La parola ai giurati (12 Angry Men) è un film del 1957 diretto da Sidney Lumet, alla sua prima prova da regista. La sceneggiatura è un adattamento dell'originale soggetto di Reginald Rose Twelve Angry Men del 1954, scritto per la TV. Il film racconta la storia di un componente di una giuria, il quale, sulla base di un ragionevole dubbio, tenta di persuadere gli altri undici membri ad assolvere un ragazzo accusato di parricidio.
Il film si segnala per essere quasi interamente girato su un solo set: infatti, ad esclusione di tre minuti suddivisi tra l'inizio e la fine e due brevi scene girate in una sala da bagno, l'intera vicenda è ambientata nella stanza in cui si riunisce la giuria.
A parte il giurato n.6 che, a inizio film, firma un documento come "Scott" e i giurati n° 8 e n° 9, che si presentano all'uscita dal tribunale, nessun nome è usato nel film: all'imputato ci si riferisce con "il ragazzo", ai testimoni con "il vecchio" e "la donna dall'altra parte della strada".
Trama
Il film prende avvio dopo che il giudice riassume il caso in esame, prima di fornire le ultime istruzioni alla giuria. Un uomo è morto, suo figlio è accusato di essere l'assassino. In accordo con la legislazione americana (ora come allora), il verdetto (di colpevolezza o innocenza che sia) deve essere espresso all'unanimità. Un verdetto non unanime porta alla ripetizione del processo.
La giuria è inoltre informata che un verdetto di colpevolezza condannerà certamente il ragazzo alla sedia elettrica. I dodici giurati si dirigono verso la stanza in cui svolgeranno il proprio lavoro e dove, discutendo il caso, conosceranno la personalità l'uno dell'altro.
La trama del film si sviluppa attorno alle difficoltà che incontrano i giurati a raggiungere un verdetto unanime, difficoltà dovute in alcuni casi ai pregiudizi di alcuni di loro. Dopo l'approccio iniziale, in cui il gruppo chiacchiera informalmente, si aprono i lavori e si comincia con una votazione preliminare al termine della quale 11 giurati si schierano per la colpevolezza. Solo il giurato 8 vota per la non colpevolezza.
Il gruppo reagisce con rabbia e sarcasmo contro chi non si conforma, e l'8 motiva la sua scelta dichiarando di non essere del tutto convinto dell'innocenza del ragazzo, ma che questi ha comunque diritto ad un giudizio equo e approfondito, essendo in gioco una vita umana.
Si ripercorre pertanto il processo, vengono riesaminate le prove messe agli atti, in particolare il coltello che è servito come arma del delitto. Si valutano inoltre l'accuratezza delle testimonianze e l'affidabilità dei testimoni che accusano il ragazzo.
Lentamente emerge che il processo è stato condotto in modo affrettato, e che l'imputato è stato difeso da un avvocato d'ufficio svogliato, il quale ha trascurato aspetti essenziali della vicenda e non ha posto domande fondamentali per chiarire la posizione del suo assistito. Con il trascorrere del tempo, sempre più giurati si schierano per la non colpevolezza.
Infine, si raggiunge l'unanimità e l'accusato è assolto. Tutti i giurati lasciano la stanza.
Progressione del voto di non colpevolezza
Giurato n.8 (Henry Fonda) - All'inizio è l'unico dei 12 a votare "non colpevole"
Giurato n.9 (Joseph Sweeney) - Il primo a convincersi, e nell'unica votazione "segreta". A questo punto, 10-2 per i colpevolisti
Giurato n.5 (Jack Klugman) - Precedentemente sospettato di essere stato lui il primo a cambiare voto. 9-3 per i colpevolisti
Giurato n.11 (George Voskovec) - Dichiara di cambiare voto prima che venga indetta la 4ª votazione
Giurato n.2 (John Fiedler) - Cambia voto alla 4ª votazione
Giurato n.6 (Edward Binns) - Cambia voto alla 4ª votazione. A questo punto, con i nuovi tre voti, la situazione è 6-6
Giurato n.7 (Jack Warden) - Dichiara di cambiare voto prima che venga indetta una nuova votazione
Giurato n.12 (Robert Webber) - Cambia voto alla 5ª votazione
Giurato n.1 (Martin Balsam) - Cambia voto alla 5ª votazione. A questo punto, con i nuovi tre voti, è 9-3 per gli innocentisti
Giurato n.10 (Ed Begley) - Cambia voto alla 6ª ed ultima votazione
Giurato n.4 (E.G. Marshall) - Cambia voto alla 6ª ed ultima votazione. Resta solo il giurato n.3 schierato per la colpevolezza
Giurato n.3 (Lee J. Cobb) - Dopo un accorato monologo finale, anche il giurato n.3 vota per l'innocenza dell'imputato
Produzione
La parola ai giurati, con la sceneggiatura di Reginald Rose, fu inizialmente prodotto per la televisione e venne trasmesso nella serie antologica della CBS "Studio One" nel 1954. Una copia completa su pellicola della trasmissione TV, che risultava smarrita da anni e si temeva fosse andata perduta per sempre, fu ritrovata nel 2003.
