Un'analisi approfondita sul come possa essere successo con una pistola a salve. Il fatto che l'arma sia stata caricata dallo stesso Baldwin e non dal maestro d'armi e che le persone colpite siano due. E gli altri casi in cui le armi sul set si sono rivelate letali
Una foto postata qualche giorno fa su Instagram dalla direttrice della fotografia Halyna Hutchins, vittima dell’incidente sul set di Rust IPASocialIT/IPA
È successo di nuovo. Un set cinematografico che si trasforma in scena del crimine. L’attore Alec Baldwin ha fatto fuoco con un’arma di scena uccidendo la direttrice della fotografia Halyna Hutchins e ferendo il regista Joel Souza mentre erano in corso le riprese del film western Rust in un ranch in New Mexico, USA.
Hutchins aveva pubblicato sul suo profilo Instagram video e scatti dal set. Così come Jensen Ackles, coprotagonista del film e noto per aver interpretato Dean Winchester nella serie tv Supernatural, che aveva messo come caption alle foto ‘un sogno che diventa realtà’.
A ridosso della tragedia, avvenuta poco prima delle due del pomeriggio ora locale, del 21 ottobre, Alec Baldwin è stato sentito dallo sceriffo della contea di Santa Fe e, per ora, l’indagine è aperta. CNN pubblica una foto dell’attore, nato nel 1958 a Amityville (stato di New York), da solo nel parcheggio del posto di polizia. Dalle dichiarazioni riportate pare che Baldwin abbia caricato personalmente l’arma (e non il maestro d’armi, come avviene normalmente sul set). Poiché il film è un western, potrebbe essere si tratti di un revolver, quindi una pistola che contiene le cartucce nel tamburo. Secondo CNN Baldwin, al momento dello sparo, stava scaricando l’arma, ma non viene chiarito altro, proprio perché l’indagine è in corso. Sul profilo Instagram di Baldwin che, insieme alla moglie Hilaria, è sempre stato piuttosto attivo dal punto di vista social, l’ultimo video, dei due figli più piccoli, risale al giorno prima.
Alec Baldwin ha una carriera più che trentennale nel cinema e in diversi ruoli lo si è visto maneggiare armi.
Un’analisi della possibile dinamica
Quando si scarica un’arma da fuoco, se è un revolver, si apre l’arma in modo da liberare il tamburo ed estrarre le cartucce o, se si è fatto fuoco, i bossoli che vengono trattenuti nel cilindro. Normalmente il maneggio di un’arma, anche in scena, segue le normali regole dell’uso di armi vere: se non si spara, non si tiene mai il dito sul grilletto, non si punta mai l’arma, anche scarica, contro altre persone. E, soprattutto, non si tira il grilletto. Se per “scaricare l’arma” si intende proprio questo, tirare il grilletto, sarebbe un evento piuttosto bizzarro. Soprattutto se, davvero, si trattasse di un revolver: sparare non accelererebbe le procedure di scarico dell’arma poiché i bossoli verrebbero trattenuti nel tamburo e, per toglierli, sarebbe comunque necessario aprire l’arma.
Fa riflettere che le persone colpite siano due. Può accadere che un solo proiettile possa interessare più soggetti, si tratta del cosiddetto colpo passante: centra un bersaglio, lo attraversa e ne centra un altro. L’unica altra spiegazione per aver colpito due persone è avere fatto fuoco due volte.
Le armi di scena sono caricate a salve, ma per produrre l’effetto sparo, l’innesco c’è ugualmente, quello che manca è la polvere da sparo che, incendiata all’interno del bossolo, proprio grazie all’innesco attivato dal percussore, produce come effetto la propulsione della parte terminale della cartuccia, ogiva o palla, ovvero il proiettile che, dopo aver percorso la canna della pistola, esce dalla bocca di fuoco.
Quando la cartuccia è caricata a salve, il percussore batte sul fondello del bossolo ma, poiché manca la polvere da sparo, non si produce alcuna esplosione e, di conseguenza, il proiettile non va da nessuna parte, la cartuccia resta integra. Ma questo non significa che l’operazione non possa essere pericolosa. Infatti, l’innesco contiene una minima carica e, quando il fondello viene percosso dal percussore, si produce un’esplosione che determina il rilascio di alcuni gas. Se l’arma venisse tenuta a contatto con un corpo l’effetto potrebbe essere letale.
Successe, nel 1984, sul set della serie tv Cover Up quando l’attore Jon-Erik Hexum, nel suo camerino, giocò alla roulette russa con un revolver di scena, in calibro .44 Magnum, accostandosi la bocca di fuoco, la parte terminale della canna della pistola, alla tempia e premendo il grilletto. Pur essendo caricata con cartucce a salve, l’energia prodotta dall’innesco fu tale da provocare un danno che, in pochi giorni, si rivelò fatale. La potenza dirompente del colpo produsse lesioni alle ossa del cranio e Hexum, all’epoca ventiseienne, morì sei giorni dopo senza mai aver ripreso conoscenza.
E mai del tutto chiarita fu la morte di Brandon Lee per mano di un altro attore, Michael Massee, sul set del film Il Corvo. Anche in quel caso si trattava di un revolver, uno Smith&Wesson modello 629, e sempre in calibro .44 Magnum caricato a salve. O almeno fu quanto emerse dall’indagine. Secondo gli investigatori, infatti, Lee fu raggiunto da un proiettile finto (di solito si tratta di munizioni in plastica) rimasto all’interno della canna del revolver da una scena precedente. In quel caso pare che i gas prodotti dall’innesco siano stati sufficienti a far fuoriuscire dalla canna il proiettile rimasto con un potenza tale da provocare un danno letale. Brandon Lee, infatti, venne colpito all’addome. Nessuno si accorse subito della tragedia perché la scena prevedeva che, dopo essere stato colpito, Brandon restasse a terra. Quando il regista diede il cut, Brandon non si alzò. La troupe pensò a uno scherzo. Brandon, in effetti, era ancora vivo, ma aveva perso conoscenza e respirava con difficoltà. Sul momento pensarono che l’attore avesse battuto la testa cadendo, non c’era infatti motivo di pensare che fosse davvero stato raggiunto da un proiettile e, soprattutto, dissero che non videro sangue. Nel giro di pochi minuti la situazione peggiorò, Brandon aveva smesso di respirare. Fu trasportato in ospedale dove morì qualche ora dopo.
L’indagine si chiuse con un’accusa per negligenza verso chi avrebbe dovuto supervisionare le armi sul set.
In seguito all’incidente sul set de Il Corvo le normative americane in merito all’uso delle armi sul set si sono fatte più stringenti e, di solito, prevedono la presenza di un maestro d’armi che si occupi della sicurezza.
Per quanto riguarda il tragico incidente occorso giovedì sul set di Rust non resta che attendere gli esiti delle indagini.
Fonte: Wired.It