APUMA ha scritto:E' morta Cloris Leachman, la Frau Blücher di Frankenstein Junior
L'attrice statunitense aveva 94 anni
L'attrice statunitense Cloris Leachman è morta all'età di 94 anni. Interpretò nel 1974 il personaggio di Frau Blücher nel film di Mel Brooks 'Frankenstein Junior'.
Fonte: ANSA.It
Addio a Cloris Leachman, indimenticabile Frau Blucher in "Frankenstein Junior"
Lʼattrice è morta per cause naturali a 94 anni. Aveva anche vinto un Oscar come miglior attrice non protagonista per il film del 1971 "Lʼultimo spettacolo" ed era lʼattrice con più Emmy vinti nella storia: 8
È morta all'età di 94 anni l'attrice statunitense Cloris Leachman. Vincitrice dell'Oscar come miglior attrice non protagonista per il film del 1971 "L'ultimo spettacolo" e di diversi Emmy per la sitcom "Mary Tyler Moore" e altre serie tv, era diventata nota soprattutto per il suo ruolo di Frau Blucher in "Frankenstein Junior", di Mel Brooks. La Leachman è morta per cause naturali nella sua casa a Encinitas, in California..
"Mia madre ha avuto una vita così bella, dall'inizio alla fine, che si potrebbe augurarla a qualcun. Ha lasciato tutti con tanto amore" ha detto il figlio della Leachman al magazine "Tmz".
Se per tutti il suo viso rimarrà per sempre legato alla governante "amichetta" del dottor Frankenstein, capace di far nitrire i cavalli di terrore al solo pronunciare il suo nome, la carriera della Leachman è stata molto di più. Iniziata giovanissima con il ruolo di femme fatale in "Un bacio e una pistola" di Robert Aldrich, interpretato dopo aver partecipato a Miss America, l'attrice si è da subito distinta in alcuni ruoli in serie tv brillanti, trovando il grande successo con la sitcom "The Mary Tyler Moore Show". Il suo personaggio di Phyllis Lindstrooom, così esilarante con i suoi tratti egoisti e presuntuosi, ottenne un tale successo da meritare uno spin off tutto suo, "Phyllis", andato in onda tra il 1975 e il 1977 negli Usa e arrivato anche da noi nei primi anni 80.
La carriera della Leachman è poi proseguita tra cinema e televisione. Dopo l'Oscar vinto nel 1971 con "L'ultimo spettacolo" di Peter Bogdanovich, ha lavorato in numerosissimi film, fino a due anni fa, sempre come caratterista. Oltre a "Frankenstein Junior", con Mel Brooks, che l'ha ricordata con un tweet, ha partecipato ad "Alta tensione" (1977) e "La pazza storia del mondo" (1981).
La televisione è stata però quella che le ha dato maggiori soddisfazioni a livello di riconoscimenti. Vincitrice di numerosi premi, nel 1980 ricevette una stella sulla Hollywood Walk of Fame e insieme a Julia Louis-Dreyfus detiene il record come attrice con più Emmy Awards vinti nella storia, ben otto: sei per "Mary Tyler Moore", e due in anni recenti per il ruolo di Nonna Ida nella serie "Malcom in the Middle", interpretato dal 2001 al 2006.
Fonte: TgCom24.Mediaset.It
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Re: E' LA STAMPA BELLEZZA!!!!!!!
L'attrice Evan Rachel Wood accusa Marilyn Manson: "Anni di abusi". Lui: "Realtà distorta"
Dopo la denuncia dell'attrice, l'etichetta discografica ha annunciato che non produrrà più gli album di Manson
L'attrice di "Westworld" Evan Rachel Wood accusa Marilyn Manson: il cantante è il partner a cui si riferiva quando nel corso degli anni si è dichiarata vittima di violenze domestiche. La Wood e Manson (vero nome Brian Warner) hanno avuto una relazione diventata pubblica nel 2007 quando lei aveva 19 anni e lui, 38enne, stava divorziando dall'attrice burlesque Dita von Teese. Avevano annunciato il matrimonio nel 2010 per separarsi di lì a poco.
"Il nome è Brian Warner. Ha cominciato ad adescarmi che ero ancora teenager e per anni ha orrendamente abusato di me", ha scritto l'attrice in un post su Instagram e in una dichiarazione a Vanity Fair, parlando di "lavaggio del cervello" subito da parte del cantante. "Sono qui per mettere in piazza il pericolo che rappresenta e avvertire le molte industrie che lo hanno agevolato prima che possa rovinare altre vite", ha concluso.
Non è chiaro se abbia presentato denuncia formale contro Manson, ma in un nuovo post ha pubblicato una lettera scritta dalla senatrice della California Susan Rubio al procuratore generale Usa pro tempore in cui la Rubio chiede che "il dipartimento della Giustizia Usa incontri le presunte vittime immediatamente e indaghi su queste accuse".
Evan Rachel Wood: "Lavaggio del cervello"
La Wood, che nella serie distopica di Hbo interpreta la parte di Dolores Abernathy, aveva cominciato a parlare di violenze subite nel corso di una relazione in un articolo di "Rolling Stone" del 2016. Nel 2019 aveva sponsorizzato una legge dello stato di California, il Phoenix Act, che proroga da tre a cinque anni i termini della prescrizione per i reati di violenza domestica. All'epoca, testimoniando davanti al parlamento californiano, aveva detto di aver cercato più volte di trovare il coraggio di lasciare il partner, "ma lui chiamava incessantemente minacciando di uccidersi. Una volta che tornai per disinnescare la situazione, mi ordinò di inginocchiarmi in un angolo della stanza. Una parte di me morì quel giorno".
Nel 2009, in un articolo comparso su Spin, Manson aveva detto di Wood: "Ho fantasie ogni giorno di spaccarle il cranio con una mazza". L'anno scorso, quando quel commento era stato ricordato da un giornalista musicale, il cantante aveva abbandonato l'intervista e un suo rappresentante aveva poi sottolineato che era "ovviamente un gesto teatrale da rock star che promuoveva un nuovo disco, e non un resoconto dei fatti".
Dopo la denuncia dell'attrice, candidata a un Golden Globe per "Westworld" nel 2017 e prima ancora, nel 2003, per "Thirteen", altre quattro donne si sono fatte avanti per accusare il cantante di simili violenze e abusi. Rose McGowan, la star di "Charmed" protagonista dello scandalo Harvey Weinstein e del #Metoo, si è unita nelle dichiarazioni di appoggio: "Sto con Evan e con le altre donne coraggiose che si sono fatte avanti", ha detto l'attrice che alla fine degli anni Novanta ha avuto una relazione di due anni con il cantante: "Ci vuole tempo per riprendersi dagli abusi. Che la verità venga a galla".
Manson respinge le accuse, la casa discografica lo licenzia
Intanto l'etichetta discografica che produce Manson ha fatto sapere di averlo messo alla porta: "Alla luce delle accuse della Wood e di altre donne smetteremo di promuovere il suo ultimo album e non avremo più rapporti con lui in futuro", ha detto un portavoce all'Hollywood Reporter.
Quanto a Manson, ha postato un messaggio su Instagram definendo le accuse contro di lui "orribili distorsioni della realtà", precisando che le sue relazioni intime sono sempre state "interamente consensuali con partner che la pensavano allo stesso modo". "Ovviamente la mia arte e la mia vita attirano da tempo controversie, ma queste accuse recenti sono orribili distorsioni della realtà", scrive, senza mai citare esplicitamente la ex. E ancora: "Le mie relazioni intime sono sempre state del tutto consensuali, con partner che la pensavano allo stesso modo. A prescindere dal come, e dal perché, altri ora stanno scegliendo di rappresentare in modo falso il passato, questa è la verità".
Fonte: RaiNews.It
Dopo la denuncia dell'attrice, l'etichetta discografica ha annunciato che non produrrà più gli album di Manson
L'attrice di "Westworld" Evan Rachel Wood accusa Marilyn Manson: il cantante è il partner a cui si riferiva quando nel corso degli anni si è dichiarata vittima di violenze domestiche. La Wood e Manson (vero nome Brian Warner) hanno avuto una relazione diventata pubblica nel 2007 quando lei aveva 19 anni e lui, 38enne, stava divorziando dall'attrice burlesque Dita von Teese. Avevano annunciato il matrimonio nel 2010 per separarsi di lì a poco.
"Il nome è Brian Warner. Ha cominciato ad adescarmi che ero ancora teenager e per anni ha orrendamente abusato di me", ha scritto l'attrice in un post su Instagram e in una dichiarazione a Vanity Fair, parlando di "lavaggio del cervello" subito da parte del cantante. "Sono qui per mettere in piazza il pericolo che rappresenta e avvertire le molte industrie che lo hanno agevolato prima che possa rovinare altre vite", ha concluso.
