La serie tv ispirata al capolavoro di Hitchcock infrange ogni tabù sul rapporto tra madre e figlio. La serie tv indaga la gioventù di Norman Bates (Freddie Highmore) e il rapporto con la velenosa madre (Vera Farmiga)
Interpreti e personaggi
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“Il miglior amico di un uomo è sua madre”, recita la frase di lancio di Bates Motel dal 18 marzo su A&E. Nel caso di Norman Bates, però, la madre è ben più di un’amica biologica. Se il capolavoro di Alfred Hitchcock (del 1960) ci ha già dato, nel tempo, uno spunto di riflessione sul legame madre-figlio, la serie televisiva ispirata a Psycho infrange ogni tabù e ci porta indietro all’adolescenza di Norman, dove la gioventù troppo calcolata e “normale” dei coetanei si mischia a quella di un ragazzo anomalo (Norman/Freddie Highmore) soffocato da una madre velenosa (Vera Farmiga, nel ruolo dell’inquietante Norma Louise Bates).
Non fosse che, nella nuova casa di famiglia, le attenzioni di Norma diventano così morbose e possessive da spingere il figlio ad una furia omicida. Il rapporto tra i due si costruisce proprio come una giostra visionaria di corpi e parole “deviate” (con tanto di iniziazione sessuale) in un luogo ameno, sigillato, nascosto alla geografia: per certi versi, gli spazi del Bates Motel ricordano quelli dello scantinato dove si rinchiudono i due fragili protagonisti di Io e te, nel film di Bertolucci. I territori del delirio dei Bates sono infrangibili: dove il mondo esterno non riesce ad arrivare e a colpire, subentrano i fantasmi di Norman, che si annidano nella sua testa e nelle
pareti di casa. Gli parlano, lo manipolano, lo seducono.
L’idea dei creatori di Bates Motel (Carlton Cuse, Lost, e Kerry Ehrin, Friday Night Lights) è quella di ricreare – lungo i dieci episodi della serie – atmosfere “nere”, vertiginose e rarefatte à la Hitchcock, partendo da uno strato a metà tra suspense e dramma psicologico, quindi “molto televisivo”.
Tutto si gioca nella dipendenza tra i due personaggi, ai quali si aggiungono Max Thieriot (Dylan, fratello maggiore, e scurrile, di Norman), Olivia Cooke (compagna di classe di Norman), Mike Vogel (Zach Shelby) e Nestor Carbonell (lo sceriffo). Il prequel di Psycho formato tv è a tutti gli effetti uno dei serial più attesi della stagione, ma non prendetelo come viaggio rassicurante nella famiglia, perché tutto il candore iniziale – nella storia di una madre e un figlio alla ricerca di un nuovo inizio – si trasforma ben presto in tragedia.
Come dire: la cronaca nera imita l’arte e viceversa.
Siamo dunque lontani dai toni (sibillini) del romanzo di Robert Bloch, e la versione di Hitchcock in bianco e nero sarebbe potuta bastare, dicono gli appassionati. E’ proprio necessario scoprire quello che c’è dietro la pazzia di Norman Bates? Perché insistere, se persino un autore come Gus Van Sant ha deluso le aspettative, con il remake a colori del ’98? Inoltre, c’è chi ritiene pericoloso il voler motivare a tutti i costi la passione di Norman per l travestitismo, legandolo ad una tragedia familiare. Potrebbe fuorviare l’opinione pubblica, scrivono in rete. Tutto è possibile se si pensa che, negli anni Sessanta, la Disney negò a Hitchcock di girare un film a Disneyland, reo di aver diretto “quel disgustoso Psycho“. “Io penso a Bates Motel come ad una sfida – ha dichiarato Carlton Cuse – d’altronde Norman Bates rappresenta uno dei personaggi cinematografici più iconici della storia. Inserire due outsider, come Norman e sua madre, in una cittadina apparentemente tranquilla (White Pine Bay, nell’Oregon, ndr) ci ha permesso di analizzare questi due personaggi mentre cercano di rifarsi una vita. Norma prende in gestione un motel; allo stesso tempo, si insinuano oscuri segreti che mettono a repentaglio la salute mentale del figlio”. Kerry Ehrin ammette di essere affezionata a Norma e Norman Bates, di amare il loro mondo, quel sodalizio compulsivo: “E’ importante domandarsi: quello dei Bates è davvero un rapporto disfunzionale? Io credo di sì. Sono forse troppo uniti? In maniera clinica, direi. Si amano più di ogni altro terrestre e più di quanto siano stati amati dalle altre persone? La risposta è sempre, tragicamente, sì”.
Fonti: TvZap e Wikipedia.
