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Grammy Awards: poker di Sam Smith, tre premi a Beyonce
Delusione per Sia e Katy Perry a Los Angeles
Sam Smith cala il poker all'edizione numero 57 dei Grammy Awards, gli oscar della musica che si sono tenuti ieri sera a Los Angeles. Rispettati i pronostici, con il trionfo della rivelazione della scorsa stagione Sam Smith, che ha vinto in quattro delle sei categorie in cui aveva ricevuto la nomination: con Stay With Me ha vinto i Grammys per le categorie Record Of The Year, Song Of The Year, Best New Artist e Best Pop Vocal Album.
Il cantante inglese stacca di un Grammy la senatrice di questa kermesse: Beyoncé Knowles, che con tre grammofoni d'oro (migliore performance R&B, migliore canzone R&B con la canzone Drunk in Love e Best Surround Sound Album) è riuscita ad arrivare a quota 20 Grammy in carriera, ma non ha vinto il premio più ambito, e per il quale era data per favorita, ovvero il grammofonino per l'album dell'anno che è andato, a sorpresa, a Beck, vincitore, con il suo Morning Phase, anche del premio per il migliore album rock.
Tra le delusioni di questa edizione ci sono Sia e Katy Perry, tornate a casa a mani vuote nonostante i numerosi brani di successo prodotti quest'anno.
Lo show, caratterizzato da performance molto serie, si è aperto con il ritorno alle scene degli AC/DC, poi Rihanna, Kanye West e Paul McCartney hanno cantato FourFiveSeconds e Lady Gaga che ha duettato con il crooner Tony Bennett. A chiudere lo spettacolo è stata Beyonce, che ha cantato Take My Hand Precious Lord, mentre i ballerini sullo sfondo tenevano le mani alzate in un gesto di resa.
Come ogni anno è stata l'associazione di artisti e tecnici statunitensi coinvolti nell'industria musicale, la Recording Academy, a organizzare l'importante evento, giunto alla 57esima edizione.
Fonte: ANSA
Delusione per Sia e Katy Perry a Los Angeles
Sam Smith cala il poker all'edizione numero 57 dei Grammy Awards, gli oscar della musica che si sono tenuti ieri sera a Los Angeles. Rispettati i pronostici, con il trionfo della rivelazione della scorsa stagione Sam Smith, che ha vinto in quattro delle sei categorie in cui aveva ricevuto la nomination: con Stay With Me ha vinto i Grammys per le categorie Record Of The Year, Song Of The Year, Best New Artist e Best Pop Vocal Album.
Il cantante inglese stacca di un Grammy la senatrice di questa kermesse: Beyoncé Knowles, che con tre grammofoni d'oro (migliore performance R&B, migliore canzone R&B con la canzone Drunk in Love e Best Surround Sound Album) è riuscita ad arrivare a quota 20 Grammy in carriera, ma non ha vinto il premio più ambito, e per il quale era data per favorita, ovvero il grammofonino per l'album dell'anno che è andato, a sorpresa, a Beck, vincitore, con il suo Morning Phase, anche del premio per il migliore album rock.
Tra le delusioni di questa edizione ci sono Sia e Katy Perry, tornate a casa a mani vuote nonostante i numerosi brani di successo prodotti quest'anno.
Lo show, caratterizzato da performance molto serie, si è aperto con il ritorno alle scene degli AC/DC, poi Rihanna, Kanye West e Paul McCartney hanno cantato FourFiveSeconds e Lady Gaga che ha duettato con il crooner Tony Bennett. A chiudere lo spettacolo è stata Beyonce, che ha cantato Take My Hand Precious Lord, mentre i ballerini sullo sfondo tenevano le mani alzate in un gesto di resa.
Come ogni anno è stata l'associazione di artisti e tecnici statunitensi coinvolti nell'industria musicale, la Recording Academy, a organizzare l'importante evento, giunto alla 57esima edizione.
Fonte: ANSA
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I “GRAMMY” DEL SELVAGGIO WEST - KANYE WEST CONTESTA IL PREMIO A BECK IN DIFESA DI BEYONCE’ E SHIRLEY MANSON DEI GARBAGE GLI SCRIVE UNA LETTERA APERTA: «SEI MESCHINO E IDIOTA, E BEYONCE’ SA DIFENDERSI DA SOLA» - SU “WIKIPEDIA” BECK VIENE DEFINITO “IL LADRO”
Cosa resta dei Grammy? Non la musica ma la polemica. Dai social alla stampa internazionale il caso va in direzione West-Beck, con implicazioni sociali e politiche più che discografiche. Kanye West nel 2009 aveva fatto irruzione agli “MTV Video Music Awards”
durante la premiazione di Taylor Swift, per dire che il miglior video dell’anno in realtà era quello di Beyoncé. Stavolta ha fatto di nuovo le sue rimostranze, salendo sul palco mentre veniva premiato Beck per il Miglior disco dell’anno, “Morning Phase”. Secondo West, il premio è stato rubato a Beyoncé.
Dopo la manifestazione, il rapper e produttore ha aggiunto: «Non conosco nemmeno Beck. So solo che se i Grammy vogliono che continuino a venire qui dei veri artisti, devono smetterla di giocare con noi. Beck deve rispettare l’artisticità, avrebbe dovuto cedere il suo premio a Beyoncé. A questo punto, siamo stanchi. Se si continua a sminuire l’arte, a non rispettare il mestiere che facciamo e a schiaffeggiare le persone che pubblicano sforzi monumentali, significa che non avete rispetto per l’ispirazione».
Ed ecco che ci si divide fra chi gli dà ragione e chi gli dà torto. Kanye aveva ragione perché Beyoncé ha fatto il disco più grande dell’anno, acclamato da critica e pubblico. Ha inoltre cambiato la strategia di comunicazione, rinunciando alla promozione e puntando sulla sorpresa, sui social, sui contenuti visuali. Beck è una rockstar alternativa che ha realizzato ballate rispettabili, ma che non hanno raggiunto il mondo e che non hanno alcuna grandiosità.
