trace.
I due ex-gladiatori strabuzzarono gli occhi, si voltarono verso quello strano rumore. Alcuni ribelli stavano soffiando dentro la tromba romana.
- Amadoco che combini? - chiese Spartacus.
- Provavamo la tromba, cosa te ne pare? -
- Non voglio che portiate quelle trombe in missione. -
- Ah no? -
- Certo che no, uomini che possono fare la differenza hanno bisogno di spade, lance, scudi, cavalli se è possibile, non certo di trombe romane; non ci servono. -
- Ma...Antonino dice... -
- Oh, per gli Dei...ancora Antonino! - sbuffò l'uccisore dell'Ombra della Morte.
- Già. -
- Lascia perdere Antonino, tu vedi di liberarti di quelle trombe, d'accordo? -
- Ai tuoi ordini. -
Subito dopo Spartacus riportò l'attenzione su Crisso e Gannicus che erano rimasti in silenzio con gli occhi di fuori per tutto il tempo.
- Bene, questa discussione è finita e vorrei tanto non doverci più tornare sopra, va bene? -
I due uomini annuirono in contemporanea.
- Crisso fammi un favore, puoi andare a parlare con Antonino e spiegargli che certe sue iniziative non vanno bene e che deve prima chiedere a me? -
- Certo. Volevo già farlo, vuoi che lo gambizzi? -
- Cosa?!? No! Se non ti ascolta mandalo da me, gli parlerò personalmente. -
- Peccato, avrei preferito rompergli una rotula. -
- Gannicus. - continuò Spartacus. - Non stavo scherzando prima, ci sarà davvero una riunione tra poco, puoi andare a chiamarmi Agron? Ho bisogno di lui prima di cominciare. -
- Certo, ma non lo gambizzerò. -
- Perché mai dovresti farlo?!? - chiese allarmato il Capo dei Ribelli.
- Mah...così... - disse il Celta facendo spallucce.
- Voi due, oggi, mi sembrate proprio strani. - e così dicendo Spartacus si allontanò da loro ritornando dentro la sua tenda.
Crisso si avvicinò lento come una lumaca a Gannicus.
- Ti prego, dimmi che hai capito il nome. - gli chiese con un tic nervoso sul labbro superiore.
- Spiacente. Ho sentito solo la tromba. - affermò sconsolato il Celta. Entrambi sbuffarono sonoramente per la delusione appena ricevuta, avrebbero preferito prendersi un calcio in bocca piuttosto che rimanere con un pugno di mosche.
- Che fai adesso? -
- Vado da Antonino, gli farò una strigliata come poche, magari mi sfogo. E tu? -
- Vado da Agron. Io non lo posso strigliare. Potrebbe strigliarmi lui solo per averci provato. -
Crisso capì da quelle parole che il Celta ci era rimasto malissimo.
- Allora ci vediamo stasera? -
- Sì sì. -
E così dicendo i due si separarono. Nessuno osò più tornare sull'argomento; a nessuno, questa volta, veramente, non fregava niente del vero nome del Trace. Lui era Spartacus, l'uomo che li aveva liberati, il resto era storia.
NOTE DELL'AUTRICE
Siete arrivati a leggere le mie note? BRAVI! Questo vi fa onore....oppure siete masochisti. Forse è il caso di farvi leggere qualche nota, perché magari certe cose vi hanno spiazzato (ma magari no.), quindi bando alle ciance:
- Nome/Nick autore: APUMA
- Fandom : Spartacus Sangue e Sabbia - Gli Dei dell'Arena - Vengeance - La Guerra dei Dannati.
- Timeline : La storia si svolge dopo la fine della Seconda Stagione (Vengeance) e prima dell'inizio della Terza Stagione (La Guerra dei Dannati).
- Sommario: Commedia.
- Spoiler: Se non avete visto la Serie fino alla conclusione della Seconda Stagione astenetevi.
- Personaggi: Gannicus, Crisso, Spartacus, altri...
- Disclaimer: I personaggi delle Serie Tv di Spartacus non mi appartengono (sto a rosicà per questo!), l’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.
Squilli di Tromba
Quella era davvero una bella giornata! A memoria non se ne ricordava una così, il cielo era di un azzurro magnifico, l'acqua del ruscello risplendeva come uno specchio, limpidissima e fresca come poteva esserlo solo in Primavera, l'erba era soffice e profumata, non c'era niente che lo disturbasse, si poteva dire, in modo assoluto, che quella era la giornata PERFETTA!
Lui non si mostrava mai troppo romantico, era un guerriero, combatteva per il suo popolo, ma soprattutto per la sua donna, ma in giornate come quella che stava passando ogni cattivo pensiero veniva dimenticato; era la giornata giusta per riposare, stando steso sull'erba, con le gambe incrociate, le mani dietro la nuca, ad ascoltare gli uccelli che gridavano il loro canto d'amore...e fu proprio questo che lo fece leggermente sussultare, l'amore; che importanza aveva se era ancora pomeriggio, era un ottimo momento per fare l'amore, con la sua amata sposa. Senza più pensarci si alzò, si stiracchiò e inizio a camminare spedito verso la sua casa; oltrepassava le altre capanne, salutando con un cenno della mano o della testa, ma il suo pensiero era per lei, solo per lei, sempre per lei, nessuna avrebbe mai e poi mai preso il suo posto nel suo cuore, era spacciato, lo aveva capito nel momento stesso che lei gli si era concessa, l'aveva stregato "bé, è una sacerdotessa" pensò tra se, ma sarebbe stato suo anche se fosse stata una semplice contadina, era destino.
Si fermò, il suo sguardo si spostò lontano, verso quella bella figura slanciata che veniva verso di lui, i capelli neri smossi da una lieve brezza, la bocca carnosa, le gambe snelle, la pelle abbronzata, qualche passo e avrebbe baciato quelle labbra, toccato quella pelle, amato quel corpo...
- Spartacus! - disse la donna con una voce così roca e profonda che sembrava provenire da una grotta buia e fredda.
- Oh Dei! Sura, stai bene? -
La sua sposa lo guardava con aria interrogativa.
- Spartacus? - anche questa volta la voce fu roca e all'uomo aumentarono i battiti del cuore, cos'aveva la sua voce? E perché lo chiamava così?!?
- SPARTACUS?!?!? - gridò con tutto il fiato in gola!
- Non è il mio NOME!!!! -
Spartacus scattò improvvisamente smanacciando una mano nel vuoto, che andò a colpire invece un viso, pieno di peli spinosi, fino a sentire una specie di ringhio animalesco.
- Cosa stai facendo Spartacus? - gridò l'uomo.
- Crisso...?... - disse Spartacus, rendendosi conto di trovarsi in una tenda.
- Già, sono io e tu mi hai appena dato uno schiaffo! - grugnì Crisso l'indomito Gallo.
- Ma falla finita Crisso, cosa vuoi che sia uno schiaffo. Pensa se avesse afferrato la spada, allora sì che ci saremmo divertiti! - pronunciò l'uomo vicino a Crisso.
- Chudi il becco Gannicus, non voglio le tue opinioni, d'accordo? -
Gannicus fece spallucce, lui non era tipo da rissa.
- Scusatemi, stavo...ehm...dormendo. - disse Spartacus ormai sveglio.
- Sì, ma sembrava che tu stessi avendo un incubo, ti muovevi continuamente, chiamavi la tua sposa... - continuò il Gallo.
- ...la mia sposa... -
- Bé, in verità non sembrava un incubo, non all'inizio almeno, sembravi invece un animale in calore, sono quasi certo di averti sentito fare le fusa. - disse Gannicus con aria sorniona.
- Lo vedi, i tuoi pareri sono sempre strani, NESSUNO li vuole ascoltare, nemmeno Spartacus! -
- Io dico solo la verità, eri molto eccitato!! - ripetè il Celta alzando e abbassando velocemente le sopracciglia.
- Ti dico che era un incubo! -
- Era un bellissimo sogno! -
- Incubo! -
- Sogno! -
- INCUBO!!!! -
- STOP! - disse Spartacus - avete ragione entrambi, era un bel sogno... -
- Erotico, vero? -
- ...era...ehm...un sogno, poi è diventato un incubo. Niente di più, niente di meno. - concluse il Capo dei Ribelli.
- Che peccato, volevo i particolari. -
- Chiudi quella boccaccia Gannicus! - ringhiò nuovamente Crisso.
- Io...preferisco tenere i particolari per me. - disse Spartacus, non avrebbe mai detto a Crisso di aver sentito sua moglie con la sua voce e che lui si era spaventato a morte.
- Forse è meglio se ce ne andiamo. - affermò Gannicus - hai dormito poco stanotte, sempre davanti a quelle mappe, mangiando anche poco ci scommetto. Possiamo occuparci dei Romani in un altro momento. Riposati un po'. -
Spartacus apprezzò moltissimo la preoccupazione dell'amico e acconsentì.
I due amici uscirono dalla tenda del Portatore della Pioggia e si incamminarono verso il grosso del campo dei Ribelli.
- Posso farti una domanda? - disse Gannicus.
- Basta che non sia una richiesta sul fare una gara a "chi ce l'ha più grosso", perché stai mettendo in imbarazzo molti guerrieri, li hai già scandalizzati con la gara a "chi ce l'ha più lungo", alcuni sono ancora molto scossi, voglio dire, così li colpisci nel loro punto debole, sei un po' crudele. A me non interessa, questi giochetti non mi spaventano, io sono sicuro di me stesso e tu lo sai, è una cosa naturale per uno come me, basta chiederlo a Naevia, lei ti può confermare che è tutto a posto da quelle parti lì. -
- ...va bene... - Gannicus voleva già chiudere quella discussione, Crisso parlava così tanto del suo "amichetto" che il Celta, ADESSO, aveva qualche dubbio sulla sua virilità, ma era un'altra cosa che gli interessava - ...ma Spartacus si chiama davvero Spartacus? -
Crisso si bloccò di colpo, si voltò verso il Celta e alzò un sopracciglio.
- Che domanda è? Non lo sai? -
- No...ho sempre sentito parlare del grande Spartacus, l'uomo che ha ucciso l'Ombra della Morte... -
- ...insieme a me... - mugugnò il Gallo.
- ...l'uomo che ha riportato la pioggia a Capua; l'uomo che ha spezzato le catene degli schiavi; l'uomo che si è ribellato a Roma....ed era sempre Spartacus. Ma quando si è risvegliato dal suo sogno ha detto che quello non era il suo nome. -
Il Gallo divenne pensieroso.
- È vero, quello non è il suo nome, è il nome che gli diede Batiato quando lo prese come gladiatore. -
- Ah...immaginavo...e....qual'è il suo vero nome? -
- Non lo so. -
- Non lo sai? -
- Non lo so. -
- TU non sai il nome del tuo migliore amico? -
- Siamo migliori amici? -
- Non cambiare discorso, siete come minimo compagni d'arme, e tu non sai il suo vero nome? -
- NO! Non lo so! Non lo sa nessuno, credo! Nessuno si è mai fatto questa domanda; nessuno ci ha fatto caso, forse a nessuno interessava! -
- A me sì. -
Crisso fece roteare gli occhi verso il cielo, non aveva nessuna voglia di continuare quella strana conversazione con Gannicus, lo preferiva quando gli diceva che doveva riscaldare Saxa a modo suo.
- Agron lo sa? -
Niente, ormai si era incaponito.
- Non lo so. -
- Nasir? -
- Non lo so. -
- Donar? -
- Non lo so. -
- Naevia? -
- Non credo. -
- Saxa? -
- Hai intenzione di nominare tutti i nostri compagni? - sbottò Crisso.
- Io voglio solo sapere qual'è il nome di Spartacus, chiedo così tanto? -
Ormai non se lo sarebbe scrollato di dosso nemmeno se avessero attaccato i Romani; quello poteva uccidere qualche soldato, tornare da lui e ricominciare a fare domande.
- D'accordo, tu vuoi sapere quale sia il nome di Spartacus. Io non lo so, quindi come pensi di scoprirlo? -
Gannicus sembrava già pensarci su dall'inizio della coversazione, Crisso aveva intuito bene, niente lo avrebbe fermato.
- Bé, si va ad esclusione. - affermò deciso Gannicus.
- Cioè? -
- Facciamo domande, niente di più facile. -
- A chi? -
- Direi alle persone più vicine a lui, ai suoi bracci destri. -
- ....siamo noi Gannicus. Io. Te. Agron. -
- Allora chiediamo a coloro a cui Spartacus ha salvato la vita. -
- Stai parlando di tutto il Campo dei Ribelli? - chiese a occhi spalancati Crisso.
- Che sarà mai? Quanti saranno? -
- Forse diverse migliaia? - rispose con una leggera goccia di sudore su una tempia che scivolava giù.
- Allora cominciamo, prima si comincia, prima si finisce. -
Sarebbe stata una giornata lunga, molto lunga.
Gannicus e Crisso si diressero verso il campo dei ribelli, di solito la tenda di Spartacus e quelle dei suoi più fidati uomini rimanevano sempre abbastanza ai confini, per non creare problemi e per essere sempre raggiungibili facilmente dalle guardie messe nei vari punti strategici; quando Crisso vide la massa incredibile di uomini, donne e bambini che si estendeva davanti a lui fu sopraffatto. Da una parte era fiero di aver contribuito alla liberazione di tutti quegli schiavi e di poter dire che presto anche i ribelli avrebbero avuto un grandissimo esercito, formato da diverse unità; quanti erano? Diecimila? Ventimila? Per lui era un grande trionfo; dall'altra stava già male all'idea che Gannicus volesse interrogare tutti quelli che gli passavano accanto e chiedere un nome che, forse, non sarebbe mai spuntato fuori. Quello che lo disturbava era proprio l'amico Celta che se ne fregava altamente di quello che voleva fare lui.
Arrivarono alle prime tende, lì sarebbe cominciato il calvario. Gannicus rovistò in un borsello di pelle che si era portato dietro e ne tirò fuori un papiro e un calamus.
- ....e quelli? A che ti servono? - chiese Crisso incuriosito.
- A prendere appunti ovviamente. - gli rispose l'amico.
- Ma che roba è? -
A quella domanda Gannicus si bloccò.
- L'ho detto, mi servono per prendere appunti! - replicò. - Mica pretendevi che usassi una tabulae? Ci dovremo accontentare. -
Lo sguardo perplesso del Gallo fece venire un dubbio al Celta.
- Tu lo sai cos'è una tabulae? - chiese.
- ....ehm... -
- Un papiro? -
- ...ehm... -
- Un calamus? -
- ....ehm.... -
- Crisso tu sai leggere? -
- Ah, che domande sono? - ribattè quasi divertito l'Indomito - ma certo che so leggere! -
- ...bene...e sai anche scrivere immagino... -
- Naturalmente! - ribattè subito Crisso. - Solo che non scrivo su quel...pa..pi...papero... -
- ...già...certo... - disse Gannicus muovendo la testa su e giù - ...su cosa scrivi di solito? Su pergamena? -
- ESATTO! - affermò orgoglioso il Gallo.
- Ah...ecco...costa un occhio della testa, non tutti i romani se la possono permettere, ma tu scrivi su pergamena!!! - disse Gannicus alzando e abbassando le sopracciglia.
- Ehi, mi stai dicendo qualcosa in modo criptico? -
- Volevo farti prendere appunti. -
- A me? -
- Sì. -
- Perché non li prendi tu? Il pa...pi...il papero è tuo. -
- È sicuro che adesso lo farò. -
E così i due si fermarono davanti al primo schiavo che trovarono.
Schiavo Ribelle n.1.
- Ehilà buon uomo! - esordì Gannicus.
- Saluti a voi! -
- Come butta? -
Crisso e l'altro uomo non sapevano cosa dovevano buttare.
- Senti, non vogliamo spaventarti, siamo qui per fare una cosa estremamente importante. -
- Si tratta del censimento? - chiese l'uomo.
- Il CHE?!? - proruppe Crisso.
- Il censimento. - ripetè Gannicus anticipando l'uomo.
- ....cosa? -
- Spartacus pensa che sia il caso di fare un censimento sugli schiavi liberati, per capire chi possa essere portato per diventare un guerriero, per dividere le persone a seconda dei lavori in cui sono più portati, tipo falegnami, fabbri, chi è bravo a lavorare le pellicce, chi riesce a medicare un ferito...quelli che decantano con le poesie sono il vero problema, ce n'è uno, di nome Antonino, che ne sa a centinaia, ma vuole spaccare teste romane, dobbiamo capire se potrà farlo oppure no... -
- Io non so niente di tutto questo! Perché sono sempre l'ultimo a saperlo? - brontolò il Gallo.
- Spartacus lo ha comunicato a tutti con un dispaccio in papiro passato di mano in mano tra gli ex-schiavi. - sorrise amichevolmente Gannicus.
Il ringhio di Crisso si poteva sentire a centinaia di metri di distanza.
- Comunque... - disse il Celta rivolgendosi nuovamente all'uomo. - non siamo qui per il censimento, ma è comunque una cosa seria. -
- ....per te. - aggiunse Crisso.
- Domanda. Tu sai qual'è il nome di Spartacus? -
All'uomo si strabuzzarono gli occhi, due grandi gladiatori lo avevano avvicinato per fargli delle domande, quale onore!
- Spartacus! - disse tutto d'un fiato!
Crisso e Gannicus si guardarono.
- Perdonami. Forse non hai capito. Vorrei sapere se conosci il nome di Spartacus? -
- Certo. - disse l'uomo sicuro di sè. - Spartacus. -
Gannicus e Crisso si guardarono di nuovo.
- Ehm...Spartacus non è il suo vero nome, magari hai sentito dire...quale...potrebbe...essere...? -
- ...aaaaah...Il Portatore della Pioggia. -
- No, quello è un soprannome. -
- L'Uccisore dell'Ombra della Morte? -
- Ci manca solo il suo epitaffio! - gli gridò contro Crisso. - Lo sai oppure no?!? -
- Bé...Spartacus! -
- Mi stai prendendo per i fondelli, pezzo di mer.... -
- D'accordo, d'accordo! - s'intromise Gannicus. - credo che possa bastare; grazie del tuo aiuto! - si scusò immediatamente il Celta.
- Col cavolo...ci sta prendendo in giro!!! - gridò più forte Crisso.
- No, non lo sta facendo. - concluse Gannicus portandosi via Crisso di peso mentre il pover'uomo non sapeva come comportarsi.
- Sai, è trattandoli così che li convinci a diventare dei veri guerrieri. -
- Mi stai dicendo qualcosa di criptico anche stavolta?!? - lo guardò male Crisso.
- Lasciamo perdere, credo che tu non sappia cosa sia il sarcasmo; parliamo col prossimo. - e così facendo srotolò il papiro cancellando il primo nome.
Schiavo Ribelle n.2.
Gannicus e Crisso si avviarono verso la tenda successiva; erano tutte abbastanza piccole e non contenevano molte persone, a volte solo due o tre o addirittura un solo individuo, vi erano anche tende molto più grandi che riuscivano a contenere fino a dieci o quindici uomini per volta, e Crisso pensava che forse era meglio partire da quelle, mettersi su uno sgabello, sopra tutti e gridare se qualcuno conosceva il VERO nome di Spartacus, avrebbero tolto molti nomi dalla Lista del Celta, ma NO, Gannicus era puntiglioso e preferiva andare tenda per tenda, uomo per uomo. Si ritrovarono davanti un individuo tutt'ossa con aria trasandata.
- Salve buon uomo! - esordì nuovamente Gannicus.
