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Spartacus
Frau Blucher- La Famiglia prima di tutto!
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Re: Spartacus
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Re: Spartacus
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Ed ecco arrivare le conseguenze previste. Il titolo dell'episodio anticipa i fatti, Decimation, e non si tratta della paghetta, non si tratta di sequestrargli i videogames, nemmeno di non prestargli più la biga col cambio automatico e le ruote in lega, Tiberiuccio bello l'ha fatta grossa e papino je decima l'omini, o meglio, si gioca a chi tocca nun se 'ngrugna, peschi la pietruzza, se è nera: te corcano, se è bianca: te tocca corca' l'amici tua. Secondo voi che pietruzza pesca 'a merdina? [Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine] E armato di pietra parte a massacrare il suo migliore amico [Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine] brutta persona Tiberius, ve l'avevo detto! Mentre i romani si eliminano l'un l'altro, in quel di Sinuessa, Spartacus c'ha la bella pensata di aprire le porte ad ogni schiavo che possa mostrare il marchio del padrone da cui è fuggito, e chi si presenta al portone? [Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine] Un bagnino uscito dritto da Baywatch dite? Ma no, non notate l'incredibile somiglianza col condottiero romano più famoso al mondo? [Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine] Identici almeno quanto loro due [Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine] Ovviamente riesce ad entrare e inizia subito ad inquadrare la situazione, c'è maretta fra i ribelli, in meno di 4 inquadrature li metterà l'uno contro l'altro, oltre che bagnino pure genio del male, e pensare che lo credevo capace solo di fare smorfie e mostrarsi nudo, che miscredente sono! [Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine]
Ed ecco arrivare le conseguenze previste. Il titolo dell'episodio anticipa i fatti, Decimation, e non si tratta della paghetta, non si tratta di sequestrargli i videogames, nemmeno di non prestargli più la biga col cambio automatico e le ruote in lega, Tiberiuccio bello l'ha fatta grossa e papino je decima l'omini, o meglio, si gioca a chi tocca nun se 'ngrugna, peschi la pietruzza, se è nera: te corcano, se è bianca: te tocca corca' l'amici tua. Secondo voi che pietruzza pesca 'a merdina? [Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine] E armato di pietra parte a massacrare il suo migliore amico [Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine] brutta persona Tiberius, ve l'avevo detto! Mentre i romani si eliminano l'un l'altro, in quel di Sinuessa, Spartacus c'ha la bella pensata di aprire le porte ad ogni schiavo che possa mostrare il marchio del padrone da cui è fuggito, e chi si presenta al portone? [Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine] Un bagnino uscito dritto da Baywatch dite? Ma no, non notate l'incredibile somiglianza col condottiero romano più famoso al mondo? [Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine] Identici almeno quanto loro due [Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine] Ovviamente riesce ad entrare e inizia subito ad inquadrare la situazione, c'è maretta fra i ribelli, in meno di 4 inquadrature li metterà l'uno contro l'altro, oltre che bagnino pure genio del male, e pensare che lo credevo capace solo di fare smorfie e mostrarsi nudo, che miscredente sono! [Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine]
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Re: Spartacus
Cesare, in calzoncini rossi, che corre al rallentatore........
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Frau Blucher- La Famiglia prima di tutto!
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Re: Spartacus
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Re: Spartacus
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Re: Spartacus
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Re: Spartacus
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Re: Spartacus
VEDIAMO 5 ASPETTI CURIOSI RIGUARDO LA CIVILTÀ ROMANA
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Una civiltà di forte ispirazione greco-classica, ma che è riuscita, nel corso dei secoli, a creare una propria identità ed espanderla in gran parte delle terre europee, africane e asiatiche. Scopriamo chi erano i romani e 5 curiosità generali che si affermarono nel corso di tutta la la loro storia.
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Una civiltà di forte ispirazione greco-classica, ma che è riuscita, nel corso dei secoli, a creare una propria identità ed espanderla in gran parte delle terre europee, africane e asiatiche. Scopriamo chi erano i romani e 5 curiosità generali che si affermarono nel corso di tutta la la loro storia.
- Le navi romane non erano remate da schiavi
La civiltà romana aveva sviluppato un'immensa flotta che le permise, col corso dei secoli, di affermare il proprio predominio per tutto il Mediterraneo. Essa era prevalentemente formata dalle galee, delle grandi imbarcazioni che, però, dovevano essere remate.
Al contrario di quello che potremmo immaginare, chi addetti a questo arduo compito non erano gli schiavi. Nella società greca e, di conseguenza, in quella romana era diffuso il concetto di "militarismo civile". Secondo questo pensiero, se eri cittadino romano, era tuo dovere combattere per la tua città o per il tuo Impero.
Nei casi in cui nelle flotte militari venissero accolti degli schiavi, questi dovevano essere liberati prima o dopo la battaglia - dipendeva dal proprietario. - Non tutti i romani parlavano il latino
Soprattutto dopo l'affermazione dell'Impero di Augusto, la civiltà romana, nel suo momento di picco demografico, riuscì a raggiungere 65 milioni di abitanti. Come potrete immaginare, anche pensando all'estensione che l'Impero raggiunse, non tutti potevano parlare il latino.
Spesso era la lingua della legge, della politica, dell'esercito, ma non del popolo comune. Anche quando cominciarono ad essere integrati i barbari tra le fila delle unità militari, molti di questi non abbandonarono la loro lingua madre.