Non è chiaro se abbia presentato denuncia formale contro Manson, ma in un nuovo post ha pubblicato una lettera scritta dalla senatrice della California Susan Rubio al procuratore generale Usa pro tempore in cui la Rubio chiede che "il dipartimento della Giustizia Usa incontri le presunte vittime immediatamente e indaghi su queste accuse".
Evan Rachel Wood: "Lavaggio del cervello"
La Wood, che nella serie distopica di Hbo interpreta la parte di Dolores Abernathy, aveva cominciato a parlare di violenze subite nel corso di una relazione in un articolo di "Rolling Stone" del 2016. Nel 2019 aveva sponsorizzato una legge dello stato di California, il Phoenix Act, che proroga da tre a cinque anni i termini della prescrizione per i reati di violenza domestica. All'epoca, testimoniando davanti al parlamento californiano, aveva detto di aver cercato più volte di trovare il coraggio di lasciare il partner, "ma lui chiamava incessantemente minacciando di uccidersi. Una volta che tornai per disinnescare la situazione, mi ordinò di inginocchiarmi in un angolo della stanza. Una parte di me morì quel giorno".
Nel 2009, in un articolo comparso su Spin, Manson aveva detto di Wood: "Ho fantasie ogni giorno di spaccarle il cranio con una mazza". L'anno scorso, quando quel commento era stato ricordato da un giornalista musicale, il cantante aveva abbandonato l'intervista e un suo rappresentante aveva poi sottolineato che era "ovviamente un gesto teatrale da rock star che promuoveva un nuovo disco, e non un resoconto dei fatti".
Dopo la denuncia dell'attrice, candidata a un Golden Globe per "Westworld" nel 2017 e prima ancora, nel 2003, per "Thirteen", altre quattro donne si sono fatte avanti per accusare il cantante di simili violenze e abusi. Rose McGowan, la star di "Charmed" protagonista dello scandalo Harvey Weinstein e del #Metoo, si è unita nelle dichiarazioni di appoggio: "Sto con Evan e con le altre donne coraggiose che si sono fatte avanti", ha detto l'attrice che alla fine degli anni Novanta ha avuto una relazione di due anni con il cantante: "Ci vuole tempo per riprendersi dagli abusi. Che la verità venga a galla".
Manson respinge le accuse, la casa discografica lo licenzia
Intanto l'etichetta discografica che produce Manson ha fatto sapere di averlo messo alla porta: "Alla luce delle accuse della Wood e di altre donne smetteremo di promuovere il suo ultimo album e non avremo più rapporti con lui in futuro", ha detto un portavoce all'Hollywood Reporter.
Quanto a Manson, ha postato un messaggio su Instagram definendo le accuse contro di lui "orribili distorsioni della realtà", precisando che le sue relazioni intime sono sempre state "interamente consensuali con partner che la pensavano allo stesso modo". "Ovviamente la mia arte e la mia vita attirano da tempo controversie, ma queste accuse recenti sono orribili distorsioni della realtà", scrive, senza mai citare esplicitamente la ex. E ancora: "Le mie relazioni intime sono sempre state del tutto consensuali, con partner che la pensavano allo stesso modo. A prescindere dal come, e dal perché, altri ora stanno scegliendo di rappresentare in modo falso il passato, questa è la verità".
Fonte: RaiNews.It
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Re: E' LA STAMPA BELLEZZA!!!!!!!
Morto Christopher Plummer, addio all’attore premio Oscar. Era il capitano von Trappin “Tutti insieme appassionatamente”
L'attore canadese, 91 anni, si trovava nella sua casa negli Usa, in Connecticut, in compagnia della moglie Elaine Taylor.
A teatro i primi successi, poi ha preso parte a numerosi film tra cui The Insider, L'esercito delle 12 scimmie, Star Trek VI: Rotta verso l’ignoto e A Beautiful Mind.
La statuetta come miglior attore non protagonista per The Beginners
Addio Christopher Plummer. Il colonnello Von Trapp di Tutti insieme appassionatamente è morto nella sua casa del Connecticut (Stati Uniti) a seguito delle complicazioni dovute ad una caduta. Aveva 91 anni. Plummer ha vissuto con raffinata grazia quasi settant’anni di carriera, mai interrotta, anzi rilanciata negli ultimi venti- trenta anni (tra i 60 e 90 anni) quando un attore solitamente fatica a mantenere il ritmo del lavoro di gioventù ricevendo una nomination agli Oscar come attore non protagonista nella sostituzione di Kevin Spacey in Tutti i soldi del mondo. Nato da un’importante famiglia canadese di inizio secolo (la madre era nipote dell’ex primo ministro John Abbott) caduta poi in disgrazia, Plummer visse la sua infanzia con la madre da figlio di genitori separati. Fin da ragazzino sviluppa un’attrazione per le arti, la musica e soprattutto la recitazione teatrale. Con il proteso Laurence Olivier dell’Enrico V come modello, Plummer si costruisce immediatamente una carriera da attore shakespeariano.
Dotato di una finissima dizione, di prestanza fisica e di un volto da sicuro protagonista, di un aspetto un po’ distaccato che tradiva un fiducia anche un po’ altezzosa in se stesso, Plummer esordì a teatro da adolescente poi nel 1953 debuttò già sia sulla tv canadese che sulla statunitense in due ruoli di mini serie drammatiche per poi confluire sul palco di Broadway nel 1955 sostituendo Tyrone Power. Il 1958 è l’anno dell’esordio cinematografico con due piccole parti: la prima in Fascino del palcoscenico con un regista che diventerà celebre come Sidney Lumet, la seconda in Wind across the Everglades del già affermato Nicholas Ray. Tempo di vestire i panni di Commodo ne La caduta dell’impero romano di Anthony Mann che arriva la parte della vita, quella di Von Trapp in The sound of music (in italiano Tutti insieme appassionatamente). Ruolo che Plummer odiò con fastidio per parecchio tempo. Tra balzelli e canzoncine, un attore shakespeariano come lui non trovò mai pace denigrando quel film di puro intrattenimento per famiglie come una robetta sdolcinata definendolo con una storpiata come “the sound of mucus”. “Quella robaccia sentimentale è la cosa più difficile da interpretare per me, soprattutto perché sono formato vocalmente e fisicamente per Shakespeare”, spiegò Plummer in un’intervista del 1982. “Per fare una parte schifosa come von Trapp, devi usare tutti i trucchi che conosci per riempire la carcassa vuota di quel ruolo. Quel dannato film mi perseguita come un albatros”.
Eppure da quel giorno la sua carriera è esplosa definitivamente per oltre settant’anni mescolando cinema impegnato e clamorosi contenitori commerciali, il tutto sempre con una grazia sorniona e misteriosa. 119 i film interpretati su grande schermo, oltre settanta le serie tv, personaggi di ogni misura e rango in filmografia: dall’Amleto a Franklin Delano Roosevelt, dal Macbeth o Riccardo III a Kipling, Tolstoj, Sherlock Holmes o al nazista Rommel, fino a tutte quelle particine insulse che ad Hollywood chiamano da “clincker”. Plummer ha attraversato i generi come nessuno: dal dramma all’avventura, dalla commedia alla fantascienza, sempre con piglio volitivo e da quello sguardo con occhi azzurro cielo da un lato seriosamente di ghiaccio dall’altro morbido a sciogliersi proprio in que Tutti insieme appassionatamente dove lui vedovo accoglie nella propria magione austriaca e nel suo cuore l’arrivo della governante Julie Andrews. Nel 1965 è protagonista de Le notti con Daisy Clover assieme a Natalie Wood e Robert Redford, poi ancora tra gli anni sessanta e settanta lavora con i più grandi colleghi e registi come Orson Welles, Peter O’toole, Rod Steiger, Sean Connery, Michael Caine, Donald Sutherland. Gli anni ottanta sono un ulteriore gradino di popolarità in mezzo ai quali ha il tempo di interpretare anche una particina nel celebre serial Uccelli di rovo accanto a Richard Chamberlain. Anche se è forse con i titoli degli anni novanta/primi duemila che Plummer torna ad essere rivisto soprattutto nei film che arrivano in Italia.