Alcuni ne fanno una questione razzista. I neri vincono sempre meno dei bianchi, e i bianchi che vincono, da Macklemore a Iggy Azalea, non fanno che copiare l’hip hop afroamericano. La commissione invita ogni anno gente come Beyoncé e West, ma è chiaro che chi vota considera la loro musica inferiore.
In difesa di Beck arriva Shirley Manson, cantante dei Garbage, che ha scritto una lettera aperta su “Facebook” al “disturbatore” seriale: “Caro Kanye, sei tu quello che non ha rispetto per l’artisticità, per il talento, il lavoro duro e la tenacia, quando ti comporti in modo così rude e selvaggio verso un artista completo e umile come Beck.
Così ti rendi piccolo, meschino e idiota. Riducendo l’importanza di un talento rispetto ad un altro, ti prendi gioco di tutti i musicisti e della musica di ogni genere, compresa la tua. Cresci». Aggiunge la Manson, virando al femminismo: «E Beyoncé non ha certo bisogno che tu ti batta al suo posto. Sa fare bene per conto suo».
Ma a scombinare tutte le carte arriva Beck, la parte in causa, che risponde: «Ero eccitato quando Kanye è salito. Merita di stare sul palco come chiunque altro. Quanti dischi belli ha fatto negli ultimi cinque anni? Anch’io credevo vincesse Beyoncé. Andiamo su, è Beyoncé! Non posso piacere a tutti. Mi piace ancora Kanye, credo sia un genio». Intanto sui social i sostenitori di Queen B si scatenano, e sulla pagina di “Wikipedia” definiscono Beck “un ladro”.
Alcuni ne fanno una questione razzista. I neri vincono sempre meno dei bianchi, e i bianchi che vincono, da Macklemore a Iggy Azalea, non fanno che copiare l’hip hop afroamericano. La risposta di Beck sorprende: «Anch’io credevo vincesse Beyoncé. Non posso piacere a tutti. Credo che Kanye sia un genio»...
Cosa resta dei Grammy? Non la musica ma la polemica. Dai social alla stampa internazionale il caso va in direzione West-Beck, con implicazioni sociali e politiche più che discografiche. Kanye West nel 2009 aveva fatto irruzione agli “MTV Video Music Awards”
durante la premiazione di Taylor Swift, per dire che il miglior video dell’anno in realtà era quello di Beyoncé. Stavolta ha fatto di nuovo le sue rimostranze, salendo sul palco mentre veniva premiato Beck per il Miglior disco dell’anno, “Morning Phase”. Secondo West, il premio è stato rubato a Beyoncé.
Dopo la manifestazione, il rapper e produttore ha aggiunto: «Non conosco nemmeno Beck. So solo che se i Grammy vogliono che continuino a venire qui dei veri artisti, devono smetterla di giocare con noi. Beck deve rispettare l’artisticità, avrebbe dovuto cedere il suo premio a Beyoncé. A questo punto, siamo stanchi. Se si continua a sminuire l’arte, a non rispettare il mestiere che facciamo e a schiaffeggiare le persone che pubblicano sforzi monumentali, significa che non avete rispetto per l’ispirazione».
Ed ecco che ci si divide fra chi gli dà ragione e chi gli dà torto. Kanye aveva ragione perché Beyoncé ha fatto il disco più grande dell’anno, acclamato da critica e pubblico. Ha inoltre cambiato la strategia di comunicazione, rinunciando alla promozione e puntando sulla sorpresa, sui social, sui contenuti visuali. Beck è una rockstar alternativa che ha realizzato ballate rispettabili, ma che non hanno raggiunto il mondo e che non hanno alcuna grandiosità.
Alcuni ne fanno una questione razzista. I neri vincono sempre meno dei bianchi, e i bianchi che vincono, da Macklemore a Iggy Azalea, non fanno che copiare l’hip hop afroamericano. La commissione invita ogni anno gente come Beyoncé e West, ma è chiaro che chi vota considera la loro musica inferiore.
In difesa di Beck arriva Shirley Manson, cantante dei Garbage, che ha scritto una lettera aperta su “Facebook” al “disturbatore” seriale: “Caro Kanye, sei tu quello che non ha rispetto per l’artisticità, per il talento, il lavoro duro e la tenacia, quando ti comporti in modo così rude e selvaggio verso un artista completo e umile come Beck.
Così ti rendi piccolo, meschino e idiota. Riducendo l’importanza di un talento rispetto ad un altro, ti prendi gioco di tutti i musicisti e della musica di ogni genere, compresa la tua. Cresci». Aggiunge la Manson, virando al femminismo: «E Beyoncé non ha certo bisogno che tu ti batta al suo posto. Sa fare bene per conto suo».
Ma a scombinare tutte le carte arriva Beck, la parte in causa, che risponde: «Ero eccitato quando Kanye è salito. Merita di stare sul palco come chiunque altro. Quanti dischi belli ha fatto negli ultimi cinque anni? Anch’io credevo vincesse Beyoncé. Andiamo su, è Beyoncé! Non posso piacere a tutti. Mi piace ancora Kanye, credo sia un genio». Intanto sui social i sostenitori di Queen B si scatenano, e sulla pagina di “Wikipedia” definiscono Beck “un ladro”.
