David Fincher
Nome: David Leo Fincher
49 anni, 28 Agosto1962 (Vergine), Denver (Colorado - USA)
Fincher Club
Ci vuole coraggio e spudoratezza per realizzare Fight Club, uno dei film cult più apprezzati del nuovo millennio. Nell'atmosfera onirica, plumbea e piovosa dei film di Fincher si rintraccia l'impronta di un'artista duro che non si ferma di fronte a niente. Predilige l'oscurità alla luce, la notte al giorno, è il regista del nichilismo metropolitano.
Videoclip musicali
Nato in Colorado ma cresciuto in California, si iscrive poi alla Ashland High School in Oregon. Dopo il diploma, con un percorso di formazione pieno di successi, si presenta alla Korty Films del regista/sceneggiatore John Korty che lo mette alla prova. Poco dopo passa alla prestigiosa Industrial Light & Magic di George Lucas, dove trova l'occasione di esprimere il talento visionario che lo caratterizza: è assistente agli effetti visivi ne Il ritorno dello Jedi (1983) e in Indiana Jones e il tempio maledetto (1984) di Lucas, e ne La storia infinita (1984) di Wolfgang Petersen. Alla fine del 1984 interrompe la collaborazione con il padre delle "guerre stellari" e decide di prendere in mano la macchina da presa per girare alcuni tra i più importanti spot pubblicitari degli anni Novanta. Nel frattempo fonda la casa di produzione Propaganda Films assieme ai colleghi Dominic Sena, Greg Gold e Nigel Dick e continua le sperimentazioni visive con la realizzazione di videoclip musicali. È Fincher a dirigere Madonna, George Michael, Aerosmith, Nine Inch Nails, Rolling Stones e numerosi altri artisti dello scenario musicale. I suoi lavori, in onda sui canali musicali di tutto il mondo, si fanno notare e, seppur non abbandonerà mai la regia di videoclip musicali, nel 1992 passa alla regia cinematografica.
I sette peccati capitali
Il debutto sul grande schermo arriva con Alien 3 (1992), terzo episodio della saga iniziata da Ridley Scott alla fine degli anni Settanta. Il film non viene apprezzato molto dagli appassionati del genere che obiettano la predilezione del regista per toni cupi e claustrofobici che vanno in contrasto con le puntate precedenti. Le cose migliorano con il thriller Seven (1995), dove racconta le indagini di una coppia di investigatori molto diversi tra loro (da una parte il pacato Morgan Freeman e dall'altro l'istintivo Brad Pitt), alle prese con un serial killer che segue un progetto di morte legato ai sette peccati capitali. Le atmosfere buie, scene spesso piovose, stanze illuminate solo da una luce soffusa incorniciano la drammatica storia del film. Il suo stile si delinea in maniera netta nel successivo The Game – Nessuna regola (1997) dove Sean Penn organizza un gioco (all'inizio innocuo, poi violento e oltraggioso) per il fratello maggiore Michael Douglas, vittima di un'esistenza monotona e apatica.
Il successo di Fight Club
Con Fight Club (1999) porta sullo schermo il romanzo omonimo di Chuck Palahniuk: l'incontro tra un frastornato e insonne Edward Norton e il suo 'doppio' Brad Pitt, coinvolti in insoliti combattimenti a pugni nudi come pratica di liberazione spirituale. Grazie anche alla bravura degli attori protagonisti, il film riscuote un successo inaudito e, tra le accuse di
machismo imperante e di banalizzazione di temi alti (il binomio vita/morte, la doppia identità di derivazione dostoevskiana), diventa un film di culto. Rimane fedele ad una rappresentazione claustrofobica della realtà nel successivo Panic Room (2002), dove madre (Jodie Foster) e figlioletta si ritrovano rinchiuse in un bunker di una casa lussuosa
di New York, vittime di un gioco perverso tra prigionieri e carnefici.
Il caso curioso di un uomo nato vecchio
Continua poi a sperimentare nuove rappresentazioni degli intrighi psicologici con il genere thriller di Zodiac (2007), tratto da una storia vera, racconto di un serial killer che, alla fine degli anni Sessanta, mise in crisi l'intera città di San Francisco. Mentre continua a girare videoclip, trova i finanziamenti necessari per il suo progetto più grande: trasporre sul grande schermo Il curioso caso di Benjamin Button (2008), racconto omonimo di Fitzgerald. L'insolita e imprevedibile esistenza di un uomo che nasce vecchio e muore bambino incanta il pubblico americano. Successivamente guarda al passato per realizzare Heavy Metal, raccolta di episodi d'animazione ispirati dal film di Gerald Potterton del 1981.
Nel 2010 torna sul grande schermo con The Social Network, primo film incentrato sulla nascita e crescita di The Facebook, come veniva originariamente chiamato, dalla sua fondazione nel 2004, fino alla causa da 600 milioni di dollari indetta contro Mark Zuckerberg, interpretato da Jesse Eisenberg. Due anni dopo è dietro la macchina da presa per Millennium - Uomini che odiano le donne, remake americano del successo svedese, tratto dalla saga dello scrittore Stieg Larsson.