Discreto il sodalizio con Spike Lee (Malcolm X e Inside Man dove interpreta un delizioso corrotto banchiere nazista) e Terry Gilliam (L’esercito delle dodici scimmie e Parnassus); ma è forse nel giornalista Mike Wallace, conduttore dello storico 60 Minutes in Insider di Michael Mann con Al Pacino e Russell Crowe che Plummer raggiunge l’apice di una carriera probabilmente mai da assoluto protagonista, ma da straordinario, costante magnetico performer di altissimo livello. Si divertirà tra l’altro molto a dare voce, assieme all’amico e collega Ed Asner, all’esploratore Muntz in Up! della Disney nel 2009, e ancora ad interpretare un ruolo ambiguo e duplice, recitato magistralmente, trascinando lo spettatore nella trappola del colpo di scena, un Remember di Atom Egoyan (2015).
Infine, a confermare che Plummer ha vissuto un periodo d’oro probabilmente più in tarda età che nel pieno dei suoi 40/50 anni, ecco l‘Oscar nel 2012 come attore non protagonista della commedia romantica Beginners dove è l’anziano padre del protagonista Ewan McGregor che in un momento di confronto con il figlio confessa la sua omosessualità.
Fonte: IlFattoQuotidiano.It
L'attore canadese, 91 anni, si trovava nella sua casa negli Usa, in Connecticut, in compagnia della moglie Elaine Taylor.
A teatro i primi successi, poi ha preso parte a numerosi film tra cui The Insider, L'esercito delle 12 scimmie, Star Trek VI: Rotta verso l’ignoto e A Beautiful Mind.
La statuetta come miglior attore non protagonista per The Beginners
Addio Christopher Plummer. Il colonnello Von Trapp di Tutti insieme appassionatamente è morto nella sua casa del Connecticut (Stati Uniti) a seguito delle complicazioni dovute ad una caduta. Aveva 91 anni. Plummer ha vissuto con raffinata grazia quasi settant’anni di carriera, mai interrotta, anzi rilanciata negli ultimi venti- trenta anni (tra i 60 e 90 anni) quando un attore solitamente fatica a mantenere il ritmo del lavoro di gioventù ricevendo una nomination agli Oscar come attore non protagonista nella sostituzione di Kevin Spacey in Tutti i soldi del mondo. Nato da un’importante famiglia canadese di inizio secolo (la madre era nipote dell’ex primo ministro John Abbott) caduta poi in disgrazia, Plummer visse la sua infanzia con la madre da figlio di genitori separati. Fin da ragazzino sviluppa un’attrazione per le arti, la musica e soprattutto la recitazione teatrale. Con il proteso Laurence Olivier dell’Enrico V come modello, Plummer si costruisce immediatamente una carriera da attore shakespeariano.
Dotato di una finissima dizione, di prestanza fisica e di un volto da sicuro protagonista, di un aspetto un po’ distaccato che tradiva un fiducia anche un po’ altezzosa in se stesso, Plummer esordì a teatro da adolescente poi nel 1953 debuttò già sia sulla tv canadese che sulla statunitense in due ruoli di mini serie drammatiche per poi confluire sul palco di Broadway nel 1955 sostituendo Tyrone Power. Il 1958 è l’anno dell’esordio cinematografico con due piccole parti: la prima in Fascino del palcoscenico con un regista che diventerà celebre come Sidney Lumet, la seconda in Wind across the Everglades del già affermato Nicholas Ray. Tempo di vestire i panni di Commodo ne La caduta dell’impero romano di Anthony Mann che arriva la parte della vita, quella di Von Trapp in The sound of music (in italiano Tutti insieme appassionatamente). Ruolo che Plummer odiò con fastidio per parecchio tempo. Tra balzelli e canzoncine, un attore shakespeariano come lui non trovò mai pace denigrando quel film di puro intrattenimento per famiglie come una robetta sdolcinata definendolo con una storpiata come “the sound of mucus”. “Quella robaccia sentimentale è la cosa più difficile da interpretare per me, soprattutto perché sono formato vocalmente e fisicamente per Shakespeare”, spiegò Plummer in un’intervista del 1982. “Per fare una parte schifosa come von Trapp, devi usare tutti i trucchi che conosci per riempire la carcassa vuota di quel ruolo. Quel dannato film mi perseguita come un albatros”.
Eppure da quel giorno la sua carriera è esplosa definitivamente per oltre settant’anni mescolando cinema impegnato e clamorosi contenitori commerciali, il tutto sempre con una grazia sorniona e misteriosa. 119 i film interpretati su grande schermo, oltre settanta le serie tv, personaggi di ogni misura e rango in filmografia: dall’Amleto a Franklin Delano Roosevelt, dal Macbeth o Riccardo III a Kipling, Tolstoj, Sherlock Holmes o al nazista Rommel, fino a tutte quelle particine insulse che ad Hollywood chiamano da “clincker”. Plummer ha attraversato i generi come nessuno: dal dramma all’avventura, dalla commedia alla fantascienza, sempre con piglio volitivo e da quello sguardo con occhi azzurro cielo da un lato seriosamente di ghiaccio dall’altro morbido a sciogliersi proprio in que Tutti insieme appassionatamente dove lui vedovo accoglie nella propria magione austriaca e nel suo cuore l’arrivo della governante Julie Andrews. Nel 1965 è protagonista de Le notti con Daisy Clover assieme a Natalie Wood e Robert Redford, poi ancora tra gli anni sessanta e settanta lavora con i più grandi colleghi e registi come Orson Welles, Peter O’toole, Rod Steiger, Sean Connery, Michael Caine, Donald Sutherland. Gli anni ottanta sono un ulteriore gradino di popolarità in mezzo ai quali ha il tempo di interpretare anche una particina nel celebre serial Uccelli di rovo accanto a Richard Chamberlain. Anche se è forse con i titoli degli anni novanta/primi duemila che Plummer torna ad essere rivisto soprattutto nei film che arrivano in Italia.
Discreto il sodalizio con Spike Lee (Malcolm X e Inside Man dove interpreta un delizioso corrotto banchiere nazista) e Terry Gilliam (L’esercito delle dodici scimmie e Parnassus); ma è forse nel giornalista Mike Wallace, conduttore dello storico 60 Minutes in Insider di Michael Mann con Al Pacino e Russell Crowe che Plummer raggiunge l’apice di una carriera probabilmente mai da assoluto protagonista, ma da straordinario, costante magnetico performer di altissimo livello. Si divertirà tra l’altro molto a dare voce, assieme all’amico e collega Ed Asner, all’esploratore Muntz in Up! della Disney nel 2009, e ancora ad interpretare un ruolo ambiguo e duplice, recitato magistralmente, trascinando lo spettatore nella trappola del colpo di scena, un Remember di Atom Egoyan (2015).
Infine, a confermare che Plummer ha vissuto un periodo d’oro probabilmente più in tarda età che nel pieno dei suoi 40/50 anni, ecco l‘Oscar nel 2012 come attore non protagonista della commedia romantica Beginners dove è l’anziano padre del protagonista Ewan McGregor che in un momento di confronto con il figlio confessa la sua omosessualità.
Fonte: IlFattoQuotidiano.It
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- Messaggio n°605
Re: E' LA STAMPA BELLEZZA!!!!!!!
Grande Fratello Vip, Alda D’Eusanio espulsa “con effetto immediato” dopo le parole su Laura Pausini e il compagno Paolo Carta
La concorrente lascerà il programma "già da stasera",
come si legge da una nota della società di produzione Endemol Shine Italy.
Mediaset: "L'editore si dissocia completamente dalle reiterate affermazioni inopportune e offensive"
Dopo il “caso Pausini” Alda D’Eusanio è stata espulsa, con effetto immediato, dal Grande Fratello Vip. A comunicarlo la stessa Mediaset con una nota. “L’editore – scrivono da Cologno Monzese – si dissocia completamente dalle reiterate affermazioni inopportune e offensive della concorrente anche riferite a persone non presenti nella casa. Un comportamento grave e imperdonabile soprattutto alla luce del fatto che Alda D’Eusanio non sia una concorrente estranea al mondo della tv ma una professionista adulta ed esperta a cui certe espressioni non possono sfuggire”. Per questo, spiega ancora Mediaset, “la signora D’Eusanio si dovrà assumere la completa responsabilità delle sue azioni”.
Il fatto che ha causato l’espulsione è andato in onda venerdì pomeriggio, poco prima della diretta serale: la concorrente D’Eusanio era in bagno insieme a Samantha de Grenet, Rosalinda Cannavò e Dayane Mello quando la regia ha messo come sottofondo alcune canzoni di Laura Pausini. È in quel momento che D’Eusanio è intervenuta, lanciando pesanti accuse al compagno di Laura Pausini, Paolo Carta, affermando che lui “la mena” e la “crocchia in una maniera”. Parole alle quali ha subito controbattuto de Grenet, sottolineando che “si amano da impazzire”.