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Film 2015-2016: Samuel L. Jackson per il nuovo Tim Burton - Keanu Reeves per The Neon Demon
Samuel L. Jackson in trattative per La casa per bambini speciali di Miss Peregrine, nuovo film di Tim Burton, mentre Keanu Reeves si è aggiunto al cast di The Neon Demon, ritorno di Nicolas Winding Refn
- Miss Peregrine’s Home for Peculiar Children: uscito malconcio dalle sale con Big Eyes, Tim Burton si appresta a tornare sul set a tempo di record per la trasposizione cinematografica di La casa per bambini speciali di Miss Peregrine, best seller di Ransom Riggs. Ebbene a detta di Deadline Samuel L. Jackson sarebbe in trattative per unirsi al cast, interpretando il ruolo chiave di Barron. Eva Green, già vista in Dark Shadows, sarà la Miss Peregrine del titolo, con Asa Butterfield piccolo protagonista. Riprese imminenti con uscita in sala 4 marzo 2016. La trama: Quali mostri popolano gli incubi del nonno di Jacob, unico sopravvissuto allo sterminio della sua famiglia di ebrei polacchi? Sono la trasfigurazione della ferocia nazista? Oppure sono qualcosa d'altro, e di tuttora presente, in grado di colpire ancora? Quando la tragedia si abbatte sulla sua famiglia, Jacob decide di attraversare l'oceano per scoprire il segreto racchiuso tra le mura della casa in cui, decenni prima, avevano trovato rifugio il nonno Abraham e altri piccoli orfani scampati all'orrore della Seconda guerra mondiale. Soltanto in quelle stanze abbandonate e in rovina, rovistando nei bauli pieni di polvere e dei detriti di vite lontane, Jacob potrà stabilire se i ricordi del nonno, traboccanti di avventure, di magia e di mistero, erano solo invenzioni buone a turbare i suoi sogni notturni. O se, invece, contenevano almeno un granello di verità, come sembra testimoniare la strana collezione di fotografie d'epoca che Abraham custodiva gelosamente. Possibile che i bambini e i ragazzi ritratti in quelle fotografie ingiallite, bizzarre e non di rado inquietanti, fossero davvero, come il nonno sosteneva, speciali, dotati di poteri straordinari, forse pericolosi? Possibile che quei bambini siano ancora vivi, e che - protetti, ma ancora per poco, dalla curiosità del mondo e dallo scorrere del tempo - si preparino a fronteggiare una minaccia oscura e molto più grande di loro?
- The Bad Batch: in attesa di vederlo in Batman v Superman: Dawn of Justice, Jason Momoa sarebbe in trattative per prendere parte al film The Batch Bad, ritorno sul set dell'acclamata Ana Lilly Amirpour, regista di A Girl Walks Home Alone at Night. Un film che è stato descritto come un incrocio tra Pretty in Pink e The Road Warrior, ambientato nel deserto del Texas, al centro di una comunità di cannibali. Momoa andrebbe ad interpretare uno dei cannibali.
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- The Neon Demon: ingresso di peso nel cast del nuovo film di Nicolas Winding Refn, The Neon Demon, ovvero Keanu Reeves. Rilanciato da John Wick, l'attore si è aggiunto ad Elle Fanning, Abbey Lee, Bella Heathcote e Christina Hendricks, altra novità di giornata. Un horror che lo stesso Refn ha così descritto: "Una mattina mi sono svegliato e mi sono reso conto che ero circondato e dominato dalle donne. Stranamente, ho sentito un bisogno improvviso di fare un film horror sulla viziosa bellezza femminile. Dopo aver girato 'Drive' e avendo perso la testa per l'elettricità di Los Angeles, sapevo che dovevo tornarci per raccontare la storia di 'The Neon Demon'.
Fonte: Cineblog
Samuel L. Jackson in trattative per La casa per bambini speciali di Miss Peregrine, nuovo film di Tim Burton, mentre Keanu Reeves si è aggiunto al cast di The Neon Demon, ritorno di Nicolas Winding Refn
- Miss Peregrine’s Home for Peculiar Children: uscito malconcio dalle sale con Big Eyes, Tim Burton si appresta a tornare sul set a tempo di record per la trasposizione cinematografica di La casa per bambini speciali di Miss Peregrine, best seller di Ransom Riggs. Ebbene a detta di Deadline Samuel L. Jackson sarebbe in trattative per unirsi al cast, interpretando il ruolo chiave di Barron. Eva Green, già vista in Dark Shadows, sarà la Miss Peregrine del titolo, con Asa Butterfield piccolo protagonista. Riprese imminenti con uscita in sala 4 marzo 2016. La trama: Quali mostri popolano gli incubi del nonno di Jacob, unico sopravvissuto allo sterminio della sua famiglia di ebrei polacchi? Sono la trasfigurazione della ferocia nazista? Oppure sono qualcosa d'altro, e di tuttora presente, in grado di colpire ancora? Quando la tragedia si abbatte sulla sua famiglia, Jacob decide di attraversare l'oceano per scoprire il segreto racchiuso tra le mura della casa in cui, decenni prima, avevano trovato rifugio il nonno Abraham e altri piccoli orfani scampati all'orrore della Seconda guerra mondiale. Soltanto in quelle stanze abbandonate e in rovina, rovistando nei bauli pieni di polvere e dei detriti di vite lontane, Jacob potrà stabilire se i ricordi del nonno, traboccanti di avventure, di magia e di mistero, erano solo invenzioni buone a turbare i suoi sogni notturni. O se, invece, contenevano almeno un granello di verità, come sembra testimoniare la strana collezione di fotografie d'epoca che Abraham custodiva gelosamente. Possibile che i bambini e i ragazzi ritratti in quelle fotografie ingiallite, bizzarre e non di rado inquietanti, fossero davvero, come il nonno sosteneva, speciali, dotati di poteri straordinari, forse pericolosi? Possibile che quei bambini siano ancora vivi, e che - protetti, ma ancora per poco, dalla curiosità del mondo e dallo scorrere del tempo - si preparino a fronteggiare una minaccia oscura e molto più grande di loro?
- The Bad Batch: in attesa di vederlo in Batman v Superman: Dawn of Justice, Jason Momoa sarebbe in trattative per prendere parte al film The Batch Bad, ritorno sul set dell'acclamata Ana Lilly Amirpour, regista di A Girl Walks Home Alone at Night. Un film che è stato descritto come un incrocio tra Pretty in Pink e The Road Warrior, ambientato nel deserto del Texas, al centro di una comunità di cannibali. Momoa andrebbe ad interpretare uno dei cannibali.