- Oh Dei! Mi dispiace, mi dispiace, davvero, non ho avuto il tempo di prepararmi, sono veramente dispiaciuto...insomma, è una cosa improvvisa e queste cose, normalmente, richiedono tempo... -
- Frena, frena, frena! - disse Gannicus. - non so di cosa stai parlando, di cosa sei dispiaciuto? -
- Per il censimento. - disse l'uomo come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Crisso voleva già voltarsi e andare dalla parte opposta.
- Ah, il censimento...in verità non siamo venuti qui per questo... -
- Vi assicuro che ho preparato tutto quello di cui avete bisogno. - e così dicendo tirò fuori da una sacca un papiro rilegato che doveva essere bello lungo una volta srotolato. - qui ci sono gli elenchi di tutti i miei lavori; come potete vedere non ho mai partecipato ad una battaglia e non saprei nemmeno come fare, voglio dire, quello è venuto da me e mi ha detto: "ti darò una spada e così potrai spaccare teste ai romani", non che non voglia farlo ma credo proprio di non poterlo fare per il mio fisico decisamente debilitato... -
- Frena, frena, frena!!! - continuò il Celta. - Amico, io mi sono perso! Uno: non sono venuto qui per il censimento; due: chi ti ha detto che potrai spaccare teste? Tre: perché non puoi spaccare teste? -
- Ecco, è venuto un tipo, mi ha detto che avremmo tutti fatto festa con le teste dei romani e che dovevo prepararmi per il censimento, dimostrando quanto posso valere in battaglia. Il fatto è che io sono uno scalpellino, non credo che sarei utile alla causa; al massimo potrei adornare le vostre lapidi in modo eccellente. -
- Oh, capisco. Bé, il censimento serve proprio per capire chi può lottare e chi no e, guardandoti, direi che non sei molto abilitato alla lotta. -
- Dillo a quello, sembrava un invasato, se non mi alleno con gli altri potrebbe anche prendersela con me. -
Gannicus si voltò contrariato verso il Gallo.
- Ma perché devi sempre minacciare tutti?!?!? -
- Cosa?! - disse Crisso. - Ma di che parli?!? -
- Hai minacciato quest'uomo solo perché non è idoneo alla lotta! -
- COSA?!?!? - gridò Crisso.
- Oh no, mio buon signore. - disse lo scalpellino. - non era lui. -
- Ah, scusa. Ma da come lo descrivevi sembrava che parlassi di Crisso, l'Indomito Gallo. -
- Ehi, amico, tu hai dei seri problemi di giudizio sulle persone. - bofonchiò il Gallo guardando il Celta. - chi ti ha minacciato? - disse rivolgendosi all'uomo.
- Antonino. -
- Di nuovo? Spartacus dovrà parlare con Antonino, vuole proprio far scorrere sangue. -
- Una cosa giusta. - aggiunse Crisso con aria dura.
- Sì, basta che non costringa tutti. Quello è capace di chiederlo perfino ad un cieco. -
- Ehm...se non siete qui per il censimento, e addio a tutto il mio lavoro certosino che ho fatto per segnalare ogni pietra che ho contribuito a rendere bella con il mio scalpello, per cosa siete venuti? -
- Una cosa facile ma importante. Sai per caso quale sia il nome di Spartacus? - chiese con un sorrisone Gannicus.
- No. -
- Sicuro? -
- Sì. -
- Sicuro, sicuro? -
- Sì, sì. -
- Non hai il minimo dubbio? -
- Nessun dubbio. -
- Sicuro? -
- Sì. -
- Sicuro, sicuro? -
- Sì, sì. -
- Ne sei certo? -
- BASTA!!!!! - gridò Crisso.- Per l'amor degli Dei ne è sicuro! Quante volte deve ripetertelo per capire che non lo sa?!?!? - e così dicendo se ne andò brontolando a tutti quelli che gli passavano accanto.
- Posso suggerire una tisana che lo aiuti a calmarsi per il tuo amico? -
- Sei davvero gentile, ma credo di riuscire a tenerlo buono. -
E così mentre Crisso sbraitava ai quattro venti, Gannicus cancellava un altro nome dalla Lista.
Schiavo Ribelle n.3.
- Salve buon uomo. - esordì per la terza volta il Celta.
- Poche storie! - ringhiò Crisso. - Sai qual'è il vero nome di Spartacus? -
- ...ehm...no. - disse l'uomo interpellato.
- Grazie! - e così dicendo afferrò Gannicus per una mano e lo strattonò via.
- Ma ti sembra il modo di chiedere?!? - si lamentò Gannicus.
- Il migliore. - gli rispose il Gallo con un ghigno quasi satanico.
Schiavo Ribelle n.4.
- Ehi tu, sai qual'è il vero nome di Spartacus? -
- No. -
- Andiamo. -
Schiavo Ribelle n.5.
- Ehi tu, sai qual'è il vero nome di Spartaucs? -
- ...no... -
- Andiamo! -
Schiavo Ribelle n.6.
- Ehi tu, sai qual'è il vero nome di Spartacus?!? -
- Eh? ...no... -
- Andiamo! -
Schiavo Ribelle n.7.
- Non dire una sola parola!!!! - gridò Gannicus.
L'uomo interpellato non fiatò nemmeno dalla paura.
- Cosa stai cercando di fare? - disse arrabbiato il Celta dritto in faccia a Crisso.
- Cerco di capire quale sia il vero nome di Spartacus. -
- In questo modo? -
- Già. La cosa non ti va? -
- NO! O si fa a modo mio o non se ne fa nulla! -
Quelle erano le parole che stava aspettando.
- Allora non se ne fa nulla, perché questo è il MIO modo di chiedere. -
- Infatti, d'ora in avanti chiederò io e tu farai il bravo stando zitto fino a che non sarai interpellato. -
- Cosa?!? - sbottò il Gallo. - Mi prendi in giro? -
- Perché dovrei farlo? Mi hai innervosito, è meglio se d'ora in poi parlo io. -
- Quindi...posso andarmene? - chiese.
- Certo che no! Tu rimani con me! -
Speranze vane, con Gannicus si faceva sempre a modo suo.
- Scusa, ma tu sai qual'è il nome di Spartacus? - chiese amabilmente il Celta all'uomo davanti a loro.
- No. -
- Ti ringrazio infinitivamente per il tempo che ci hai dedicato. -
- Facevamo prima a modo mio. -
- Nessuno te lo ha chiesto! - disse il Celta spuntando un altro nome dalla Lista.
Schiavo Ribelle n.152.
Era quasi passata la mattinata e i due guerrieri procedevano tranquillamente per l'accampamento. Tranquillamente si fa per dire, Crisso era sofferente, avevano parlato con un decimo dell'intera Armata ribelle, ribelle più ribelle meno, e non erano arrivati a nulla, mentre Gannicus sembrava non cedere di un millimetro dalla sua malsana voglia di conoscere quel nome; benché il Gallo gli avesse fatto notare che avevano avuto risposte solamente negative, il Celta non desisteva, la Lista era ancora lunga. Per un momento a Crisso era passata per l'anticamera del cervello che in realtà quella era una strategia per scoprire possibili spie romane, schiavi che non avevano minimamente abbandonato i loro padroni cercando un modo per avvicinare Spartacus ed eliminarlo, forse serviva proprio a questo il censimento che il Capo dei Ribelli aveva chiesto, sotto mentite spoglie, per scoprire eventuali pericoli, e come al solito lui non ne era stato messo al corrente, ma Gannicus continuava a negare, e così Crisso diventava sempre più nervoso ad ogni passo fatto. L'ennesima tenda, l'ennesimo uomo che non avrebbe saputo niente.
- Ehilà buon uomo! - disse il Celta.
- Oh, quale onore! Tu sei Gannicus il Celta, famoso gladiatore, avevi una nomea eccellente, il Dio dell'Arena. -
- WoW! Fa piacere vedere che qualcuno si ricorda ancora di me! - disse Gannicus picchiettando il gomito sul fianco del Gallo.
- Ti ho visto combattere, molto prima che la grande Arena di Capua fosse costruita e già allora tutti dicevano che avresti fatto una carriera brillante. Peccato, hai ricevuto la libertà, ma non ti abbiamo più visto a Capua, ti ha sostituito come Campione un tizio qualunque... -
- COSA?!? - gli gridò addosso Crisso.
- Ehm...lui è Crisso, l'Indomito Gallo e Campione di Capua. - fece Gannicus indicando all'uomo il Gallo furioso che gli sbavava accanto.
- Ah sì? Oh, scusa...non t'ho mai visto. -
- CHE?!? - a Crisso cadde la mascella a terra.
- Non t'ho mai visto. -
Il Gallo era pallido come un cadavere.
- Immagino che tu non andassi spesso all'arena, giusto? - chiese il Celta.
- No, infatti. Il mio Dominus ci andava spesso, ma mi portava sempre meno, però C'ERO! - disse alzando il mento con orgoglio. - C'ERO quando Spartacus ha ucciso l'Ombra della Morte! -
- ...e te lo ricordi che non era solo? - chiese Crisso.
- Sì, c'era un...tizio...che s'è beccato una bella spadata sul torace e una bella spadata sulla schiena, mi fece un po' pena...non so cosa ne sia stato di lui, forse è morto. -
Il pallore del Gallo era sparito completamente sostituito da un rosso vivo. Gannicus afferrò il braccio e iniziò ad andarsene.
- ...scusate, ma...volevate qualcosa? -
- No no, solo salvarti la vita. - gli rispose Gannicus salutandolo alla svelta e cominciando a correre trascinandosi via il Gallo che sbavava come un cane rabbioso.
Schiavo Ribelle n.153.
- Questa armata è strabordante d'imbecilli!! - brontolava Crisso. - Cioè, avrei capito uno che non conosceva nessun gladiatore perché ha passato anni nelle miniere, ma quello!!! QUELLO!!!! Quello conosce te e conosce Spartacus, come fa a non sapere chi sono io?!? -
- Rilassati, non sappiamo che tipo di schiavo fosse, magari non gli era concesso di seguire i giochi, non più del dovuto. - cercò di rincuorare l'amico.
- Anni e anni a combattere nell'arena e l'unica cosa che ho ottenuto è la pietà di un uomo che non sa nemmeno chi sono. - adesso Crisso sembrava piagnucolare e Gannicus pregò che nessuno lo vedesse.
- Dimenticalo. Tu sei l'Indomito Gallo, conosciutissimo in moltissime regioni romane. -
- Se lo dici tu. -
- Occupiamoci del prossimo ex-schiavo, va bene? - disse il Celta avvicinandosi all'ennesimo individuo di quella mattina.
- Salve buon uomo. -
- Salve e voi. Cosa posso fare per due così nobili guerrieri? -
- Tu lo sai chi sono io? - chiese Crisso.
- Ma certo! sei l'Indomito Gallo Crisso. -
- EVVAI!!!! - gridò con tutto il fiato che aveva nei polmoni il Gallo. Giustizia era fatta.
- Bene, questo ci fa piacere. Ehm, posso farti una domanda? -
- L'hai già fatta, ma se me ne vuoi fare un'altra fai pure. -
- Hai idea di quale sia il vero nome di Spartacus? -
- Certo. -
Crisso e Gannicus si bloccarono come due statue di sale.
- Tu...conosci il vero nome di Spartacus? -
- Certo. -
- E ce lo puoi dire? -
- Ma non siete i suoi migliori amici? Non lo sapete? -
- Senti, bellino! - la voce di Crisso divenne un basso ringhio, come di una belva che sta per morderti alla giugulare senza starci a pensare troppo. - Non ho voglia di stare qui a spiegare la ragione per cui noi, i suoi migliori amici, non sappiamo quale sia il suo vero nome, ho passato quasi tutta la mattinata dietro a questo Celta solo perché è un testardo bastardo.. -
- Ehi! -
- ...e adesso non mi va che uno sconosciuto come te mi venga a fare le pulci! Conosci il vero nome di Spartacus? Allora dillo! -
- Va bene, va bene, che caratterino. -
- DILLOOOOO!!!!!! -
- Suro. -
Un'aria gelida oltrepassò il campo dei ribelli facendo scompigliare i lunghi capelli biondi di Gannicus.
- Suro? - chiese Gannicus con un filo di voce.
- Esatto. Suro. - Confermò l'uomo.
- ....ma come fai...a dire che...Suro è il suo nome? -
- Perché la sua sposa si chiamava Sura. - lo disse come se fosse la cosa più logica del mondo, infatti guardava i due gladiatori come due poveri dementi.
Crisso si voltò verso il Celta.
- Te lo giuro, ce la sto mettendo proprio tutta, ma questa non l'ho capita. -
- Nemmeno io. - il Celta si rivolse di nuovo all'uomo. - Puoi spiegarci questa cosa di Sura e di Suro? Per favore? -
- Niente di più facile. Come sapete bene i Romani hanno ben tre nomi: il praenomen che è il nome proprio, il nomen che individua la gens, ovvero il clan di appartenenza, e cognomen che indica la famiglia in senso nucleare, all'interno della gens; mi seguite? -
I due, a bocca aperta, fecero di sì con la testa.
- Questa cosa si applica soltanto agli uomini. Non si usa attribuire veri e propri nomi personali alle donne, che vengono, per la maggior parte di loro, conosciute soltanto con il proprio nome gentilizio e cioè il nomen, ovviamente declinato al femminile. Ora, la sposa di Spartacus si chiamava Sura, quindi è la moglie di Suro. il vero nome di Spartacus è Suro. - concluse compiaciuto l'uomo.
Crisso e Gannicus avevano la mascella ormai bloccata da tanto che si era abbassata.
- Oh, andiamo, non è così difficile capirlo; bastava vedere la Seconda Stagione, c'è Seppius e sua sorella Seppia! -
- Ehi, io sono presente già nel Prequel! - disse subito Gannicus. - e per la cronaca sono riapparso proprio nella Seconda Stagione e non lo sapevo! -
- Ma certo che non lo sapevi, eri troppo preso dal rapire Ilizia per accorgetene! -
- Come osi?!? - brontolò il Celta con la mano sull'elsa della spada.
- Un momento. - disse Crisso con la più grande calma del mondo. - Le tue belle parole hanno una cosa sbagliata. -
- ...e quale sarebbe? - disse l'uomo come a sfidarlo.
- Il tuo ragionamento vale solo per i Romani, e Spartacus ti sembra romano? -
- Ah ha!!!! - gridò il Celta in faccia all'uomo. - Hai sbagliato in pieno, e prega che Spartacus non venga mai a sapere che lo hai paragonato ad un romano! Chissà cosa potrebbe capitarti? -
E così dicendo i due se ne andarono belli soddisfatti alla tenda successiva.
Schiavo Ribelle n.1.118.
- Fatemi capire bene. - disse l'uomo interpellato. - State andando in giro per il campo a chiedere quale sia il vero nome di Spartacus? -
- Sì. - sbuffò Crisso. - ...e mi fanno già male i piedi. -
- Ma quante storie che fai! Come puoi lamentarti per un po' di buon sano camminare, scusa? E allora, quando eravamo al Ludus, che passavamo ore e ore sotto il sole? Non mi sembrava che ti lamentassi. - lo provocò Gannicus.
- Escludendo il fatto che Enomao mi avrebbe fatto passare la voglia di bighellonare, tu non puoi proprio parlare! Dormivi fino a tardi dopo una colossale sbronza, ti svegliavi probabilmente circondato da donne nude e poi andavi ad allenarti all'ombra perché era così che volevi tu! -
- Ero il Campione. - puntualizzò il Celta.
- Lo ero anch'io e non l'ho mai fatto! -
- Non è mica colpa mia se sei sempre stato un po' tonto. -
- Cosa? - gli gridò il Gallo.
- Tonto. -
- Come?!? -
- Tonto. -
- COSA?!?!? -
- Ma non ti sei lavato le orecchie stamani? -
- Oggi ho solo voglia di prenderti a calci dove non batte il sole Celta! -
- Avresti dovuto approfittarne quando eri Campione e non l'hai fatto.... -
- Perché sono un uomo che ha delle regole e anche dell'onore da difendere. -
- Cosa c'entra l'onore col dormire fino a tardi? -
- Non mi va di stare ancora qui a spiegare le ragioni sui miei comportamenti al Ludus quando ero Campione - continuò Crisso quasi con la bava alla bocca - Vogliamo avere o no questa risposta? -
Così dicendo si voltò verso il Ribelle....ed entrambi si accorsero che se n'era semplicemente andato.
- Il prossimo? - chiese Gannicus.
- Da quella parte. -
Schiavo Ribelle n.1.499.
- Ah, ma dai, il vero nome di Spartacus! -
- Esatto, hai notato che non lo chiede mai nessuno? - disse amabilmente Gannicus.
- Bé, in verità non lo so con esattezza. Però... -
A quelle parole ai due uomini si drizzarono le orecchie.
- Intendi dire che hai una....vaga...idea di quale possa essere? -
Il ribelle interpellato fece un radioso sorriso verso l'Indomito, era consapevole di essere al centro dell'attenzione, un'occasione così ti si presenta una sola volta nella vita e succedeva solo ai Liberti, quindi era davvero una manna dal cielo.
- Vi posso assicurare che c'è un modo di capirlo senza troppi problemi. - si azzardò perfino a fare l'occhiolino verso Gannicus che ormai sembrava pendere dalle sue labbra.
- Bene, ti ascoltiamo. -
- Ah, è facile. Omero. -
Gannicus e Crisso sembravano imbambolati.
- Omero? - chiese il Celta.
- Esatto! -
- Cioè....secondo te...Spartacus...si chiama Omero? -
- Eh? Ma no, che dici? -
- Aaaaahhhh.... - dissero in stereo i due ex-gladiatori.
- Dicevo che Omero può esserci d'aiuto. -
- Eeeeehhhhhhh??? -
- Nessuno di voi ha letto l'Iliade? -
- Ma per favore!!! - disse Gannicus alzando le mani verso il cielo. - Ma questo povero Gallo qui accanto a me manco sa leggere! -
- IO SO LEGGERE PERFETTAMENTE! - urlò Crisso. - Vuoi piantarla di dire che non so farlo! -
- Secondo me sapevi leggere solo la Lista degli Incontri che si svolgevano nell'Arena; sai: Incontro uno) Barca vs Raskos; incontro due) Dagan vs Ashur; incontro tre) Crisso vs Un perfetto sconosciuto...ci aggiungo anche le parole Incontri pomeridiani e Incontro finale! -
Una sonora pernacchia arrivò alle orecchie di Gannicus!
- Vai avanti uomo! - Crisso aveva gli occhi iniettati di sangue.
- Dunque...Omero ci può dire quale sia il nome di Spartacus! Parlavo dell'Illiade perché inizia proprio con il nostro quesito: "Parlami o Diva del Pelide Achille l'ira funesta", d'accordo? - disse l'uomo ammiccando verso di loro.
- Continuo a non capire. -
- Anche in questo caso nemmeno io. - confermò il Celta.
- Quando chiamano Achille il Pelide è perché è figlio di Peleo. -
- Aaaaaahhhhhh..... - ai due ex-gladiatori proprio non veniva l'illuminazione.
- Insomma basterà dire come potrebbe venir detto il nome di Spartacus se fossimo Omero. -
Un silenzio di tomba avvolse i tre personaggi.
- Mi sto impegnando con tutte le mie forze....non ci arrivo. - concluse Crisso facendo cadere le braccia al ribelle.
- Perdonami... - si arrischiò il Celta - ...ma questa cosa funzionerebbe se....Spartacus avesse un figlio? Oppure lo dovrebbe dire suo padre? -
- Secondo me è una benemerita cazzata! -
- Stavo cercando di aiutarvi! - disse offeso l'uomo.
