Analogie e differenze tra Ready Player One di Steven Spielberg e Matrix delle Wachowski: due film che usano la realtà e il mondo virtuale per parlare di presente e futuro
Vivere dentro un mondo virtuale. Poco importa se per scelta o perché costretti. Ready Player One e Matrix sono due film che sembrano parlarsi e specchiarsi, pur con le dovute differenze, e decidono di mettere in scena un conflitto tra realtà e simulazione che necessita una soluzione, o quantomeno un cambiamento. Il primo destinato a un pubblico di adolescenti, il secondo per un pubblico di adulti, ma mischiando l'epica cavalleresca con vari riferimenti culturali e inserendosi perfettamente nel tempo in cui sono stati prodotti. La paura del nuovo millennio e una rivoluzione culturale che rischiano di mangiare l'umanità e che l'uomo è costretto a combattere, se non vuole rimanere chiuso in una gabbia virtuale. Ecco tre punti di contatto tra i due film.
1. Un trio di avatar eroi
Iniziamo dai protagonisti, in entrambi i casi composti da una triade principale composta da un eroe, un'eroina e da un mentore. In Matrix si chiamano Neo, Trinity e Morpheus; in Ready Player Onesono Parzival, Art3mis e Aech. Ad esclusione di Trinity e Morpheus, di cui non sapremo mai il vero nome, tutti gli altri personaggi hanno una seconda identità, appartenente al mondo reale (nel film di Spielberg) e fittizia (nel film delle Wachowski). In Ready Player One, Parzival è Wade Watts, un nome, dato dai suoi genitori, che assomiglia a quello di un supereroe, scelta che si rispecchia nella scelta del nickname del personaggio dentro a Oasis, il mondo virtuale in cui il film si svolge per la maggior parte. Parzival è un richiamo a un cavaliere della tavola rotonda (in italiano conosciuto come Percivalle) e nel ciclo arturiano è colui che riesce a vedere il Graal, a causa del suo cuore puro. Una sorta di predestinato, di eroe quasi programmato a essere il migliore. In poche parole, l'eletto. Ed è un eletto anche Neo, protagonista della saga di Matrix, che un supereroe lo è davvero. Ha un nome "umano" più comune, Thomas A. Anderson, un semplice involucro che contiene invece un eroe pronto a nascere, un ennesimo predestinato. Lo dice lo stesso nome, che poi diverrà quello ufficiale, Neo è l'anagramma di One, cioè il numero uno o l'Eletto, ma anche il nuovo eroe di cui gli altri personaggi della storia hanno bisogno. In entrambi i film il nostro protagonista, pur essendo colui che ne uscirà vittorioso e che ha dalla sua un talento fuori dal comune (Parzival è il primo a capire come risolvere gli enigmi, Neo riesce a bloccare Morpheus in allenamento) ha bisogno di un'aiutante femminile, più esperta delle regole del gioco. È qui che entrano in gioco Art3mis e Trinity. La ragazza prende il nome dalla dea Artemide, la dea della caccia, una delle più adorate nell'antichità. E proprio Artemide era venerata sotto tre forme, corrispondenti alle tre fasi lunari. Tre come la trinità religiosa di matrice cristiana che è personificata da Trinity in Matrix, partner perfetta per legarsi all'eroe divino.
2. Riferimenti culturali
Sia Ready Player One che Matrix sono storie influenzate da altre opere, in modo da creare un collegamento ipertestuale e post-moderno nei contenuti. Per le Wachowski la base di Matrix sono alcune delle loro letture, tra piacere e studio: trattati di filosofia, letteratura cyberpunk come Neuromante di William Gibson, anime giapponesi come Ghost in the Shell, oltre a riferimenti religiosi e teorie sociali. Il fascino di Matrix sta proprio nell'aver mescolato la cultura "alta" con quella, all'epoca, underground per dare vita a una saga blockbuster che avrebbe rivoluzionato la storia del cinema. Non sorprende, quindi, che i personaggi del film siano adulti, al contrario di quanto succede in Ready Player One dove i protagonisti sono un gruppo di adolescenti. E, infatti, il film di Spielberg (e il libro di Ernest Cline da cui è tratto) è intriso invece di cultura pop, così tanto che i personaggi parlano e riconoscono icone di prodotti culturali degli anni Ottanta instaurando un dialogo diretto con lo spettatore. Partecipare alla visione di Ready Player One significa entrare a nostra volta nel gioco di Oasis, cercando gli easter egg, riconoscendone i legami e lasciare che l'intrattenimento svolga la sua funziona più divertente e divertita. Al contrario, se i momenti action di Matrix ci regalano un'esperienza senza precedenti (diventata solo successivamente uno standard delle produzioni hollywoodiane), i riferimenti culturali sono meno immediati, più intellettuali e richiedono uno sforzo maggiore da parte dello spettatore, per arrivare al cuore centrale del senso del film. Adulti e ragazzini che dialogano a modo loro, in due opere che, però, compiono un discorso simile.
3. Realtà contro virtuale
Come sarà il nostro mondo nel futuro e in che modo vivremmo? La risposta sembra essere comune a entrambi i film: vivremo nell'estrema povertà e ci rifugeremo in uno spazio virtuale fittizio, per volere nostro o meno. In ogni caso prigionieri. In Matrix il tutto ha il sapore di una distopia, di una guerra tra uomini e macchine che hanno costruito un mondo virtuale e perfetto dove lasciar vivere le persone, schiavizzandole in una programmazione quasi perfetta. Umani coltivati dalle macchine, diventati meri oggetti. Una simulazione, questa, che ha bisogno dell'eletto per poterla rompere e combatterla. Un eletto che, però, necessita di aprire gli occhi e ragionare al di fuori di quel mondo virtuale a cui era abituato. Tutto il primo film di Matrix è una presa di coscienza del ruolo di Neo, ruolo che poi si consacrerà nei sequel, ed è per questo che, limitandoci al solo primo capitolo, Matrix è un lungo prologo, un piccolo passo avanti nella riconquista del libero arbitrio da parte della razza umana. Non è poi tanto diverso il discorso per Ready Player One: anche in questo caso una guerra (economica e ambientale) ha ridotto l'umanità a vivere in un mondo povero e triste. Tutti sono costretti, per vari motivi, a trovare sfogo in Oasis, il programma di realtà virtuale dove si può fare tutto ed essere chi si vuole. Passa attraverso la creazione di un avatar, scelto dallo stesso giocatore anziché dalle macchine di Matrix, una maschera dove poter rinnegare il proprio io e vivere in un sogno. Fino a che Wade e il suo gruppo di amici si renderanno conto di quanto sia importante vivere nella realtà. In entrambi i film c'è un risveglio, una nuova consapevolezza e, per quanto non si riesce a trovare una soluzione definitiva ma solo un primo passo verso un futuro da costruire (la chiusura di Oasis due giorni la settimana, la guerra con le macchine ben lungi da ritenersi conclusa), i finali delle due storie raccontano la vittoria della realtà contro la facile e più pacifica virtualità dell'esistenza.
Fonte: MoviePlayer.It