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- The Neon Demon: ingresso di peso nel cast del nuovo film di Nicolas Winding Refn, The Neon Demon, ovvero Keanu Reeves. Rilanciato da John Wick, l'attore si è aggiunto ad Elle Fanning, Abbey Lee, Bella Heathcote e Christina Hendricks, altra novità di giornata. Un horror che lo stesso Refn ha così descritto: "Una mattina mi sono svegliato e mi sono reso conto che ero circondato e dominato dalle donne. Stranamente, ho sentito un bisogno improvviso di fare un film horror sulla viziosa bellezza femminile. Dopo aver girato 'Drive' e avendo perso la testa per l'elettricità di Los Angeles, sapevo che dovevo tornarci per raccontare la storia di 'The Neon Demon'.
Fonte: Cineblog
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Oscar 2015, tutti i vincitori. Premiata MIlena Canonero Trionfano Birdman, Julianne Moore e Eddie Redmayne
Miglior film, miglior regia e miglior sceneggiatura a Inarritu, a italiana Canonero statuetta per costumi
E' stato l'Oscar di Birdman. Il film di Alejandro Gonzales Innaritu sul percorso di un attore sul viale del tramonto che aveva aperto il festival di Venezia è il miglior film del 2015, e ha ottenuto anche i premi per il miglior regista, la migliore sceneggiatura originale e la fotografia. Perché la festa fosse completa per Birdman è mancata una vittoria, quella di Michael Keaton candidato migliore attore protagonista. Il premio è andato a Eddie Redmayne per la sua notevole interpretazione del fisico affetto da SLA Stephen Hawking, in la Teoria del tutto.
TUTTI I PREMI
MIGLIOR FILM: Birdman
MIGLIOR REGIA: Alejandro González Iñárritu
MIGLIOR ATTORE: Eddie Redmayne
MIGLIOR ATTRICE: Julianne Moore
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA: J.K. Simmons
MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA: Patricia Arquette
MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE: Birdman
MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE: The Imitation Game
MIGLIOR FILM STRANIERO: Ida (Polonia)
MIGLIOR FILM ANIMAZIONE: Big Hero 6
MIGLIOR FOTOGRAFIA: Birdman
MIGLIOR SCENOGRAFIA: Grand Budapest Hotel
MIGLIOR MONTAGGIO: Whiplash
MIGLIOR COLONNA SONORA: Grand Budapest Hotel
MIGLIOR CANZONE: "Glory" da "Selma"
MIGLIORI EFFETTI SPECIALI: Interstellar
MIGLIOR SONORO: American Sniper
MIGLIOR MONTAGGIO SONORO: Whiplash
MIGLIOR COSTUMI: Milena Canonero (Grand Budapest Hotel)
MIGLIOR TRUCCO: Grand Budapest Hotel
MIGLIOR DOCUMENTARIO: CitizenFour
MIGLIOR CORTO DOCUMENTARIO: Crisis Hotline: Veterans Press 1
MIGLIOR CORTO: The Phone Call
MIGLIOR CORTO D'ANIMAZIONE: FEAST
L'onirico film su un ragazzo di portineria in un decadente Hotel di Budapest, scritto e diretto da Wes Anderson, The Grand Budapest Hotel, ha ottenuto quattro statuette, compresa quella a Milena Canonero che ha vinto il suo quarto Oscar per i costumi (gli altri Oscar ottenuti dal film di Anderson sono per la colonna sonora, del francese Alexander Desplat, per il makeup e per la produzione).
Sintetica la Canonero nell'accettare l'Oscar: ha ringraziato Wes Anderson, per questo e per i film precedenti con cui hanno collaborato insieme, Life Acquatic e Darjeeling Limited. "Sei come un direttore d'orchestra, un compositore, sei la nostra fonte di ispirazione" ha detto la costumista torinese che non si è presentata in sala stampa per commentare la sua vittoria. Delusione invece per Boyhood.
Il film di Richard Linklater che era fra i favoriti ma che non ha vinto molto. La storia di crescita lunga 12 anni di un ragazzo, dai sei ai 18, è valsa solo l'ampiamente previsto Oscar per la migliore attrice non protagonista, andato a Patricia Arquette. Confermate anche le statuette a Julianne Moore migliore attrice protagonista per il dramma sull'Alzhaimer Still Alice e a J.K. Simmons, migliore non protagonista per Whiplash.
E' stato anche l'Oscar dell'impegno sociale. Molti degli artisti saliti sul palco hanno voluto sfruttare il palco degli Oscar per lanciare il loro messaggio. Patricia Arquette ha fatto alzare in piedi per applaudire Meryl Streep e Jennifer Lopez, quando ha parlato dei diritti delle donne americane, soprattutto il diritto ad avere uguali trattamenti economici sul lavoro. In sala stampa ha poi parlato di un progetto che la vede coinvolta per portare sanitizzazione ecologica in posti remoti nel mondo "Stamattina, invece che farmi una stupida manicure mi sono occupata del sito GiveLove.org. Non ho mai pensato di ottenere un oscar, ma ho sempre pensato che nella mia vita avrei aiutato gli altri, l'ho fatto in passato, lo farò in futuro".
Toccante il discorso dello sceneggiatore di Imitation game, Graham Moore che a soli 31 anni ha ottenuto un Oscar per la migliore sceneggiatura non originale. Graham è gay come Alan Turing il matematico che riuscì a decifrare il codice nazista Enigma ma che dopo la guerra fu condannato a causa della sua omosessualità.
"A 16 anni ho tentato di uccidermi perché mi sentivo strano e diverso. - ha raccontato il giovane sceneggiatore - Ora sono qui, anche per Alan Turing che non ha avuto possibilità di salire su un palco come questo a far sentire la sua voce. Dico ai ragazzi come me: non vergognatevi di essere diversi e fate sentire la vostra voce, passate il messaggio perché a nessuno venga in mente di tentare il suicidio per la sua diversità".
