^-^IO L'HO VISTO E MO' TE NE PARLO

Premetto che adoro Dwayne Johnson, non è un attore, ma mi è piaciuto in ogni cosa che gli ho visto interpretare. In questa specie di remake di Trappola di cristallo, con un'aggiunta di Inferno di cristallo e con un che di Cliffhanger e giusto 'na 'nticchia di San Andreas, il nostro The Rock ne affronta di ogni, ma proprio di ogni, si arrampica su una gru per non so quanti metri, saltella come se fosse semplicissimo dalla suddetta gru ad un grattacielo in fiamme, ma non prima di essere sfuggito a 2635473278498 tentativi di farlo fuori e, in apertura, scampa pure all'esposione di una bomba a mezzo centimetro da lui. Diciamocelo, i film del buon Johnson non sono universalmente noti per la loro verosimiglianza, ma chissene, noi lo adoriamo proprio perché non ci importa quanto sia impossibile, lui ce la fa, pure senza una gamba (e non è una battuta, ricordate la bomba iniziale?) Un'ora e mezza di puro intrattenimento, spegnere il cervello non è obbligatorio, ma aiuta

Remake dell'omonima pellicola fine anni '80, in cui la ricca e viziata Goldie Hawn si ritrovava senza memoria in balia della vendetta di Kurt Russell, operaio da lei bistrattato, nella nuova versione i ruoli sono invertiti, il ricco e capriccioso Leonardo Montenegro, si ritrova "sposato" con Kate Sullivan, madre single con tre figlie a carico, due lavori e alle prese con l'esame per diventare infermiera. Incredibilmente non ho trovato inutile questo rifacimento, anche perché l'originale non era già di per se un capolavoro. Gli attori se la cavano, specie le tre ragazzine (adorabili) i comprimari, con una Eva Longoria dimessa ma simpaticissima e un John Hannah che non mostra il sedere (ormai vedo Batiato dovunque). Quasi due ore di che scorrono piacevolmente.

Touko Laaksonen era un artista finlandese. Dopo aver prestato servizio durante la II Guerra Mondiale, torna alla vita normale fa il grafico, vive ad Helsinki e vive clandestinamente la sua omosessualità, come tanti in quegli anni. Touko è un eccellente disegnatore, crea dei personaggi lontani  dallo stereotipo gay delicato, infatti i suoi lavori sono ispirati da uomini in divisa. Invia dei suoi disegni ad una rivista, tanto che l'editore gli cambia il nome in Tom of Finland, da qui inizia il successo sempre circoscritto agli ambienti gay. Ah, gli uomini in divisa, che lo ispirarono nei disegni, erano i nazisti, nel film non viene mai esplicato...

 Una sera alla radio russa trasmettono un concerto, Stalin vorrebbe una registrazione, ma non è stata fatta. Si decide di ripetere il concerto e registrarlo. Stalin riceve la registrazione e un biglietto, che è forse la causa della sua morte, infatti dopo averlo letto si sente poco bene. Fino all'indomani Stalin giace nella stanza senza che nessuno gli presti soccorso. Accorrono Georgij Žukov, Nikita Chruščёv, Georgij Malenkov, Vjačeslav Molotov e Lavrentij Berija, attorno all'uomo iniziano le manovre tragicomiche per la successione, infatti nel film questi valorosi compagni vengono sezionati senza pietà .Chissà cosa mai sarà successo davvero in quelle ore, perchè questo è un racconto di fantasia...

Il sottotitolo italiano, come al solito, fa hahare, il film è invece un divertente, anche se prevedibile, gioco di matrioske, dove tutto non è quello che appare ma è chiaro fin dall'inizio, tanto è vero che anche gli sceneggiatori ci giocano, specie nel finale. Non sarà un film da standing ovation ma per più di un'ora e mezza intrattiene, fa sorridere, fa anche ridere di gusto in un paio di occasioni. Nota personalissima, ma quanto si è imbruttito Kyle Chandler? Pensare che avevo una cotta per lui quando interpretava Gary in Ultime dal Cielo.. Invece il buon Michael "Dexter" C. Hall è rimasto uguale a quando interpretava il serial killer più amato della storia. Da vedere, magari in compagnia di amici un po' nerd

