Zero Hour su ABC, riuscirà dove altre hanno fallito?
In realtà, l'inizio non è stato incoraggiante: la premiere di Zero Hour sulla ABC ha visto un rating, nella fascia 18-49 (l'unica che conta per chi acquista gli spazi pubblicitari) di 1,4 punti (fonte Tvbythenumbers). Se considerate che al di sotto dei 1,9 l'emittente tende a cancellare i telefilm, a meno di risalite nei prossimi episodi, Zero Hour rischia di non andare molto lontano (sempre come riporta Tvbtn).
Ma, in attesa di scoprire se avrà un futuro, cominciamo a capire meglio di cosa parla la serie. A raccontarlo è stato il suo creatore, Paul T. Scheuring, durante un'intervista con Blastr: "Non credo ci siano altri telefilm che abbiano ambizioni grandi quanto le nostre. O sarà geniale nella sua follia o il pubblico dirà che abbiamo mancato il bersaglio".
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Il protagonista, Hank Gallison, ha il volto dell'attore simbolo di E.R., Anthony Edwards, che qui è lo scettico editore di una rivista che si occupa di sfatare qualsiasi mito. Ma sua moglie viene rapita da un terrorista, che vuole mettere le mani su un misterioso orologio da lei acquistato. Hank si ritroverà di colpo nel mezzo di una cospirazione che nasconde un segreto catastrofico.
Prosegue Scheuring: "Rispetto agli altri telefilm con lungo arco narrativo, la nostra serie è stata creata usando la tecnica del reverse engineering, nel senso che sapevo esattamente come andava a finire, quindi ho costruito un'architettura intorno a questo finale, per raccontare la storia di un uomo coinvolto in una cospirazione più grande di lui, fino ad arrivare all'end game".
Il produttore fa un esempio specifico: "Io sono un fan dei grandi film di avventura alla Indiana Jones, è quel tipo di storia che tutti hanno detto di voler fare, ma penso che nel tempo si sia persa l'intelligenza dietro queste storie. Il nostro piano è di creare un grande thriller che evochi molte domande ma che tratti lo spettatore con il rispetto che
merita".
In origine, i piani per il protagonista erano molto diversi, Schering cercava più lo stereotipo dell'eroe d'azione: "Una scelta interessante perché in superficie pensavo No, non è il tipo.
Ma poi ho pensato che portava un'aspetto più reale e cerebrale. Per cui Hank è diventato più un accademico che un personaggio con cappello e frusta". E aggiunge: "Quando l'ho inquadrato in quell'ottica ho capito che funzionava molto meglio, era meno finto, capite?".
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Edwards divenne l'incarnazione perfetta del personaggio: "Hank ha passato l'intera vita desiderando che la leggenda di Bigfoot, Lochness e il Chupacabra fossero vere. Ma dopo vent'anni ha capito che erano tutte scemenze. Poi, improvvisamente, succede qualcosa".
E da qui il mondo di Hank si capovolge: "Volevamo che la sua storia fosse fatta a strati, ogni livello rivela un nuovo segreto, sempre più incredibile, mentre lui si sforza di trovare comunque una spiegazione razionale".
Il cattivo, almeno per questa stagione, si chiama White Vincent: "Vincent ha un piano comprensibile, anche se appare molto ambizioso. In un certo senso lui è come il Frankenstein di Mary Shelley, un prodotto unico della scienza, che vaga nel mondo solitario cercando il suo posto. Vincent era un filosofo errante che non riusciva a inserirsi, ma aveva alcune capacità e un database filosofico a cui accedere". Per Scheuring è più di un semplice cattivo: "E' un'anima spezzata sempre alla ricerca di qualcosa, solo che il suo motto è Se non sei d'accordo con me, ti spezzo le gambe".
Per lo sceneggiatore ciò che contava di più era la struttura: "In questo telefilm scopriamo costantemente le carte e ognuna è più fantastica dell'altra, per il pubblico sarà tutto un Che diavolo significa? Ma tutto avrà senso alla fine. Niente finti indizi, niente pretesti, sappiamo esattamente dove stiamo andando".
Il suo piano è ambizioso: "Il nostro modello è la serie 24, ogni anno una storia diversa. Perché non parlare del Chupacabra, o di misteri del genere? Questa struttura ci dà la possibilità di creare stagioni auto-conclusive, che è la soluzione più soddisfacente per noi.
Puoi resettare tutto, introdurre nuovi personaggi, nuove storie. Abbiamo tredici episodi e non tutti i protagonisti arriveranno vivi alla fine".
E conclude dicendo: "Volevamo che la reazione del pubblico fosse Non capisco cosa diamine sta succedendo, ma è diverso dal solito! Nel bene o nel male è quello che volevamo fin dall'inizio, fare qualcosa di diverso e di intelligente. E sapete una cosa? Se funziona bene, se non funziona, almeno avremo fatto qualcosa di unico che non assomiglia a un cliché".
Fonte: Corriere della fantascienza
L'emittente di Twin Peaks e Lost ci riprova con un'altra serie ad alto tasso di misteri, che si presenta bene, ma ha lo stesso problema di tutti le altre serie clone: il pubblico vuole ancora i lunghi archi narrativi?