L'immigrazione è stato il tema toccato dal messicano Inarritu, estatico per le tante vittorie ottenute dal suo film, ma determinato a spendere una parola per i tanti connazionali che vivono senza diritti negli Stati Uniti, Inarritu ha detto di sperare che l'America trovi una soluzione per loro, perché continui a essere quella grande nazione fatta di immigranti che è sempre stata.
John Legend e Common, che hanno vinto per la migliore canzone, Glory, che fa parte della colonna sonora del film Selma, ha toccato il tema dei diritti delle minoranze etniche, mentre Julianne Moore ha ricordato che film come Still Alice portano coscienza su una malattia come l'Alzhaimer "Occorre parlarne perché è solo quando c'è coscienza sociale su una malattia si trova la cura". Parole forti, sul diritto alla privacy sono arrivate dai realizzatori del documentario CitizenFour, sulla storia di Edward Snowden risultato il miglior documentario. Come sempre accanto ai vincitori ci sono i perdenti, e Boyhood e il suo regista Richard Linklater, hanno perso molto. Il progetto, durato 12 anni, gli anni della crescita del protagonista, non ha pagato, nonostante le previsioni della vigilia. In molti avrebbero scommesso che l'Oscar alla regia sarebbe andato a lui. Ha perso anche American Sniper, il film di Clint Eastwood che racconta la guerra in Iraq portando sullo schermo la storia vera del più letale cecchino d'America. Ha ottenuto solo la statuetta per il sound editing, ma si consola al botteghino dove ha incassato 300 milioni di dollari. Ma il più deluso probabilmente ieri sera è stato Michael Keaton, che per molto tempo era stato dato per vincente nella categoria migliore attore protagonista. Poi Eddie Redmayne ha vinto il Sag e il Bafta, di solito ottimi indicatori delle preferenze dell'Academy e la stella di Keaton ha iniziato a cadere, come quella del personaggio interpretato sullo schermo. Piacevole la conduzione di Neil Patrick Harris, alla sua prima esperienza con gli Oscar, ha coinvolto gli attori in sala, ha cantato, ha fatto battute e non ha esitato di mostrarsi in mutande, suscitando le risate del pubblico.
Fonte: ANSA
Miglior film, miglior regia e miglior sceneggiatura a Inarritu, a italiana Canonero statuetta per costumi
E' stato l'Oscar di Birdman. Il film di Alejandro Gonzales Innaritu sul percorso di un attore sul viale del tramonto che aveva aperto il festival di Venezia è il miglior film del 2015, e ha ottenuto anche i premi per il miglior regista, la migliore sceneggiatura originale e la fotografia. Perché la festa fosse completa per Birdman è mancata una vittoria, quella di Michael Keaton candidato migliore attore protagonista. Il premio è andato a Eddie Redmayne per la sua notevole interpretazione del fisico affetto da SLA Stephen Hawking, in la Teoria del tutto.
TUTTI I PREMI
MIGLIOR FILM: Birdman
MIGLIOR REGIA: Alejandro González Iñárritu
MIGLIOR ATTORE: Eddie Redmayne
MIGLIOR ATTRICE: Julianne Moore
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA: J.K. Simmons
MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA: Patricia Arquette
MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE: Birdman
MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE: The Imitation Game
MIGLIOR FILM STRANIERO: Ida (Polonia)
MIGLIOR FILM ANIMAZIONE: Big Hero 6
MIGLIOR FOTOGRAFIA: Birdman
MIGLIOR SCENOGRAFIA: Grand Budapest Hotel
MIGLIOR MONTAGGIO: Whiplash
MIGLIOR COLONNA SONORA: Grand Budapest Hotel
MIGLIOR CANZONE: "Glory" da "Selma"
MIGLIORI EFFETTI SPECIALI: Interstellar
MIGLIOR SONORO: American Sniper
MIGLIOR MONTAGGIO SONORO: Whiplash
MIGLIOR COSTUMI: Milena Canonero (Grand Budapest Hotel)
MIGLIOR TRUCCO: Grand Budapest Hotel
MIGLIOR DOCUMENTARIO: CitizenFour
MIGLIOR CORTO DOCUMENTARIO: Crisis Hotline: Veterans Press 1
MIGLIOR CORTO: The Phone Call
MIGLIOR CORTO D'ANIMAZIONE: FEAST
L'onirico film su un ragazzo di portineria in un decadente Hotel di Budapest, scritto e diretto da Wes Anderson, The Grand Budapest Hotel, ha ottenuto quattro statuette, compresa quella a Milena Canonero che ha vinto il suo quarto Oscar per i costumi (gli altri Oscar ottenuti dal film di Anderson sono per la colonna sonora, del francese Alexander Desplat, per il makeup e per la produzione).
Sintetica la Canonero nell'accettare l'Oscar: ha ringraziato Wes Anderson, per questo e per i film precedenti con cui hanno collaborato insieme, Life Acquatic e Darjeeling Limited. "Sei come un direttore d'orchestra, un compositore, sei la nostra fonte di ispirazione" ha detto la costumista torinese che non si è presentata in sala stampa per commentare la sua vittoria. Delusione invece per Boyhood.
Il film di Richard Linklater che era fra i favoriti ma che non ha vinto molto. La storia di crescita lunga 12 anni di un ragazzo, dai sei ai 18, è valsa solo l'ampiamente previsto Oscar per la migliore attrice non protagonista, andato a Patricia Arquette. Confermate anche le statuette a Julianne Moore migliore attrice protagonista per il dramma sull'Alzhaimer Still Alice e a J.K. Simmons, migliore non protagonista per Whiplash.
E' stato anche l'Oscar dell'impegno sociale. Molti degli artisti saliti sul palco hanno voluto sfruttare il palco degli Oscar per lanciare il loro messaggio. Patricia Arquette ha fatto alzare in piedi per applaudire Meryl Streep e Jennifer Lopez, quando ha parlato dei diritti delle donne americane, soprattutto il diritto ad avere uguali trattamenti economici sul lavoro. In sala stampa ha poi parlato di un progetto che la vede coinvolta per portare sanitizzazione ecologica in posti remoti nel mondo "Stamattina, invece che farmi una stupida manicure mi sono occupata del sito GiveLove.org. Non ho mai pensato di ottenere un oscar, ma ho sempre pensato che nella mia vita avrei aiutato gli altri, l'ho fatto in passato, lo farò in futuro".
