Nella vita ha perso le persone che gli erano più care. Al cinema è tornato, dopo una lunga pausa, per interpretare un vendicatore solitario. Keanu Reeves è l’attore di Hollywood che più di tutti ha dimostrato di poter risorgere.
Keanu Reeves ha superato la cinquantina, ma l’età per lui è solo un dettaglio. E comunque anche noi abbiamo perso il conto di quante “seconde giovinezze” l’attore americano abbia vissuto.
Il ragazzo che faceva finta di suonare la chitarra nel demenziale Un mitico viaggio è diventato il poliziotto dell’Fbi nel cult Point Break, l’illuminato principe Siddhartha del Piccolo Buddha, o Neo, il prescelto che in Matrix voleva liberare l’umanità dal dominio delle macchine.
Keanu, fuori dal set ha vissuto esperienze dolorose: tra il 2000 e il 2001 ha dovuto affrontare prima la morte della figlia Ava, nata dalla relazione con l’attrice Jennifer Syme, poi anche quella della compagna, in seguito a un incidente stradale.
Poteva sparire, Keanu, invece è tornato con John Wick, il film d’azione sul vendicatore solitario che lo ha rilanciato. E ora eccoci a parlare del seguito, John Wick - Capitolo 2, nelle sale dal 16 marzo, ancora una volta protagonista lui, l’attore che a Hollywood rappresenta più di ogni altro la capacità di risorgere e che in aprile vedremo anche nel dramma legale Una doppia verità.
Siamo al London Hotel di West Hollywood, proprio a due passi dal leggendario isolato dove brilla il famoso Whisky a Go Go, uno dei locali del rock a stelle e strisce. Quindi, l’intervista comincia parlando di musica.
Keanu, lei aveva una band, i Dogstar: suonate ancora assieme?
«Ci siamo rivisti dopo tanto tempo. Abbiamo provato, abbiamo bevuto un po’ di vino, cercato di scrivere qualche canzone e poi abbiamo capito che il vino non sarebbe bastato».
La musica è sempre importante per lei? È venuto anche in Italia, ospite del Festival di Sanremo.
«Certo che la amo, di solito quando leggo un copione lo faccio con le cuffie in testa: le melodie mi aiutano a sentire meglio il personaggio. Non tutti, però: per John Wick non percepisco musica, ma solo il suono dei proiettili e dei pugni».
In America il film è andato molto bene, nonostante la concorrenza della storia di amore e sesso estremo Cinquanta sfumature di nero. Come se lo spiega?
«Credo funzioni il codice d’onore di John Wick e delle persone che frequenta: tu oggi fai una cosa per me e io, un giorno, farò altrettanto per te. Senza fare domande. È un patto di vita e di morte, letteralmente, e questo mantiene alta la tensione».
Nel primo film, John Wick si trasformava in vendicatore dopo che un malvivente gli uccideva la cagnolina, dono della moglie scomparsa. Stavolta che cosa succede?
«John cerca di riprendersi l’auto che gli è stata rubata dagli stessi che gli hanno ucciso il cane: ma la macchina non c’entra, è che dentro si trova una lettera che gli scrisse sua moglie prima di morire. È un modo per non perdere il filo sottile che lo lega all’amore che non c’è più».
Avete girato molte scene a Roma. Che cosa le è rimasto della città?
«Roma, bella Roma, fantastica», dice in italiano. «Ho lavorato al fianco di Riccardo Scamarcio, Claudia Gerini e Franco Nero: abbiamo girato alle Terme di Caracalla, a Villa Borghese, nella città ancora addormentata, quando in strada vedi solo i piccioni. Ricordo un luogo bellissimo e tranquillo».
C’è perfino una scena in cui lei prepara un caffè a Scamarcio.
«Per fortuna non mi hanno chiesto di cucinare. Quello sarebbe stato troppo anche per un attore con una carriera lunga come la mia».
Ci conosciamo da 20 anni e lei oggi sembra più felice e sereno che in passato. C’entra l’amore?
«Credo che darlo e riceverlo sia il vero nutrimento delle nostre vite, non è così? Certo, nel tempo, le storie cambiano, si evolvono, prendono strade che non ti aspetti: senza amore, non c’è acqua che possa far crescere gli alberi nel tuo giardino. L’amore è importantissimo, ma è anche mutevole».
Lei l’ha trovato?
«Diciamo che, tra le 984 mila manifestazioni diverse che può avere l’amore, io ne ho conosciute alcune migliaia. Ma, alla fine, non sono sposato, non ho figli, quindi in una visione del mondo più tradizionale, forse io dell’amore proprio non so niente».
Nella sua lista di cose da fare c’è anche la voce “trovare l’anima gemella”?
«Quella c’è da un bel po’: l’ho messa sia nella lista di cose da fare sia in quella di cose da sperare. Magari sarò fortunato e riuscirò a spuntarla, prima o poi».
Fossi in lei non mi butterei giù: per avere 52 anni, lei ha ancora un gran fisico.
«Quelli sono i miei geni, ma un po’ di merito ce l’hanno anche le pozioni segrete che uso».
Scherza o è un maniaco di prodotti di bellezza?
«Scherzo, da più di 10 anni ho una fantastica personal trainer che, se non mi faccio sentire per troppo tempo, mi richiama all’ordine».
Ha meno voglia di farsi i muscoli alla sua età?
«Gli anni sono solo un numero che ha poco significato, se continui a entusiasmarti per i giusti progetti e a frequentare persone che ti amano per quello che sei e non per quello che rappresenti».
E qui salta fuori la star schiva. Come vuole essere descritto, invece, Keanu?
«Sono nato in Libano, mia madre era inglese, mio padre un po’ cinese, un po’ hawaiano, un po’ americano. Non sono mai tornato lì, da quando abbiamo lasciato il Paese ed è una delle cose che più rimpiango. Ho cominciato a recitare a Toronto, in Canada, che avevo 15 anni, poi sono partito per Hollywood: il primo ad aiutarmi a ottenere una parte è stato uno degli ex mariti di mia madre. E ora vivo a Los Angeles: anzi, abito letteralmente dall’altra parte del marciapiede», (e mi indica una casetta fuori dalle finestre dell’hotel). «Ma lì entra solo chi voglio io».
So che tiene alla sua privacy, ma non le dà fastidio il fatto che su Facebook ci siano tanti che si spacciano per lei?
«Non so di che cosa sta parlando. Sono davvero così tanti?.»
Sì, e spesso dicono anche delle belle frasi a effetto, che potrebbero sembrare le sue. Lei si riconosce, per esempio, in quella in latino tatuata sulla schiena di John Wick: “Fortis fortuna adiuvat”, la fortuna aiuta gli audaci?
«Non molto tempo fa ho scritto dei testi per Shadows (“ombre”, ndr), il libro dell’artista Alexandra Grant. Mi piace molto la prima pagina: “Sono nata diversa dagli altri e non voglio morire”».
Bella frase. Ma torniamo a John Wick, quando lei si trova con le spalle al muro, magari come succede a lui, chi chiama?
«Dipende: a volte la mia famiglia, altre gli amici, a volte un avvocato. Altre ancora, la polizia»
Fonte: Grazia.It