- Sì, lo so, andiamo Gannicus. -
I due ex-gladiatori lasciarono il ribelle decisamente indispettito, loro non avevano la sua logica, erano proprio dei barbari, ah!
- Ma tu c'hai capito qualcosa? -
- Solo che, probabilmente, è greco. -
Schiavo Ribelle n.1.500.
Crisso e Gannicus erano già diretti alla tenda successiva quando un uomo gli si parò davanti con aria decisa.
- Siete voi che andate in giro per il campo a fare domande ai miei uomini? -
- Oh per l'amor degli Dei! - imprecò Gannicus.
- Ma che vuole questo? I SUOI uomini? - chiese Crisso.
- Antonino! - fece il Celta con l'aria a metà tra il finto divertito e il "voglio buttarmi dentro il Vesuvio".
- Antonino? - disse Crisso con aria stupita. - Quindi sei tu quell'Antonino che va a minacciare gli scalpellini? -
- Io non minaccio nessuno, dico solo agli uomini di buona volontà che DOVRANNO SANGUINARE COPIOSAMENTE SE VORRANNO SCONFIGGERE ROMA! -
- Certo che se glielo dici così.... - continuò Gannicus.
- COME DOVREI DIRGLIELO? I ROMANI SONO TUTTI DEI PORCI SCHIFOSI E DEVONO MORIRE IN MODO ATROCE! -
- Ah, bé, per questo siamo d'accordo tutti quanti. - sorrise amichevolmente il Celta. - Però....forse dovrebbe essere Spartacus ad incitare i Ribelli. -
- POSSO FARLO IO AI MIEI UOMINI! -
- Scusa, scusa, ma...i TUOI uomini? Spartacus ti ha eletto suo tenente o cosa? - chiese l'Indomito Gallo preso alla sprovvista; chi era questo Antonino poi?
- NO! NON HO CHIESTO NULLA AL PRODE SPARTACUS MA SONO CERTO CHE MI RISERVEREBBE TALE INCARICO IN MODO ASSOLUTO VISTO CHE STO RENDENDO I SUOI UOMINI, I MIEI UOMINI, DELLE VERE MACCHINE DA GUERRA, SONO SICURAMENTE L'UOMO GIUSTO AL MOMENTO GIUSTO! -
- Scusami, ma perché urli così tanto? -
Antonino si gratto la testa.
- Fa più paura così. - rispose tranquillamente.
- Fai paura ai nostri non ai romani! - si pronunciò Gannicus.
- Non importa, ci vuole qualcuno che sproni un po' gli uomini....senza sbraitare però. Già che siamo qui, che ne pensi di rispondere ad una domanda? - disse il Gallo.
- Certo. -
- Tu sai qual'è il nome di Spartacus? Il VERO nome di Spartacus? -
- Ehm...no. Temo di non potervi aiutare in nessuna maniera. -
- Ah, sì, capisco. - disse sconsolato Crisso, mentre Gannicus sembrava teso e pronto a ricevere qualcosa di improvviso e terribile allo stesso tempo.
- PERÒ SO COME SI CHIAMA QUEL BASTARDO DI UN ROMANO CHE VOLEVA FARMI LA FESTA!!! - gridò Antonino.
Gannicus guardò Crisso con una tacita espressione che la diceva lunga, tipo: "ora non la finirà più!".
- QUEL MISERABILE LURIDO PEZZO DI CACCA AL DI LA DEL TEVERE! IO SONO UN POETA...
- Un...che? -
- IL MIO COMPITO ERA QUELLO DI EDUCARE GIOVANI ROMANI NELL'ARTE, NELLA MUSICA, NELLA POESIA! -
- Siamo messi bene. -
- MA NO, INVECE QUEL MISERABILE DEL MIO DOMINUS MI REGALA A QUEL GRAN PEZZO DI CACCA E QUELLO...QUELLO VUOLE CHE FACCIA IL BAGNO CON LUI, VI RENDETE CONTO!?!? -
- Durerà molto? - chiese sottovoce Crisso all'amico.
L'alzata di spalle di Gannicus la diceva lunga: "Fino a che avrà fiato per parlare".
- MA IO MI SONO RIBELLATO! NON SONO UNO SCHIAVO CARNALE, NON VOGLIO UNA POSIZIONE ALTOLOCATA, NON VOGLIO METTERMI IN NESSUNA POSIZIONE! E POI, PER GIOVE, FACEVA GIÀ GLI OCCHI DOLCI A QUELLA SCHIAVETTA CHE GLI SBAVAVA DIETRO, PERCHÉ VOLEVA PER FORZA CHE GLI LAVASSI IL DIDIETRO?!? CERTI BUCHI, SEMPLICEMENTE, NON VANNO NEMMENO SFIORATI!!! -
- ....allontaniamoci... - disse Gannicus con un filo di voce mentre, piano piano, trascinava via Crisso.
- GLIELA FARÒ PAGARE A QUEL TROGLODITA, SODOMITA, MENTECATTO SACCO DI PULCI, MORTE A MARCO! MORTE AL ROMANO MARCO!!! -
- Questo Marco deve essere proprio una canaglia. - disse Crisso, ma ormai non aveva importanza, i due stavano correndo come se avessero le ali ai piedi, più si allontanavano da Antonino, più si sentivano meglio.
Schiavo Ribelle n.3.765.
- Salve. -
- Salute a voi. -
- Nome di Spartacus? -
- Eh? -
- Niente, non importa. -
Schiavo Ribelle n.6.345.
- Ciao. -
- Ciao. -
- Spartacus. Nome? -
- Non ho capito? Cosa state cercando di dirmi? -
- Niente. -
Schiavo Ribelle n.8.103.
- ........ -
- Volete dirmi qualcosa? -
- Spartacus... -
- Sì? Spartacus...e allora? -
- ....buona notte... -
Schiavo Ribelle n.9.221.
- Ehilà! - salutò tutto galvanizzato l'uomo che vide avvicinarsi i famosissimi Gannicus, il Dio dell'Arena, e Crisso, l'Indomito Gallo. - Posso esservi d'aiuto? Fare qualcosa per voi? -
- ...ce lo dici il nome di Spartacus? - sibilò Crisso.
- Ehm...non conosco il vero nome di Spartacus... -
Crisso iniziò a piagnucolare come un bambino a cui hanno rubato un dolcetto.
- Contieniti Crisso, un po' di amor proprio. - gli disse Gannicus.
- Però forse potrei darvi una mano a capirlo. -
Le orecchie dei due uomini si drizzarono come quelli di un lupo nella tormenta che cerca un riparo e non sa dove sbattere la testa, era meglio essere felici o scappare di nuovo dall'ennesimo fiasco colossale che li tormentava da tutta la giornata?
- E come faresti? - chiese il Celta, già pronto ad andarsene.
- Bé, io non credo che esistano molti nomi nella terra di Tracia; voi lo sapete che a Roma molti uomini hanno lo stesso nome? -
Gannicus stava già digrignado i denti ripensando a Seppius e Seppia.
- ...e non solo tra i romani, ma anche tra gli schiavi, perché spesso i romani cambiano i nomi dei propri schiavi se non sono di origine greche... -
- ...e allora? - disse Crisso, con dieci anni in più segnati sulla faccia.
- Bé, vedete, se fossi al centro della città di Roma e urlassi: TITO!!! - gridò l'uomo girandosi da una parte.
I due ex-gladiatori sobbalzarono.
- ...sicuramente si volterebbero almeno cinque persone. - continuò l'uomo in modo normale. - Se mi volto dall'altra parte e urlo: TIBERIO!!!!! - sbraitò dalla parte opposta.
Altro sobbalzo per Gannicus e Crisso.
- ...si volterebbero almeno dieci persone. Insomma, in fantasia siamo messi male a Roma. -
- ....dobbiamo fargli notare anche a questo che non siamo romani? - chiese Crisso.
- La stessa cosa succede con gli schiavi, sapete che il nome più diffuso tra gli schiavi è Tiberio, seguito da Tito? -
A Crisso si illuminarono gli occhi, effettivamente conoscevano un ex-schiavo che veniva chiamato Tiberio dal suo Dominus ma, con la liberazione ottenuta grazie a Spartacus, aveva ripreso il suo vero nome, Nasir.
- Stai dicendo che....? -
- Se cominciate a chiamarlo con i nomi della Tracia, sicuramente si volterà quando sentirà il suo! - concluse l'uomo.
- Non è male come idea. - disse Gannicus assottigliando gli occhi pensieroso.
- Io la trovo geniale! - esultò il Gallo. - Sei stato di grande aiuto! -
- Vi ringrazio. Sognavo di potervi essere d'aiuto in qualche modo, adesso potete mettere una buona parola per me? -
- Cioè? -
- Antonino mi ha minacciato dicendomi che se non combattevo con lui significava che stavo dalla parte di Marco! - disse tremando il povero uomo. - Io...non so nemmeno chi sia questo Marco. -
- Non funziona così, tu non devi ascoltare ciò che ti dice Antonino, d'accordo. -
- Ah, grazie, ora mi sento sollevato. -
- Però puoi esserci d'aiuto lo stesso. -
- E come? -
- Conosci i nomi più comuni o usati della Tracia? - gli chiese il Gallo con gli occhi che brillavano di speranza.
- Ma che vi sembro un Trace? - disse bruscamente l'uomo. - Chiedete ad un Trace! -
E così dicendo se ne andò lasciando i due ex-gladiatori a rimuginare sull'accaduto.
- Cosa ne pensi? - chiese serio Crisso.
- Penso che dobbiamo DAVVERO fare un discorsetto con Antonino. -
- Non a quello! Al nome Trace! -
- Penso che dobbiamo cercare un Trace e chiedergli qualche nome della Tracia! -
E via di nuovo, verso la tenda successiva.
Schiavo Ribelle n.9.222.
- Salve buon uomo! -
- Salve a voi. -
- Ehm...scusa la domanda, ma tu sei un Trace? - chiese gentilmente il Celta.
- No, io sono un Gallo. -
- Ottima razza. - disse tutto orgoglioso Crisso.
- Sì, ma non è quello che ci interessa; grazie del tuo tempo. -
E così dicendo i due andarono avanti.
Schiavo Ribelle n.9.223.
- Salve! - esordì sempre più allegro Gannicus.
- Salve. -
- Sei un Trace? -
- No, sono un Gallo. -
- Ottima razza. - ripetè Crisso.
- Va bene, ma non è questo il punto. Ti ringrazio e scusaci se ti abbiamo disturbato. -
Schiavo Ribelle n.9.224.
- Scusa, sei forse un Trace? -
- No, sono un Gallo. -
- Ah, va bene. -
Schiavo Ribelle n.9.225.
- Trace? -
- Gallo. -
Schiavo Ribelle n.9226.
- Trace? -
- Gallo. -
Schiavo Ribelle n.9.227.
- Trace?! -
- Gallo. -
Schiavo Ribelle n.9.228.
- Trace?!?!?!?!? -
- Gallo. -
- FUCKING GAULS!!! - gridò Gannicus.
- Ehi! - dissero in coro Crisso e l'altro Gallo.
- Scusatemi!!!! - continuò frustrato il Celta. - Mi avevano detto che non c'erano più molti Galli, ma più che altro Germani; per adesso abbiamo trovato solo Galli, non riesco a credere che ci sia un solo ed unico Trace in TUTTO il Campo ribelle. -
- L'uomo della tenda qui accanto è un Trace. - disse tranquillamente l'uomo interpellato.
- Grazie e...Addio!!! -
I due si diressero immediatamente alla tenda successiva.
Schiavo Ribelle n.9.229.
- Salute a te buon uomo. - Fu Crisso a parlare.
- Anche a voi. -
- Poche storie, sei un Trace o no? - replicò subito Gannicus.
- Ehm...Trace. -
- SIANO RINGRAZIATI GLI DEI!!! - gridò il Celta alzando le braccia al cielo.
- Non badare a lui, è stanco, è tutta la mattina che cammina. -
- Anche tu. -
- Sono più resistente di te. -
- Ma chiudi il becco! -
- Ehm...desiderevate qualcosa? -
- Sì! Allora, sei un Trace e noi abbiamo bisogno di sapere qualche nome della tua terra. -
- Nome? -
- Sì, nomi, nomi, nomi, i più semplici, i più usati, basta che siano della Tracia! - Gannicus ormai cominciava a risentire della stanchezza, e sì che l'idea di scoprire il vero nome di Spartacus era partita da lui, ma non credeva che fosse così difficile. - Allora, ne conosci? -
- Ovvio, sono un Trace. -
Senza chiedere il permesso Gannicus afferrò Crisso per le spalle, lo fece voltare e utilizzò la sua schiena come appoggio.
- Ma che fai? - chiese Crisso.
- Senti, non ho un tavolo per appoggiare il papiro e dubito che tu voglia metterti a novanta gradi per farmi da tavolo, ma almeno lasciami usare la tua schiena. - e così dicendo prese tutto il necessario per aggiornare la sua Lista - Vai! - concluse.
- Vai dove? -
- Dimmi i nomi Traci! -
- Ah...bé, vediamo...Amadoco, Berisade, Bisalte, Carope, Cersoblepte, Cisseo, Cotys, Diomede, Dromicete, Eagro, Eumolpo, Hemo, Hebryzelmi... -
Gannicus scriveva a velocità luce sulla spalla di Crisso, il grattare del calamus gli faceva il solletico ma il Gallo non disse una parola, in realtà stava perfino trattenendo il fiato.
- Aspetta, aspetta... - s'interruppe il Celta. - Come si scrive questo? Cers...ople.. -
- No, è Cersoblepte. -
- Grazie....vai avanti! -
- ...Licurgo, Lisimaco, Remetalce, Rescuporide, Reso, Seute, Sitalce, Strimone, Tegirio, Tereo, Teres.... - l'uomo si bloccò.
- Bè? - chiese allarmato Gannicus.
- Bé, cosa? Non me ne vengono altri in mente. -
- Ah, d'accordo, va bene così! Ti ringrazio infinitivamente per il tuo aiuto. - disse Gannicus mettendo via il papiro e il calamus. - Crisso ce ne possiamo anche andare. -
- Davvero? Oh, bene....allora ciao...chiunque tu sia. -
I due ex-gladiatori se ne andarono tutti soddisfatti senza voltarsi indietro.
- Dove stiamo andando precisamente? - chiese il Gallo quando notò che non erano diretti all'ennesima tenda.
- Torniamo indietro, da Spartacus. -
- Cosa vuoi fare? -
- Facile, ci mettiamo davanti alla tenda e cominciamo a chiamarlo con questi nomi, quando sentirà il suo sicuramente verrà fuori. -
Il Gallo non era certo che questo trucchetto avrebbe funzionato, ma il non dover più girovagare senza meta nel Campo ribelle gli fece capire che andava bene così, che finisse bene o male, che fossero riusciti o meno a scoprire il nome di Spartacus poco importava, lui voleva solo tornarsene nella SUA tenda, dalla SUA Naevia, e riuscire a massaggiarsi i piedi. Ma no, dopotutto un po' di curiosità ce l'aveva e tanto lavoro meritava una ricompensa!
Arrivati davanti a pochi metri dalla tenda del Portatore di Pioggia, Gannicus tirò fuori nuovamente il suo prezioso papiro preparandosi a dire il primo nome della sua lista.
- Amadoco! -
- Che c'è? -
I due uomini schizzarono così in alto che per poco non atterrarono per terra con il sedere.
- Porca vacca! Ma che diavolo...?... -
Gannicus e Crisso si voltarono e guardarono l'uomo che aveva parlato.
- Che vuoi tu?!? - gli disse in malo modo Crisso.
- Come sarebbe "cosa voglio?", mi avete chiamato. -
Punto interrogativo gigante sulle teste dei due ex-gladiatori.
- Oh! - illuminazione per Gannicus. - Ti chiami Amadoco? -
- Esatto. -
- Per la miseria, tre ore a cercare un Trace e poi scopriamo che ce n'era almeno uno vicinissimo alla tenda del capo. - ringhiò il Gallo.
- Allora, che volete? -
- Nulla, nulla, non era te che chiamavamo. -
- Ah, bé, va bene, ma già che siete qui, ho una domanda da farvi. -
- Parla. -
- Io e i miei compari abbiamo trovato questa. - così dicendo Amadoco mostrò loro un oggetto.
- Ma è una tromba! - disse Crisso.
- Sì, esatto, alcuni uomini l'hanno fregata ad una pattuglia romana qualche giorno fa e ci stavamo chiedendo se era il caso di utilizzarla o no. Lo abbiamo chiesto in giro, molti hanno fatto spallucce, escluso uno...quello metteva un po' paura, ha detto che dobbiamo farlo ad ogni costo, così potremo dimostrare ai romani che, per avere questa, abbiamo fatto fuori diversi soldati. Lui odia proprio tanto i romani. -
- Fammi indovinare. Antonino? - chiese Gannicus con gli occhi a fessura.
- Vedo che lo conosci. -
Sia Crisso che Gannicus girarono gli occhi verso il cielo, quell'uomo era una vera spina nel fianco.
- Fate pure, usate quella cosa se ci riuscite. - si arrese il Gallo.
- Non dovrebbe essere difficile, basta soffiare. - E così dicendo Amadoco si allontanò.
- E se ci sono altri uomini della Tracia? - chiese Crisso.
- Ma che sono tutti qui?!? - Gannicus guardò male il Gallo. - Chi se ne frega! - il Celta riprese il suo papiro.
- Beri...Be...Beris...ma che c'è scritto qui? -
- Ed io che ne so? Sei tu quello che scriveva. -
- Ma qui è colpa tua. -
- Perché dici che è colpa mia? Io mi sono perfino trattenuto dal respirare. -
- Infatti, avevi il singhiozzo. Ecco perché ho scritto male! - protestò Gannicus. - Bé, non importa, credo di sapere cosa c'è scritto..quindi BERISADE!!!! - gridò.
Nessuno gli fece schizzare nuovamente verso l'alto.
- Bisalte, Carope, Cersoblepte, Cisseo, Cotys, Diomede, Dromicete, Eagro, Eumolpo, Hemo, Hebry...ma che cavolo di nome è? Hebryzelmi, Licurgo, Lisimaco, Remetalce, Rescu...Re...Rescuporide, Reso, Seute, Sitalce, Strimone, Tegirio, Tereo, Teres!!! -
La tenda si smosse e Spartacus uscì immediatamente.
- Ce l'abbiamo fatta!!! - gridò Gannicus iniziando a fare un balletto scemo sul posto.
- Ah sì? E quale nome l'ha attirato? Gli hai detti tutti. - disse Crisso con la braccia che ciondolavano sui fianchi.
- Si può sapere cosa sta succedendo? - cominciò Spartacus. - Ho sentito un gran rumore. Qualcuno stava urlando? -
- Urlando? - chiese il Celta.
- Fantastico, questo manco li ha sentiti i nomi. - Crisso voleva buttarsi dentro un pozzo.
- Allora? - continuò Spartacus con un serio cipiglio.
Gannicus, ormai al limite di sopportazione, si avvicinò all'amico, posò le sue forti braccia sulle spalle del Portatore di Pioggia, lo guardò intensamente negli occhi.
- Spartacus. Tu sai quanto ti voglio bene. - iniziò il Celta.
- Stai cercando di dirmi che non parteciperai alla missione di domani? -
- Eh? No no, ci vengo, ci vengo. Volevo dirti un'altra cosa. -
- Che non parteciperai alla riunione di stasera per definire, appunto, il piano sulla missione di domani? -
- NO, Spartacus, ci vengo domani in missione, garantito. -
- Bene. -
- Spartacus, tu sai quanto ti sono amico... -
- Arriva al dunque Celta. - sbuffò Crisso. Subito dopo si prese una pedata su uno stinco da parte di Gannicus.