Mentre i contadini liberi e popolani parlavano il volgare locale, l'aristocrazia era bilingue, cioè conosceva alla perfezione sia il latino che il greco. All'omicidio di Cesare, per esempio, si pensa che uno degli assassini avesse urlato in greco e non in latino contro il corpo del dittatore. - La filosofia non era così tanto apprezzata nella società romana
Al contrario della società greca classica, dove la filosofia divenne un caposaldo su cui ergersi, Roma era ostile a questa disciplina - per quanto possa suonare paradossale, considerando che figure come Seneca e Marco Aurelio erano cittadini romani.
Secondo gli storici, vi erano due motivi di astio nei confronti della filosofia: prima di tutto era un'invenzione greca e, de facto, la Grecia classica non esisteva più ed era diventata solo un dominio; inoltre, la riflessione sul significato delle cose e dell'individuo poteva distogliere gli uomini dai loro doveri nei confronti dello Stato. - I generali raramente combattevano in prima persona nei campi di battaglia
Nonostante, al tempo, venissero celebrati nell'arte e nella letteratura, i generali romani dirigevano lo scontro, non lo "vivevano in prima persona". Solo in pochi casi documentati questi si videro costretti a combattere faccia a faccia contro il nemico.
Questo, però, non li rendeva meno "eroici". Se l'esito della battaglia era negativo, la responsabilità era del generale e doveva pagare lui in prima persona con una morte onorevole. - Le persecuzioni ai cristiani erano, secondo loro, giustificate
I romani erano convinti che l'equilibrio dell'Impero si fondasse sulla Pax Deorum (la pace degli dei): se i cittadini dell'Impero si fossero comportati bene, i dei pagani li avrebbero ripagati con prosperità.
Con l'approdo delle idee cristiane, soprattutto nei strati poveri della società, si iniziò ad affermare che le divinità del pantheon romano fossero delle creature malvagie. Di conseguenza, se il comando politico avesse lasciato diffondere questo pensiero, l'ira degli dei si sarebbe potuta scagliare su Roma e quello che era diventata.
Questa convinzione rimase viva nella società romana fino all'ascesa del tanto discusso imperatore Costantino.
Fonte: Tech.EveryEye.It
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- Messaggio n°615
Re: Spartacus
Acconciature nell'antica Roma
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Il romano medio sino al V secolo a.C. non dedicava particolare cura alle acconciature e usava portare i capelli sciolti: gli incompti capilli (i capelli non pettinati).
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Vita quotidiana nell'antica Roma, con una matrona romana intenta a farsi acconciare i capelli da una schiava (dipinto di Juan Giménez Martín)
Quando forse nel 300 a.C. fu aperta a Roma la prima bottega di barbiere, i romani cominciarono a frequentarla per tenere a posto i capelli con un taglio semplice e corto.
I rimproveri che infatti Seneca rivolgeva a «questi giovani bellimbusti con barba e capelli luccicanti d'olio, che sembravano sempre appena usciti da un salotto alla moda...» che chiedevano consigli al tonsor «su ogni singolo capello» riguardavano una minoranza dei romani; la gran parte non aveva da sprecare né tempo né denaro per queste mode che venivano giudicate anche poco virili come insegnava Ovidio nella sua ars amatoria.
Acconciatura maschile
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Cesare con il volto glabro e i capelli acconciati in modo da nascondere l'incipiente calvizie
«Racimoli di qui e di là i pochi capelli che ti trovi e l'ampio spazio, Marino, della tua pelata veli con quello che ti cresce sulle tempie: ma ecco che tornano ai loro posti mossi dal vento e cingono di qui e di là con grandi cirri il capo nudo...confessa la tua età...Nulla c'è di peggio di un calvo capellone.»
(Marziale, X, 83)
La cura della persona era affidata al tonsor, il barbiere, privato e costoso per i più ricchi, o pubblico che nella sua bottega o all'aperto in strada, tagliava capelli e sistemava barbe.
Nel II secolo d.C. l'esigenza per i più raffinati di recarsi più volte al giorno dal barbiere, che era anche parrucchiere, fa sì che le loro botteghe diventino luogo d'incontro per oziosi, secondo alcuni:
(LA)
«Hos tu otiosos vocas inter pectinem speculumque»
(IT)
«Chiamali oziosi questi tra il pettine e lo specchio»
secondo altri, invece, la moltitudine che s'incontra nella tonsorina, dall'alba sino all'ora ottava, ne fa un luogo d'incontro, di pettegolezzi, di scambio di notizie, un vero variegato salotto di varia umanità, tanto che diversi pittori, dal secolo di Augusto in poi, ne fanno oggetto dei loro quadri come già avevano fatto gli Alessandrini.
Per questo loro indefessa attività rimuneratrice sempre più richiesta, diversi tonsores si arricchirono e divennero rispettabili cavalieri o proprietari terrieri come Marziale nei suoi Epigrammi o Giovenale nelle sue Satire spesso riferiscono, ironizzando sugli ex-barbieri arricchiti.
La bottega del tonsor è così organizzata: tutt'intorno alle pareti gira una panca dove siedono i clienti in attesa del loro turno, alle pareti sono appesi degli specchi sui quali i passanti controllano la propria condizione "pilifera", al centro uno sgabello su cui siede il cliente da riordinare, coperto da una salvietta, grande o piccola, oppure da un camice (involucrum).