Fonte: IlFattoQuotidiano.It
La concorrente lascerà il programma "già da stasera",
come si legge da una nota della società di produzione Endemol Shine Italy.
Mediaset: "L'editore si dissocia completamente dalle reiterate affermazioni inopportune e offensive"
Dopo il “caso Pausini” Alda D’Eusanio è stata espulsa, con effetto immediato, dal Grande Fratello Vip. A comunicarlo la stessa Mediaset con una nota. “L’editore – scrivono da Cologno Monzese – si dissocia completamente dalle reiterate affermazioni inopportune e offensive della concorrente anche riferite a persone non presenti nella casa. Un comportamento grave e imperdonabile soprattutto alla luce del fatto che Alda D’Eusanio non sia una concorrente estranea al mondo della tv ma una professionista adulta ed esperta a cui certe espressioni non possono sfuggire”. Per questo, spiega ancora Mediaset, “la signora D’Eusanio si dovrà assumere la completa responsabilità delle sue azioni”.
Il fatto che ha causato l’espulsione è andato in onda venerdì pomeriggio, poco prima della diretta serale: la concorrente D’Eusanio era in bagno insieme a Samantha de Grenet, Rosalinda Cannavò e Dayane Mello quando la regia ha messo come sottofondo alcune canzoni di Laura Pausini. È in quel momento che D’Eusanio è intervenuta, lanciando pesanti accuse al compagno di Laura Pausini, Paolo Carta, affermando che lui “la mena” e la “crocchia in una maniera”. Parole alle quali ha subito controbattuto de Grenet, sottolineando che “si amano da impazzire”.
Fonte: IlFattoQuotidiano.It
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Re: E' LA STAMPA BELLEZZA!!!!!!!
Sanremo 2021, i vincitori sono i Maneskin, secondo posto per Fedez e Michielin, terzo Ermal Meta
https://www.repubblica.it/dossier/spettacoli/sanremo-2021/2021/03/06/news/sanremo_2021_serata_finale-290665002/
https://www.repubblica.it/dossier/spettacoli/sanremo-2021/2021/03/06/news/sanremo_2021_serata_finale-290665002/
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Re: E' LA STAMPA BELLEZZA!!!!!!!
PERIPEZIE DA VIGILI DEL FUOCO - A VICENZA HANNO SALVATO UN MICIO INTRAPPOLATO IN UN GARAGE IN FIAMME CON MASSAGGIO CARDIACO E MASCHERINA DELL'OSSIGENO - A VERONA INVECE UN'INTERA FAMIGLIA MALATA DI COVID ERA RIMASTA AL FREDDO CON LA CALDAIA ROTTA: IL TECNICO NON POTEVA INTERVENIRE PERCHÉ IL RISCHIO DI CONTAGIARSI ERA TROPPO ALTO. I POMPIERI ALLORA...
https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/peripezie-vigili-fuoco-vicenza-hanno-salvato-micio-263716.htm
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Re: E' LA STAMPA BELLEZZA!!!!!!!
https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/decollo-tracollo-ndash-video-bolzano-elicottero-guardia-265206.htm
Si stava alzando dall'aeroporto di Bolzano l'elicottero della Guardia di Finanza che si è schiantato questa mattina intorno alle 10. Due le persone a bordo del mezzo che sembra si sia rovesciato poco dopo la fase di decollo. Per fortuna nessuno è rimasto ferito in modo serio.
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Re: E' LA STAMPA BELLEZZA!!!!!!!
Miami, Sinner cambia la semifinale in un game: Bautista battuto, l’Italia è in finale
Jannik Sinner rimonta un ottimo Bautista Agut: a soli 19 anni giocherà la sua prima finale in un Masters 1000, alla sua terza partecipazione
Una prestazione da incorniciare per la determinazione messa in campo contro un avversario che fa della solidità la sua arma principale: è (anche) così che Jannik Sinner si è conquistato il pass per la sua prima finale in un Masters 1000, superando in due ore e mezza Roberto Butista Agut e confermando quindi il risultato del confronto di Dubai, vinto 7-5 al terzo set.
Un incontro caratterizzato da un livello molto alto anche se non spettacolare in senso stretto con un saldo winner-unforced negativo per i due, estremamente equilibrato e deciso su pochissimi punti, in cui l’iniziativa è stata molto più spesso nelle mani di Jannik di fronte a un Bautista al solito molto attento a limitare i rischi contenendo l’aggressività azzurra; entrambi capaci di alzare il livello nei momenti più importanti, in questa sfida nella sfida è emersa la risolutezza eccezionale di un Jannik che era sembrato a un passo dal lasciare via libera all’avversario nel secondo set e che nel terzo si è trovato dietro di un break. È invece venuto fuori alla distanza con una prova di carattere che quel “non sei umano” pronunciato da Bublik non è più sufficiente a rendere l’idea. Ma è umano Jannik, un umano che sa soffrire ma non si dispera e riesce a trovare la lucidità per mettere in campo le contromisure necessarie.
Dopo un inizio di stagione controverso, con il sofferto titolo di Melbourne 1 a cui era fin troppo immediatamente seguita la sconfitta all’esordio dell’Australian Open, il match “sbagliato” perso contro Bedene e quello brutto vinto con Barrere, Sinner riporta quindi l’Italia in finale a un “Mille” a due anni di distanza dall’impresa monegasca di Fabio Fognini, primo azzurro a riuscirci nella storia dell’ATP Tour. Succede a Miami, dove tre dei più quotati pretendenti a subentrare ai Fab Four (o Big 3, quasi Last 2) non riescono a vincere neanche se ci sono solo loro – ma, forse, proprio perché ci sono solo loro. In un percorso che lo ha visto superare avversari estremamente diversi fra loro come Gaston, Khachanov, Ruusuvuori e Bublik, Jannik è venuto a capo anche del penultimo ostacolo, quel Bautista Agut autore dell’eliminazione del primo favorito del seeding e n. 2 del mondo Daniil Medvedev.
IL MATCH – Jannik risparmia le decisioni, lasciando che sia l’altro a scegliere “testa o croce” (sbagliando) e poi di rispondere (indovinando, come vedremo). Temperatura e umidità fanno registrare valori più che accettabili ma soffia un po’ di vento, e l’inizio in spinta dell’azzurro deve fari i conti con l’imprecisione del dritto che gli costa rapidamente il primo game; due opportunità consecutive per il rientro istantaneo se ne vanno allo stesso modo e comincia l’inseguimento meditato di un Bautista che ha raggiunto la sua velocità di crociera un paio di secondi dopo che l’arbitro Adel Nour ha annunciato “play”. La grafica mostra che, nel corso del torneo, il diciannovenne di Sesto ha colpito una palla su tre con i piedi all’interno della riga di fondo, obiettivo che vale particolarmente contro un avversario che va aggredito con giudizio, uno degli equilibri più complicati da trovare sul campo da tennis. Jannik ci riesce al sesto gioco, con quell’emblematico scambio da 26 colpi chiuso con il vincente di dritto che risulterà determinante per agguantare il temporaneo pareggio. RBA capisce che deve metterci qualcosa in più, così il game successivo si allunga pericolosamente, ma il nostro cancella con coraggio le tre palle break. Non riesce però a salvare l’ultimo turno di battuta, quando il trentaduenne di Castellon veste i suoi panni migliori: spinge quando deve e non sbaglia sul punto che lo riporterà avanti, al contempo evitando di offrire palle attaccabili. Servendo per il set, Roberto vince in modo spettacolare i primi due punti, ma l’impressione è che un Sinner più deciso – a rete prima e raggiungendo la smorzata poi – gli avrebbe impedito di fare il fenomeno e ritrovarsi in discesa per il 7-5. Ha tirato più vincenti, Jannik, ma ha sbagliato molto di più, mentre l’altro è andato poche volte alla ricerca delle righe.
Nel secondo parziale, al settimo game, Jannik sembra pagare mentalmente la solidità dimostrata da Bautista per tenere ai vantaggi il precedente turno di battuta e si trova davanti uno 0-40 potenzialmente esiziale. Nonostante non abbia risparmiato anche in questi giorni prove di indiscutibile determinazione, sorprende ancora come riesca a riaccendersi e a risalire fino alla parità dominando gli scambi. RBA sceglie giustamente di fare qualcosa in più per prendersi il vantaggio esterno, ma ancora tre punti vincenti (o quasi) del teenager rimettono tutto a posto. Uno scambio vinto a rete da Sinner con una volée di autodifesa personale accende anche il gioco successivo, ma la chance dell’allungo ben creata sfuma con il rovescio che finisce largo.