- ...non ho mai creduto nella tua causa, e forse potrei non crederci mai, sono passato dalla tua parte perché lo dovevo ad Enomao, ma dopo la sua morte ho continuato a seguirti perché lo ritenevo giusto. Giusto verso tutti coloro che sono maltrattati da Roma; giusto per tutti coloro che vengono strappati dai propri cari; giusto per tutti coloro che piangono la morte di un amico, di un fratello, di un'amata sposa... -
Crisso continuava a muovere le dita come se volesse strizzare un limone, voleva solo dirgli "stringi".
- ...dopo tutte queste belle parole... - proseguì il Celta. - ...mi dici come ti chiami? -
Spartacus rimase leggermente spiazzato, il Celta aveva aperto il suo cuore, cosa molto rara, gli aveva detto il suo pensiero, aveva sentito gli occhi inumidirsi e il cuore gonfiarsi d'orgoglio e poi...era arrivata la richiesta più insolita che qualcuno non gli faceva da molto tempo.
- Ogni volta che provavo a dire il mio nome, c'era sempre qualcuno che mi zittiva. - disse quasi con risentimento.
- Ah, non ero io, questo è certo! - lo rassicurò Gannicus.
- D'accordo, ti dirò il mio nome. - al che Crisso si avvicinò immediatamente ai due con orecchie ben dritte. - ...e non capisco perché TU... - continuò il Trace guardando il Gallo. - ...lo voglia sapere, a te lo stavo per dire e non te n'era fregato niente. -
- Le cose cambiano. - sentenziò Crisso.
- Se lo dici tu. Allora il mio vero nome è... -
PEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!
- ...soddisfatti? - chiese il Trace.
I due ex-gladiatori strabuzzarono gli occhi, si voltarono verso quello strano rumore. Alcuni ribelli stavano soffiando dentro la tromba romana.
- Amadoco che combini? - chiese Spartacus.
- Provavamo la tromba, cosa te ne pare? -
- Non voglio che portiate quelle trombe in missione. -
- Ah no? -
- Certo che no, uomini che possono fare la differenza hanno bisogno di spade, lance, scudi, cavalli se è possibile, non certo di trombe romane; non ci servono. -
- Ma...Antonino dice... -
- Oh, per gli Dei...ancora Antonino! - sbuffò l'uccisore dell'Ombra della Morte.
- Già. -
- Lascia perdere Antonino, tu vedi di liberarti di quelle trombe, d'accordo? -
- Ai tuoi ordini. -
Subito dopo Spartacus riportò l'attenzione su Crisso e Gannicus che erano rimasti in silenzio con gli occhi di fuori per tutto il tempo.
- Bene, questa discussione è finita e vorrei tanto non doverci più tornare sopra, va bene? -
I due uomini annuirono in contemporanea.
- Crisso fammi un favore, puoi andare a parlare con Antonino e spiegargli che certe sue iniziative non vanno bene e che deve prima chiedere a me? -
- Certo. Volevo già farlo, vuoi che lo gambizzi? -
- Cosa?!? No! Se non ti ascolta mandalo da me, gli parlerò personalmente. -
- Peccato, avrei preferito rompergli una rotula. -
- Gannicus. - continuò Spartacus. - Non stavo scherzando prima, ci sarà davvero una riunione tra poco, puoi andare a chiamarmi Agron? Ho bisogno di lui prima di cominciare. -
- Certo, ma non lo gambizzerò. -
- Perché mai dovresti farlo?!? - chiese allarmato il Capo dei Ribelli.
- Mah...così... - disse il Celta facendo spallucce.
- Voi due, oggi, mi sembrate proprio strani. - e così dicendo Spartacus si allontanò da loro ritornando dentro la sua tenda.
Crisso si avvicinò lento come una lumaca a Gannicus.
- Ti prego, dimmi che hai capito il nome. - gli chiese con un tic nervoso sul labbro superiore.
- Spiacente. Ho sentito solo la tromba. - affermò sconsolato il Celta. Entrambi sbuffarono sonoramente per la delusione appena ricevuta, avrebbero preferito prendersi un calcio in bocca piuttosto che rimanere con un pugno di mosche.
- Che fai adesso? -
- Vado da Antonino, gli farò una strigliata come poche, magari mi sfogo. E tu? -
- Vado da Agron. Io non lo posso strigliare. Potrebbe strigliarmi lui solo per averci provato. -
Crisso capì da quelle parole che il Celta ci era rimasto malissimo.
- Allora ci vediamo stasera? -
- Sì sì. -
E così dicendo i due si separarono. Nessuno osò più tornare sull'argomento; a nessuno, questa volta, veramente, non fregava niente del vero nome del Trace. Lui era Spartacus, l'uomo che li aveva liberati, il resto era storia.
NOTE DELL'AUTRICE
Siete arrivati a leggere le mie note? BRAVI! Questo vi fa onore....oppure siete masochisti. Forse è il caso di farvi leggere qualche nota, perché magari certe cose vi hanno spiazzato (ma magari no.), quindi bando alle ciance:
- L'onomastica latina prevedeva veramente che i nomi maschili tipici contenessero tre nomi propri (tria nomina) e che si applicava solamente agli uomini. Le donne, che venivano conosciute soltanto con il proprio nome gentilizio (nomen), ovviamente declinato al femminile, talvolta veniva seguito da un aggettivo, come nel - frequente - caso di omonimia tra donne appartenenti alla stessa gens (Maior e Minor se le donne erano soltanto due; Prima, Secunda, Tertia e via dicendo se erano più di due). Alcuni esempi: la famosa madre dei Gracchi fu Cornelia, questo non è affatto un nome proprio, anche se alla sensibilità moderna lo sembra, ma semplicemente un gentilizio, peraltro uno dei più famosi; le figlie di Marco Antonio erano conosciute come Antonia maggiore (nonna dell'Imperatore Nerone) e Antonia minore (madre dell'Imperatore Claudio); più di due figlie erano distinte dal numero ordinale: Cornelia Quinta era la quinta figlia di Cornelius.
- I romani avevano tre modi diversi per scrivere: uno era su pergamena, ma il costo era elevato e quindi solo le persone ricche potevano permetterselo; la seconda opzione era il più semplice papiro importato dall'Egitto: ci si scriveva con un particolare inchiostro ottenuto con un panetto solido simile ai nostri acquarelli, doveva essere diluito con acqua per poter essere utilizzato; era nero o marrone molto scuro (da qui il nome atramentum) e composto da nero fumo, fuliggine ottenuta bruciando legna o altri combustibili come la pece. Per cancellare gli errori si usava una piccola spugna bagnata, chiamata spongia deletilis. La terza opzione era la più diffusa: le tabulae, tavolette di legno ricoperte di cera. Per scrivere si incideva la superficie della cera con un bastoncino di legno appuntito chiamato stilus. E per cancellare? Lo stilus all'altra estremità aveva una “gomma”: una spatolina con cui rispalmare la cera per coprire i solchi delle parole scritte per poterne così incidere di nuove. Quando la cera era troppo rovinata si stendeva un nuovo strato di cera, da qui viene l'espressione "fare tabula rasa", ovvero "cancellare tutto".
- L'armata ribelle di Spartacus era formata da circa 120.000 schiavi fuggiaschi (compresi donne, bambini e vecchi) e gladiatori in totale, il numero effettivo dei combattenti non è noto, io ho preferito metterne circa 10.000, altrimenti Gannicus e Crisso non si sarebbero mai fermati.
- Il personaggio di Antonino non è di mia invenzione e non si trova nella Serie, è in realtà un personaggio del film di Spartacus del 1960 di Stanley Kubrick con Kirk Douglas nella parte del grande condottiero trace, Antonino era interpretato da Tony Curtis. Il suo caratteraccio è dovuto al fatto che, nel Director's Cut del film, dove sono state aggiunte delle scene, si capisce velatamente (erano gli anni '60) che Marco Licinio Crasso voleva "fare la festa" allo schiavo, che di carattere era abbastanza tranquillo. Il romano Marco è chiaramente Marco Licinio Crasso, qui non era ancora stato mandato a sedare la rivolta; la schiavetta che sbava sul suo padrone è ovviamente Kore.
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Re: LEGGERLO E' BELLO....SCRIVERLO E' MEGLIO!
APUMA ha scritto:- Titolo Fan Fiction: Tutta colpa del Vecchio
- Nome/Nick autore: APUMA
- Fandom : Spartacus Sangue e Sabbia
- Timeline : prima stagione; prima, durante e dopo la 1x08
- Sommario : Comico
- Spoiler: se avete visto la prima stagione di Spartacus non ci sono spoiler, altrimenti astenetevi dal leggere
- Disclaimer: i personaggi delle serie Spartacus Sangue e Sabbia non mi appartengono (purtroppo), l’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.
Note: ogni tanto compare una parolaccia, chiedo scusa, ma anche a quei tempi si dicevano!Tutta colpa del Vecchio
I due fratelli germani, Agron e Duro, guardarono meravigliati l'enorme massa d'acqua che avevano davanti: il mare.
Non lo avevano mai visto e per loro fu davvero qualcosa che avrebbero ricordato per molto tempo; loro conoscevano solo i monti, le pianure, i ruscelli, i laghi...del mare ne avevano solo sentito parlare e vederlo coi propri occhi non era paragonabile alle storie che avevano ascoltato, doveva essere visto per capire quanto fosse immenso e magnifico!
Sarebbe davvero stato magnifico se i due fratelli fossero stati lì di loro iniziativa, purtroppo non era così, erano incatenati insieme ad un folto gruppo di uomini di diverse razze, erano diventati schiavi!
Tutto era iniziato qualche giorno prima, i due fratelli erano al loro piccolo villaggio a non fare niente, erano guerrieri, quando combattevano era come se fossero posseduti da uno spirito maligno, ma se non c'era un villaggio nemico che voleva saccheggiare il loro, o qualche gruppo di Galli che, annoiati, volevano solo prenderle di santa ragione, loro non avevano nulla da fare, a parte prendere il sole stesi sull'erba. Mentre i due sonnecchiavano passò accanto a loro il Vecchio del Villaggio, un uomo corpulento seguito da un gigantesco lupo, vide i fratelli e sussurrò - L'INVERNO STA ARRIVANDO! - ...era meglio se non l'avesse detto! Agron malediva tutti gli anni che il vecchio si presentava, significava che era arrivato il momento di mettere nuova paglia sul tetto della loro capanna, di andare sui monti a cacciare molta selvaggina, non solo per avere carne essiccata per l'inverno, ma anche per conciare il pellame, la metà sarebbe stata venduta in modo da avere moneta sonante per i casi d'emergenza, l'altra metà sarebbe servita per rimanere al calduccio fino alla primavera...l'avvento del vecchio significava "datevi una mossa scansafatiche!!!"; non era nemmeno una novità, ogni tanto appariva ed esclamava - CRESCERE FORTI! - tutti credevano che fosse il caso di mangiare di più, in guerra un uomo debole rendeva debole tutta l'armata; altre volte arrivava e diceva - MAI INCHINATI, MAI PIEGATI, MAI SPEZZATI! - e tutti i contadini si erano convinti di aver lavorato poco, che non avessero piantato bene i semi per avere del buon grano, di non essersi spaccati la schiena a dovere, la verità era che l'arrivo del vecchio gettava nello sconforto chiunque gli si parava contro; e così i due, a malincuore, il giorno dopo si alzarono pronti per andare ad una battuta di caccia. Quello che però incontrarono non fu qualche cervo o qualche coniglio, fu qualcosa di peggio. Molti uomini a cavallo li avevano circondati, le loro intenzioni erano ovvie, volevano lottare...oppure no? Duro rimase incastrato in un'enorme rete da pescatore che gli impediva ogni movimento; Agron, cercando di avvicinarsi al fratello per liberarlo, menava mazzate a destra e a sinistra, ma all'improvviso, da dietro la sua spalla, sbucò fuori un uomo con un guanto di metallo su una mano, colpì il germano dritto dritto all'orecchio mandando l'equilibrio di Agron a quel paese! Quando si era risvegliato si era ritrovato in catene in un recinto vicino a suo fratello, di lì a poco non fu difficile capire che erano stati catturati dai mercanti di schiavi e che presto o tardi sarebbero stati venduti.
Il mare fu qualcosa di angosciante per i fratelli; Duro passò tutta la traversata vomitando, la cosa faceva ridere gli altri prigionieri, ma l'ilarità durava sempre poco a causa del maggiore dei fratelli, che faceva saltare i denti a tutti quelli che ridevano di Duro menando calci come una furia; verso la fine della traversata non c'era più un prigioniero che non avesse perso almeno un dente....escluso i germani!
Approdarono al porto di Neapolis, la città dei mercanti di schiavi per eccellenza;
- Argh..... - sussurrò Duro.
- Che cos'hai? - gli chiese il fratello preoccupato
- Ho avuto così tanto mal di mare che adesso mi sembra di avere il mal di terra! -
Portati al mercato, i due fratelli furono controllati da cima a fondo; controllavano che avessero i denti sani, un corpo robusto, che parlassero la lingua corrente... che fossero dotati nelle parti basse! Una cosa che innervosiva Agron come poche, essere palpeggiato da ogni romano che passava di lì lo faceva diventare rosso di rabbia, "Ma grande e grosso come sono sarò venduto sicuramente per dei lavori pesanti" pensava, l'idea che avrebbe potuto essere venduto per scopi diversi gli dava la nausea. Dopo aver ricevuto un cartello appeso al collo con tutte le informazioni che li riguardavano, i germani furono messi su un carro e portati via da Neapolis, un altro mercato li attendeva, quello di Capua!
Il mercato di Capua non era poi così diverso da quello di Neapolis, era strabordante di schiavi di ogni genere e ogni età; l'uomo che li aveva comprati a Neapolis li mise in fila insieme ad altri schiavi e ordinò loro di rimanere immobili come statue di sale. Non capendo del perché di questo atteggiamento Agron chiese al suo vicino di catena cosa sarebbe successo.
- Presto inizierà l'asta dove saremo venduti, ma prima vogliono mostrare la mercanzia a uomini fidati dei vari compratori. E' una cosa che fanno sottobanco, così nell'asta vera e propria, il compratore ha già un'idea di chi comprare e a quanto.... -
Non prometteva niente di buono!
Il primo a presentarsi fu un romano grasso, viscido e terribilmente sudato, camminava come una donna, si muoveva come una donna, parlava come una donna...e profumava come una donna, ma tutti i mercanti di schiavi erano lì a leccargli i piedi pur di vendergli un bell'esemplare di uomo, ed infatti ecco apparire Trebius, il padrone dei due germani, che con molta disinvoltura portò il romano cicciotto proprio davanti ad Agron
- Guarda quà, una promessa è una promessa, volevi un germano, eccoti un germano! -
Il Viscido guardo Agron con aria veramente estasiata, tutti sapevano che i germani erano merce rara, era più facile ottenere un Gallo che un Germano; gli occhi dell'uomo brillarono e la sua mano andò ad afferrare il punto più intimo di Agron!!!!
Al germano cadde la mascella "Per gli Dei, ma proprio questo mi doveva capitare?", con le ginocchia piegate e la faccia rossa era pronto a morderlo sul collo e farlo morire dissanguato, quando all'improvviso il romano lo stupì
- Non va bene! Ha un difetto! -
"Difetto? Ma va all'inferno fottuto romano!!! Io non ho difetti", anche il mercante aveva un enorme punto interrogativo sulla faccia
- Difetto? Io non ne vedo. E' grande, è grosso, è muscoloso, è ben proporzionato, non mi sembra abbia difetti! -
- Ne ha uno....ha una cicatrice sul torace, non la vedi? -
"Siano benedetti gli Dei....e il nemico che mi ha ferito!" pensò Agron!
- Se non avesse avuto quel difetto te lo avrei comprato, ma così no...hai altri germani? -
Il sudore colò sulla schiena di Agron; Duro era proprio alla sua destra, schifato e curioso di quello che era appena successo, se non avesse visto difetti in Duro i due fratelli sarebbero stati separati!
- Ma certo, ho un altro germano quì, e sono certo che non ha difetti! - esclamò Trebius
"Ma perché non ti mangi la lingua?!?"
Il romano viscido si avvicinò a Duro con l'aria di un serpente; Duro, con l'espressione dolce di un bambino, aprì la bocca e face il rutto più grande che si potesse udire nella piazzola
- Non è che magari hai anche qualche Gallo? Mi accontento anche di quelli! - sussurrò il romano, visibilmente schifato dal comportamento del germano. Una cosa era certa, non sarebbero stati separati facilmente!
Nell'ora successiva Agron fu palpeggiato altre otto volte, ma c'era sempre qualcosa che impediva ai compratori di decidere
- Ha gli occhi verdi, io lo volevo con gli occhi blu! -
"Grazie mamma!!!"
- Ha i capelli troppo scuri, io lo volevo biondo! -
"Grazie papà!"
- Ma quando ride ha le fossette, così non fa paura! -
"Ficcatelo dove non ci batte il sole!"
Fu così per tutto il tempo; per Duro fu invece una passeggiata, dal rutto si passò allo scaccolamento di naso, allo scaracchio per terra, alla puzzetta trattenuta per le migliori occasioni, gli ultimi romani che si erano lamentati di Agron nemmeno si erano avvicinati a Duro, "Grazie agli Dei non gli ho mai lavato la bocca col sapone a 'sto sciagurato!" pensò Agron, se continuava così non sarebbero stati venduti. Come un fulmine a ciel sereno gli venne in mente il Vecchio del Villaggio, che durante un certo periodo dell'anno cominciava a vaneggiare urlando - ONORA LE CARNEE! -, nessuno sapeva cosa fossero ma il vecchio guardava tutti in un modo particolare, come un morto di fame che ha davanti un pezzo di carne succulento e pronto per essere sbranato, per sicurezza gli uomini rinchiudevano le figlie dentro casa, si diceva in giro che il vecchio cercasse delle vergini per poterle offrire agli Dei come sacerdotesse, ma che normalmente venivano drogate e leccate per dire cose sconce....in quel momento Agron si sentiva proprio come una vergine, qualcuno gli avrebbe ricordato che era tempo di onorare le Carnee, qualunque cosa fossero!!!
Ormai erano arrivati quasi alla fine, all'asta vera e propria Agron era certo che nessuno di quelli che aveva visto avrebbe fatto un'offerta, ma all'improvviso una mano scura afferrò il suo cartello per leggere cosa vi era scritto. Agron guardò l'uomo davanti a se, era alto e muscoloso, sembrava scolpito nella roccia, la pelle scura e occhi di falco, lo studiava accuratamente
- Sei un germano? Parli la mia lingua? - disse lo sconosciuto
- Sì -
- Hai mai tenuto una spada in mano? -
La domanda sembrava la più scema che potessero fargli
- Sono un germano, noi abbiamo sempre le spade in mano, perfino i contadini ce l'hanno -
- Hai mai ucciso qualcuno? -
- E secondo te con la spada che ci faccio, scusa? -
- Quindi sai combattere... -
- Ho combatuto molte guerre! - lo disse con orgoglio, nel suo villaggio Agron era conosciuto come un guerriero indomito, che non aveva paura di combattere, non temeva nulla e nessuno
- Le "tue" guerre sono solo delle risse in confronto all'Arena! -
Lasciò andare il cartello di Agron e si avvicinò a Duro
- Sei un germano? Parli la mia lingua? -
Il sorrisone di Duro spuntò fuori come al suo solito, per lui era sempre tutto un gioco
- Sono suo fratello! - disse, indicando Agron
- Sai tenere una spada in mano? -
- Non quanto lui! -
- Hai mia ucciso qualcuno? -
- Sì, ma non tanti quanto lui! -
- Sai combattere? -
- Le mie risse sono molto famose! - quel sorriso proprio non gli si schiodava dalla faccia.