Toccante il discorso dello sceneggiatore di Imitation game, Graham Moore che a soli 31 anni ha ottenuto un Oscar per la migliore sceneggiatura non originale. Graham è gay come Alan Turing il matematico che riuscì a decifrare il codice nazista Enigma ma che dopo la guerra fu condannato a causa della sua omosessualità.
"A 16 anni ho tentato di uccidermi perché mi sentivo strano e diverso. - ha raccontato il giovane sceneggiatore - Ora sono qui, anche per Alan Turing che non ha avuto possibilità di salire su un palco come questo a far sentire la sua voce. Dico ai ragazzi come me: non vergognatevi di essere diversi e fate sentire la vostra voce, passate il messaggio perché a nessuno venga in mente di tentare il suicidio per la sua diversità".
L'immigrazione è stato il tema toccato dal messicano Inarritu, estatico per le tante vittorie ottenute dal suo film, ma determinato a spendere una parola per i tanti connazionali che vivono senza diritti negli Stati Uniti, Inarritu ha detto di sperare che l'America trovi una soluzione per loro, perché continui a essere quella grande nazione fatta di immigranti che è sempre stata.
John Legend e Common, che hanno vinto per la migliore canzone, Glory, che fa parte della colonna sonora del film Selma, ha toccato il tema dei diritti delle minoranze etniche, mentre Julianne Moore ha ricordato che film come Still Alice portano coscienza su una malattia come l'Alzhaimer "Occorre parlarne perché è solo quando c'è coscienza sociale su una malattia si trova la cura". Parole forti, sul diritto alla privacy sono arrivate dai realizzatori del documentario CitizenFour, sulla storia di Edward Snowden risultato il miglior documentario. Come sempre accanto ai vincitori ci sono i perdenti, e Boyhood e il suo regista Richard Linklater, hanno perso molto. Il progetto, durato 12 anni, gli anni della crescita del protagonista, non ha pagato, nonostante le previsioni della vigilia. In molti avrebbero scommesso che l'Oscar alla regia sarebbe andato a lui. Ha perso anche American Sniper, il film di Clint Eastwood che racconta la guerra in Iraq portando sullo schermo la storia vera del più letale cecchino d'America. Ha ottenuto solo la statuetta per il sound editing, ma si consola al botteghino dove ha incassato 300 milioni di dollari. Ma il più deluso probabilmente ieri sera è stato Michael Keaton, che per molto tempo era stato dato per vincente nella categoria migliore attore protagonista. Poi Eddie Redmayne ha vinto il Sag e il Bafta, di solito ottimi indicatori delle preferenze dell'Academy e la stella di Keaton ha iniziato a cadere, come quella del personaggio interpretato sullo schermo. Piacevole la conduzione di Neil Patrick Harris, alla sua prima esperienza con gli Oscar, ha coinvolto gli attori in sala, ha cantato, ha fatto battute e non ha esitato di mostrarsi in mutande, suscitando le risate del pubblico.
Fonte: ANSA
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''IL PREMIO A VERDONE? MEGLIO PIF”- QUALI TITOLI HA LA VEDOVA MONICELLI PER SCREDITARE CARLO VERDONE? CHI SI CREDE DI ESSERE, LA VEDOVA DI BILLY WILDER O DI CHAPLIN?
''Premiate Verdone? E io mi dissocio». La compagna di Mario Monicelli si esprime contro la scelta di assegnare al cineasta romano il riconoscimento intitolato al maestro scomparso. Lo fa in una lettera pubblicata sul quotidiano Il Tirreno .
«Salvo il rispetto e l’ammirazione per l’opera di Verdone — scrive Chiara Rapaccini — vorrei sottolineare come Brizzi, Veronesi e Verdone non rappresentino, se non in piccola parte, il pensiero e soprattutto il cinema di Mario, sempre al confine tra commedia umana, società e politica sofferta».
A proposito della celebrazione, prevista a Grosseto il 7 marzo, spiega al telefono di avere «l’impressione, non gradevole, che il nome di Mario sia usato per scopi — come dicono gli organizzatori — nazional popolari. Si è perfino parlato di tappeto rosso: se c’era uno contro questi cliché era lui».
Sorpresa la reazione di Carlo Verdone al telefono da Mons, la città belga che gli dedica una retrospettiva e un premio. «Non voglio entrare in polemica. Però va tenuto presente che ho avuto un premio a Parigi intitolato a Chaplin: c’entro con Chaplin? No. E uno a Annecy a Sergio Leone. E premi “Alberto Sordi”, “Pietro Germi”. All’ultima Mostra di Venezia ho vinto il Bresson.
Ho avuto molti premi intitolati ad altri autori. Comunque, rispetto la scelta della signora. Vuol dire che il riconoscimento me lo darà Grosseto e per me sarà ancora più importante. Non imploro premi e il “Monicelli” non lo voglio nemmeno vedere come pergamena che mi arriva a casa». Il sindaco della città toscana ha già dichiarato: «Siamo orgogliosi della scelta di Verdone».
L’attore e regista aggiunge: «Forse due cose vanno ricordate. Che fui l’unico autore a fare gli auguri a Mario per il suo ultimo Capodanno. Lo trovai a casa di Goffredo Fofi e lui mi disse: “Che bello, un autore che chiama un altro autore. Sono cose che ormai non si fanno più”. E nel Duemila a Siena ero stato chiamato per consegnargli un premio e lui ne era stato molto contento».