Il doppio fallo che apre il nono gioco fa sentire a Bautista il profumo dell’occasione: non esita allora, cerca e si prende anche il secondo punto, ma di nuovo il nostro lo rimette in riga, per poi fargli vedere che è un gioco di cui anch’egli ha capito le regole e, anzi, gli riesce pure meglio: aggredisce, Sinner, aggredisce ancora e alla fine arriva anche l’errore spagnolo che vale il 6-4. Pochi minuti prima sembrava non averne più in termini di energie mentali, invece è rientrato con prepotenza devastante. Undici vincenti come nel primo set (3 per Bautista), molti meno errori – la precisione del dritto fa la differenza – e vantaggio importante negli scambi oltre i nove colpi.
Bautista Agut va in bagno e torna pronto a ricominciare dall’inizio, aspettando e incamerando inesorabile come un esattore dei tributi quel gioco che lo porta avanti, come se ciò bastasse a impressionare minimamente questo Sinner che, infatti, rientra sul 3 pari anche con l’aiuto di un dritto steccato che risulta vincente. Siamo agli ultimi game, si prospetta un finale in volata, forse una replica di Dubai o addirittura un tie-break che metterebbe a dura prova le coronarie degli appassionati. E invece. Sinner tiene per il 5-4 e, nel game di risposta, non lascia un attimo per pensare, no, per respirare a Bautista e lo travolge a suon (e che dolce, feroce suono) di vincenti.
Una grande prova, mostrando come già fatto in questi giorni la volontà di prendersi qualche punto a rete senza lasciarsi frenare da alcuni esiti non proprio da manuale. In finale, Jannik affronterà il vincente dello scontro fra Hubert Hurkacz, il meno atteso tra gli ultimi quattro, e Andrey Rublev, n. 8 del mondo, la classifica più alta in queste semifinali, che rifugge la parte del favorito dopo aver constatato quello che è successo a chi l’ha preceduto in quel ruolo.
LE PAROLE DI SINNER – Le sensazioni: “Non è facile giocare la prima semifinale in un Masters 1000 e Roberto è un giocatore molto solido, quindi uscire vincitore oggi significa molto per me”. La rimonta: “All’inizio eravamo entrambi un po’ tesi, poi abbiamo giocato meglio, anche se non era facile per il vento. Ho cercato si servire meglio, di muoverlo un po’ di più, di mischiare le carte e credo sia stata questa la chiave”. Quel fantastico ultimo game: “Grazie al gioco precedente quando ero in battuta, ho trovato bene il ritmo, poi lui ha servito delle seconde e ho semplicemente cercato di cogliere l’occasione aggredendo perché ero comunque avanti 5-4 e credo sia stata la decisione giusta”.
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Jannik Sinner rimonta un ottimo Bautista Agut: a soli 19 anni giocherà la sua prima finale in un Masters 1000, alla sua terza partecipazione
Una prestazione da incorniciare per la determinazione messa in campo contro un avversario che fa della solidità la sua arma principale: è (anche) così che Jannik Sinner si è conquistato il pass per la sua prima finale in un Masters 1000, superando in due ore e mezza Roberto Butista Agut e confermando quindi il risultato del confronto di Dubai, vinto 7-5 al terzo set.
Un incontro caratterizzato da un livello molto alto anche se non spettacolare in senso stretto con un saldo winner-unforced negativo per i due, estremamente equilibrato e deciso su pochissimi punti, in cui l’iniziativa è stata molto più spesso nelle mani di Jannik di fronte a un Bautista al solito molto attento a limitare i rischi contenendo l’aggressività azzurra; entrambi capaci di alzare il livello nei momenti più importanti, in questa sfida nella sfida è emersa la risolutezza eccezionale di un Jannik che era sembrato a un passo dal lasciare via libera all’avversario nel secondo set e che nel terzo si è trovato dietro di un break. È invece venuto fuori alla distanza con una prova di carattere che quel “non sei umano” pronunciato da Bublik non è più sufficiente a rendere l’idea. Ma è umano Jannik, un umano che sa soffrire ma non si dispera e riesce a trovare la lucidità per mettere in campo le contromisure necessarie.
Dopo un inizio di stagione controverso, con il sofferto titolo di Melbourne 1 a cui era fin troppo immediatamente seguita la sconfitta all’esordio dell’Australian Open, il match “sbagliato” perso contro Bedene e quello brutto vinto con Barrere, Sinner riporta quindi l’Italia in finale a un “Mille” a due anni di distanza dall’impresa monegasca di Fabio Fognini, primo azzurro a riuscirci nella storia dell’ATP Tour. Succede a Miami, dove tre dei più quotati pretendenti a subentrare ai Fab Four (o Big 3, quasi Last 2) non riescono a vincere neanche se ci sono solo loro – ma, forse, proprio perché ci sono solo loro. In un percorso che lo ha visto superare avversari estremamente diversi fra loro come Gaston, Khachanov, Ruusuvuori e Bublik, Jannik è venuto a capo anche del penultimo ostacolo, quel Bautista Agut autore dell’eliminazione del primo favorito del seeding e n. 2 del mondo Daniil Medvedev.
IL MATCH – Jannik risparmia le decisioni, lasciando che sia l’altro a scegliere “testa o croce” (sbagliando) e poi di rispondere (indovinando, come vedremo). Temperatura e umidità fanno registrare valori più che accettabili ma soffia un po’ di vento, e l’inizio in spinta dell’azzurro deve fari i conti con l’imprecisione del dritto che gli costa rapidamente il primo game; due opportunità consecutive per il rientro istantaneo se ne vanno allo stesso modo e comincia l’inseguimento meditato di un Bautista che ha raggiunto la sua velocità di crociera un paio di secondi dopo che l’arbitro Adel Nour ha annunciato “play”. La grafica mostra che, nel corso del torneo, il diciannovenne di Sesto ha colpito una palla su tre con i piedi all’interno della riga di fondo, obiettivo che vale particolarmente contro un avversario che va aggredito con giudizio, uno degli equilibri più complicati da trovare sul campo da tennis. Jannik ci riesce al sesto gioco, con quell’emblematico scambio da 26 colpi chiuso con il vincente di dritto che risulterà determinante per agguantare il temporaneo pareggio. RBA capisce che deve metterci qualcosa in più, così il game successivo si allunga pericolosamente, ma il nostro cancella con coraggio le tre palle break. Non riesce però a salvare l’ultimo turno di battuta, quando il trentaduenne di Castellon veste i suoi panni migliori: spinge quando deve e non sbaglia sul punto che lo riporterà avanti, al contempo evitando di offrire palle attaccabili. Servendo per il set, Roberto vince in modo spettacolare i primi due punti, ma l’impressione è che un Sinner più deciso – a rete prima e raggiungendo la smorzata poi – gli avrebbe impedito di fare il fenomeno e ritrovarsi in discesa per il 7-5. Ha tirato più vincenti, Jannik, ma ha sbagliato molto di più, mentre l’altro è andato poche volte alla ricerca delle righe.
Nel secondo parziale, al settimo game, Jannik sembra pagare mentalmente la solidità dimostrata da Bautista per tenere ai vantaggi il precedente turno di battuta e si trova davanti uno 0-40 potenzialmente esiziale. Nonostante non abbia risparmiato anche in questi giorni prove di indiscutibile determinazione, sorprende ancora come riesca a riaccendersi e a risalire fino alla parità dominando gli scambi. RBA sceglie giustamente di fare qualcosa in più per prendersi il vantaggio esterno, ma ancora tre punti vincenti (o quasi) del teenager rimettono tutto a posto. Uno scambio vinto a rete da Sinner con una volée di autodifesa personale accende anche il gioco successivo, ma la chance dell’allungo ben creata sfuma con il rovescio che finisce largo.
Il doppio fallo che apre il nono gioco fa sentire a Bautista il profumo dell’occasione: non esita allora, cerca e si prende anche il secondo punto, ma di nuovo il nostro lo rimette in riga, per poi fargli vedere che è un gioco di cui anch’egli ha capito le regole e, anzi, gli riesce pure meglio: aggredisce, Sinner, aggredisce ancora e alla fine arriva anche l’errore spagnolo che vale il 6-4. Pochi minuti prima sembrava non averne più in termini di energie mentali, invece è rientrato con prepotenza devastante. Undici vincenti come nel primo set (3 per Bautista), molti meno errori – la precisione del dritto fa la differenza – e vantaggio importante negli scambi oltre i nove colpi.