L'uomo alzò le spalle, guardò di nuovo entrambi e se ne andò
- Almeno questo non mi ha palpeggiato! -
- Meno male, io non so più che inventarmi con questi romani per farli stare alla larga -
La parata dei romani sodomiti finì, gli schiavi vennero portati nella vera asta e tutto cominciò come da programma, offerte di quà, offerte di là...Agron notò l'uomo dalla pelle scura parlare con un romano, indicava proprio lui e suo fratello "stai a vedere che stavolta la fortuna gira" pensò, il romano offrì cento denari per tutti gli schiavi al momento presenti: Agron, Duro, un Gallo di nome Segovax e altri della quale Agron non se ne era minimamente preoccupato; l'uomo scuro però sembrava contrariato, non voleva tutti quegli schiavi, ma Agron, non sapendo se avesse voluto solo lui, preferiva che tutta la massa di carne che lo circondava fosse venduta, non voleva certo separarsi da Duro...e così i germani furono venduti!
Il viaggio dal mercato degli schiavi alla casa del loro nuovo Dominus fu molto breve ma altrettanto stretto, stipati dentro un carro alcuni schiavi cominciarono a fare facce allegre
- Siamo davvero fortunati! Siamo stati comprati da un lanista!! - disse uno galvanizzato, Agron trovava che l'idea di essere "venduto" non fosse così divertente
- Ma non un lanista qualunque, quì parliamo di Quinto Lentulo Batiato, il Portatore di Pioggia viene dal suo Ludus! - continuò l'uomo
La cosa ad Agron fece un po' ridere, dalle sue parti il tempo era pessimo, pioveva così tanto che, spesso, durante l'inverno dovevano recarsi al secondo villaggio, quello appunto dove trascorrere l'inverno più tranquillamente, quello dove però si stava stretti e dove nessun uomo portava la pioggia...si sarebbe preso delle mazzolate sulla testa se ci avesse anche solo provato!
- Ah, l'Uccisore dell'Ombra della Morte! - disse un altro con un gridolino
- Cos'è un lanista? - fu Duro a fare quella domanda, era curioso come nessuno, ma a quella domanda tutti scoppiarono a ridere
- Tu non sai cos'è un lanista?!? - rideva uno a squarciagola
Non fece in tempo a chiudere la bocca che si ritrovo schiacciato contro il legno del carro, il piede di Agron lo schiacciava come si schiaccia un chicco d'uva
- Dimmelo adesso cos'è un lanista!!! - gli ringhiò
Lanista= uomo che alleva gladiatori, che puntualmente moriranno in un'arena puzzolente ricoperti dal proprio sangue.
- Davvero divertente! - disse Agron, si voltò verso Duro con l'aria strafottente ma Duro stava già male, cominciò di nuovo a rutteggiare, pallido come un morto, sembrava che stesse per rimettere l'anima, evidentemente non soffriva solo il mal di mare, ma anche il mal di carro. Vedendo questo, nessuno aveva più voglia di ridere, nemmeno Agron, non che credessero che Duro fosse spaventato per la sorte che gli era toccata, morire nell'arena non piaceva a nessuno, ma più che altro nessuno voleva essere investito dal possibile vomito che stava per eruttare dal povero germano, che aveva ormai un colorito bluastro!
Gli schiavi la scamparono, Duro vomitò appena sceso dal carro, facendo inorridire perfino le guardie, ma il ragazzone non si scompose, era stato tutta la mattina a emettere suoni di ogni sorta, da ogni parte del suo corpo che avesse un buco, che un po' di vomito non gli sembrava poi tanto terribile, ma come per Agron, anche lui ebbe la sensazione di ricordare qualcosa, il Vecchio del Villaggio una volta aveva fermato lui e suo fratello e aveva gridato con tutto il fiato che aveva in gola - PREPARATE LA COLAZIONE E MANGIATE TANTO, PERCHE' STASERA CENERETE NELL'ADE! -, va bene, il cibo di Trevius faceva schifo, ma quello forse poteva essere stato il suo ultimo pasto, se fosse sopravvissuto quel giorno avrebbe apprezzato molto di più il cibo e si sarebbe fatto passare i conati.
L'entrata nel cortile non fu uno spasso, c'erano molti gladiatori che li fissavano, li fulminavano, auguravano loro di morire presto, ma una volta messi in fila calò il silenzio, entrò un uomo, l'uomo scuro, che sembrava sul punto di prendere tutti a sberle solo per il fatto di essere lì, ma tranquillamente parlò
- Cosa c'è sotto i vostri piedi? - Domanda trabocchetto pensò Agron, quale sarebbe stata la risposta giusta?
A) Sabbia
B) Terriccio più chiaro del solito
C) Il Vecchio del Villaggio consigliava sempre - IL SILENZIO E' D'ORO! -
- Sabbia!!! - Disse Duro con l'innocenza che lo distingueva
Tutti scoppiarono a ridere e Agron sapeva che aveva detto una stupidaggine, lui aveva preferito la risposta C!!!
- Spartacus! - chiamò l'uomo scuro, ed un uomo si fece avanti, alcuni degli schiavi attirarono l'attenzione di Agron, facevano segno del tipo "E' lui, è lui!", ma lui chi?
- Terra sacra irrorata di lacrime di sangue! - rispose Spartacus
- Ma che schifo! - ribatté Duro, guardandosi i piedi - ...e poi si sono schifati di me che ho vomitato, ma che facce toste! -
Sul balcone apparve il loro nuovo Dominus, Batiato, che cominciò un lungo soliloquio dove diceva quanto era grande, quanto era famoso, quanto erano famosi i suoi gladiatori, quanto lui aveva reso famosi quei gladiatori e bla bla bla bla bla..fino ad arrivare a dire che la loro ospite, una donna romana bionda e l'aria perfida, voleva prendere sotto la sua ala protettrice uno dei nuovi arrivati. Agron ricominciò a sudare freddo, durante la prigionia gli avevano raccontato che alla donna romana piaceva giacere col proprio schiavo; probabilmente la Domina, vicino al suo sposo, si era già fatta mezzo Ludus, campione in testa. La donna bionda non capiva un bel niente di arte gladiatoria, ma a quanto pare Batiato ci teneva particolarmente ad avere il suo favore e così si rivolse all'uomo scuro, chiamandolo Doctore, ed invitandolo a mostrare meglio la merce
- Denudatevi! - ordinò il doctore
"Ecco, lo sapevo, e meno male che dovevamo solo combattere nell'arena, invece no, sempre la stessa storia, ma i romani hanno solo quello in testa?" pensò Agron, ed in effetti l'unica cosa che impediva alla donna di palpeggiare tutte le reclute era il fatto che loro erano nel cortile e lei sul balcone.
Il primo della fila si spogliò....e tutti cominciarono a ridere come dei matti
"Ecco, lo sapevo, adesso ti giudicano pure!!!!", perfino la romana bionda si copriva dietro il suo ventaglio con una risatina, a guardar bene il poveraccio da quelle parti era decisamente messo male. Al secondo spogliarello tutti rimasero normali, al terzo, al quarto e via così....poi arrivò il momento di Duro. Spavaldo come non mai fece un passo avanti
- Ammirate cotanta prestanza!!! - gridò cominciando anche a ridere sguaiatamente, ma come per gli altri nessuno disse niente
- Vacci piano fratellino, così sconvolgi tutti! - ridacchiò Agron, la pernacchia di Duro verso il fratello arrivò in un attimo, ora sarebbe toccato a lui e la cosa non era gradita, ma si spogliò comunque, sperando in cuor suo che quella sarebbe stata l'ultima volta che gli chiedevano qualcosa di troppo intimo. La biondina alzò il sopracciglio, evidentemente l'esame era andato a buon fine; si arrivò alla fine della fila, dove si trovava Segovax, il gallo si spogliò e......una potentissma luce colpì l'intero Ludus, Batiato e sua moglie strabuzzarono gli occhi, uno dei gladiatori svenne con un lamento da ragazzina, Segovax se ne stava lì con le braccia aperte, il mento verso l'alto, la biondina romana non ci stette a pensare a lungo
- Ehm...credo che prenderò l'ultimo della fila -
Ma và, chi l'avrebbe mai detto! Il Doctore chiese a Segovax di rivestirsi, e chiese ai gladiatori di tirare una secchiata in faccia al loro compagno svenuto, Duro fissava Segovax con un'aria interrogativa del tipo "Come faccio a farmelo venire così?", e Agron....rosso come il fuoco guardava da tutte le parti eccetto il Gallo!!!
La giornata sembrava non finire mai, dopo essersi tutti rivestiti cominciarono i primi allenamenti delle nuove reclute, il primo tra tutti era quello di camminare avanti e indietro, in fila indiana, tenendo un enorme tronco sulle spalle. Non era certo divertente come prendere una spada e provare a infilzare qualcuno, anzi era decisamente faticoso, ma ogni recluta faceva il suo dovere, anche se qualcuno aveva l'abitudine di dire la sua
- Argh...non ce la faccio....è pesante...troppo pesante...morirò, me lo sento! - a Duro sembrava che non gli si seccasse mai la gola
- Questa è davvero....difficile....non ce la posso proprio fare....morirò di sicuro! - tutte le reclute iniziarono a sentirsi quasi a disagio
- E' terribile....non ci arriverò a stasera...fatemi un degno funerale... - ormai lo sgomento era totale!!!
Agron, arrabbiato per questo atteggiamento, si girò violentemente colpendo la recluta dietro di lui con il tronco, il germano lo ignorò, come ignorò tutte le altre reclute che una ad una cadevano sotto i colpi del suo tronco, raggiungendo Duro che si trovava in fondo alla fila
- La pianti di dire che stai morendo! Se fosse così a quest'ora ormai saresti spalmato sulla sabbia, ed invece sei ancora in piedi! - lo squadrò Agron - ...e poi perché porti il tronco in quel modo? - Duro teneva il tronco con le mani ad un'estremità appoggiandolo su un'unica spalla
- Hey, io non ho le spalle larghe come le tue! -
- Ma certo che ce l'hai, sei mio fratello, sei alto come me, hai le spalle come me, porta quel dannato tronco come me!!!! -
- Agron! Duro! Che succede? - intervenne il doctore notando il bisticcio tra i fratelli
- Niente doctore! - gridarono insieme i due mostrando dei sorrisi a trentadue denti. Agron si girò per riprendere la sua posizione in cima alla fila, e così facendo colpì nuovamente tutte le reclute col suo tronco mandandole tutte a terra.
Il secondo allenamento fu diverso ma aveva a che fare sempre con quel tronco; le reclute stavano a coppie, una recluta lanciava il tronco all'altra che prontamente lo afferrava per rilanciarlo al suo compagno, lo facevano tutti, eccetto Agron che si grattava il mento, Duro teneva tra le braccia il tronco
- Ce la faccio....ce la posso fare....urgh....ci sono quasi....uff...un piccolo sforzo - il tronco fu lanciato verso Agron, che lo afferrò subito rilanciandolo verso Duro
- ....ci riesco....uff....un attimo che prendo fiato....ce la posso fare....argh... - il tronco fu lanciato verso Agron, che lo riprese al volo rilanciandolo nuovamente verso Duro
- ...un...piccolo....uff...sforzo....che...ce...la posso fare... - il tronco fu lanciato verso Agron che lo afferrò ancora rilanciandolo di nuovo verso Duro
- LA VUOI PIANTARE DI LANCIARLO COSI', NON MI DAI IL TEMPO DI RIPRENDERE FIATO!!! - gli gridò Duro
- Non è colpa mia se sei un po' lento, datti una mossa e vedrai che finiremo prima -
- Lo farei se tu me ne dessi l'occasione! -
- Vuoi dire che adesso è colpa mia?!? -
- Agron! Duro! Che succede?!? - gridò nuovamente il doctore
- Niente doctore! - risposero all'unisono i due germani con un sorriso splendente. Sarebbe stato un allenamento lungo.
Arrivò la sera, tanto desiderata, tanto agognata; a pranzo le povere reclute avevano subito il nonnismo da parte di un Gallo ostile, ma la cosa era diventata divertente quando lo stesso Gallo fu preso per i fondelli dal Campione di Capua in persona, ricordando al Gallo il suo ruolo di Ex...e il pranzo fu servito! Era una vera schifezza, ma ricordandosi le parole del Vecchio del Villaggio, i due germani mangiarono in rigoroso silenzio. Ma la sera era il momento del riposo, non prima però di essersi fatti un bel bagno! Eh sì, i gladiatori dovevano farsi un bagno purificatore, e i germani non vedevano l'ora di scrollarsi di dosso una giornata pesante come quella che avevano passato.
Arrivati davanti ai bagni Duro mise il musetto dentro e vide diverse decine di uomini tutti nudi che si coprivano, con strane sostanze, tutto il corpo per poi essere rimosse da strani pezzi di metallo che scorrevano sulla pelle, si voltò per chiedere una possibile spiegazione al fratello ma Agron non era vicino a lui, si stava dirigendo tranquillamente dalla parte opposta dei bagni.
Duro gli corse dietro e lo blocco
- Fratellone, i bagni sono di là, dove te ne stai andando? -
- Non ho nessunissima intenzione di stare completamente nudo in mezzo a uomini completamente nudi, preferisco rimanere lercio e puzzare come un maiale!!! - tuonò Agron continuando a camminare benché Duro tenesse appoggiate le sue braccia sul torace del fratello cercando di bloccarlo
- Agron!!! - l'arrivo del doctore non era previsto
- Ah, doctore, ecco, io non credo proprio di aver bisogno di farmi un bagno, non è che puzzo così tanto, non sono nemmeno sudato - gli disse Agron in modo affabile
- Devi spalmarti le alghe calde sulla pelle in modo che i tuoi muscoli si possano rilassare, se non lo fai domani mattina avrai dolori in ogni parte del corpo - gli riferì il doctore - ...ed io non ti lascerò rimanere a letto a causa dei dolori - aggiunse con l'aria più glaciale che un uomo potesse avere
Agron ci pensò un po' su
- Tanto non mi faranno male i muscoli, sono abituato ai lavori pesanti -
- VAI SUBITO A FARTI IL BAGNO!!!! - gridò il doctore
Senza rendersene conto Agron si stava dirigendo verso i bagni tirato da Duro, quando voleva il fratellino aveva davvero la forza di un gigante. Arrivati davanti alla porta, Duro mise una mano sul fianco del viso di Agron, come un paraocchi, e contò...1...2...3...insieme corsero in mezzo a tutti i gladiatori nudi fino ad arrivare all'angolino più oscuro e vuoto dei bagni.
- Tutto bene fratellone, quì non c'è nessuno! - gli sorrise Duro, Agron continuava a tenersi la mano sul viso ben felice di avere un fratello che capiva le sue esigenze.
All'improvviso, davanti ai due germani seduti all'angolo, apparve Segovax in piedi completamente nudo! Aveva cominciato già a vantarsi del fatto che l'ospite della Domina avesse scelto proprio lui, evidentemente aveva notato le sue doti atletiche, diceva tutto questo a pochi centimetri dalla faccia di Agron, che essendo seduto, aveva la visuale del vero motivo della scelta della donna romana
- ADESSO BASTA!!!!!!!!!!! - gridò Agron, facendo voltare tutti i gladiatori, Campione ed Ex-Campione compresi, verso di lui
- La vuoi piantare di sballonzolarmi sul viso quell'enorme pisello da cavallo che ti ritrovi?!?!? -
Segovax non ebbe tempo a rispondere che Duro gli stava già coprendo con un panno le parti basse
- E' tutto a posto, va tutto bene! - esclamò il più giovane dei germani a tutti i gladiatori che li stavano guardando
- Non va bene affatto invece! - continuò Agron - Fottuto Gallo!!! -
uno dei gladiatori si innervosì, e rivolse la parola al germano
- Hey tu, ce l'hai forse con i Galli? - gli chiese a muso duro
Agron guardò il gladiatore che aveva parlato con due occhi enormi e umidi, il labbro inferiore che tremava, l'aria più affranta che potesse avere
- Sei un Gallo? - chiese timidamente
- Sì, sono un Gallo! -
- VATTI A BUTTARE DA QUELLA RUPE ALLORA!!! - gli gridò Agron indicando la porta che portava fuori!!
- Va tutto bene! E' tutto a posto! Ora gli passa! - continuava a dire Duro mentre massaggiava le spalle di Agron che, rimessosi seduto, continuava a bofonchiare qualcosa di incomprensibile. Il Gallo che aveva parlato era rimasto come uno stoccafisso, mentre Segovax si rese conto che era meglio sorvolare.
Finalmente arrivò il momento di dormire, le reclute avevano passato la sera a parlare di quanto avrebbero voluto poter essere come Spartacus, il Portatore di Pioggia, l'Uccisore dell'Ombra della Morte, e di poter riscattare la propria libertà...ma anche ad ascoltare i gladiatori che si divertivano con le prostitute.
Il giorno dopo l'allenamento non riguardava più il tronco, si usavano le spade....di legno purtroppo, ma sempre spade. Una delle reclute che voleva riscattarsi morì con la testa conficcata su un chiodo fissato al muro grazie alla gentilezza di Segovax, che non nascondeva quanto gli piacesse mostrare i muscoli a tutti; il doctore avrebbe anche potuto fargli abbassare la cresta ma purtroppo era preso da qualcos'altro, ogni volta che Duro veniva colpito dalla spada di legno mandava un grido...con conseguente arrivo di Agron che cominciava puntuale a prendere a calci il malcapitato che aveva osato colpire il suo fratellino, se alla prima volta lo aveva richiamato all'ordine e alla seconda volta gli aveva gridato contro, alla terza il doctore si era messo le mani nei capelli che non aveva; non era difficile calmarlo, ma bastava un gridolino di Duro che Agron ripartiva come un toro. A parte questi piccoli litigi, che avrebbero portato i due alle miniere se non si davano una calmata, la giornata passò in modo abbastanza normale. Ma quella sera un fattaccio colpì il Ludus! Qualcuno aveva cercato di uccidere il Campione di Capua
- Stai a vedere che l'Ex-Campione ha cercato di far fuori il Campione per poter tornare lui il Campione e non essere ancora l'Ex-Campione - affermò Duro
ma la realtà fu ben diversa; Segovax, il Gallo dalla terza gamba, era il vero colpevole! Non disse mai il perché di questo gesto, e le altre reclute non se lo chiesero nemmeno, di mezzo c'era di sicuro la donna romana bionda cha aveva un odio viscerale per Spartacus."Va bene essere competitivi, ma questa la sta prendendo un po' troppo seriamente!" pensavano tutti quanti.
Iniziò il terzo giorno, quello più importante per le poche reclute rimaste, il giorno della Prova finale. Se te la cavavi diventavi un vero gladiatore della Casa di Batiato, se andavi male potevano succederti due cose: o finivi in miniera o finivi morto; nessuna delle due aspettative piaceva.
All'ora di pranzo Duro sembrava non avere appetito, e questo poteva significare solo che qualcosa di brutto girava nell'aria, che stesse per arrivare un terremoto?