L'acconciatura di Augusto
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Ottaviano capitolino
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Augusto di via Labicana
Nella bottega si affannano il tonsor e i suoi aiutanti (circitores) per tagliare o sistemare i capelli secondo la moda che in genere è quella dettata dall'imperatore in carica. Le acconciature degli imperatori da Traiano in poi, almeno così come risulta dalle monete, fatta eccezione per Nerone, che dedicava particolare attenzione alla chioma, in genere seguivano quella dell'imperatore Augusto che non amava perdere troppo tempo ad acconciarsi con capelli troppo lunghi o riccioluti.
(LA)
«Forma fuit eximia et per omnes aetatis gradus venustissima, quamquam et omnis lenocinii neglegens; in capite comendo tam incuriosus, ut raptim compluribus simul tonsoribus operam daret ac modo tonderet modo raderet barbam eoque ipso tempore aut legeret aliquid aut etiam scriberet.»
(IT)
«Era di una bellezza notevole e fu ricco di fascino per ogni fase della sua vita, benché fosse indifferente ad ogni forma di attenzione personale; era tanto negligente nella cura dei capelli, che si affidava frettolosamente a diversi parrucchieri e riguardo alla barba ora se la faceva tagliare, ora se la faceva radere e contemporaneamente o leggeva qualcosa o anche scriveva.»
(Svetonio, Augustus, 79.)
In realtà l'acconciatura dei capelli di Augusto rispondeva anche a criteri di arte politica che l'imperatore per primo curò in modo particolare conscio dell'importanza politica della sua rappresentazione visiva presso i sudditi dell'Impero. Nel ritratto di Ottaviano (risalente al periodo tra il 35 e il 30 a.C.), una testa ai Musei Capitolini a Roma che ritrae l'Imperatore Augusto in giovane età, quando era ancora solo Ottaviano e non aveva i titoli imperiali, quando cioè era ancora preso dalla lotta per la vendetta di Cesare e la conquista della supremazia politica senza esclusione di colpi, viene rappresentato con i capelli trattati a ciocche mosse agitatamente e la celebre ciocca "a tenaglia" è seminascosta sulla fronte tra il movimento delle altre. Ottaviano è infatti all'inizio della sua evoluzione politica quando cioè vuole rappresentare l'accordo politico con la parte popolare cesariana. Diversa l'acconciatura semplice e severa ispirata ai primitivi costumi romani, di quando ormai è imperatore gradito anche al partito dei senatori conservatori. Così appare nell'Augusto di via Labicana, un pontifex maximus con una aurea compostezza e con un'espressione di orgoglioso riserbo.
Storia e descrizione
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Acconciatura dell'Imperatore Adriano
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Acconciatura di Elio Cesare
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Acconciatura dell'Imperatore Lucio Vero
All'inizio del II secolo quindi i romani si accontentavano di una "sistematina" a base di qualche colpo di forbice (forfex) che di solito aveva delle lame unite da un perno al centro con degli anelli alla base: strumento non molto efficiente per un taglio uniforme, a giudicare dalle scalette che sfregiavano la capigliatura: così come nota Orazio, prendendo in giro se stesso:
(LA)
«Si curatus inaequali tonsore capillos Occurri, rides»
(IT)
«Se mi è capitato di avere acconciati i capelli a scaletta da un barbiere, tu te la ridi...»
Per evitare questo rischio i più ricercati preferiscono farsi arricciare i capelli come faceva l'imperatore Adriano e suo figlio Lucio Cesare e il figlio di questi Lucio Vero che sono rappresentati nelle loro effigi con capelli inanellati da abili tonsores che si servivano alla bisogna di un ferro (calamistrum) scaldato al fuoco. La moda divenne prevalente tra i giovani e purtroppo anche tra uomini anziani che volevano servirsi dei riccioli per nascondere la pelata.
Non si contano le prese in giro dei poeti satirici romani nei confronti di quelli che si facevano tingere i capelli, profumare e che si facevano applicare finti nei (splenia lunata).
Acconciatura femminile
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L'acconciatura a riccioli di Messalina
La signora aveva a sua disposizione per la sua toeletta catini, specchi di rame, d'argento o di vetro ricoperto di piombo e, se ricca, aveva addirittura una sua vasca da bagno (lavatio) potendo così fare a meno dei bagni pubblici. Poteva poi adornarsi con pettini, spille (fibulae), unguenti e gioielli.
L'uso di questi oggetti presupponeva aver soddisfatto la prima necessità della matrona che era quella dell'acconciatura dei capelli. Operazione questa molto complicata al tempo dell'impero. In epoca repubblicana la donna divideva semplicemente i capelli a metà con una scriminatura e poi li legava dietro la nuca oppure si faceva delle trecce raccolte in un cercine sulla fronte.
In tutta l'iconografia femminile al tempo dei Flavi le donne usano acconciare i capelli in complicatissimi riccioli e quando in seguito ci rinunciarono, prevalse la moda di lunghe trecce disposte come torri sulla sommità della testa che non potevano non essere oggetto della presa in giro di poeti come Giovenale che evidenzia il contrasto tra una signora di bassa statura che ostenta sulla testa un'acconciatura più alta di lei.