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Una grande prova, mostrando come già fatto in questi giorni la volontà di prendersi qualche punto a rete senza lasciarsi frenare da alcuni esiti non proprio da manuale. In finale, Jannik affronterà il vincente dello scontro fra Hubert Hurkacz, il meno atteso tra gli ultimi quattro, e Andrey Rublev, n. 8 del mondo, la classifica più alta in queste semifinali, che rifugge la parte del favorito dopo aver constatato quello che è successo a chi l’ha preceduto in quel ruolo.
LE PAROLE DI SINNER – Le sensazioni: “Non è facile giocare la prima semifinale in un Masters 1000 e Roberto è un giocatore molto solido, quindi uscire vincitore oggi significa molto per me”. La rimonta: “All’inizio eravamo entrambi un po’ tesi, poi abbiamo giocato meglio, anche se non era facile per il vento. Ho cercato si servire meglio, di muoverlo un po’ di più, di mischiare le carte e credo sia stata questa la chiave”. Quel fantastico ultimo game: “Grazie al gioco precedente quando ero in battuta, ho trovato bene il ritmo, poi lui ha servito delle seconde e ho semplicemente cercato di cogliere l’occasione aggredendo perché ero comunque avanti 5-4 e credo sia stata la decisione giusta”.
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Re: E' LA STAMPA BELLEZZA!!!!!!!
Sessantenne si vaccina e 6 ore dopo muore. Avviati accertamenti
L'uomo, nella categoria dei fragili, aveva ricevuto la dose all'ospedale di Empoli. La famiglia si è rivolta ai carabinieri
Fucecchio (Firenze) 4 aprile 2021 - Un uomo di 60 anni, residente a Fucecchio (Firenze) è morto venerdì intorno alle 19, in seguito a un malore. Lo stesso giorno, sei ore prima, l'uomo era stato vaccinato contro il Covid all'ospedale di Empoli: rientrava tra le persone «estremamente fragili» per aver subito l'anno scorso l'asportazione di un rene. Il pm di Firenze Massimo Bonfiglio ha avviato accertamenti e disposto il trasferimento della salma a medicina legale a Firenze dopo che i familiari del sessantenne si sono rivolti ai carabinieri. La notizia è riportata oggi dal Tirreno.
La famiglia si è rivolta anche a un legale e attende di sapere se verrà disposta un'autopsia o comunque un esame esterno per chiarire se ci possono essere correlazioni tra il decesso e la somministrazione del siero. «Mio padre aveva subìto un intervento chirurgico per l'asportazione di un rene. Da allora si sottoponeva costantemente agli esami di controllo e stava facendo la chemioterapia» ha spiegato il figlio al quotidiano.
«Stava tutto sommato bene in questo periodo. Non aveva dato nessun segnale che facesse presagire una cosa del genere» aggiungono altri familiari.
Fonte: LaNazione.It
L'uomo, nella categoria dei fragili, aveva ricevuto la dose all'ospedale di Empoli. La famiglia si è rivolta ai carabinieri
Fucecchio (Firenze) 4 aprile 2021 - Un uomo di 60 anni, residente a Fucecchio (Firenze) è morto venerdì intorno alle 19, in seguito a un malore. Lo stesso giorno, sei ore prima, l'uomo era stato vaccinato contro il Covid all'ospedale di Empoli: rientrava tra le persone «estremamente fragili» per aver subito l'anno scorso l'asportazione di un rene. Il pm di Firenze Massimo Bonfiglio ha avviato accertamenti e disposto il trasferimento della salma a medicina legale a Firenze dopo che i familiari del sessantenne si sono rivolti ai carabinieri. La notizia è riportata oggi dal Tirreno.
La famiglia si è rivolta anche a un legale e attende di sapere se verrà disposta un'autopsia o comunque un esame esterno per chiarire se ci possono essere correlazioni tra il decesso e la somministrazione del siero. «Mio padre aveva subìto un intervento chirurgico per l'asportazione di un rene. Da allora si sottoponeva costantemente agli esami di controllo e stava facendo la chemioterapia» ha spiegato il figlio al quotidiano.
«Stava tutto sommato bene in questo periodo. Non aveva dato nessun segnale che facesse presagire una cosa del genere» aggiungono altri familiari.
Fonte: LaNazione.It
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Re: E' LA STAMPA BELLEZZA!!!!!!!
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Re: E' LA STAMPA BELLEZZA!!!!!!!
Harry torna dagli Usa per il funerale del principe Filippo, senza Meghan
Sabato tutti gli occhi saranno puntati lì: non sul feretro, ma sul primo incontro del principe Harry con la famiglia reale al completo dopo l’intervista alla tv americana.
LONDRA Tutti gli occhi saranno puntati lì, al funerale di Filippo: non sul feretro, ma sul principe Harry, al primo incontro con la famiglia reale al completo dopo la devastante intervista alla tv americana che ha segnato la rottura totale dei duchi di Sussex con la monarchia.
Non ci sarà Meghan ad accompagnarlo: la sua gravidanza è una buona scusa per restarsene a Los Angeles, avere a Windsor il vero cervello della Megxit, la peggiore crisi per la Corona dai tempi dell’abdicazione di Edoardo VIII, sarebbe stato di un imbarazzo ingestibile.
In teoria, al suo arrivo, Harry dovrebbe osservare i dieci giorni di quarantena ai quali sono obbligati tutti i viaggiatori che entrano nel Regno Unito: ma è probabile che sarà esentato, grazie alla clausola delle «circostanze eccezionali» e dei «servitori della Corona».
Proverà il principe a ricucire i rapporti col resto della famiglia? Il padre Carlo e soprattutto il fratello William non gli hanno perdonato il «tradimento»: e c’è il rischio che si ripeta la scena dei musi lunghi e degli sguardi distanti già vista nel marzo dell’anno scorso, nella cattedrale di Westminster, in occasione delle celebrazioni del Commonwealth. Fu quella l’ultima volta che Harry e Meghan parteciparono a un evento ufficiale in Gran Bretagna.
Sarà diverso sabato prossimo? In realtà, sono gli stessi duchi di Sussex che fanno sembrare di non aver molta voglia di appianare la lite: perché non perdono occasione di lanciare frecciate verso i Windsor. Neanche con la morte di Filippo si sono trattenuti: sul loro sito è comparso solo uno scarno messaggio di 23 parole, che si conclude con la frase «grazie per il tuo servizio — ci mancherai tanto». Frasi che sono un’eco dell’irrispettosa replica di Harry e Meghan all’indirizzo della regina: quando furono privati dei loro incarichi da Elisabetta, ebbero l’ardire di rinfacciarle che «il servizio è universale».
Ma cosa avrebbe pensato Filippo di tutto questo? Certo è che l’ultimo anno di vita del duca di Edimburgo è stato funestato dallo «scisma» dei Sussex: e un conduttore della tv Usa è arrivato addirittura a insinuare che la loro intervista ne avrebbe accelerato la morte.
Certo è che Filippo non aveva reagito bene all’arrivo di Meghan a corte: con le attrici si esce, non si sposano, avrebbe esclamato. E quando nell’intervista tv lei ha sostenuto che un membro della famiglia reale si era preoccupato del colore del pelle del futuro figlio, in tanti hanno pensato a Filippo, grande gaffeur (ma l’ipotesi è stata poi smentita).
In realtà le affinità del marito di Elisabetta con Harry e Meghan erano tante. Anche lui al principio era considerato un outsider (tanto che la regina madre lo chiamava «l’unno» a causa del suo sangue tedesco); e come poi il nipote aveva trascorso una gioventù ribelle e debosciata, fra party, donne e bevute.
Ma Filippo aveva poi scelto di rinunciare a sogni e velleità per trascorrere una vita dedita al servizio della Corona, per di più all’ombra di sua moglie. Ad accomunarlo a Harry anche la carriera militare: il primo si era distinto nella seconda guerra mondiale, il secondo in Afghanistan. E quando il nonno passò al nipote il comando onorario dei Royal Marines, gli disse: «Don’t cock it up», non fare cazzate. Chissà se quelle parole risuonano oggi nella testa di Harry.
Fonte: Corriere.It
Sabato tutti gli occhi saranno puntati lì: non sul feretro, ma sul primo incontro del principe Harry con la famiglia reale al completo dopo l’intervista alla tv americana.
LONDRA Tutti gli occhi saranno puntati lì, al funerale di Filippo: non sul feretro, ma sul principe Harry, al primo incontro con la famiglia reale al completo dopo la devastante intervista alla tv americana che ha segnato la rottura totale dei duchi di Sussex con la monarchia.