- Che ti prende fratellino? Non tocchi nemmeno la sbobba! - gli chiese un Agron visibilmente in ansia
- E' per la prova di stasera, ho un po' paura.... - disse tristemente Duro
La prova finale era importante e Agron fu quasi felice di vedere che Duro ci pensava seriamente, era una prova dura, una prova dove si sarebbe potuti morire, e così Agron cercò di tranquillizzare il fratello
- Coraggio fratello, andrà bene, ti ricordi cosa disse il Vecchio del Villaggio sulla morte? -
Agron si riferiva ad un episodio avvenuto anni addietro; era successo durante le festa del raccolto, quell'anno fu davvero prosperoso e tutti erano così felici che sembrava di camminare sulle nuvole; ma poi arrivò il Vecchio del Villaggio col suo lupo sempre a fianco, andò da tutti, ma proprio TUTTI gli abitanti del villaggio e ad ognuno di loro, compresi Agron e Duro, puntò il dito dritto ad un palmo dal naso dichiarando - RICORDATI CHE DEVI MORIRE! - lasciando senza fiato tutti i presenti.
- Allora non sei morto! - gli sorrise Agron
- Ma stai parlando di quando avevo nove anni? Ma non fu l'anno in cui scoppiò l'epidemia e più della metà della già scarsa popolazione del villaggio morì? -
- ....sì, ma noi siamo sopravvissuti... - disse Agron facendo spallucce, forse quello era l'esempio meno adatto a tirare su il morale al fratello; entrambi si erano gravemente ammalati, compreso il loro amato padre, erano arrivati vicinissimi alla morte ma, benché tutti dicessero che i bambini e i vecchi sarebbero stati quelli che sicuramente ci avrebbero rimesso la pellaccia, Agron e Duro erano sopravvissuti, cosa che invece non fece il padre, lasciando un bambino e un ragazzo da soli....
- Agron tu sai cosa succede dopo la Prova? - chiese tremante Duro
Il maggiore dei germani ne aveva sentito parlare, dopo la prova bisognava fare un giuramento, una cosa molto maschia
- ...sì, e allora? -
- Dicono che ti imprimono il marchio della confraternita con un ferro rovente!!! - Duro sembrava pallido come un cadavere
- Lo so, ma credo che la nostra prima preoccupazione sia quella di superare la prova finale, giusto? -
- Certo certo - fece Duro - ...ma dopo ti marchiano con un ferro rovente!!! - continuò ancora più tremante Duro
- Concentrati sull'incontro! Ricordati di tenere le difese alte, cerca di non strafare, rimani calmo e respira in modo regolare, ce la faremo! -
- ....UN FERRO ROVENTE AGRON! - adesso Duro era quasi violaceo dalla paura!
Evidentemente Duro era certo di cavarsela, i suoi pensieri erano altri. Ma questa paura fece scattare qualcosa in Agron, cercò d'informarsi sulla cerimonia del giuramento, ed era vero, usavano un ferro rovente, ma non era per quello che Agron cominciò a preoccuparsi. Dopo aver titubato un po' decise di parlarne con l'unica persona che poteva consigliarlo, il doctore.
- Doctore posso parlarti un attimo? - gli chiese con tutta la dolcezza di cui era capace
- Ti ascolto -
- Stasera ci sarà la Prova finale e.... -
- La temi? - lo interruppe il doctore
- No, figuriamoci, ma proprio per niente, però...so che dopo, quelli che supereranno la prova, dovranno fare il giuramento, per poi essere marchiati a fuoco! -
- Lo temi? - ripeté il doctore
- No, macché, anche se francamente non credo che piaccia a nessuno un ferro rovente sulla propria pelle...il punto è un altro! E' vero che sarà proprio il Dominus in persona a imprimere il marchio? - chiese timidamente Agron
- Certo! E' un grande onore! - Rispose il doctore gonfiando il petto - Tutti ricevono il marchio dal Dominus! -
Questa era l'unica risposta che non avrebbe voluto sentirsi dire
- Credo che abbiamo un problema... -
- Quale? - Chiese il doctore con gli occhi ridotti a due fessure
- A vederlo lo capirai meglio che a spiegartelo -
In un baleno Agron allungò la mano e diede un pizzicotto sul braccio del doctore
- Ahi...come ti permetti di mettermi le mani addosso in questo modo? - tuonò l'uomo
- Hai sentito male? Ti da molto dolore? - chiese il germano con aria innocente
- Bé, no, è solo un pizzicotto, è già passato -
- Eh già! -
senza aggiungere altro, Agron si allontanò velocemente dal doctore e si diresse dritto verso Duro, che in quel momento si stava allenando da solo al palo. Agron fece segno al doctore di osservare attentamente, allungò la mano e tirò un pizzicotto sul braccio del fratello.
Un immenso urlo scosse le fondamenta del Ludus, le guardie batterono i denti così forte dallo stupore da sputarne qualcuno per terra, gli schiavi della casa temevano che un Titano fosse sceso sulla terra per distruggere Capua, tutti i gladiatori, compreso il doctore, avevano la bocca aperta e gli occhi spippati!!!
- Mi hai fatto male Agron! - si lamentò Duro
- Eddai, è solo un pizzicotto, scommetto che ti è già passato! -
- In effetti sì -
E senza batter ciglio Duro tornò a concentrarsi sul palo. Agron ritornò velocemente verso il doctore, che aveva ancora l'occhio spalancato, come tutti gli abitanti della casa del resto
- Visto? Era solo un pizzicotto, no? - gli chiese di nuovo Agron
Il doctore fece segno di sì, sembrava che avesse perso la parola
- Il punto è questo: mio fratello odia il dolore, più di ogni altra cosa....fa così perfino se sente dolore procurato da una pellicina di un'unghia che gli da noia! Poi fa spallucce e non ci pensa più....ma...se reagisce così per un pizzicotto, come reagirà per un ferro rovente sulla pelle? - domandò il germano con l'aria di uno che ti stava dicendo "hai capito il casino oppure no?", il doctore aveva afferrato l'urgenza della cosa, specialmente perché Duro avrebbe urlato dritto in faccia a Batiato; la paura non era quella di veder Duro scaraventato in miniera per l'oltraggio, la paura era se il Dominus sarebbe sopravvissuto all'onda d'urto!!!
- Capisco i tuoi timori Agron, ci penso su e vediamo come possiamo risolvere la situazione - disse con poca convinzione
- Bene! - affermò Agron, almeno non potevano accusarlo di non averli avvertiti.
Il pomeriggio passò molto più velocemente del previsto, e così si arrivò alla famosa Prova finale che le poche reclute rimaste attendevano con ansia. Duro era nervoso ma suo fratello sapeva il perché, guardò nella direzione del doctore ma l'uomo sembrava concentrato in altre faccende, e cioè controllare l'andamento della prova.
Arrivò il momento di Duro di affrontare il suo avversario, Agron cercò di incoraggiarlo il più possibile e di dargli anche dei consigli, alcuni gladiatori fecero delle scommesse su chi avrebbe vinto e su chi avrebbe perso, quasi tutti volevano che Duro perdesse miseramente, molti calci volarono in faccia a quasi tutti i gladiatori, Agron non si faceva scrupoli a picchiare chiunque. Varro, uno degli amici più intimi di Spartacus, alzò le mani in segno di resa esclamando che aveva puntato sulla vittoria di suo fratello, fu uno dei pochi a salvarsi dal prendersi una ginocchiata sulle palle; Spartacus non scommetteva e basta!
L'incontro fu abbastanza violento, ma Duro riuscì ad uscirne quasi incolume, qualche graffio, qualche livido, ma se li faceva pure da bambino, quindi niente preoccupazioni; alla fine della lotta Batiato disse che Duro aveva superato la prova. Il germano andò ad abbracciare il fratello maggiore felicissimo, ma ora toccava ad Agron superare la prova.
L'avversario di Agron era un gladiatore robusto e terribilmente peloso, Agron non era per niente intimorito, semmai era schifato, gli uomini pelosi lo disgustavano non poco e inoltre quello gli fece pure la linguaccia. Duro si girò verso gli altri gladiatori
- Dovete tifare per mio fratello, capito? - ringhiò forte
Nessuno aveva voglia di tifare contro Agron, alcuni di loro erano ancora piegati dal dolore procurato dalle sue ginocchia.
Il doctore diede il via al combattimento, Agron alzò il braccio e con lo scudo andò a cozzare sulla faccia del gladiatore, l'uomo vide le stelle e crollò a terra svenuto.
- Tutto quì? - chiese allarmato - ho sbagliato qualcosa? -
Il doctore alzò il viso verso il balcone dove c'era il Dominus
- Bé, direi che il combattimento è terminato - disse Batiato con aria divertita
Il doctore diede la vittoria ad Agron, che c'era quasi rimasto male da tanto che era durato poco il combattimento, comunque i germani avevano superato la prova finale!!!
Batiato raggiunse il cortile, seguito dalle sue guardie, era arrivato il momento del giuramento; Agron guardò il doctore, ma l'uomo sembrava totalmente tranquillo; ci fu una specie di cerimonia e una lunga frase da ripetere che suggellava il tutto; arrivò il momento di Duro di ricevere il marchio, ma il doctore continuava a non fare assolutamente nulla, inutili furono le sbracciate di Agron verso il doctore, l'uomo proprio non lo vedeva, probabilmente si era dimenticato tutto quello che era successo quel pomeriggio. Duro terminò il giuramento, Batiato alzò il ferro rovente con la lettera B infuocata e l'appoggiò sul braccio di Duro....
Ciò che ne seguì fu qualcosa di terribile, l'intera Capua s'era convinta che il Vesuvio avesse deciso di eruttare in quel momento, tutti gli schiavi della casa si ritrovarono per terra terrorizzati invocando gli Dei di salvarli, Lucrezia cadde rovinosamente dal suo letto, le orecchie di ogni gladiatore sanguinarono copiosamente sulla sabbia, il doctore finalmente si ricordò del fattaccio e afferrò Batiato sperando che fosse ancora integro, probabilmente aveva perso qualche anno di vita visto che sembrava avere tutti i capelli bianchi. Una volta tolto il ferro rovente dalla sua pelle, Duro cominciò a piangere come un pupo correndo ad abbracciare suo fratello maggiore, Agron lo tranquillizzò con una rufolata sulla testa e chiamando il medico perché controllasse la sua ferita; adesso toccava a lui ricevere il marchio
- Non farà mica come il fratello? - chiese spaventato Batiato
- Per tutti gli Dei del'Olimpo mi auguro proprio di no!! - gli rispose il doctore
Agron pronunciò quella lunga frase lagnosa che loro chiamavano giuramento, allungò il braccio per ricevere il marchio, ma Batiato sembrava spaventato alla sola idea di avvicinarsi, aggrappato al doctore allungò il ferro rovente da una distanza di almeno un metro e mezzo, il ferro tocco la pelle di Agron, tutti trattennero il fiato, il germano non emise nemmeno un gemito, tutte le persone della casa allungarono le braccia al cielo ringraziando gli Dei di aver ricevuto un altro giorno da vivere!
- Cazzo se fa male! - disse Agron andandosene verso Duro e il medico che lo stava curando
- Io vado a vedere se Lucrezia è ancora viva - annunciò Batiato trascinando i piedi come un povero malfermo, il doctore disse a tutti che la cerimonia era finita e che potevano rilassarsi.
La calma e la tranquillità tornarono nella Casa di Batiato quella sera; le guardie stavano al loro posto leggermente sonnacchiose, i gladiatori si trovavano nelle loro celle, chi dormiva, chi giocava coi dadi, chi semplicemente faceva conversazione con qualche amico, Agron e Duro erano ancora nella stanza del medico, seduti su una panca con entrambi il braccio destro fasciato, avevano l'aria di crollare dalla stanchezza da un momento all'altro, aspettavano solo il permesso del medico per potersene andare a letto
- Che giornata! Non credevo che saremmo riusciti ad arrivare a stasera - pronunciò Agron cercando di trattenere uno sbadiglio
- Mi fa un male cane! - mugugnò il fratello
- Lo so, ma ci è andata bene. Abbiamo perso un po' di sangue ma guarirà in pochi giorni; so che ad alcuni gladiatori non è andata così bene, erano comparse delle bolle giallognole e gonfie che se le toccavi sputavano un liquame verdastro, come qualcosa di marcio -
Duro lo guardò, era livido e sudava freddo, così tanto che Agron si svegliò del tutto pronto a bombardarlo di domande, quando all'improvviso Duro si piegò in avanti e vomitò.
- Duro hai vomitato più in questi giorni che nel resto della tua vita - gli disse Agron, battendogli dolcemente la schiena con una mano, questo gesto fraterno procurò a Duro un altro conato
- Continua a picchiettarlo così sulla schiena e vomiterà fino a domattina - lo rimproverò il medico, che scuoteva la testa osservando il minore dei fratelli.
Aspettando che al fratello passasse la nausea Agron fu colpito da una verità sconcertante, la colpa di tutto quel casino era sicuramente del Vecchio del Villaggio. Era passato accanto a loro e aveva gridato di nuovo parole strane e loro avevano deciso di andare a caccia, se non lo avessero fatto forse non sarebbero stati catturati. C'era anche un'altra cosa di cui si rese conto "Ma perché andiamo da lui a chiedere consiglio?" si domandava, molto tempo prima il capo del villaggio aveva problemi a prendere una decisione su una questione territoriale tra due contadini, non sapendo quale fosse la decisione migliore mandò un piccolo gruppo di uomini, tra cui Agron e Duro, per chiedere consiglio al vecchio. Quando il vecchio li vide si convinse che loro erano andati da lui per portargli via il lupo che aveva sempre al suo fianco e così, minacciandoli con un coltello, aveva gridato - IL MIO TESSSSSSSSORO! - , non sapendo come comportarsi se ne erano andati senza ricevere nessun consiglio. La cosa che sbalordiva Agron era che nel loro villaggio viveva una vecchia donna che era decisamente più affidabile: si diceva che la Vecchia Nane parlasse con gli Dei, ogni consiglio che dava era una perla di saggezza, vedeva tutto e sapeva tutto, perfino i piccoli pettegolezzi che giravano nel villaggio benché lei vivesse all'estremità in una capannina minuscola, inoltre conosceva ogni pianta curativa che cresceva nel bosco, Agron stesso era stato curato molte volte dalle sue piante; eppure tutti pendevano dalle labbra del vecchio quando lui passava dal villaggio vaneggiando cose strane.
Dopo un'attenta analisi decise che il tanto fantomatico Vecchio del Villaggio poteva benissimo essere considerato il Matto del Villaggio, evidentemente ogni villaggio ne ha uno e il loro non faceva eccezione.
Finalmente Duro aveva di nuovo un bel colorito, i conati erano passati ma l'aria sofferente ancora no
- Agron e adesso che succederà? -
- A quanto pare adesso facciamo i gladiatori, vinciamo un bel po' di soldi e ci ricompriamo la libertà - disse Agron facendo segno di sì, più a se stesso che al fratello - sarà dura ma ce la faremo, dopotutto DOMANI E' UN ALTRO GIORNO! -
- Ah, un'assoluta verità del Vecchio del Villaggio!!! - rise Duro
Agron fece spallucce e sorrise al fratello, quella sarebbe stata l'ultima volta che nominava quel casinista che li aveva gettati nelle fauci del lupo!
NOTA DELL'AUTRICE
Il comportamento di Agron nei bagni non è assolutamente un comportamento omofobo! Ad Agron piacciono gli uomini ma io ho cercato di mostrare un Agron che ci tiene alla sua intimità, che non vuole stare ore e ore a fissare tutti i gladiatori del Ludus mentre fanno il bagno e che i suoi gusti sono decisamente più raffinati, visto quanto lo schifa il gladiatore peloso e linguaccione!
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Re: LEGGERLO E' BELLO....SCRIVERLO E' MEGLIO!
Quando scappa, scappa.. Platone ti perdoneràAPUMA ha scritto:- Titolo Fan Fiction: Necessità
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- Timeline: Prima Stagione, la storia si svolge subito dopo la 1x08
- Sommario: Comico
- Spoiler: Se avete visto la prima stagione fino alla 1x08 non avrete spoiler a rovinarvi la lettura, altrimenti astenetevi!
- Disclaimer: i personaggi delle serie Spartacus Sangue e Sabbia non mi appartengono (ma mi sarebbe davvero piaciuto un mondo), l’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.
Note: continuano le avventure dei fratelli Germani Agron & Duro, che capiscono che ci sono delle necessità essenziali nella loro nuova vita di gladiatori
Personaggi: Agron, Duro, Ashur...NecessitàIl giorno volgeva al termine sul Ludus di Batiato, ogni gladiatore era stanco e affamato ma di lì a poco avrebbero cenato e riposato.
Agron e suo fratello Duro, dopo il pasto, furono raggiunti da uno dei gladiatori, ovvero Ashur il Siriano. Dato che i due Germani avevano superato la prova finale ed erano diventati a tutti gli effetti dei gladiatori era compito di Ashur chiarire certe cose abbastanza importanti.
- Quello che sto per dirvi è di vitale importanza per il vostro futuro! - Esordì il Siriano! - Dovete sapere che essendo gladiatori, avete adesso la possibilità di guadagnare del denaro che... -
- Frena frena frena - lo bloccò il maggiore dei Germani - Guadagnare? Cioè noi combattiamo nell'arena e veniamo pagati? -
- Esattamente! - gli rispose Ashur con il più largo sorriso che potesse mostrare - Non siamo mica schiavi comuni, nell'arena siamo come Dei, se riusciamo a conquistarci il favore del pubblico! -
I due Germani erano tutt'orecchi!
- Dato che siete nuovi, i vostri primi incontri verranno disputati la mattina, il momento peggiore, il pubblico non è il massimo e nemmeno la paga, se tornerete vivi avrete qualcosa ma decisamente qualcosa di poco. Se volete guadagnare molto denaro dovrete fare più incontri possibili, più incontri più fama, più fama più incontri in serata, più incontri in serata più denaro! E con molto denaro ovviamente potrete ottenere molte cose. -
- Da come lo dici sembra una passeggiata: "se vincerete", "se farete incontri in serata", "se sopravviverete"....a me sembra che ci siano molti SE... - disse Agron guardando il Siriano con gli occhi a fessura
- Non ho mai detto che la cosa sia facile -
- Cosa ci fanno dei gladiatori con il denaro guadagnato? - chiese Duro, che era sempre curioso e desideroso di arrivare al punto
- Bé, diverse cose del tipo: agevolazioni, più cibo....DONNE! - sogghignò Ashur
- Donne? - ripeté allegro Duro
- Nient'altro? - chiese Agron
- Ma non hai sentito? Donne!!! - continuò Duro
- Non sono sordo Duro; nient'altro? - continuò Agron
- Donne, Agron! Donne!!!! - ripeteva Duro
- Le puoi avere come ti pare: alte, basse, more, bionde, rosse, con gli occhi blu, verdi, marroni, con la carnagione chiara o con la pelle olivastra.... - Ashur sembrava un mercante che mostra la merce a dei possibili clienti
- ....nient'altro? - ripeté Agron
- Donne! - sembrava che Duro non avesse in testa altro
- ...bé, se combatterete abbastanza potrete comprarvi anche la libertà! - terminò Ashur
- Ah...questo sembrava quasi che te ne fossi dimenticato di dircelo! - lo squadrò Agron
- Donne, donne, donne, donne, donne!!! -
- No Duro! Niente donne!!! La cosa che ci preme di più è riavere la libertà che ci hanno strappato! Lottiamo, guadagniamo soldi e ci ricompriamo la libertà! -
- ....niente donne? - chiese timidamente Duro
- Dobbiamo risparmiare! -
Il volto del giovane Duro divenne triste come se avesse appena perso un familiare a cui teneva particolarmente
- ...ma....donne.... - ripeteva
Agron alzò gli occhi al cielo, far capire al fratello che la loro prima priorità era la libertà sarebbe stata dura!