Le matrone condividevano con i loro mariti le lunghe sofferenze che essi sopportavano per farsi radere dai tonsores, ed esse per farsi acconciare dalle serve pettinatrici (ornatrices) che correvano il rischio, molto presente, di essere duramente punite se l'acconciatura non soddisfaceva la signora. Più fortunate quelle parrucchiere che rimediavano alla calvizie della padrona con posticci e parrucche, bionde o nere, come quelli di capelli veri fatti venire dall'India.
Le tinture per capelli
Fin dai tempi della prima Repubblica le donne romane si tingevano i capelli «per rendere più attraente il loro aspetto» servendosi di solito della cenere del focolare che conferiva loro una chioma dai riflessi rossi.
Molto diffuso in età imperiale era invece l'henné (cypros) che veniva dall'Egitto: divenne anche di gran moda tingersi di biondo.
Le tinture provenivano dalle più lontane regioni dell'Impero specialmente dal Nord Europa (Germane herbae, Ov.Ars am., III, 163 sg.). Si usavano anche palle di sapone prodotte vicino a Wiesbaden (pilae Mattiacae, Mart., XIV, 26) o la spuma Battava proveniente dalle regioni degli odierni Paesi Bassi.
Plinio riferisce di una tintura rossa fatta di cenere e sego che veniva usata anche come sapone.
Le tonalità di colore usate arrivavano sino al colore azzurro, molto appariscente ma gradito dalle donne più spregiudicate.
Fonte: Wikipedia
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Quando forse nel 300 a.C. fu aperta a Roma la prima bottega di barbiere, i romani cominciarono a frequentarla per tenere a posto i capelli con un taglio semplice e corto.
I rimproveri che infatti Seneca rivolgeva a «questi giovani bellimbusti con barba e capelli luccicanti d'olio, che sembravano sempre appena usciti da un salotto alla moda...» che chiedevano consigli al tonsor «su ogni singolo capello» riguardavano una minoranza dei romani; la gran parte non aveva da sprecare né tempo né denaro per queste mode che venivano giudicate anche poco virili come insegnava Ovidio nella sua ars amatoria.
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Cesare con il volto glabro e i capelli acconciati in modo da nascondere l'incipiente calvizie
«Racimoli di qui e di là i pochi capelli che ti trovi e l'ampio spazio, Marino, della tua pelata veli con quello che ti cresce sulle tempie: ma ecco che tornano ai loro posti mossi dal vento e cingono di qui e di là con grandi cirri il capo nudo...confessa la tua età...Nulla c'è di peggio di un calvo capellone.»
(Marziale, X, 83)
La cura della persona era affidata al tonsor, il barbiere, privato e costoso per i più ricchi, o pubblico che nella sua bottega o all'aperto in strada, tagliava capelli e sistemava barbe.
Nel II secolo d.C. l'esigenza per i più raffinati di recarsi più volte al giorno dal barbiere, che era anche parrucchiere, fa sì che le loro botteghe diventino luogo d'incontro per oziosi, secondo alcuni:
(LA)
«Hos tu otiosos vocas inter pectinem speculumque»
(IT)
«Chiamali oziosi questi tra il pettine e lo specchio»
secondo altri, invece, la moltitudine che s'incontra nella tonsorina, dall'alba sino all'ora ottava, ne fa un luogo d'incontro, di pettegolezzi, di scambio di notizie, un vero variegato salotto di varia umanità, tanto che diversi pittori, dal secolo di Augusto in poi, ne fanno oggetto dei loro quadri come già avevano fatto gli Alessandrini.
Per questo loro indefessa attività rimuneratrice sempre più richiesta, diversi tonsores si arricchirono e divennero rispettabili cavalieri o proprietari terrieri come Marziale nei suoi Epigrammi o Giovenale nelle sue Satire spesso riferiscono, ironizzando sugli ex-barbieri arricchiti.
La bottega del tonsor è così organizzata: tutt'intorno alle pareti gira una panca dove siedono i clienti in attesa del loro turno, alle pareti sono appesi degli specchi sui quali i passanti controllano la propria condizione "pilifera", al centro uno sgabello su cui siede il cliente da riordinare, coperto da una salvietta, grande o piccola, oppure da un camice (involucrum).
L'acconciatura di Augusto
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Ottaviano capitolino
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Augusto di via Labicana
Nella bottega si affannano il tonsor e i suoi aiutanti (circitores) per tagliare o sistemare i capelli secondo la moda che in genere è quella dettata dall'imperatore in carica. Le acconciature degli imperatori da Traiano in poi, almeno così come risulta dalle monete, fatta eccezione per Nerone, che dedicava particolare attenzione alla chioma, in genere seguivano quella dell'imperatore Augusto che non amava perdere troppo tempo ad acconciarsi con capelli troppo lunghi o riccioluti.
(LA)
«Forma fuit eximia et per omnes aetatis gradus venustissima, quamquam et omnis lenocinii neglegens; in capite comendo tam incuriosus, ut raptim compluribus simul tonsoribus operam daret ac modo tonderet modo raderet barbam eoque ipso tempore aut legeret aliquid aut etiam scriberet.»