A riprova della reciproca stima tra i due cineasti, Mario Sesti, organizzatore del premio, cita il giudizio di Monicelli negli anni 80: “Verdone è un personaggio collaudato. Ha grosse qualità di osservazione, sa cogliere aspetti tipici dell’attore della commedia all’italiana. Se prenderà le distanze da un certo romanismo, diventerà di certo un grande. Perché è intelligente e preparato”. Aggiunge Sesti: «Il pubblico e tutti noi riteniamo che Verdone sia diventato da anni quel grande che diceva Monicelli».
Chiara Rapaccini ribadisce: «Niente contro Verdone. Mi avevano interpellato, avevo chiesto di dare al premio uno spirito diverso. Più legato al Monicelli rivoluzionario, filosofo, attento alle ragioni sociali, che a quello da commedia tout court. Perciò avevo suggerito un giovane autore maremmano o uno come Pif, che appartiene alla comicità e alla tv ma ha fatto un grande film. Insomma, un nuovo talento: non premiamo sempre i soliti noti».dagospia
Verdone: “Il premio “Monicelli” non lo voglio nemmeno vedere come pergamena che mi arriva a casa” - E poi ricorda: “Gli feci gli auguri di Capodanno e Mario mi disse: “Che bello, un autore che chiama un altro autore. Sono cose che ormai non si fanno più”...
''Premiate Verdone? E io mi dissocio». La compagna di Mario Monicelli si esprime contro la scelta di assegnare al cineasta romano il riconoscimento intitolato al maestro scomparso. Lo fa in una lettera pubblicata sul quotidiano Il Tirreno .
«Salvo il rispetto e l’ammirazione per l’opera di Verdone — scrive Chiara Rapaccini — vorrei sottolineare come Brizzi, Veronesi e Verdone non rappresentino, se non in piccola parte, il pensiero e soprattutto il cinema di Mario, sempre al confine tra commedia umana, società e politica sofferta».
A proposito della celebrazione, prevista a Grosseto il 7 marzo, spiega al telefono di avere «l’impressione, non gradevole, che il nome di Mario sia usato per scopi — come dicono gli organizzatori — nazional popolari. Si è perfino parlato di tappeto rosso: se c’era uno contro questi cliché era lui».
Sorpresa la reazione di Carlo Verdone al telefono da Mons, la città belga che gli dedica una retrospettiva e un premio. «Non voglio entrare in polemica. Però va tenuto presente che ho avuto un premio a Parigi intitolato a Chaplin: c’entro con Chaplin? No. E uno a Annecy a Sergio Leone. E premi “Alberto Sordi”, “Pietro Germi”. All’ultima Mostra di Venezia ho vinto il Bresson.
Ho avuto molti premi intitolati ad altri autori. Comunque, rispetto la scelta della signora. Vuol dire che il riconoscimento me lo darà Grosseto e per me sarà ancora più importante. Non imploro premi e il “Monicelli” non lo voglio nemmeno vedere come pergamena che mi arriva a casa». Il sindaco della città toscana ha già dichiarato: «Siamo orgogliosi della scelta di Verdone».
L’attore e regista aggiunge: «Forse due cose vanno ricordate. Che fui l’unico autore a fare gli auguri a Mario per il suo ultimo Capodanno. Lo trovai a casa di Goffredo Fofi e lui mi disse: “Che bello, un autore che chiama un altro autore. Sono cose che ormai non si fanno più”. E nel Duemila a Siena ero stato chiamato per consegnargli un premio e lui ne era stato molto contento».
A riprova della reciproca stima tra i due cineasti, Mario Sesti, organizzatore del premio, cita il giudizio di Monicelli negli anni 80: “Verdone è un personaggio collaudato. Ha grosse qualità di osservazione, sa cogliere aspetti tipici dell’attore della commedia all’italiana. Se prenderà le distanze da un certo romanismo, diventerà di certo un grande. Perché è intelligente e preparato”. Aggiunge Sesti: «Il pubblico e tutti noi riteniamo che Verdone sia diventato da anni quel grande che diceva Monicelli».
Chiara Rapaccini ribadisce: «Niente contro Verdone. Mi avevano interpellato, avevo chiesto di dare al premio uno spirito diverso. Più legato al Monicelli rivoluzionario, filosofo, attento alle ragioni sociali, che a quello da commedia tout court. Perciò avevo suggerito un giovane autore maremmano o uno come Pif, che appartiene alla comicità e alla tv ma ha fatto un grande film. Insomma, un nuovo talento: non premiamo sempre i soliti noti».dagospia
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DIETRO OGNI PROBLEMA C'E' UN' OPPORTUNITA' (GALILEO GALILEI)
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PROVACI ANCORA EDDIE - EDDIE REDMAYNE, FRESCO DI OSCAR, SI E’ GIA’ RITRASFORMATO: IN “DANISH GIRL” INTERPRETA LILI ELBE, LA ARTISTA TRANS DEGLI ANNI VENTI
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Ha appena vinto l’Oscar per la commovente interpretazione di Stephen Hawking in “La teoria del tutto”, ma già spunta l’immagine di un’altra incredibile trasformazione. Eddie Redmayne infatti sta vestendo i panni della transgender Einar Wegener, nota come Lili Elbe, nel film “The Danish Girl”, storia d’amore ambientata negli anni venti.
Il pittore Wegener fu convinto da sua moglie Gerda Waud (interpretata da Alicia Vikander) a posare per lei in abiti da donna, dato che la modella non si era presentata. Da lì nacque Lili. Redmayne ha osservato con minuzia la fisicità femminile per prepararsi al meglio, seguito da Alexandra Reynolds, che già lo aveva aiutato nei movimenti per il ruolo di Hawking, ed è stato consigliato dalla comunità trans. Da gennaio, sta osservando tutto da una prospettiva femminile, e crede che questo sarà il suo ruolo più delicato, un vero e proprio “studio sull’autenticità e sull’identità dell’amore». Forse gli garantirà un’altra nomination agli Oscar.dagospia
Redmayne ha osservato con minuzia la fisicità femminile per prepararsi al meglio, seguito da Alexandra Reynolds, che già lo aveva aiutato nei movimenti per il ruolo di Stephen Hawking, ed è stato consigliato dalla comunità trans...