Fonte: MyMovies
Nome: David Leo Fincher
49 anni, 28 Agosto1962 (Vergine), Denver (Colorado - USA)
Fincher Club
Ci vuole coraggio e spudoratezza per realizzare Fight Club, uno dei film cult più apprezzati del nuovo millennio. Nell'atmosfera onirica, plumbea e piovosa dei film di Fincher si rintraccia l'impronta di un'artista duro che non si ferma di fronte a niente. Predilige l'oscurità alla luce, la notte al giorno, è il regista del nichilismo metropolitano.
Videoclip musicali
Nato in Colorado ma cresciuto in California, si iscrive poi alla Ashland High School in Oregon. Dopo il diploma, con un percorso di formazione pieno di successi, si presenta alla Korty Films del regista/sceneggiatore John Korty che lo mette alla prova. Poco dopo passa alla prestigiosa Industrial Light & Magic di George Lucas, dove trova l'occasione di esprimere il talento visionario che lo caratterizza: è assistente agli effetti visivi ne Il ritorno dello Jedi (1983) e in Indiana Jones e il tempio maledetto (1984) di Lucas, e ne La storia infinita (1984) di Wolfgang Petersen. Alla fine del 1984 interrompe la collaborazione con il padre delle "guerre stellari" e decide di prendere in mano la macchina da presa per girare alcuni tra i più importanti spot pubblicitari degli anni Novanta. Nel frattempo fonda la casa di produzione Propaganda Films assieme ai colleghi Dominic Sena, Greg Gold e Nigel Dick e continua le sperimentazioni visive con la realizzazione di videoclip musicali. È Fincher a dirigere Madonna, George Michael, Aerosmith, Nine Inch Nails, Rolling Stones e numerosi altri artisti dello scenario musicale. I suoi lavori, in onda sui canali musicali di tutto il mondo, si fanno notare e, seppur non abbandonerà mai la regia di videoclip musicali, nel 1992 passa alla regia cinematografica.
I sette peccati capitali
Il debutto sul grande schermo arriva con Alien 3 (1992), terzo episodio della saga iniziata da Ridley Scott alla fine degli anni Settanta. Il film non viene apprezzato molto dagli appassionati del genere che obiettano la predilezione del regista per toni cupi e claustrofobici che vanno in contrasto con le puntate precedenti. Le cose migliorano con il thriller Seven (1995), dove racconta le indagini di una coppia di investigatori molto diversi tra loro (da una parte il pacato Morgan Freeman e dall'altro l'istintivo Brad Pitt), alle prese con un serial killer che segue un progetto di morte legato ai sette peccati capitali. Le atmosfere buie, scene spesso piovose, stanze illuminate solo da una luce soffusa incorniciano la drammatica storia del film. Il suo stile si delinea in maniera netta nel successivo The Game – Nessuna regola (1997) dove Sean Penn organizza un gioco (all'inizio innocuo, poi violento e oltraggioso) per il fratello maggiore Michael Douglas, vittima di un'esistenza monotona e apatica.
Il successo di Fight Club
Con Fight Club (1999) porta sullo schermo il romanzo omonimo di Chuck Palahniuk: l'incontro tra un frastornato e insonne Edward Norton e il suo 'doppio' Brad Pitt, coinvolti in insoliti combattimenti a pugni nudi come pratica di liberazione spirituale. Grazie anche alla bravura degli attori protagonisti, il film riscuote un successo inaudito e, tra le accuse di
machismo imperante e di banalizzazione di temi alti (il binomio vita/morte, la doppia identità di derivazione dostoevskiana), diventa un film di culto. Rimane fedele ad una rappresentazione claustrofobica della realtà nel successivo Panic Room (2002), dove madre (Jodie Foster) e figlioletta si ritrovano rinchiuse in un bunker di una casa lussuosa
di New York, vittime di un gioco perverso tra prigionieri e carnefici.
Il caso curioso di un uomo nato vecchio
Continua poi a sperimentare nuove rappresentazioni degli intrighi psicologici con il genere thriller di Zodiac (2007), tratto da una storia vera, racconto di un serial killer che, alla fine degli anni Sessanta, mise in crisi l'intera città di San Francisco. Mentre continua a girare videoclip, trova i finanziamenti necessari per il suo progetto più grande: trasporre sul grande schermo Il curioso caso di Benjamin Button (2008), racconto omonimo di Fitzgerald. L'insolita e imprevedibile esistenza di un uomo che nasce vecchio e muore bambino incanta il pubblico americano. Successivamente guarda al passato per realizzare Heavy Metal, raccolta di episodi d'animazione ispirati dal film di Gerald Potterton del 1981.
Nel 2010 torna sul grande schermo con The Social Network, primo film incentrato sulla nascita e crescita di The Facebook, come veniva originariamente chiamato, dalla sua fondazione nel 2004, fino alla causa da 600 milioni di dollari indetta contro Mark Zuckerberg, interpretato da Jesse Eisenberg. Due anni dopo è dietro la macchina da presa per Millennium - Uomini che odiano le donne, remake americano del successo svedese, tratto dalla saga dello scrittore Stieg Larsson.
Fonte: MyMovies