Interpreti e personaggi
- Freddie Highmore: Norman Bates
- Vera Farmiga: Norma Bates
- Max Thieriot: Dylan Bates
- Mike Vogel: Zach Shelby
- Nestor Carbonell: Royce Romero
- Nicola Peltz: Bradley Kenner
- Olivia Cooke: Emma Decody
- Keegan Connor Tracy: Miss Watson
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“Il miglior amico di un uomo è sua madre”, recita la frase di lancio di Bates Motel dal 18 marzo su A&E. Nel caso di Norman Bates, però, la madre è ben più di un’amica biologica. Se il capolavoro di Alfred Hitchcock (del 1960) ci ha già dato, nel tempo, uno spunto di riflessione sul legame madre-figlio, la serie televisiva ispirata a Psycho infrange ogni tabù e ci porta indietro all’adolescenza di Norman, dove la gioventù troppo calcolata e “normale” dei coetanei si mischia a quella di un ragazzo anomalo (Norman/Freddie Highmore) soffocato da una madre velenosa (Vera Farmiga, nel ruolo dell’inquietante Norma Louise Bates).
Non fosse che, nella nuova casa di famiglia, le attenzioni di Norma diventano così morbose e possessive da spingere il figlio ad una furia omicida. Il rapporto tra i due si costruisce proprio come una giostra visionaria di corpi e parole “deviate” (con tanto di iniziazione sessuale) in un luogo ameno, sigillato, nascosto alla geografia: per certi versi, gli spazi del Bates Motel ricordano quelli dello scantinato dove si rinchiudono i due fragili protagonisti di Io e te, nel film di Bertolucci. I territori del delirio dei Bates sono infrangibili: dove il mondo esterno non riesce ad arrivare e a colpire, subentrano i fantasmi di Norman, che si annidano nella sua testa e nelle
pareti di casa. Gli parlano, lo manipolano, lo seducono.
L’idea dei creatori di Bates Motel (Carlton Cuse, Lost, e Kerry Ehrin, Friday Night Lights) è quella di ricreare – lungo i dieci episodi della serie – atmosfere “nere”, vertiginose e rarefatte à la Hitchcock, partendo da uno strato a metà tra suspense e dramma psicologico, quindi “molto televisivo”.
Tutto si gioca nella dipendenza tra i due personaggi, ai quali si aggiungono Max Thieriot (Dylan, fratello maggiore, e scurrile, di Norman), Olivia Cooke (compagna di classe di Norman), Mike Vogel (Zach Shelby) e Nestor Carbonell (lo sceriffo). Il prequel di Psycho formato tv è a tutti gli effetti uno dei serial più attesi della stagione, ma non prendetelo come viaggio rassicurante nella famiglia, perché tutto il candore iniziale – nella storia di una madre e un figlio alla ricerca di un nuovo inizio – si trasforma ben presto in tragedia.
Come dire: la cronaca nera imita l’arte e viceversa.
Siamo dunque lontani dai toni (sibillini) del romanzo di Robert Bloch, e la versione di Hitchcock in bianco e nero sarebbe potuta bastare, dicono gli appassionati. E’ proprio necessario scoprire quello che c’è dietro la pazzia di Norman Bates? Perché insistere, se persino un autore come Gus Van Sant ha deluso le aspettative, con il remake a colori del ’98? Inoltre, c’è chi ritiene pericoloso il voler motivare a tutti i costi la passione di Norman per l travestitismo, legandolo ad una tragedia familiare. Potrebbe fuorviare l’opinione pubblica, scrivono in rete. Tutto è possibile se si pensa che, negli anni Sessanta, la Disney negò a Hitchcock di girare un film a Disneyland, reo di aver diretto “quel disgustoso Psycho“. “Io penso a Bates Motel come ad una sfida – ha dichiarato Carlton Cuse – d’altronde Norman Bates rappresenta uno dei personaggi cinematografici più iconici della storia. Inserire due outsider, come Norman e sua madre, in una cittadina apparentemente tranquilla (White Pine Bay, nell’Oregon, ndr) ci ha permesso di analizzare questi due personaggi mentre cercano di rifarsi una vita. Norma prende in gestione un motel; allo stesso tempo, si insinuano oscuri segreti che mettono a repentaglio la salute mentale del figlio”. Kerry Ehrin ammette di essere affezionata a Norma e Norman Bates, di amare il loro mondo, quel sodalizio compulsivo: “E’ importante domandarsi: quello dei Bates è davvero un rapporto disfunzionale? Io credo di sì. Sono forse troppo uniti? In maniera clinica, direi. Si amano più di ogni altro terrestre e più di quanto siano stati amati dalle altre persone? La risposta è sempre, tragicamente, sì”.
Fonti: TvZap e Wikipedia.