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Lost? mai sentito nominare... [Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine]
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In realtà, l'inizio non è stato incoraggiante: la premiere di Zero Hour sulla ABC ha visto un rating, nella fascia 18-49 (l'unica che conta per chi acquista gli spazi pubblicitari) di 1,4 punti (fonte Tvbythenumbers). Se considerate che al di sotto dei 1,9 l'emittente tende a cancellare i telefilm, a meno di risalite nei prossimi episodi, Zero Hour rischia di non andare molto lontano (sempre come riporta Tvbtn).
Ma, in attesa di scoprire se avrà un futuro, cominciamo a capire meglio di cosa parla la serie. A raccontarlo è stato il suo creatore, Paul T. Scheuring, durante un'intervista con Blastr: "Non credo ci siano altri telefilm che abbiano ambizioni grandi quanto le nostre. O sarà geniale nella sua follia o il pubblico dirà che abbiamo mancato il bersaglio".
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Il protagonista, Hank Gallison, ha il volto dell'attore simbolo di E.R., Anthony Edwards, che qui è lo scettico editore di una rivista che si occupa di sfatare qualsiasi mito. Ma sua moglie viene rapita da un terrorista, che vuole mettere le mani su un misterioso orologio da lei acquistato. Hank si ritroverà di colpo nel mezzo di una cospirazione che nasconde un segreto catastrofico.
Prosegue Scheuring: "Rispetto agli altri telefilm con lungo arco narrativo, la nostra serie è stata creata usando la tecnica del reverse engineering, nel senso che sapevo esattamente come andava a finire, quindi ho costruito un'architettura intorno a questo finale, per raccontare la storia di un uomo coinvolto in una cospirazione più grande di lui, fino ad arrivare all'end game".
Il produttore fa un esempio specifico: "Io sono un fan dei grandi film di avventura alla Indiana Jones, è quel tipo di storia che tutti hanno detto di voler fare, ma penso che nel tempo si sia persa l'intelligenza dietro queste storie. Il nostro piano è di creare un grande thriller che evochi molte domande ma che tratti lo spettatore con il rispetto che
merita".
In origine, i piani per il protagonista erano molto diversi, Schering cercava più lo stereotipo dell'eroe d'azione: "Una scelta interessante perché in superficie pensavo No, non è il tipo.
Ma poi ho pensato che portava un'aspetto più reale e cerebrale. Per cui Hank è diventato più un accademico che un personaggio con cappello e frusta". E aggiunge: "Quando l'ho inquadrato in quell'ottica ho capito che funzionava molto meglio, era meno finto, capite?".
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Edwards divenne l'incarnazione perfetta del personaggio: "Hank ha passato l'intera vita desiderando che la leggenda di Bigfoot, Lochness e il Chupacabra fossero vere. Ma dopo vent'anni ha capito che erano tutte scemenze. Poi, improvvisamente, succede qualcosa".
E da qui il mondo di Hank si capovolge: "Volevamo che la sua storia fosse fatta a strati, ogni livello rivela un nuovo segreto, sempre più incredibile, mentre lui si sforza di trovare comunque una spiegazione razionale".
Il cattivo, almeno per questa stagione, si chiama White Vincent: "Vincent ha un piano comprensibile, anche se appare molto ambizioso. In un certo senso lui è come il Frankenstein di Mary Shelley, un prodotto unico della scienza, che vaga nel mondo solitario cercando il suo posto. Vincent era un filosofo errante che non riusciva a inserirsi, ma aveva alcune capacità e un database filosofico a cui accedere". Per Scheuring è più di un semplice cattivo: "E' un'anima spezzata sempre alla ricerca di qualcosa, solo che il suo motto è Se non sei d'accordo con me, ti spezzo le gambe".
Per lo sceneggiatore ciò che contava di più era la struttura: "In questo telefilm scopriamo costantemente le carte e ognuna è più fantastica dell'altra, per il pubblico sarà tutto un Che diavolo significa? Ma tutto avrà senso alla fine. Niente finti indizi, niente pretesti, sappiamo esattamente dove stiamo andando".
Il suo piano è ambizioso: "Il nostro modello è la serie 24, ogni anno una storia diversa. Perché non parlare del Chupacabra, o di misteri del genere? Questa struttura ci dà la possibilità di creare stagioni auto-conclusive, che è la soluzione più soddisfacente per noi.
Puoi resettare tutto, introdurre nuovi personaggi, nuove storie. Abbiamo tredici episodi e non tutti i protagonisti arriveranno vivi alla fine".
E conclude dicendo: "Volevamo che la reazione del pubblico fosse Non capisco cosa diamine sta succedendo, ma è diverso dal solito! Nel bene o nel male è quello che volevamo fin dall'inizio, fare qualcosa di diverso e di intelligente. E sapete una cosa? Se funziona bene, se non funziona, almeno avremo fatto qualcosa di unico che non assomiglia a un cliché".
Fonte: Corriere della fantascienza