Il successo del film tv portò ad un adattamento per il grande schermo. Sidney Lumet, i cui precedenti come regista includevano drammi per produzioni televisive come "The Alcoa Hour" e "Studio One", fu incaricato da Henry Fonda e Reginald Rose di curarne la regia.
La parola ai giurati fu il primo film per il grande schermo di Lumet, e per Fonda e Rose che coprodussero il film, fu il primo e unico esperimento come produttori. Fonda più tardi dichiarò che non avrebbe mai più prodotto un film. Le riprese furono completate, dopo un breve ma rigoroso programma di prove, in 17 giorni e con un budget di $340.000, come riportato in "Reading on Twelve Angry Men", edito da The Greenhaven Press, 2000. All'inizio del film, le telecamere sono posizionate al di sopra dello sguardo e montate con lenti grandangolo, per dare la sensazione di maggiore distanza fra i soggetti, ma con il progredire del film, la messa a fuoco delle lenti viene gradualmente aumentata.
Verso la fine delle riprese, quasi tutti i personaggi vengono mostrati in primo piano usando specifici obiettivi da un'angolatura più bassa, che permette di diminuire o accorciare la profondità di campo. Lumet, che iniziò la sua carriera come direttore della fotografia, dichiarò che - con l'utilizzo di queste tecniche e con la collaborazione del cineasta Boris Kaufman - aveva cercato di creare una sensazione di claustrofobia quasi palpabile.
Reazioni
Alla prima proiezione, La parola ai giurati ricevette critiche entusiastiche. A. H. Weiler del The New York Time scrisse: "È una storia tesa, coinvolgente e avvincente che va ben al di là dei confini della sala di giuria in cui è ambientata". Il critico operò uno studio approfondito dei personaggi dei 12 giurati, concludendo che "i loro drammi sono abbastanza forti e provocanti da tenere lo spettatore con il fiato sospeso." Comunque il film registrò incassi deludenti, probabilmente a causa dell'avvento del colore e della pellicola a tutto schermo.
Fonte: WIKIPEDIA
Il film si segnala per essere quasi interamente girato su un solo set: infatti, ad esclusione di tre minuti suddivisi tra l'inizio e la fine e due brevi scene girate in una sala da bagno, l'intera vicenda è ambientata nella stanza in cui si riunisce la giuria.
A parte il giurato n.6 che, a inizio film, firma un documento come "Scott" e i giurati n° 8 e n° 9, che si presentano all'uscita dal tribunale, nessun nome è usato nel film: all'imputato ci si riferisce con "il ragazzo", ai testimoni con "il vecchio" e "la donna dall'altra parte della strada".
Trama
Il film prende avvio dopo che il giudice riassume il caso in esame, prima di fornire le ultime istruzioni alla giuria. Un uomo è morto, suo figlio è accusato di essere l'assassino. In accordo con la legislazione americana (ora come allora), il verdetto (di colpevolezza o innocenza che sia) deve essere espresso all'unanimità. Un verdetto non unanime porta alla ripetizione del processo.
La giuria è inoltre informata che un verdetto di colpevolezza condannerà certamente il ragazzo alla sedia elettrica. I dodici giurati si dirigono verso la stanza in cui svolgeranno il proprio lavoro e dove, discutendo il caso, conosceranno la personalità l'uno dell'altro.
La trama del film si sviluppa attorno alle difficoltà che incontrano i giurati a raggiungere un verdetto unanime, difficoltà dovute in alcuni casi ai pregiudizi di alcuni di loro. Dopo l'approccio iniziale, in cui il gruppo chiacchiera informalmente, si aprono i lavori e si comincia con una votazione preliminare al termine della quale 11 giurati si schierano per la colpevolezza. Solo il giurato 8 vota per la non colpevolezza.
Il gruppo reagisce con rabbia e sarcasmo contro chi non si conforma, e l'8 motiva la sua scelta dichiarando di non essere del tutto convinto dell'innocenza del ragazzo, ma che questi ha comunque diritto ad un giudizio equo e approfondito, essendo in gioco una vita umana.