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Ha appena vinto l’Oscar per la commovente interpretazione di Stephen Hawking in “La teoria del tutto”, ma già spunta l’immagine di un’altra incredibile trasformazione. Eddie Redmayne infatti sta vestendo i panni della transgender Einar Wegener, nota come Lili Elbe, nel film “The Danish Girl”, storia d’amore ambientata negli anni venti.
Il pittore Wegener fu convinto da sua moglie Gerda Waud (interpretata da Alicia Vikander) a posare per lei in abiti da donna, dato che la modella non si era presentata. Da lì nacque Lili. Redmayne ha osservato con minuzia la fisicità femminile per prepararsi al meglio, seguito da Alexandra Reynolds, che già lo aveva aiutato nei movimenti per il ruolo di Hawking, ed è stato consigliato dalla comunità trans. Da gennaio, sta osservando tutto da una prospettiva femminile, e crede che questo sarà il suo ruolo più delicato, un vero e proprio “studio sull’autenticità e sull’identità dell’amore». Forse gli garantirà un’altra nomination agli Oscar.dagospia
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Keanu Reeves e Jim Carrey nella love story cannibale The Bad Batch
Keanu Reeves, Jim Carrey e Diego Luna affiancheranno Suki Waterhouse e Jason Momoa in The Bad Batch, il nuovo film di Ana Lily Amirpour.
Se il nome di questa giovane regista vi dice poco, sappiate che il suo film vampiresco A Girl Walks Home Alone at Night ha ottenuto molti consensi, per il messaggio femminista, il romanticismo e l'uso di uno stiloso bianco e nero.
Anche The Bad Batch si svolgerà in un contesto popolato da persone non esattamente normali, visto che si tratta di una love story fra un cannibale e una sua potenziale vittima. Il film sarà ambientato in un futuro distopico, avrà una fotografia che saturerà i colori e sarà arricchito da una colonna sonora in stile western. Le riprese si svolgeranno in Texas a partire dal mese prossimo.
Fonte: ComingSoon
Keanu Reeves, Jim Carrey e Diego Luna affiancheranno Suki Waterhouse e Jason Momoa in The Bad Batch, il nuovo film di Ana Lily Amirpour.
Se il nome di questa giovane regista vi dice poco, sappiate che il suo film vampiresco A Girl Walks Home Alone at Night ha ottenuto molti consensi, per il messaggio femminista, il romanticismo e l'uso di uno stiloso bianco e nero.
Anche The Bad Batch si svolgerà in un contesto popolato da persone non esattamente normali, visto che si tratta di una love story fra un cannibale e una sua potenziale vittima. Il film sarà ambientato in un futuro distopico, avrà una fotografia che saturerà i colori e sarà arricchito da una colonna sonora in stile western. Le riprese si svolgeranno in Texas a partire dal mese prossimo.
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Adewale Akinnuoye-Agbaje sarà Killer Croc in Suicide Squad, svelato quando sarà ambientato il film?
Un altro ingresso nel cast di Suicide Squad: TheWrap rivela infatti che Adewale Akinnuoye-Agbaje (visto nei panni di Kurse in Thor: The Dark World) interpreterà nientemeno che Killer Croc nel film di David Ayer.
Creato da Gerry Conway e Gene Colan nei primi anni ottanta, Killer Croc si chiama in realtà Waylon Jones ed è nato con una malformazione che lo fa somigliare a un coccodrillo. Assassino dei genitori di Jason Todd (il secondo Robin), gode di una certa fama come villain nel mondo di Batman.
Intanto, secondo LatinoReview il film sarà ambientato tra gli eventi dell’Uomo d’Acciaio e quelli di Batman V Superman, il che è strano, visto che Batman V Superman uscirà PRIMA di Suicide Squad.
Le riprese di Suicide Squad si svolgeranno in Canada, a Toronto, negli studi Pinewood, a partire da aprile. Il film uscirà il 5 agosto 2016 negli Stati Uniti.
Nel cast del film Will Smith (Deadshot); Joel Kinnaman (Rick Flagg); Margot Robbie (Harley Quinn); Jared Leto (Joker); Jai Courtney (Boomerang); Cara Delevingne (Enchantress); Viola Davis (Amanda Waller); Jay Hernandez, Joel Kinnaman (Rick Flag).
Scritto e diretto da David Ayer, il film è basato sul fumetto ideato originariamente da Robert Kanigher e Ross Andru nel 1959.
Fonte: Badtaste
Un altro ingresso nel cast di Suicide Squad: TheWrap rivela infatti che Adewale Akinnuoye-Agbaje (visto nei panni di Kurse in Thor: The Dark World) interpreterà nientemeno che Killer Croc nel film di David Ayer.
Creato da Gerry Conway e Gene Colan nei primi anni ottanta, Killer Croc si chiama in realtà Waylon Jones ed è nato con una malformazione che lo fa somigliare a un coccodrillo. Assassino dei genitori di Jason Todd (il secondo Robin), gode di una certa fama come villain nel mondo di Batman.
Intanto, secondo LatinoReview il film sarà ambientato tra gli eventi dell’Uomo d’Acciaio e quelli di Batman V Superman, il che è strano, visto che Batman V Superman uscirà PRIMA di Suicide Squad.
Le riprese di Suicide Squad si svolgeranno in Canada, a Toronto, negli studi Pinewood, a partire da aprile. Il film uscirà il 5 agosto 2016 negli Stati Uniti.
Nel cast del film Will Smith (Deadshot); Joel Kinnaman (Rick Flagg); Margot Robbie (Harley Quinn); Jared Leto (Joker); Jai Courtney (Boomerang); Cara Delevingne (Enchantress); Viola Davis (Amanda Waller); Jay Hernandez, Joel Kinnaman (Rick Flag).
Scritto e diretto da David Ayer, il film è basato sul fumetto ideato originariamente da Robert Kanigher e Ross Andru nel 1959.
Fonte: Badtaste
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