Non ci sarà Meghan ad accompagnarlo: la sua gravidanza è una buona scusa per restarsene a Los Angeles, avere a Windsor il vero cervello della Megxit, la peggiore crisi per la Corona dai tempi dell’abdicazione di Edoardo VIII, sarebbe stato di un imbarazzo ingestibile.
In teoria, al suo arrivo, Harry dovrebbe osservare i dieci giorni di quarantena ai quali sono obbligati tutti i viaggiatori che entrano nel Regno Unito: ma è probabile che sarà esentato, grazie alla clausola delle «circostanze eccezionali» e dei «servitori della Corona».
Proverà il principe a ricucire i rapporti col resto della famiglia? Il padre Carlo e soprattutto il fratello William non gli hanno perdonato il «tradimento»: e c’è il rischio che si ripeta la scena dei musi lunghi e degli sguardi distanti già vista nel marzo dell’anno scorso, nella cattedrale di Westminster, in occasione delle celebrazioni del Commonwealth. Fu quella l’ultima volta che Harry e Meghan parteciparono a un evento ufficiale in Gran Bretagna.
Sarà diverso sabato prossimo? In realtà, sono gli stessi duchi di Sussex che fanno sembrare di non aver molta voglia di appianare la lite: perché non perdono occasione di lanciare frecciate verso i Windsor. Neanche con la morte di Filippo si sono trattenuti: sul loro sito è comparso solo uno scarno messaggio di 23 parole, che si conclude con la frase «grazie per il tuo servizio — ci mancherai tanto». Frasi che sono un’eco dell’irrispettosa replica di Harry e Meghan all’indirizzo della regina: quando furono privati dei loro incarichi da Elisabetta, ebbero l’ardire di rinfacciarle che «il servizio è universale».
Ma cosa avrebbe pensato Filippo di tutto questo? Certo è che l’ultimo anno di vita del duca di Edimburgo è stato funestato dallo «scisma» dei Sussex: e un conduttore della tv Usa è arrivato addirittura a insinuare che la loro intervista ne avrebbe accelerato la morte.
Certo è che Filippo non aveva reagito bene all’arrivo di Meghan a corte: con le attrici si esce, non si sposano, avrebbe esclamato. E quando nell’intervista tv lei ha sostenuto che un membro della famiglia reale si era preoccupato del colore del pelle del futuro figlio, in tanti hanno pensato a Filippo, grande gaffeur (ma l’ipotesi è stata poi smentita).
In realtà le affinità del marito di Elisabetta con Harry e Meghan erano tante. Anche lui al principio era considerato un outsider (tanto che la regina madre lo chiamava «l’unno» a causa del suo sangue tedesco); e come poi il nipote aveva trascorso una gioventù ribelle e debosciata, fra party, donne e bevute.
Ma Filippo aveva poi scelto di rinunciare a sogni e velleità per trascorrere una vita dedita al servizio della Corona, per di più all’ombra di sua moglie. Ad accomunarlo a Harry anche la carriera militare: il primo si era distinto nella seconda guerra mondiale, il secondo in Afghanistan. E quando il nonno passò al nipote il comando onorario dei Royal Marines, gli disse: «Don’t cock it up», non fare cazzate. Chissà se quelle parole risuonano oggi nella testa di Harry.
Fonte: Corriere.It
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Re: E' LA STAMPA BELLEZZA!!!!!!!
Brumotti aggredito dagli spacciatori, Chef Rubio lo attacca: "Infame, poche te ne hanno date"
Lo chef se l'è presa con l'inviato di "Striscia la notizia", a suo dire impegnato, nella sua lotta contro la droga, a perseguire il bersaglio sbagliato
Questa volta Vittorio Brumotti non ha dovuto difendersi soltanto dall'attacco di pusher e spacciatori, ma anche da quello, solo social, di Chef Rubio. Dopo l'aggressione subita dall'inviato di "Striscia la notizia" al quartiere Quarticciolo di Roma, Rubio ha attaccato con un post su Twitter. "Brumotti sei un infame, troppo poche te ne hanno date", difendendo la gente del quartiere.
Rubio, noto per le sue prese di posizione senza peli sulla lingua su Twitter e molto spesso per nulla politically correct. "Non sapete nulla del core immenso del Quarticciolo, voi giornalisti da strapazzo vi dovreste vergognare per la propaganda infame che riservate a chi è abbandonato dallo Stato, e resiste nonostante tutto con dignità e umanità" ha scritto nel primo tweet in cui se la prendeva con Brumotti. La posizione di Rubio è chiara: i veri responsabili della situazione nelle periferie non sono quelli che ci vivono, e che sarebbero costretti a prendere una determinata strada a causa delle impossibile situazioni sociali.
"La droga è una conseguenza del fallimento dello Stato, ed è messa in giro dagli stessi che poi fingono di combatterla (ex: accordi con porto di Gioia Tauro) - ha scritto in un successivo tweet -, quindi invece di riprendervela con le periferie e abboccare ai servizi dimmerda, esigete servizi, case e lavoro per tutti". Rubio ha anche risposto per le rime a Giorgia Meloni, intervenuta a stigmatizzare le parole dello chef nei confronti di Brumotti. "Aha @GiorgiaMeloni sempre in campagna elettorale: 10 per le foto Ridere a crepapelle! Se faceste il vostro, lo spaccio in periferia e nei quartieri abbandonati dalle istituzioni probabilmente non sarebbe necessario, e quell’artro eviterebbe le pizze. Vacce al Quarticciolo invece de sta sui social". E a distanza di due giorni dall'inizio della polemica la cosa prosegue. Con Rubio questa volta impegnato a rispondere a Dj Ringo, che ha definito "brutto legger Rubio inneggiare violenza contro Brumotti". "Dove sta l’inneggio? - ha ribattuto Rubio - C’è il rammarico semmai che tutte le pizze che ha preso negli anni (un po’ gli piace, sennò non si spiega) non gli siano servite ad imparare la lezione (a Roma si dice così). Ringo analfabeta funzionale".
Fonte: TgCom24.Mediaset.It
Lo chef se l'è presa con l'inviato di "Striscia la notizia", a suo dire impegnato, nella sua lotta contro la droga, a perseguire il bersaglio sbagliato
Questa volta Vittorio Brumotti non ha dovuto difendersi soltanto dall'attacco di pusher e spacciatori, ma anche da quello, solo social, di Chef Rubio. Dopo l'aggressione subita dall'inviato di "Striscia la notizia" al quartiere Quarticciolo di Roma, Rubio ha attaccato con un post su Twitter. "Brumotti sei un infame, troppo poche te ne hanno date", difendendo la gente del quartiere.
Rubio, noto per le sue prese di posizione senza peli sulla lingua su Twitter e molto spesso per nulla politically correct. "Non sapete nulla del core immenso del Quarticciolo, voi giornalisti da strapazzo vi dovreste vergognare per la propaganda infame che riservate a chi è abbandonato dallo Stato, e resiste nonostante tutto con dignità e umanità" ha scritto nel primo tweet in cui se la prendeva con Brumotti. La posizione di Rubio è chiara: i veri responsabili della situazione nelle periferie non sono quelli che ci vivono, e che sarebbero costretti a prendere una determinata strada a causa delle impossibile situazioni sociali.
"La droga è una conseguenza del fallimento dello Stato, ed è messa in giro dagli stessi che poi fingono di combatterla (ex: accordi con porto di Gioia Tauro) - ha scritto in un successivo tweet -, quindi invece di riprendervela con le periferie e abboccare ai servizi dimmerda, esigete servizi, case e lavoro per tutti". Rubio ha anche risposto per le rime a Giorgia Meloni, intervenuta a stigmatizzare le parole dello chef nei confronti di Brumotti. "Aha @GiorgiaMeloni sempre in campagna elettorale: 10 per le foto Ridere a crepapelle! Se faceste il vostro, lo spaccio in periferia e nei quartieri abbandonati dalle istituzioni probabilmente non sarebbe necessario, e quell’artro eviterebbe le pizze. Vacce al Quarticciolo invece de sta sui social". E a distanza di due giorni dall'inizio della polemica la cosa prosegue. Con Rubio questa volta impegnato a rispondere a Dj Ringo, che ha definito "brutto legger Rubio inneggiare violenza contro Brumotti". "Dove sta l’inneggio? - ha ribattuto Rubio - C’è il rammarico semmai che tutte le pizze che ha preso negli anni (un po’ gli piace, sennò non si spiega) non gli siano servite ad imparare la lezione (a Roma si dice così). Ringo analfabeta funzionale".