(IT)
«Era di una bellezza notevole e fu ricco di fascino per ogni fase della sua vita, benché fosse indifferente ad ogni forma di attenzione personale; era tanto negligente nella cura dei capelli, che si affidava frettolosamente a diversi parrucchieri e riguardo alla barba ora se la faceva tagliare, ora se la faceva radere e contemporaneamente o leggeva qualcosa o anche scriveva.»
(Svetonio, Augustus, 79.)
In realtà l'acconciatura dei capelli di Augusto rispondeva anche a criteri di arte politica che l'imperatore per primo curò in modo particolare conscio dell'importanza politica della sua rappresentazione visiva presso i sudditi dell'Impero. Nel ritratto di Ottaviano (risalente al periodo tra il 35 e il 30 a.C.), una testa ai Musei Capitolini a Roma che ritrae l'Imperatore Augusto in giovane età, quando era ancora solo Ottaviano e non aveva i titoli imperiali, quando cioè era ancora preso dalla lotta per la vendetta di Cesare e la conquista della supremazia politica senza esclusione di colpi, viene rappresentato con i capelli trattati a ciocche mosse agitatamente e la celebre ciocca "a tenaglia" è seminascosta sulla fronte tra il movimento delle altre. Ottaviano è infatti all'inizio della sua evoluzione politica quando cioè vuole rappresentare l'accordo politico con la parte popolare cesariana. Diversa l'acconciatura semplice e severa ispirata ai primitivi costumi romani, di quando ormai è imperatore gradito anche al partito dei senatori conservatori. Così appare nell'Augusto di via Labicana, un pontifex maximus con una aurea compostezza e con un'espressione di orgoglioso riserbo.
Storia e descrizione
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Acconciatura dell'Imperatore Adriano
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Acconciatura di Elio Cesare
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Acconciatura dell'Imperatore Lucio Vero
All'inizio del II secolo quindi i romani si accontentavano di una "sistematina" a base di qualche colpo di forbice (forfex) che di solito aveva delle lame unite da un perno al centro con degli anelli alla base: strumento non molto efficiente per un taglio uniforme, a giudicare dalle scalette che sfregiavano la capigliatura: così come nota Orazio, prendendo in giro se stesso:
(LA)
«Si curatus inaequali tonsore capillos Occurri, rides»
(IT)
«Se mi è capitato di avere acconciati i capelli a scaletta da un barbiere, tu te la ridi...»
Per evitare questo rischio i più ricercati preferiscono farsi arricciare i capelli come faceva l'imperatore Adriano e suo figlio Lucio Cesare e il figlio di questi Lucio Vero che sono rappresentati nelle loro effigi con capelli inanellati da abili tonsores che si servivano alla bisogna di un ferro (calamistrum) scaldato al fuoco. La moda divenne prevalente tra i giovani e purtroppo anche tra uomini anziani che volevano servirsi dei riccioli per nascondere la pelata.
Non si contano le prese in giro dei poeti satirici romani nei confronti di quelli che si facevano tingere i capelli, profumare e che si facevano applicare finti nei (splenia lunata).
Acconciatura femminile
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L'acconciatura a riccioli di Messalina
La signora aveva a sua disposizione per la sua toeletta catini, specchi di rame, d'argento o di vetro ricoperto di piombo e, se ricca, aveva addirittura una sua vasca da bagno (lavatio) potendo così fare a meno dei bagni pubblici. Poteva poi adornarsi con pettini, spille (fibulae), unguenti e gioielli.
L'uso di questi oggetti presupponeva aver soddisfatto la prima necessità della matrona che era quella dell'acconciatura dei capelli. Operazione questa molto complicata al tempo dell'impero. In epoca repubblicana la donna divideva semplicemente i capelli a metà con una scriminatura e poi li legava dietro la nuca oppure si faceva delle trecce raccolte in un cercine sulla fronte.
In tutta l'iconografia femminile al tempo dei Flavi le donne usano acconciare i capelli in complicatissimi riccioli e quando in seguito ci rinunciarono, prevalse la moda di lunghe trecce disposte come torri sulla sommità della testa che non potevano non essere oggetto della presa in giro di poeti come Giovenale che evidenzia il contrasto tra una signora di bassa statura che ostenta sulla testa un'acconciatura più alta di lei.
Le matrone condividevano con i loro mariti le lunghe sofferenze che essi sopportavano per farsi radere dai tonsores, ed esse per farsi acconciare dalle serve pettinatrici (ornatrices) che correvano il rischio, molto presente, di essere duramente punite se l'acconciatura non soddisfaceva la signora. Più fortunate quelle parrucchiere che rimediavano alla calvizie della padrona con posticci e parrucche, bionde o nere, come quelli di capelli veri fatti venire dall'India.
Le tinture per capelli
Fin dai tempi della prima Repubblica le donne romane si tingevano i capelli «per rendere più attraente il loro aspetto» servendosi di solito della cenere del focolare che conferiva loro una chioma dai riflessi rossi.
Molto diffuso in età imperiale era invece l'henné (cypros) che veniva dall'Egitto: divenne anche di gran moda tingersi di biondo.
Le tinture provenivano dalle più lontane regioni dell'Impero specialmente dal Nord Europa (Germane herbae, Ov.Ars am., III, 163 sg.). Si usavano anche palle di sapone prodotte vicino a Wiesbaden (pilae Mattiacae, Mart., XIV, 26) o la spuma Battava proveniente dalle regioni degli odierni Paesi Bassi.