- Non è per impicciarmi... - iniziò Ashur
- Non farlo Siriano.... - lo guardò ancora più male Agron
- Ma sai, se le donne non t'interessano, puoi avere anche dei ragazzi -
Duro guardò sott'occhi il fratello sperando in una sua reazione, magari avrebbe cambiato idea, e lui avrebbe avuto le donne
- Ragazzi? - chiese Agron
- Certo! Di ogni tipo: alti, bassi, mori, biondi, rossi, con gli occhi blu, verdi, marroni, con la carnagione chiara o con la pelle olivastra.... -
- No, grazie, ma no grazie! - terminò Agron
- Ma Agron....le donne!!!! - si lamentò Duro
- Le avrai quando sarai di nuovo un uomo libero, e con questo ho chiuso! - sentenziò il maggiore dei fratelli
- Come desideri - disse Ashur - ma se cambiate idea potete rivolgervi ad Ashur - sorrise nuovamente il Siriano
L'arrivo di una guardia terminò la conversazione tra i tre, era ora che ognuno andasse nella propria cella
- Accidenti Agron, ma almeno una donna ogni tanto non c'è niente di male! - continuava a lamentarsi Duro
- Dobbiamo comprarci la libertà, è una delle nostre priorità, il resto non conta! E una cosa è certa, non ho voglia di aver a che fare con quell'Ashur, non mi fiderò mai di un Siriano! -
Andarono nella loro cella, ma Duro, troppo preso dalle parole di Ashur e di suo fratello Agron, era sicuro di aver dimenticato qualcosa.
La notte non era fredda, si stava bene, i rumori della casa si stavano affievolendo, dimostrando che molti erano già a letto a dormire. Duro non dormiva, si rigirava da una parte e dall'altra, senza trovare pace, si volto verso il fratello che dormiva accanto a lui
- ....Agron... - disse sottovoce
Gli occhi del Germano si aprirono immediatamente, fissando il fratello
- Sei un uomo, puoi resistere, pensa a qualcosa di piacevole che ti concili il sonno, d'accordo? - così dicendo si rimise a dormire
Era ormai notte fonda, la casa era nell'assoluto silenzio, perfino le guardie che facevano il turno di notte sonnecchiavano, i servi e i padroni dormivano sonni tranquilli, il russare dei gladiatori si sentivano in tutte le celle, ma qualcuno non dormiva. Duro aveva gli occhi sbarrati, stringeva i pugni e digrignava i denti, si girò verso il fratello un'altra volta
- ....Agron.... - disse con un filo di voce
Anche questa volta Agron aprì gli occhi, anche al buio Duro riusciva a vederne il verde, erano aperti e attenti
- Stai calmo! Rilassati....pensa alla nostra terra, pensa ai prati, alle montagne, all'odore dell'erba al mattino... -
- L'unica cosa che mi viene in mente è un fiume in piena! - piagnucolò Duro
- Pensa alle rocce, pensa ad una valanga di terra, o magari pensa a quell'orso che per poco non ti mangiava quando avevi otto anni....pensa a cose asciutte!!! - così dicendo ricominciò a dormire
Il mattino ha l'oro in bocca, e a Duro quel mattino tanto atteso fu la cosa più meravigliosa che gli Dei potevano aver creato! I gladiatori ormai erano tutti alzati, le guardie erano pronte ad aprire le grate in modo che gli atleti potessero andare ad allenarsi, Duro davanti alla grata saltellava come se un insetto lo avesse punto
- Apri, apri, apri, apri, apri, apri!!! - diceva, senza riprendere fiato
I suoi compagni lo guardavano come se fosse pazzo, non avevano mai pensato che Duro amasse così tanto essere un gladiatore, che forse era il suo più grande desiderio, il Doctore sarebbe stato orgoglioso di lui, la guardia invece lo guardò male ma aprì comunque la porta; Duro corse via come se avesse alle calcagna Cerbero in carne e ossa pronto a divorarlo, arrivò al limite del dirupo del campo d'addestramento, si tolse il subligaculum e, finalmente, svuotò la vescica!!!! Il più grande sospiro di sollievo raggiunse le orecchie di tutti i gladiatori che avevano capito che non era essere gladiatore il suo più grande desiderio!
Agron si avvicinò alla guardia - Certo che per voi noi possiamo anche morire! - notando lo sguardo stranito della guardia aggiunse - Ah già, per voi possiamo davvero morire! -
Si avvicinò al dirupo anche lui, si spogliò e come il fratello diede sfogo alle sue necessità
- A forza di parlare di donne ti sei dimenticato di urinare nella latrina comune ieri sera - fece notare Agron al fratellino
- Non dalla ricchezza nasce la virtù, ma che dalla virtù deriva, piuttosto, ogni ricchezza e ogni bene, per l’individuo come per gli stati. - disse Duro con aria beata
"Ecco, lo sapevo, ce lo siamo perso! Non potrebbero mettere delle latrine in ogni cella?" pensò Agron con aria quasi afflitta
Terminato di fare pipì, il maggiore dei Germani si rivestì pronto ad andare ad allenarsi insieme agli altri....Duro continuava a urinare senza tregua, facendo strabuzzare gli occhi a tutti gli atleti lì presenti, compreso Spartacus e l'odioso gallo Crisso!
Agron si voltò verso il fratello e gli disse - Ma che vuoi inondare tutta Capua? Altro che Portatore di Pioggia, ti chiameranno Il Fiume di Piscio! -
Duro finalmente sgocciolò, soddisfatto come non mai, si voltò e gridò
- FINITO!!!!! - le braccia alzate, il viso rosso e soddisfatto, la brezza nei capelli
- Duro hai il pisello al vento..... -
- Ops! -
NOTA DELL'AUTRICE
La frase detta da Duro in piena estasi perché si è finalmente svuotato appartiene e Platone....e che mi possa perdonare!!!
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Re: LEGGERLO E' BELLO....SCRIVERLO E' MEGLIO!
Non conosco le regole delle fanfiction, ma mi brucia troppo la cancellazione di Shadowhunters, quindi mi sono inventata questo possibile sbocco verso uno spin off che davvero mi farebbe felice.
Solo due ore fa ero un uomo felice, avevo lottato, superato infiniti ostacoli, vinto pregiudizi e modificato leggi millenarie, fino a due ore fa avevo ancora un cuore, un cuore colmo di amore per uno stregone, pieno di speranza per un futuro insieme.. ora non mi resta altro che un anello al dito, ma non ho un marito, non ho un amante, non ho un amico, non ho un cuore.. Magnus s'è portato via tutto di me, sono un guscio vuoto. Due ore prima. La festa era al suo culmine, risate, chiacchiericcio, balli, qualche sporadico sbaciucchiamento, tutto nella norma.. dopotutto è quello che ci si aspetta in un ricevimento nuziale, ma vedere Alec Lightwood ballare col suo novello sposo, forse era un po' fuori dalla norma, Magnus era l'artefice di questa magia, aveva insegnato ad Alec che ballare è comunque un esercizio fisico, una sessione di allenamento, solo con musica in aggiunta. Magnus aveva aiutato Alec a diventare l'uomo che era ora, un leader giusto, un marito innamorato, uno shadowhunter avulso dalla rigidità del Clave, aperto all'inclusione e privo di quella immancabile superbia che caratterizzava da sempre i nephilim. Ma noi sappiamo che le la realtà raramente ha un lieto fine e la nostra storia non è immune alla tragedia. Nel bel mezzo della pista da ballo, all'improvviso, ecco apparire un portale, diverso da ogni altro portale visto prima, e, senza che alcuno possa intervenire, Magnus viene risucchiato al suo interno, sparendo nel nulla. I successivi istanti di sgomento vengono rotti dall'arrivo di un messaggio di fuoco, Alec lo legge, sbianca e lascia la sala. L'ufficio del capo dell'Istituto è silenzioso, Alec entra ed esclama: "sono qui, come da istruzioni, ridammi mio marito!" dal fondo della stanza vediamo apparire un'ombra, non è altro che una forma incorporea, quasi un fantasma, ma la voce è tutt'altro che un sibilo, è stentorea ed esclama: "non l'ho rapito io, per quanto tu possa non crederlo, amo mio figlio, non gli farei mai del male" "l'hai derubato della sua magia, padre dell'anno!" lo apostrofa Alec. Il Principe degli Inferi non reagisce, Asmodeus ha una missione e quell'ingrato di suo genero dovrà stare ad ascoltarlo e, strappargli la testa, non è producente. "Lightwood, o dovrei dire Bane? Se riesci a mettere a tacere quella tua boccaccia da shadowhunter per due secondi, ti spiego, in modo semplice, di facile comprensione anche per un nephilim, quello che è appena accaduto." Alec mette da parte la furia che lo pervade e fa cenno ad Asmodeus di proseguire. "Magnus non è morto, se è questa la tua paura, ma è come se lo fosse, almeno per te, mio figlio è stato trasportato indietro nel tempo, precisamente nel 1875, nella Londra vittoriana, sospetto che sia per farmi assistere alla sua morte senza poter in alcun modo intervenire" "presumo che tu ti sia fatto qualche nemico nel corso della tua indegna esistenza, ma, francamente, me ne infischio, dimmi solo come posso salvare mio marito e levati di torno!" lo shadowhunter non perde tempo a rispondere. "abbiamo una sola possibilità e, ti avverto, non esiste un piano B, se accetti, possiamo dare inizio subito alla missione" Alec lancia uno sguardo gelido al demone "dimmi solo cosa devo fare, non ho bisogno di piani di riserva, salvare Magnus ad ogni costo è la mia unica priorità" Nel frattempo, Isabel, che non ha assistito al rapimento perché impegnata in un incontro amoroso con Simon, viene raggiunta dalla notizia dell'accaduto, percorre i corridoi dell'Istituto in cerca del fratello, giunta nel suo ufficio, assiste ad una scena irreale. Alec scaraventato in un portale da una forza esterna, e, prima che possa fare un solo passo, la stanza è vuota, buia e silenziosa.
Fine prima parte.
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- Messaggio n°64
Re: LEGGERLO E' BELLO....SCRIVERLO E' MEGLIO!
Frau Blucher ha scritto:Non conosco le regole delle fanfiction, ma mi brucia troppo la cancellazione di Shadowhunters, quindi mi sono inventata questo possibile sbocco verso uno spin off che davvero mi farebbe felice.
Per creare una Fan Ficiton ci sono poche regole facili facili da seguire, anche per dare ai lettori la possibilità di capire, fin da subito, su cosa tratta l'argomento; ecco qui le regole:
- Titolo Fan Fiction:
- Nome/Nick autore:
- Fandom : (nome/i serie contenute nella fanfiction)
- Timeline : "linea temporale". Indica il 'punto' durante la serie in cui si inserisce la fan fiction.
- Sommario: Descrizione generale della Fan Fiction.
- Spoiler: Presenza di eventuali spoilers.
- Personaggi:
- Disclaimer: ...es: i personaggi delle serie ...pinco pallo...non mi appartengono l’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.
Note: commenti aggiuntivi dell'autore.
Credo che ci voglia almeno un bel titolo da dare a quest'opera, no?
- Titolo Fan Fiction:
- Nome/Nick autore:
- Fandom : (nome/i serie contenute nella fanfiction)
- Timeline : "linea temporale". Indica il 'punto' durante la serie in cui si inserisce la fan fiction.
- Sommario: Descrizione generale della Fan Fiction.
- Spoiler: Presenza di eventuali spoilers.
- Personaggi:
- Disclaimer: ...es: i personaggi delle serie ...pinco pallo...non mi appartengono l’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.
Note: commenti aggiuntivi dell'autore.
Credo che ci voglia almeno un bel titolo da dare a quest'opera, no?
Solo due ore fa ero un uomo felice, avevo lottato, superato infiniti ostacoli, vinto pregiudizi e modificato leggi millenarie, fino a due ore fa avevo ancora un cuore, un cuore colmo di amore per uno stregone, pieno di speranza per un futuro insieme.. ora non mi resta altro che un anello al dito, ma non ho un marito, non ho un amante, non ho un amico, non ho un cuore.. Magnus s'è portato via tutto di me, sono un guscio vuoto. Due ore prima. La festa era al suo culmine, risate, chiacchiericcio, balli, qualche sporadico sbaciucchiamento, tutto nella norma.. dopotutto è quello che ci si aspetta in un ricevimento nuziale, ma vedere Alec Lightwood ballare col suo novello sposo, forse era un po' fuori dalla norma, Magnus era l'artefice di questa magia, aveva insegnato ad Alec che ballare è comunque un esercizio fisico, una sessione di allenamento, solo con musica in aggiunta. Magnus aveva aiutato Alec a diventare l'uomo che era ora, un leader giusto, un marito innamorato, uno shadowhunter avulso dalla rigidità del Clave, aperto all'inclusione e privo di quella immancabile superbia che caratterizzava da sempre i nephilim. Ma noi sappiamo che la realtà raramente ha un lieto fine e la nostra storia non è immune alla tragedia. Nel bel mezzo della pista da ballo, all'improvviso, ecco apparire un portale, diverso da ogni altro portale visto prima, e, senza che alcuno possa intervenire, Magnus viene risucchiato al suo interno, sparendo nel nulla. I successivi istanti di sgomento vengono rotti dall'arrivo di un messaggio di fuoco, Alec lo legge, sbianca e lascia la sala. L'ufficio del capo dell'Istituto è silenzioso, Alec entra ed esclama: "sono qui, come da istruzioni, ridammi mio marito!" dal fondo della stanza vediamo apparire un'ombra, non è altro che una forma incorporea, quasi un fantasma, ma la voce è tutt'altro che un sibilo, è stentorea ed esclama: "non l'ho rapito io, per quanto tu possa non crederlo, amo mio figlio, non gli farei mai del male" "l'hai derubato della sua magia, padre dell'anno!" lo apostrofa Alec. Il Principe degli Inferi non reagisce, Asmodeus ha una missione e quell'ingrato di suo genero dovrà stare ad ascoltarlo e, strappargli la testa, non è producente. "Lightwood, o dovrei dire Bane? Se riesci a mettere a tacere quella tua boccaccia da shadowhunter per due secondi, ti spiego, in modo semplice, di facile comprensione anche per un nephilim, quello che è appena accaduto." Alec mette da parte la furia che lo pervade e fa cenno ad Asmodeus di proseguire. "Magnus non è morto, se è questa la tua paura, ma è come se lo fosse, almeno per te, mio figlio è stato trasportato indietro nel tempo, precisamente nel 1875, nella Londra vittoriana, sospetto che sia per farmi assistere alla sua morte senza poter in alcun modo intervenire" "presumo che tu ti sia fatto qualche nemico nel corso della tua indegna esistenza, ma, francamente, me ne infischio, dimmi solo come posso salvare mio marito e levati di torno!" lo shadowhunter non perde tempo a rispondere. "abbiamo una sola possibilità e, ti avverto, non esiste un piano B, se accetti, possiamo dare inizio subito alla missione" Alec lancia uno sguardo gelido al demone "dimmi solo cosa devo fare, non ho bisogno di piani di riserva, salvare Magnus ad ogni costo è la mia unica priorità" Nel frattempo, Isabel, che non ha assistito al rapimento perché impegnata in un incontro amoroso con Simon, viene raggiunta dalla notizia dell'accaduto, percorre i corridoi dell'Istituto in cerca del fratello, giunta nel suo ufficio, assiste ad una scena irreale. Alec scaraventato in un portale da una forza esterna, e, prima che possa fare un solo passo, la stanza è vuota, buia e silenziosa.Fine prima parte.
CRITICA TECNICA
Credo che sia scritto abbastanza bene, anche se vedo piccoli errori, solo due niente di che, cose che succedono quando si scrive qualcosa, magari ci si rende conto dell'errore dopo secoli dalla pubblicazione (io rileggo quello che ho scritto almeno tre volte, ma dopo la pubblicazione mi accorgo comunque di errori non visti); l'unica cosa da dire è che, forse, avresti dovuto andare a capo durante la conversazione tra i due. Per me non è stato un problema, ma per altri potrebbe esserlo, c'è il rischio che non si riesca a capire chi parla.
CRITICA DELL'OPERA
La cosa si fa molto interessante, hai spedito Magnus nella Londra vittoriana, nel 1875, quando Magnus era già a Londra. C'è la possibilità che incontri se stesso? C'è la possibilità che Alec conosca i suoi antenati Lightwood & Herondale? Capisco che, non avendo letto i libri The Infernal Devices (da noi chiamati Le Origini), tu possa avere delle difficoltà su chi siano i Lightwood e gli Herondale di questa epoca, ma spero che tu sappia dove vuoi andare a parare. Continua così, voglio leggere il continuo, e spero che sia bello lungo!!!
Credo che sia scritto abbastanza bene, anche se vedo piccoli errori, solo due niente di che, cose che succedono quando si scrive qualcosa, magari ci si rende conto dell'errore dopo secoli dalla pubblicazione (io rileggo quello che ho scritto almeno tre volte, ma dopo la pubblicazione mi accorgo comunque di errori non visti); l'unica cosa da dire è che, forse, avresti dovuto andare a capo durante la conversazione tra i due. Per me non è stato un problema, ma per altri potrebbe esserlo, c'è il rischio che non si riesca a capire chi parla.
CRITICA DELL'OPERA
La cosa si fa molto interessante, hai spedito Magnus nella Londra vittoriana, nel 1875, quando Magnus era già a Londra. C'è la possibilità che incontri se stesso? C'è la possibilità che Alec conosca i suoi antenati Lightwood & Herondale? Capisco che, non avendo letto i libri The Infernal Devices (da noi chiamati Le Origini), tu possa avere delle difficoltà su chi siano i Lightwood e gli Herondale di questa epoca, ma spero che tu sappia dove vuoi andare a parare. Continua così, voglio leggere il continuo, e spero che sia bello lungo!!!
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Re: LEGGERLO E' BELLO....SCRIVERLO E' MEGLIO!
Se ti riferisci al nome Isabelle, scritto Isabel, non è un errore, ma lo capirai più avanti. Il secondo errore non lo trovo
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Re: LEGGERLO E' BELLO....SCRIVERLO E' MEGLIO!
Apostofa invece di apostrofa (una scemenza) e Ridammi, era meglio rendimi... ...come ho detto, nulla di che.Frau Blucher ha scritto:Se ti riferisci al nome Isabelle, scritto Isabel, non è un errore, ma lo capirai più avanti. Il secondo errore non lo trovo
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Re: LEGGERLO E' BELLO....SCRIVERLO E' MEGLIO!
Sei mod, correggi tu, così non resta la scritta modificato.. ma lascia ridammi, mi piace di più
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Re: LEGGERLO E' BELLO....SCRIVERLO E' MEGLIO!
Non posso farlo, non sono Moderatrice in questa sezione, la A che vedi sta per Alis.Frau Blucher ha scritto:Sei mod, correggi tu, così non resta la scritta modificato.. ma lascia ridammi, mi piace di più
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Re: LEGGERLO E' BELLO....SCRIVERLO E' MEGLIO!
APUMA ha scritto:Non posso farlo, non sono Moderatrice in questa sezione, la A che vedi sta per Alis.Frau Blucher ha scritto:Sei mod, correggi tu, così non resta la scritta modificato.. ma lascia ridammi, mi piace di più
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Re: LEGGERLO E' BELLO....SCRIVERLO E' MEGLIO!
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Re: LEGGERLO E' BELLO....SCRIVERLO E' MEGLIO!
BRAVA FRAUUUUUUUUUUUUU!!!!!!!!!!!!
