La band nasce nel 1999 dall'incontro tra Matthew Bellamy (voce, chitarra e pianoforte), Dominic Howard (batteria) e Chris Wolstenholme (basso e cori). E nello stesso anno pubblica l'album Showbiz (Mushroom Records/Spingo) che conquista i favori del pubblico dell'indie-rock (oltre mezzo milione di copie vendute) e diversi premi della critica: "Brand New Band 2000" all'NME Carling Premier Awards, nomination come best band e best album ai Q Awards, best band e best live act ai Kerrang Awards. Sulla band si concentrano le attenzioni di diverse etichette internazionali, tra cui la Maverick di Madonna che li ingaggia negli Stati Uniti.
La critica li consacra subito come gli gli eredi del guitar-sound, ormai disperso in divagazioni elettroniche, dei Radiohead. Ma c'è anche chi li accosta al cantautorato poetico e intimista di Jeff Buckley. Eppure per Matthew Bellamy, leader della band, le influenze dei Muse sono completamente diverse: "Adoriamo i Rage Against The Machine e i Primus, siamo cresciuti ascoltando band alternative come Sonic Youth e Dinosaur Jr.". Influenze già percepibili in brani ambiziosi come "Fillip" e (soprattutto) "Sunburn", che travalicano i confini dell'agonizzante Britpop di fine anni 90. E di energia hardcore vibrano anche le performance live del gruppo, che sul palco scatena un uragano di suoni elettrici: "Ci presentiamo soli - racconta Bellamy - con i nostri strumenti, e chi ci ha visto può garantire che abbiamo l'energia di un'intera orchestra". E' proprio dal vivo, in effetti, che i Muse riescono ad essere più trascinanti, come conferma il successo della loro recente tournée italiana, che ha registrato sempre il tutto esaurito.
Ma l'etichetta Britpop, per i Muse, è difficile da cancellare. E c'è già chi ironizza su di loro come "cloni" dei Radiohead. "La missione dei Muse è suonare come un ibrido geneticamente modificato di Queen, Jeff Buckley e Radiohead. Ci sono riusciti?", ironizza New Musical Express. E così Bellamy e soci decidono di accentuare l'anima rock del loro suono. Dichiarano apertamente di volersi rifare soprattutto al chitarrismo doc, da Jimi Hendrix ai Nine Inch Nails, passando per i Police e i Nirvana. E al solito produttore John Leckie (Radiohead, Stone Roses) decidono di affiancare David Bottrill, già con A Perfect Circle, Tool, Deus. La svolta si consuma in un tour americano che vede i Muse come gruppo spalla prima di Pavement e Flaming Lips, e poi dei Red Hot Chili Peppers. Bellamy, chitarra elettrica alla mano, si esibisce in performance infuocate che culminano spesso con il sacrificio degli strumenti di hendrixiana memoria.
Da questa svolta chitarristica nasce il nuovo album Origin Of Symmetry, preceduto dal robusto singolo "Plug In Baby". Registrato negli studi Real World di Peter Gabriel a Bath e nello studio galleggiante sul Tamigi di proprietà dei Pink Floyd, è un album rabbioso e romantico al tempo stesso, che conferma il talento della band britannica. L'umore malinconico di brani come "New Born" ("L'amarezza cresce dentro/ come un neonato/ quando hai visto troppo e troppo presto"), "Darkshines" e "Citizen Erased" aggiorna al Duemila lo spleen decadente di Morrissey. E tutto il disco mette in mostra un sound fattosi ora più corposo e variegato, con tinte elettroniche metalliche e spaziali. Lo stesso NME, che nel frattempo li ha consacrati "band rivelazione del 2000", scrive ora di loro: "I Muse sono riusciti a trasformare le loro nevrosi di provincia in un'idea universale".