Plinio riferisce di una tintura rossa fatta di cenere e sego che veniva usata anche come sapone.
Le tonalità di colore usate arrivavano sino al colore azzurro, molto appariscente ma gradito dalle donne più spregiudicate.
Fonte: Wikipedia
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- Messaggio n°616
Re: Spartacus
Spartacus: in fase di sviluppo il ritorno della serie creata da Steven S. DeKnight
Steven S. DeKnight è al lavoro sullo sviluppo di una nuova serie della saga Spartacus, che aveva debuttato con Sangue e sabbia più di un decennio fa.
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Spartacus potreBbe tornare sugli schermi con una nuova serie in fase di sviluppo per conto di Starz e di cui Steven S. DeKnight dovrebbe essere showrunner e produttore.
Il franchise televisivo in passato ha ottenuto un'accoglienza positiva in termini di ascolti fin dagli episodi della prima stagione, Sangue e sabbia.
La saga di Spartacus aveva debuttato sul piccolo schermo con le puntate con star Andy Whitfield nel ruolo del protagonista. Nel cast c'erano anche John Hannah, Lucy Lawless, Peter Mensah, Manu Bennett, Lesley-Ann Brandt, e Katrina Law. Le riprese della seconda stagione erano purtroppo state interrotte a causa della malattia che aveva colpito Whitfield.
Steven DeKnight ha quindi deciso di creare una miniserie prequel con al centro Gannicus (Dustin Clare), intitolata Gods of the Arena, che ha debuttato sugli schermi nel 2012, dopo la morte di Whitfield. Il secondo e terzo tassello della saga, Vengeance & War of the Damned, hanno poi avuto come star Liam McIntyre.
Per ora non è stato svelato alcun dettaglio della trama della nuova espansione in fase di sviluppo per Starz.
Fonte: MoviePlayer.It
Steven S. DeKnight è al lavoro sullo sviluppo di una nuova serie della saga Spartacus, che aveva debuttato con Sangue e sabbia più di un decennio fa.
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Il franchise televisivo in passato ha ottenuto un'accoglienza positiva in termini di ascolti fin dagli episodi della prima stagione, Sangue e sabbia.
La saga di Spartacus aveva debuttato sul piccolo schermo con le puntate con star Andy Whitfield nel ruolo del protagonista. Nel cast c'erano anche John Hannah, Lucy Lawless, Peter Mensah, Manu Bennett, Lesley-Ann Brandt, e Katrina Law. Le riprese della seconda stagione erano purtroppo state interrotte a causa della malattia che aveva colpito Whitfield.
Steven DeKnight ha quindi deciso di creare una miniserie prequel con al centro Gannicus (Dustin Clare), intitolata Gods of the Arena, che ha debuttato sugli schermi nel 2012, dopo la morte di Whitfield. Il secondo e terzo tassello della saga, Vengeance & War of the Damned, hanno poi avuto come star Liam McIntyre.
Per ora non è stato svelato alcun dettaglio della trama della nuova espansione in fase di sviluppo per Starz.
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- Messaggio n°617
Re: Spartacus
Spartacus, in arrivo il sequel: ecco cosa sappiamo
Spartacus sarebbe pronto a tornare con una serie sequel a dieci anni di distanza dalla fine della terza stagione.
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Era il 2013 quando La guerra dei dannati metteva la parola fine alla serie tv Spartacus, che aveva debuttato sul canale statunitense Starz nel 2010. La prima stagione, Sangue e Sabbia, vedeva come protagonista Andy Whitfield nei panni del gladiatore trace che viene fatto schiavo, istruito per combattere nell’arena mentre nel suo cuore arde il fuoco e il desiderio di vendetta. La morte improvvisa dell’attore aveva portato a un recast, con Liam McIntyre che prendeva il posto del protagonista. Spartacus era composto da tre stagioni: la già citata Sangue e Sabbia, seguita da La vendetta e dalla terza stagione La guerra dei dannati. Tra le tre stagioni principali si era inserita anche una serie prequel, dal titolo Gli dei dell’arena e dedicata soprattutto al personaggio di Gannicus.
Spartacus seguiva le vicende di Spartacus, personaggio realmente esistito nel 73 a.C., dal suo arresto fino al trasferimento alla scuola di gladiatori di Capua, guidata da Batiato (John Hannah), un aristocratico romano nutrito di ambizione. Nella scuola, Spartacus incontra la sua nemesi Crisso (Manu Bennett), un gladiatore di origine galliche che ha una relazione con la moglie di Batiato (Lucy Lawless), mentre si innamora della bella schiava Naevia. I due nemici pian piano fanno amicizia e intorno a loro costruisce un senso di rabbia che porta alla ribellione e alla guerra contro Roma che culmina nella terza stagione a un vero e proprio scontro contro la capitale rappresentata da Crasso (Simon Merrells) e dal un giovane e affascinante Cesare (Todd Lasance). Pur trattandosi di una serie basata su personaggi reali, Spartacus era avvolto da numerose licenze artistiche utilizzate a favore della narrazione.
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Cosa sappiamo della serie sequel di Spartacus?
