Rosemary's Baby - Nastro rosso a New York
Un film di Roman Polanski. Con Mia Farrow, John Cassavetes, Ruth Gordon, Sidney Blackmer, Maurice Evans.
Fantastico, durata 136 min. - USA 1968.
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Rosemary (Mia Farrow), giovane donna e fresca sposa, diviene vittima di una setta di adoratori del diavolo che punta su di lei per far venire al mondo il figlio del demonio, consenziente il marito Guy (John Cassavetes), che vuole diventare famoso come attore. Un film fondamentale nel quale tutto è al posto giusto, in una perfetta unione di creatività, principe quella di un Polanski in perfetta forma. Capolavoro di sottile ambiguità e caposaldo del filone demoniaco e paranoico, riesce a evitare schematismi e trappole etico-religiose grazie a una sapiente autoironia che non diminuisce mai l’efficacia del racconto. La demonizzazione dei vicini di casa, sorridenti e appiccicosi, è una delle cose più riuscite, assieme alla demonizzazione della famiglia e dell’amore coniugale. Tutta la città diventa un unico luogo di perversione, senza alcuna possibilità di scampo. Quelle che sembravano persone educate e gentili diventano parti di una grande congiura dai confini indefinitamente grandi. Il film riesce a comunicare una ficcante sensazione di solitudine e di oppressione, mettendo a contatto l’ancestrale paura del diavolo con il traffico indifferente di Manhattan. Guida per molti autori successivi, ha lanciato definitivamente, anche dal punto di vista commerciale, Polanski e gli ha creato attorno – spiacevole e ingiustificato effetto collaterale – un’aura “diabolica” durata anni e derivata anche da un effetto ancor più ingiusto della strage di Bel Air. Ha inoltre segnato la carriera della fragile Mia Farrow e rilanciato come caratterista la vispa Ruth Gordon, vincitrice con questo film di un Oscar come miglior attrice non protagonista. Un mustassoluto, anche per le cupe ed efficacissime atmosfere create dall’ottimo William A. Fraker. Prodotto da William Castle. Fonte MY MOVIES
Fantastico, durata 136 min. - USA 1968.
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Rosemary (Mia Farrow), giovane donna e fresca sposa, diviene vittima di una setta di adoratori del diavolo che punta su di lei per far venire al mondo il figlio del demonio, consenziente il marito Guy (John Cassavetes), che vuole diventare famoso come attore. Un film fondamentale nel quale tutto è al posto giusto, in una perfetta unione di creatività, principe quella di un Polanski in perfetta forma. Capolavoro di sottile ambiguità e caposaldo del filone demoniaco e paranoico, riesce a evitare schematismi e trappole etico-religiose grazie a una sapiente autoironia che non diminuisce mai l’efficacia del racconto. La demonizzazione dei vicini di casa, sorridenti e appiccicosi, è una delle cose più riuscite, assieme alla demonizzazione della famiglia e dell’amore coniugale. Tutta la città diventa un unico luogo di perversione, senza alcuna possibilità di scampo. Quelle che sembravano persone educate e gentili diventano parti di una grande congiura dai confini indefinitamente grandi. Il film riesce a comunicare una ficcante sensazione di solitudine e di oppressione, mettendo a contatto l’ancestrale paura del diavolo con il traffico indifferente di Manhattan. Guida per molti autori successivi, ha lanciato definitivamente, anche dal punto di vista commerciale, Polanski e gli ha creato attorno – spiacevole e ingiustificato effetto collaterale – un’aura “diabolica” durata anni e derivata anche da un effetto ancor più ingiusto della strage di Bel Air. Ha inoltre segnato la carriera della fragile Mia Farrow e rilanciato come caratterista la vispa Ruth Gordon, vincitrice con questo film di un Oscar come miglior attrice non protagonista. Un mustassoluto, anche per le cupe ed efficacissime atmosfere create dall’ottimo William A. Fraker. Prodotto da William Castle. Fonte MY MOVIES