LETTO! Conosco solo Alec e Magnus (giusto di nome), ma mi piace ciò che hai scritto e voglio saperne di più!
P.S. Solo perché so che tu sei molto precisa e ci tieni, forse devi far intervenire Annika per un'altra piccolissima correzione. Comunque non crea nessun problema.
LETTO! Conosco solo Alec e Magnus (giusto di nome), ma mi piace ciò che hai scritto e voglio saperne di più!
P.S. Solo perché so che tu sei molto precisa e ci tieni, forse devi far intervenire Annika per un'altra piccolissima correzione. Comunque non crea nessun problema.
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- Messaggio n°72
Re: LEGGERLO E' BELLO....SCRIVERLO E' MEGLIO!
Kim Winchester ha scritto:BRAVA FRAUUUUUUUUUUUUU!!!!!!!!!!!!
LETTO! Conosco solo Alec e Magnus (giusto di nome), ma mi piace ciò che hai scritto e voglio saperne di più!
P.S. Solo perché so che tu sei molto precisa e ci tieni, forse devi far intervenire Annika per un'altra piccolissima correzione. Comunque non crea nessun problema.
Ho corretto il post quotato da Apuma, ma per il mio, aspetto che ci pensi Annikaré, così da non lasciare la fastidiosa scritta: modificato da..
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Re: LEGGERLO E' BELLO....SCRIVERLO E' MEGLIO!
Magnus aveva fatto uno strano sogno, non ricordava i dettagli ma era stato piacevole, almeno fino ad un certo punto, poi era finito in tragedia.. ma i ricordi si facevano sempre più confusi..
“Magnus, Santo Cielo! Stai ancora a letto? La prima volta in millenni che il Clave chiede un incontro con i Nascosti e tu te la dormi?” La voce stentorea di Ragnor rimbomba per tutta la stanza, Magnus salta giù dal letto come un pupazzetto caricato a molla.
“Ragnor, ma non eri morto? Che ci fai in camera mia?” Lo sguardo di Magnus passa dal viso dell’amico, alla stanza, si sofferma sui mobili vittoriani, la specchiera impreziosita di intagli, gli armadi, le poltrone, i tendaggi di broccato e la vista che si intravede oltre le finestre.. qualcosa non quadra, è il primo pensiero che sfiora la mente dello stregone, perché vedo il Big Ben dalla mia finestra situata a New York? Ma così come si è presentato, il pensiero, repentinamente, si dissolve.
“Il fatto che ieri sera ti sia bevuto l’intera cantina di Whitechapel, non ti scusa, anche se sappiamo entrambi che ogni osteria, pub e locale di quel quartiere ha scorte di alcolici illimitate.” Un, giustamente, adirato Ragnor, risponde con enfasi.
“Perdonami, amico mio, forse ieri ho davvero esagerato ed oggi ne pago le conseguenze, anche gli stregoni hanno un limite massimo di tolleranza all’alcol, a quanto pare.” Un contrito Magnus, verso l’amico di sempre.
“Vestiti e andiamo, i nephilim non sono gli esseri più pazienti di questa Terra.” Conclude Ragnor.
Il portale si apre in un vicolo, Alec è determinato a riavere il suo amato ad ogni costo, ma come poggia un piede sull’acciottolato, i pensieri scivolano velocemente fuori dalla sua mente, così come i ricordi, i sentimenti, tutto viene cancellato e rimpiazzato da nuovi pensieri, ricordi, sentimenti.
Asmodeus assiste imperturbabile allo svolgersi delle due scene, Magnus e Ragnor nell’appartamento e Alec nel vicolo, dalla finestra demoniaca aperta sulla Terra, vede ogni cosa, alle sue spalle, il demone che lo serve da millenni gli domanda:
“Mio Principe, avete fatto ciò che era in vostro potere, ora sta a loro, se sono davvero destinati, nulla potrà tenerli lontani, si ritroveranno anche se non sanno di conoscersi e di amarsi, non credete?”
Il Demone Superiore, senza voltarsi, risponde:
“Un Principe degli Inferi non teme il destino, un Principe degli Inferi non riconosce il destino, un Principe degli Inferi non affida speranze e risoluzioni nelle mani di un nephilim e, seppur potente, del proprio figlio stregone, un Principe degli Inferi agisce.”
La sede del Clave di Londra è in fermento, non c’era mai stato un incontro fra nephilim e Nascosti, il sistema di sicurezza andava incrementato, non ci si poteva fidare dei Nascosti, era il pensiero comune all’interno dell’Istituto.
Magnus e Ragnor giungono alla porta della Chiesa sconsacrata che maschera l’ingresso all’Istituto di Londra. Rimangono in attesa, sanno perfettamente di essere osservati da ogni direzione, sanno che è meglio non fare movimenti improvvisi, meglio non grattarsi il naso, giusto per stare tranquilli, i nephilim, oltre a non avere pazienza, non sono universalmente noti per i loro riflessi lenti, meglio tenersi il prurito che rischiare di perdere l’intera testa, è il pensiero che sfiora Ragnor.
Il vecchio portone scompare, la sede del Clave appare in tutto il suo splendore, quattro guardie armate si portano alle spalle dei due stregoni e li scortano all’interno.
“Magnus, non ci pensare proprio!” bisbiglia Ragnor all’amico.
“Non so a cosa ti riferisca, Ragnor, non pensavo di fare alcunché.”
“E quelle scintille che escono dalle tue dita a cosa dovrebbero servire?”
Magnus abbassa lo sguardo e vede le proprie mani scintillare, non ha modo di controllarle, non gli è mai successo prima, un flusso di magia fuoriesce, colpendo due delle guardie, facendo apparire i loro veri volti di demoni. Le due guardie rimaste, non riescono a fare un passo, un nephilim, apparso quasi dal nulla, li finisce con due fendenti a testa.
Magnus non riesce a levare lo sguardo dal nuovo arrivato, non solo perché è davvero bellissimo, ma perché gli sembra di conoscerlo da sempre, anche se non è così, come puo’ essersi dimenticato di quel viso, di quegli occhi?
“Ottimi riflessi, cosa li ha traditi?” domanda il nephilim a Magnus.
“Chi sei tu?” chiede Magnus, ignorando il quesito, che francamente si è posto da solo, senza trovare risposta.
“E poi dicono a me di essere brusco” borbotta il nephilim.
Magnus distoglie, con difficoltà, lo sguardo dal bel volto del giovane, altri nephilim accorrono, nella confusione generale, l’apparire di una figura ammantata di autorità, riporta tutti alla calma. Il nuovo arrivato è alto, con lunghi capelli candidi e due occhi blu da far invidia ad una notte senza nubi.
“Del fatto che quattro demoni siano riusciti ad infiltrarsi nel nostro Istituto, parleremo dopo, ora occupiamoci dei nostri ospiti.” Esordisce con voce calma ma ferma.
“Voi dovete essere il famigerato Magnus, ho sentito parlare molto di voi e delle vostre imprese. Mi presento, sono Edward Black, capo dell’Istituto di Londra, mi scuso ancora per l’imperdonabile benvenuto ricevuto.” Pur rivolgendosi con apparente cordialità, l’uomo non porge la mano allo stregone, né degna di uno sguardo Ragnor.
“Mi onorate con le vostre cordiali parole.” Un sardonico Magnus in risposta.
“Permettete di presentarvi il mio collega ed amico Ragnor.” Aggiunge con un sorrisetto di scherno. “Sono certo che vi abbiano parlato molto anche di lui e delle sue imprese.”
Per la manciata di secondi in cui questi convenevoli si svolgono, Ragnor non smette di pensare che l’idea di accettare l’invito del Clave non è stata una delle sue migliori, sente puzza di guai, con la G maiuscola.
Edward, volge lo sguardo verso il giovane nephilim che non ha ancora detto una parola.
“Non credo di conoscervi, fate parte della delegazione giunta da Madrid?”
“No, arrivo da New York, sono Alexander Lightwood, forse conoscete mio zio Gideon, è stato lui a convocarmi, non me ne ha spiegato il motivo, ma, in famiglia, ci aiutiamo senza porre domande.”
Magnus incassa con dispiacere la notizia che, il bel giovane, su cui, ammettiamolo, aveva fatto un pensierino, è un membro della famiglia Lightwood. Sangue angelico nelle vene, una famiglia con cui è meglio non avere a che fare.. tutte ragioni per non dare corso a qualcosa destinato a finire in tragedia.
Alexander ha sentito su di se lo sguardo di Magnus, solitamente non lascia che qualcosa lo distolga dal proprio dovere, ma quegli occhi dorati lo sconvolgono nel profondo, e, assai più grave, non gli piace che, al sentire il proprio nome, lo sguardo sia scivolato via, come se essere un Lightwood lo avesse reso ripugnante.
Fine seconda parte.
“Magnus, Santo Cielo! Stai ancora a letto? La prima volta in millenni che il Clave chiede un incontro con i Nascosti e tu te la dormi?” La voce stentorea di Ragnor rimbomba per tutta la stanza, Magnus salta giù dal letto come un pupazzetto caricato a molla.
“Ragnor, ma non eri morto? Che ci fai in camera mia?” Lo sguardo di Magnus passa dal viso dell’amico, alla stanza, si sofferma sui mobili vittoriani, la specchiera impreziosita di intagli, gli armadi, le poltrone, i tendaggi di broccato e la vista che si intravede oltre le finestre.. qualcosa non quadra, è il primo pensiero che sfiora la mente dello stregone, perché vedo il Big Ben dalla mia finestra situata a New York? Ma così come si è presentato, il pensiero, repentinamente, si dissolve.
“Il fatto che ieri sera ti sia bevuto l’intera cantina di Whitechapel, non ti scusa, anche se sappiamo entrambi che ogni osteria, pub e locale di quel quartiere ha scorte di alcolici illimitate.” Un, giustamente, adirato Ragnor, risponde con enfasi.
“Perdonami, amico mio, forse ieri ho davvero esagerato ed oggi ne pago le conseguenze, anche gli stregoni hanno un limite massimo di tolleranza all’alcol, a quanto pare.” Un contrito Magnus, verso l’amico di sempre.
“Vestiti e andiamo, i nephilim non sono gli esseri più pazienti di questa Terra.” Conclude Ragnor.
Il portale si apre in un vicolo, Alec è determinato a riavere il suo amato ad ogni costo, ma come poggia un piede sull’acciottolato, i pensieri scivolano velocemente fuori dalla sua mente, così come i ricordi, i sentimenti, tutto viene cancellato e rimpiazzato da nuovi pensieri, ricordi, sentimenti.
Asmodeus assiste imperturbabile allo svolgersi delle due scene, Magnus e Ragnor nell’appartamento e Alec nel vicolo, dalla finestra demoniaca aperta sulla Terra, vede ogni cosa, alle sue spalle, il demone che lo serve da millenni gli domanda:
“Mio Principe, avete fatto ciò che era in vostro potere, ora sta a loro, se sono davvero destinati, nulla potrà tenerli lontani, si ritroveranno anche se non sanno di conoscersi e di amarsi, non credete?”
Il Demone Superiore, senza voltarsi, risponde:
“Un Principe degli Inferi non teme il destino, un Principe degli Inferi non riconosce il destino, un Principe degli Inferi non affida speranze e risoluzioni nelle mani di un nephilim e, seppur potente, del proprio figlio stregone, un Principe degli Inferi agisce.”
La sede del Clave di Londra è in fermento, non c’era mai stato un incontro fra nephilim e Nascosti, il sistema di sicurezza andava incrementato, non ci si poteva fidare dei Nascosti, era il pensiero comune all’interno dell’Istituto.
Magnus e Ragnor giungono alla porta della Chiesa sconsacrata che maschera l’ingresso all’Istituto di Londra. Rimangono in attesa, sanno perfettamente di essere osservati da ogni direzione, sanno che è meglio non fare movimenti improvvisi, meglio non grattarsi il naso, giusto per stare tranquilli, i nephilim, oltre a non avere pazienza, non sono universalmente noti per i loro riflessi lenti, meglio tenersi il prurito che rischiare di perdere l’intera testa, è il pensiero che sfiora Ragnor.
Il vecchio portone scompare, la sede del Clave appare in tutto il suo splendore, quattro guardie armate si portano alle spalle dei due stregoni e li scortano all’interno.
“Magnus, non ci pensare proprio!” bisbiglia Ragnor all’amico.
“Non so a cosa ti riferisca, Ragnor, non pensavo di fare alcunché.”
“E quelle scintille che escono dalle tue dita a cosa dovrebbero servire?”
Magnus abbassa lo sguardo e vede le proprie mani scintillare, non ha modo di controllarle, non gli è mai successo prima, un flusso di magia fuoriesce, colpendo due delle guardie, facendo apparire i loro veri volti di demoni. Le due guardie rimaste, non riescono a fare un passo, un nephilim, apparso quasi dal nulla, li finisce con due fendenti a testa.
Magnus non riesce a levare lo sguardo dal nuovo arrivato, non solo perché è davvero bellissimo, ma perché gli sembra di conoscerlo da sempre, anche se non è così, come puo’ essersi dimenticato di quel viso, di quegli occhi?
“Ottimi riflessi, cosa li ha traditi?” domanda il nephilim a Magnus.
“Chi sei tu?” chiede Magnus, ignorando il quesito, che francamente si è posto da solo, senza trovare risposta.
“E poi dicono a me di essere brusco” borbotta il nephilim.
Magnus distoglie, con difficoltà, lo sguardo dal bel volto del giovane, altri nephilim accorrono, nella confusione generale, l’apparire di una figura ammantata di autorità, riporta tutti alla calma. Il nuovo arrivato è alto, con lunghi capelli candidi e due occhi blu da far invidia ad una notte senza nubi.
“Del fatto che quattro demoni siano riusciti ad infiltrarsi nel nostro Istituto, parleremo dopo, ora occupiamoci dei nostri ospiti.” Esordisce con voce calma ma ferma.
“Voi dovete essere il famigerato Magnus, ho sentito parlare molto di voi e delle vostre imprese. Mi presento, sono Edward Black, capo dell’Istituto di Londra, mi scuso ancora per l’imperdonabile benvenuto ricevuto.” Pur rivolgendosi con apparente cordialità, l’uomo non porge la mano allo stregone, né degna di uno sguardo Ragnor.
“Mi onorate con le vostre cordiali parole.” Un sardonico Magnus in risposta.
“Permettete di presentarvi il mio collega ed amico Ragnor.” Aggiunge con un sorrisetto di scherno. “Sono certo che vi abbiano parlato molto anche di lui e delle sue imprese.”
Per la manciata di secondi in cui questi convenevoli si svolgono, Ragnor non smette di pensare che l’idea di accettare l’invito del Clave non è stata una delle sue migliori, sente puzza di guai, con la G maiuscola.
Edward, volge lo sguardo verso il giovane nephilim che non ha ancora detto una parola.
“Non credo di conoscervi, fate parte della delegazione giunta da Madrid?”
“No, arrivo da New York, sono Alexander Lightwood, forse conoscete mio zio Gideon, è stato lui a convocarmi, non me ne ha spiegato il motivo, ma, in famiglia, ci aiutiamo senza porre domande.”
Magnus incassa con dispiacere la notizia che, il bel giovane, su cui, ammettiamolo, aveva fatto un pensierino, è un membro della famiglia Lightwood. Sangue angelico nelle vene, una famiglia con cui è meglio non avere a che fare.. tutte ragioni per non dare corso a qualcosa destinato a finire in tragedia.
Alexander ha sentito su di se lo sguardo di Magnus, solitamente non lascia che qualcosa lo distolga dal proprio dovere, ma quegli occhi dorati lo sconvolgono nel profondo, e, assai più grave, non gli piace che, al sentire il proprio nome, lo sguardo sia scivolato via, come se essere un Lightwood lo avesse reso ripugnante.
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Re: LEGGERLO E' BELLO....SCRIVERLO E' MEGLIO!
ARGH!
Eh no, non puoi terminare la parte così, non è giusto!!!
Fortuna vuole che tu sia in ferie, quindi...mi aspetto una terza parte al più presto; lo sai che ho letto tutto ciò che c'era da leggere su Shadowhunters (e potrei darti delle dritte su come era l'epoca vittoriana e il Clave, ma questa è la tua storia, non interferirò), e le Fan Fiction sono la mia passione, quindi DATTI DA FARE!
Mi piace molto il fatto che tu abbia messo gli occhi BLU ad Alec, quando invece Matthew Daddario non li ha così, ti sei basata su come sia Alexander nel libro, mi fa piacere....
Continua così!!!!
Eh no, non puoi terminare la parte così, non è giusto!!!
Fortuna vuole che tu sia in ferie, quindi...mi aspetto una terza parte al più presto; lo sai che ho letto tutto ciò che c'era da leggere su Shadowhunters (e potrei darti delle dritte su come era l'epoca vittoriana e il Clave, ma questa è la tua storia, non interferirò), e le Fan Fiction sono la mia passione, quindi DATTI DA FARE!
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Re: LEGGERLO E' BELLO....SCRIVERLO E' MEGLIO!
Veramente non ho detto di che colore siano gli occhi di Alexander, quello con gli occhi blu è il capo dell'IstitutoAPUMA ha scritto:ARGH!
Eh no, non puoi terminare la parte così, non è giusto!!!
Fortuna vuole che tu sia in ferie, quindi...mi aspetto una terza parte al più presto; lo sai che ho letto tutto ciò che c'era da leggere su Shadowhunters (e potrei darti delle dritte su come era l'epoca vittoriana e il Clave, ma questa è la tua storia, non interferirò), e le Fan Fiction sono la mia passione, quindi DATTI DA FARE!
Mi piace molto il fatto che tu abbia messo gli occhi BLU ad Alec, quando invece Matthew Daddario non li ha così, ti sei basata su come sia Alexander nel libro, mi fa piacere....
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Re: LEGGERLO E' BELLO....SCRIVERLO E' MEGLIO!
Frau Blucher ha scritto:Veramente non ho detto di che colore siano gli occhi di Alexander, quello con gli occhi blu è il capo dell'IstitutoAPUMA ha scritto:ARGH!
Eh no, non puoi terminare la parte così, non è giusto!!!
Fortuna vuole che tu sia in ferie, quindi...mi aspetto una terza parte al più presto; lo sai che ho letto tutto ciò che c'era da leggere su Shadowhunters (e potrei darti delle dritte su come era l'epoca vittoriana e il Clave, ma questa è la tua storia, non interferirò), e le Fan Fiction sono la mia passione, quindi DATTI DA FARE!
Mi piace molto il fatto che tu abbia messo gli occhi BLU ad Alec, quando invece Matthew Daddario non li ha così, ti sei basata su come sia Alexander nel libro, mi fa piacere....
Continua così!!!!
Ah ha. Ho capito cos'è successo, mi sono lasciata fuorviare da questa frase:
Detto questo (mi scuso), continua lo stesso, il discorso che non puoi lasciare un capitolo terminato così vale ancora! Chiaro?!?
Avendo riletto per bene il capitolo, ho capito di aver confuso il personaggio, ho creduto che questa presentazione riguardasse l'arrivo di Alec all'Istituto di Londra...infatti non mi tornava la lunghezza dei capelli.Magnus distoglie, con difficoltà, lo sguardo dal bel volto del giovane, altri nephilim accorrono, nella confusione generale, l’apparire di una figura ammantata di autorità, riporta tutti alla calma. Il nuovo arrivato è alto, con lunghi capelli candidi e due occhi blu da far invidia ad una notte senza nubi.
Detto questo (mi scuso), continua lo stesso, il discorso che non puoi lasciare un capitolo terminato così vale ancora! Chiaro?!?
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