A dieci anni di distanza dallo struggente e bellissimo finale di una serie vietata ai minori di diciassette anni per la violenza messa in campo, arriva ora la notizia che sarebbe in lavorazione una serie sequel. A darne notizie è il sito Variety attraverso le parole del creatore originale dello show, Steven DeKnight, che tornerà anche per la serie sequel. L’autore ha commentato la notizia dicendo:
“È davvero un onore incredibile essere invitato a ritornare nel mondo di Spartacus e di essere accolto con uno sfrenato supporto creativo da parte dei miei colleghi di Starz e Lionsgate. Insieme stiamo lavorando a qualcosa di davvero unico e fuori dal comune per il prossimo capitolo di questa storia epica.”
Non si sa ancora molto della trama della nuova stagione di Spartacus. Quello che è stato confermato da autori e produttori è che lo show prenderà il via dopo la sconfitta e la morte di Spartacus, Crisso e tutti i gladiatori che avevano rappresentato un incubo per Roma. DeKnight ha promesso un’altra storia piena di tradimenti e violenza, sebbene è possibile che, visti i tempi moderni, la serie sarà in qualche modo “edulcorata” per arrivare al maggior pubblico possibile. Con la speranza che questa scelta non rovini troppo l’atmosfera brutale della serie tv. Non ci sono novità nemmeno per quanto riguarda il cast della nuova stagione, ma è probabile che alcuni attori possano fare ritorno. Dal momento che la storia si sposterà a Roma – da quello che DeKnight ha fatto intendere -, è lecito attendersi il ritorno dell’attore australiano Todd Lasance nei panni di Giulio Cesare, pronto a governare Roma nei panni di Imperatore.
Fonte: MovieTele.It
Spartacus sarebbe pronto a tornare con una serie sequel a dieci anni di distanza dalla fine della terza stagione.
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Era il 2013 quando La guerra dei dannati metteva la parola fine alla serie tv Spartacus, che aveva debuttato sul canale statunitense Starz nel 2010. La prima stagione, Sangue e Sabbia, vedeva come protagonista Andy Whitfield nei panni del gladiatore trace che viene fatto schiavo, istruito per combattere nell’arena mentre nel suo cuore arde il fuoco e il desiderio di vendetta. La morte improvvisa dell’attore aveva portato a un recast, con Liam McIntyre che prendeva il posto del protagonista. Spartacus era composto da tre stagioni: la già citata Sangue e Sabbia, seguita da La vendetta e dalla terza stagione La guerra dei dannati. Tra le tre stagioni principali si era inserita anche una serie prequel, dal titolo Gli dei dell’arena e dedicata soprattutto al personaggio di Gannicus.
Spartacus seguiva le vicende di Spartacus, personaggio realmente esistito nel 73 a.C., dal suo arresto fino al trasferimento alla scuola di gladiatori di Capua, guidata da Batiato (John Hannah), un aristocratico romano nutrito di ambizione. Nella scuola, Spartacus incontra la sua nemesi Crisso (Manu Bennett), un gladiatore di origine galliche che ha una relazione con la moglie di Batiato (Lucy Lawless), mentre si innamora della bella schiava Naevia. I due nemici pian piano fanno amicizia e intorno a loro costruisce un senso di rabbia che porta alla ribellione e alla guerra contro Roma che culmina nella terza stagione a un vero e proprio scontro contro la capitale rappresentata da Crasso (Simon Merrells) e dal un giovane e affascinante Cesare (Todd Lasance). Pur trattandosi di una serie basata su personaggi reali, Spartacus era avvolto da numerose licenze artistiche utilizzate a favore della narrazione.
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Cosa sappiamo della serie sequel di Spartacus?
A dieci anni di distanza dallo struggente e bellissimo finale di una serie vietata ai minori di diciassette anni per la violenza messa in campo, arriva ora la notizia che sarebbe in lavorazione una serie sequel. A darne notizie è il sito Variety attraverso le parole del creatore originale dello show, Steven DeKnight, che tornerà anche per la serie sequel. L’autore ha commentato la notizia dicendo:
“È davvero un onore incredibile essere invitato a ritornare nel mondo di Spartacus e di essere accolto con uno sfrenato supporto creativo da parte dei miei colleghi di Starz e Lionsgate. Insieme stiamo lavorando a qualcosa di davvero unico e fuori dal comune per il prossimo capitolo di questa storia epica.”
Non si sa ancora molto della trama della nuova stagione di Spartacus. Quello che è stato confermato da autori e produttori è che lo show prenderà il via dopo la sconfitta e la morte di Spartacus, Crisso e tutti i gladiatori che avevano rappresentato un incubo per Roma. DeKnight ha promesso un’altra storia piena di tradimenti e violenza, sebbene è possibile che, visti i tempi moderni, la serie sarà in qualche modo “edulcorata” per arrivare al maggior pubblico possibile. Con la speranza che questa scelta non rovini troppo l’atmosfera brutale della serie tv. Non ci sono novità nemmeno per quanto riguarda il cast della nuova stagione, ma è probabile che alcuni attori possano fare ritorno. Dal momento che la storia si sposterà a Roma – da quello che DeKnight ha fatto intendere -, è lecito attendersi il ritorno dell’attore australiano Todd Lasance nei panni di Giulio Cesare, pronto a governare Roma nei panni di Imperatore.
Fonte: MovieTele.It
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- Messaggio n°618
Re: Spartacus
Spartacus tornerà con una serie revival
Dopo le travagliate stagioni originali, ecco un revival che prende una piega storica inaspettata.