Si ripercorre pertanto il processo, vengono riesaminate le prove messe agli atti, in particolare il coltello che è servito come arma del delitto. Si valutano inoltre l'accuratezza delle testimonianze e l'affidabilità dei testimoni che accusano il ragazzo.
Lentamente emerge che il processo è stato condotto in modo affrettato, e che l'imputato è stato difeso da un avvocato d'ufficio svogliato, il quale ha trascurato aspetti essenziali della vicenda e non ha posto domande fondamentali per chiarire la posizione del suo assistito. Con il trascorrere del tempo, sempre più giurati si schierano per la non colpevolezza.
Infine, si raggiunge l'unanimità e l'accusato è assolto. Tutti i giurati lasciano la stanza.
Progressione del voto di non colpevolezza
Giurato n.8 (Henry Fonda) - All'inizio è l'unico dei 12 a votare "non colpevole"
Giurato n.9 (Joseph Sweeney) - Il primo a convincersi, e nell'unica votazione "segreta". A questo punto, 10-2 per i colpevolisti
Giurato n.5 (Jack Klugman) - Precedentemente sospettato di essere stato lui il primo a cambiare voto. 9-3 per i colpevolisti
Giurato n.11 (George Voskovec) - Dichiara di cambiare voto prima che venga indetta la 4ª votazione
Giurato n.2 (John Fiedler) - Cambia voto alla 4ª votazione
Giurato n.6 (Edward Binns) - Cambia voto alla 4ª votazione. A questo punto, con i nuovi tre voti, la situazione è 6-6
Giurato n.7 (Jack Warden) - Dichiara di cambiare voto prima che venga indetta una nuova votazione
Giurato n.12 (Robert Webber) - Cambia voto alla 5ª votazione
Giurato n.1 (Martin Balsam) - Cambia voto alla 5ª votazione. A questo punto, con i nuovi tre voti, è 9-3 per gli innocentisti
Giurato n.10 (Ed Begley) - Cambia voto alla 6ª ed ultima votazione
Giurato n.4 (E.G. Marshall) - Cambia voto alla 6ª ed ultima votazione. Resta solo il giurato n.3 schierato per la colpevolezza
Giurato n.3 (Lee J. Cobb) - Dopo un accorato monologo finale, anche il giurato n.3 vota per l'innocenza dell'imputato
Produzione
La parola ai giurati, con la sceneggiatura di Reginald Rose, fu inizialmente prodotto per la televisione e venne trasmesso nella serie antologica della CBS "Studio One" nel 1954. Una copia completa su pellicola della trasmissione TV, che risultava smarrita da anni e si temeva fosse andata perduta per sempre, fu ritrovata nel 2003.
Il successo del film tv portò ad un adattamento per il grande schermo. Sidney Lumet, i cui precedenti come regista includevano drammi per produzioni televisive come "The Alcoa Hour" e "Studio One", fu incaricato da Henry Fonda e Reginald Rose di curarne la regia.
La parola ai giurati fu il primo film per il grande schermo di Lumet, e per Fonda e Rose che coprodussero il film, fu il primo e unico esperimento come produttori. Fonda più tardi dichiarò che non avrebbe mai più prodotto un film. Le riprese furono completate, dopo un breve ma rigoroso programma di prove, in 17 giorni e con un budget di $340.000, come riportato in "Reading on Twelve Angry Men", edito da The Greenhaven Press, 2000. All'inizio del film, le telecamere sono posizionate al di sopra dello sguardo e montate con lenti grandangolo, per dare la sensazione di maggiore distanza fra i soggetti, ma con il progredire del film, la messa a fuoco delle lenti viene gradualmente aumentata.
Verso la fine delle riprese, quasi tutti i personaggi vengono mostrati in primo piano usando specifici obiettivi da un'angolatura più bassa, che permette di diminuire o accorciare la profondità di campo. Lumet, che iniziò la sua carriera come direttore della fotografia, dichiarò che - con l'utilizzo di queste tecniche e con la collaborazione del cineasta Boris Kaufman - aveva cercato di creare una sensazione di claustrofobia quasi palpabile.
Reazioni
Alla prima proiezione, La parola ai giurati ricevette critiche entusiastiche. A. H. Weiler del The New York Time scrisse: "È una storia tesa, coinvolgente e avvincente che va ben al di là dei confini della sala di giuria in cui è ambientata". Il critico operò uno studio approfondito dei personaggi dei 12 giurati, concludendo che "i loro drammi sono abbastanza forti e provocanti da tenere lo spettatore con il fiato sospeso." Comunque il film registrò incassi deludenti, probabilmente a causa dell'avvento del colore e della pellicola a tutto schermo.
Fonte: WIKIPEDIA