Ammetto di aver amato il primo Ocean's della serie, non parlo di quello con Sinatra (che comunque non era male) mi riferisco al capostipite del franchise, quell'Ocean's eleven che scardinava l'impianto film d'azione, creando una sorta di cortina fumogena poi ripresa da altri registi (con minore o uguale fortuna). Purtroppo i due sequels non sono minimamente all'altezza, tanto che per ricordarmi la trama, ho dovuto cercarli sul web. Questo spin-off, al contrario, ha molto del primo, forse pure troppo, ma è comunque godibilissimo e le 9 dame che lo portano alla vita, fanno un buon lavoro, certo non siamo in presenza di qualcosa di nuovo o mai visto prima, però nemmeno in balia di una trama arzigogolata e francamente dimenticabile, persino il cattivo di turno è misurato e per nulla macchiettistico come il fumettistico Al Pacino del terzo film o il ridondante Andy Garcia del secondo capitolo. Da vedere, non foss'altro per un sano girl power time

Ragazzi in vacanza in Messico, serata di bevute e sbaciucchiamenti, sconosciuto che propone una gita, inizio del gioco verità o punizione.. dove ho già visto tutto ciò? Ma praticamente in ogni film horror con protagonisti adolescenti in vacanza. Misto fra Final destination e It follows, non apporta novità al genere, si lascia guardare ma non spaventa più di tanto. Se proprio non avete di meglio da fare.

Come ho detto più volte, The Rock puo' interpretare qualsiasi personaggio, anche il più inverosimile, a lui è concesso tutto! La storia è abbastanza abusata, scienziati al servizio di multinazionale gestita da una coppia di fratelli senza scrupoli (lui più cretino che altro, lei vera iena) creano un virus in grado di modificare il DNA animale, lo fanno nello spazio, così non c'è rischio di contaminazione (ma quando mai?!?) Ovviamente la contaminazione avviene, ovviamente gli animali contagiati subiscono incredibili mutazioni, diventano inarrestabili, invincibili, rabbiosi.. vabbè, il copione vi è noto. Ma cosa salvo di questo film? Tutto, perché se è pur vero che è l'apoteosi della inverosimiglianza è anche vero che mi sono divertita un sacco a guardare la distruzione portata sullo schermo da questi animaloni dalle mille risorse, dai mille trucchi, dalle innumerevoli facoltà e poi, beh, poi c'è Dwayne Johnson, devo aggiungere altro? Ah, sì, c'è pure Jeffrey Dean Morgan, fastidioso come un mal di denti, ormai me lo vedo sempre fotocopiare Negan, non lo reggo più, però non si vede molto, quindi va bene così. Da vedere con il cervello decisamente spento.

Freddie Mercury e i Queen, non serve altro per spiegare l'enorme successo di questo biopic. Freddie attirerebbe fans anche solo se al cinema trasmettessero sue interviste a caso, era ed è un talento unico ed irripetibile, un animale da palcoscenico, una voce straordinaria, indimenticabile. Ma, ammettiamolo, Bohemian rhapsody non è un biopic, non costituisce una biografia del front man, nè tantomeno dei Queen, è un omaggio al meraviglioso cantante ed alla band più innovativa degli ultimi 50 anni, ma non è una biografia, l'ingrediente per una vera biografia è la verità, nel bene e nel male, questo film la sfiora solamente, ci mostra superficialmente l'uomo, ma non approfondisce troppo nemmeno il rapporto fra i componenti del gruppo. E' pur vero che Freddie era profondamente schivo, paradossalmente all'opposto del cantante sul palco che donava tutto di se, non amava esporsi, detestava le domande sul suo privato ed eludeva ogni genere di etichetta che, ripetutamente, pubblico, ma soprattutto, stampa, hanno provato ad affibbiargli. Non meraviglia quindi che il film sfiori la complessità dell'uomo e si concentri sulla grandezza del cantante. Resta l'amaro in bocca per l'occasione mancata, un reale ritratto dell'imperfetto essere umano, imperfetto come tutti gli esseri umani, avrebbe giovato al film, in termini cinematografici, ma al pubblico (e anche a me) basta assistere, ancora una volta, alla meravigliosa magia che quella voce, quella carica fisica, quel talento inarrivabile sapevano trasmettere.