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Spartacus sta per tornare, anche per rispondere alla viralissima domanda “Quanto pensi all'impero romano?”. La serie prodotta dal network americano Starz dal 2010 al 2013 ha avuto un grande seguito nonostante la sua storia produttiva travagliata: dopo la prima stagione Blood and Sand, concentrata sulle origini di Spartaco, schiavo divenuto celebre gladiatore, si è passati a produrre un ciclo di episodi prequel (Spartacus: Gods of Arena) per permettere all'attore protagonista Andy Whitfield di curarsi, dato che nel frattempo gli era stato diagnosticato un linfoma di non-Hodgkin; Purtroppo Whitfield è morto nel 2011, venendo poi sostituito da Liam McIntyre nelle due stagioni successive. La serie si concludeva comunque con la rivolta degli schiavi contro le Repubblica romana ma anche con la morte eroica dello stesso Spartaco. Come riprendere allora queste vicende senza la sua figura principale?
L'arrivo di un nuovo revival circolava già dallo scorso febbraio, con la conferma che sarebbe tornato anche lo showrunner originale Steven S. DeKnight, che la produceva assieme a Robert Tapert, mitico co-creatore di Xena: Principessa guerriera. Ora abbiamo avuto la conferma di come questo nuovo progetto si svilupperà, con una mossa per certi versi imprevista: la trama si concentrerà infatti sul personaggio di Ashur, il (defunto) villain della serie originale interpretato da Nick Tarabay. Immaginando una dimensione temporale alternativa in cui l'ex gladiatore è ancora vivo e, in cambio del suo aiuto nella cattura di Spartaco, viene premiato con un ludus: “Cosa sarebbe successo se Ashur non fosse morto sul Vesuvio alla fine di Spartacus: Vengeance? E se gli fosse stata regalata la scuola di gladiatori una volta posseduta da Batiato?”, si legge nella sinossi ufficiale.
Spartacus: House of Ashur sarà quindi un progetto ambizioso che da una parte riprenderà gli ingredienti che hanno fatto il successo della serie madre (violenza, muscoli, storia antica e sesso) ma dall'altra rinnova la storyline con una ucronia decisamente inaspettata. Questo significa anche che potrebbero tornare altri personaggi molto significativi del passato, come la Lucretia di Lucy Lawless (la mitica Xena, appunto), moglie del defunto Batiato e che quindi potrebbe avere un ruolo anche in questa nuova gestione. Ancora non abbiamo ulteriori dettagli e nemmeno una data di partenza, ma è presumibile che i lavori si affretteranno ora che è terminato anche lo sciopero degli attori.
Fonte: Wired.It
Dopo le travagliate stagioni originali, ecco un revival che prende una piega storica inaspettata.
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Spartacus sta per tornare, anche per rispondere alla viralissima domanda “Quanto pensi all'impero romano?”. La serie prodotta dal network americano Starz dal 2010 al 2013 ha avuto un grande seguito nonostante la sua storia produttiva travagliata: dopo la prima stagione Blood and Sand, concentrata sulle origini di Spartaco, schiavo divenuto celebre gladiatore, si è passati a produrre un ciclo di episodi prequel (Spartacus: Gods of Arena) per permettere all'attore protagonista Andy Whitfield di curarsi, dato che nel frattempo gli era stato diagnosticato un linfoma di non-Hodgkin; Purtroppo Whitfield è morto nel 2011, venendo poi sostituito da Liam McIntyre nelle due stagioni successive. La serie si concludeva comunque con la rivolta degli schiavi contro le Repubblica romana ma anche con la morte eroica dello stesso Spartaco. Come riprendere allora queste vicende senza la sua figura principale?
L'arrivo di un nuovo revival circolava già dallo scorso febbraio, con la conferma che sarebbe tornato anche lo showrunner originale Steven S. DeKnight, che la produceva assieme a Robert Tapert, mitico co-creatore di Xena: Principessa guerriera. Ora abbiamo avuto la conferma di come questo nuovo progetto si svilupperà, con una mossa per certi versi imprevista: la trama si concentrerà infatti sul personaggio di Ashur, il (defunto) villain della serie originale interpretato da Nick Tarabay. Immaginando una dimensione temporale alternativa in cui l'ex gladiatore è ancora vivo e, in cambio del suo aiuto nella cattura di Spartaco, viene premiato con un ludus: “Cosa sarebbe successo se Ashur non fosse morto sul Vesuvio alla fine di Spartacus: Vengeance? E se gli fosse stata regalata la scuola di gladiatori una volta posseduta da Batiato?”, si legge nella sinossi ufficiale.
Spartacus: House of Ashur sarà quindi un progetto ambizioso che da una parte riprenderà gli ingredienti che hanno fatto il successo della serie madre (violenza, muscoli, storia antica e sesso) ma dall'altra rinnova la storyline con una ucronia decisamente inaspettata. Questo significa anche che potrebbero tornare altri personaggi molto significativi del passato, come la Lucretia di Lucy Lawless (la mitica Xena, appunto), moglie del defunto Batiato e che quindi potrebbe avere un ruolo anche in questa nuova gestione. Ancora non abbiamo ulteriori dettagli e nemmeno una data di partenza, ma è presumibile che i lavori si affretteranno ora che è terminato anche lo sciopero degli attori.
Fonte: Wired.It
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