Fonte: TgCom24.Mediaset.It
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- Messaggio n°614
Re: E' LA STAMPA BELLEZZA!!!!!!!
E' morta Milva: la "Pantera di Goro" aveva 81 anni
Storica interprete della canzone italiana, si è spenta nella sua casa nel centro di Milano
E' morta Milva: la "Pantera di Goro", così soprannominata dalla sua città natale, si è spenta nella sua casa nel centro di Milano. Lo ha confermato all'ANSA la figlia, Martina Corgnati, spiegando che la madre era malata da tempo. La famiglia in questo momento sta organizzando l'ultimo saluto all'artista.
Milva, pseudonimo di Maria Ilva Biolcati, era nata il 17 luglio 1939 e viveva a Milano con la segretaria Edith e la figlia, Martina Corgnati, critica d'arte. Storica interprete della canzone italiana, la cantante ha riscosso un successo mondiale ottenendo particolare consenso, oltre che in Italia, anche in Germania.
Nel 2010, dopo aver pubblicato il terzo album scritto e prodotto per lei da Franco Battiato (dopo "Milva e dintorni" del 1982 e "Svegliando l'amante che dorme" del 1989), intitolato "Non conosco nessun Patrizio", aveva annunciato il suo addio alle scene, dopo mezzo secolo di palcoscenico.
Fonte: TgCom24.Mediaset.It
Storica interprete della canzone italiana, si è spenta nella sua casa nel centro di Milano
E' morta Milva: la "Pantera di Goro", così soprannominata dalla sua città natale, si è spenta nella sua casa nel centro di Milano. Lo ha confermato all'ANSA la figlia, Martina Corgnati, spiegando che la madre era malata da tempo. La famiglia in questo momento sta organizzando l'ultimo saluto all'artista.
Milva, pseudonimo di Maria Ilva Biolcati, era nata il 17 luglio 1939 e viveva a Milano con la segretaria Edith e la figlia, Martina Corgnati, critica d'arte. Storica interprete della canzone italiana, la cantante ha riscosso un successo mondiale ottenendo particolare consenso, oltre che in Italia, anche in Germania.
Nel 2010, dopo aver pubblicato il terzo album scritto e prodotto per lei da Franco Battiato (dopo "Milva e dintorni" del 1982 e "Svegliando l'amante che dorme" del 1989), intitolato "Non conosco nessun Patrizio", aveva annunciato il suo addio alle scene, dopo mezzo secolo di palcoscenico.
Fonte: TgCom24.Mediaset.It
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- Messaggio n°615
Re: E' LA STAMPA BELLEZZA!!!!!!!
Emis Killa contro il "politically correct": "Se ti menano e reagisci spera che siano etero e bianchi..."
A suon di tweet al vetriolo il rapper se la prende con i buonisti e cita il "caso Biancaneve".
Anche Emis Killa ha deciso di dire la sua sul tema caldo del momento, ovvero il "politically correct". A suon di tweet al vetriolo il rapper non si è trattenuto ed è partito subito con toni vivaci: "Sto politicamente corretto ha rotto il ca**o", ha scritto l'artista milanese, che ha poi rincarato la dose con un po' di polemica: "Non ci si può sentire offesi per qualsiasi cosa. Di sto passo va a finire che se uno stronzo ti mette le mani addosso e reagisci devi sperare che sia italiano, etero e atletico se no sei razzista, omofobo o “bullo”.
I post hanno naturalmente scatenato commenti e critiche. Ma il rapper non si è fatto intimidire e ha puntualizzato: "Riguardo i tweet appena condivisi, chiunque abbia un Q.I. superiore a 28 capirà il senso delle mie parole e soprattutto che non c’è nessun attacco a nessuna minoranza/etnia/tipologia di persone. Sono per l’eguaglianza, nessuno escluso, ma non sono per l’ipocrisia o il vittimismo".
Poi Killa è passato all'ironia pungente citando il "caso Biancaneve": "In tutto ciò rimuovono contenuti e immagini dai cartoni con accuse quali “baci non consensuali”, però a catechismo ti raccontano di una vergine Maria che viene ingravidata a sua insaputa dallo spirito “santo” e tutto fila liscio ugualmente. Ma andate a cagare e svegliatevi".
Insomma una vera furia a cui molti utenti hanno risposto a tono e ai quali il cantante a suo volta ha replicato così, salutando tutti: "Ora mi guardo Frozen con mia figlia e vi auguro una buona notte. PS: speriamo nessuno si incazzi perché il pupazzo di neve l’han fatto bianco. Ciao".
Fonte: TgCom24.Mediaset.It
A suon di tweet al vetriolo il rapper se la prende con i buonisti e cita il "caso Biancaneve".
Anche Emis Killa ha deciso di dire la sua sul tema caldo del momento, ovvero il "politically correct". A suon di tweet al vetriolo il rapper non si è trattenuto ed è partito subito con toni vivaci: "Sto politicamente corretto ha rotto il ca**o", ha scritto l'artista milanese, che ha poi rincarato la dose con un po' di polemica: "Non ci si può sentire offesi per qualsiasi cosa. Di sto passo va a finire che se uno stronzo ti mette le mani addosso e reagisci devi sperare che sia italiano, etero e atletico se no sei razzista, omofobo o “bullo”.
I post hanno naturalmente scatenato commenti e critiche. Ma il rapper non si è fatto intimidire e ha puntualizzato: "Riguardo i tweet appena condivisi, chiunque abbia un Q.I. superiore a 28 capirà il senso delle mie parole e soprattutto che non c’è nessun attacco a nessuna minoranza/etnia/tipologia di persone. Sono per l’eguaglianza, nessuno escluso, ma non sono per l’ipocrisia o il vittimismo".
Poi Killa è passato all'ironia pungente citando il "caso Biancaneve": "In tutto ciò rimuovono contenuti e immagini dai cartoni con accuse quali “baci non consensuali”, però a catechismo ti raccontano di una vergine Maria che viene ingravidata a sua insaputa dallo spirito “santo” e tutto fila liscio ugualmente. Ma andate a cagare e svegliatevi".
Insomma una vera furia a cui molti utenti hanno risposto a tono e ai quali il cantante a suo volta ha replicato così, salutando tutti: "Ora mi guardo Frozen con mia figlia e vi auguro una buona notte. PS: speriamo nessuno si incazzi perché il pupazzo di neve l’han fatto bianco. Ciao".
Fonte: TgCom24.Mediaset.It
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- Messaggio n°616
Re: E' LA STAMPA BELLEZZA!!!!!!!
Addio a Franco Battiato, filosofo del pop e maestro della contaminazione
Il cantautore siciliano aveva da poco compiuto 76 anni
Si è spento questa mattina nella sua casa a Milo, nel Catanese, Franco Battiato, all'anagrafe Francesco. Lo rende noto la famiglia. I funerali avverranno in forma privata: era nato a Jonia il 23 marzo del 1945 ed era malato da tempo. Ha spaziato tra una grande quantità di generi, dalla musica pop a quella colta, raggiungendo una grande popolarità.
Per molti rimarrà un "Centro di gravità permanente", come recita uno dei suoi brani più famosi, e la sua morte lascia un vuoto incolmabile nella musica italiana a cui ha regalato brani indimenticabili come "La cura", "Voglio vederti danzare" o "Bandiera Bianca".
Sperimentatore di stili Battiato ha approfondito e combinato tra loro generi musicali in modo eclettico e personale: dopo l'iniziale fase pop degli anni sessanta, è passato al rock progressivo e all'avanguardia colta nel decennio seguente. Successivamente, è ritornato sui passi della musica leggera approfondendo anche la canzone d'autore. E poi la musica etnica, quella elettronica e l'opera lirica. Tra i primi a dare la triste notizia è stato Antonio Spadaro, attuale direttore della rivista La Civiltà Cattolica. "E guarirai da tutte le malattie Perché sei un essere speciale Ed io, avrò cura di te. Ciao, Franco Battiato".
Da tempo Battiato era assente dalle scene musicali ed artistiche. Nel 2015 una caduta dal palco, poco prima dei suoi 70 anni, era stato uno dei primi avvertimenti dell'aggravarsi delle sue condizioni di salute. Nel 2017 un incidente domestico lo costrinse ad interrompere concerti e tour. Si era rifugiato nella sua villa alle pendici dell'Etna ed era circondato dai suoi familiari.
Lungo la sua carriera, in cui ha ottenuto un vistoso successo di pubblico e critica, si è avvalso dell'aiuto di numerosi collaboratori fra cui il violinista Giusto Pio e il filosofo Manlio Sgalambro (coautore di molti suoi brani).
I suoi testi riflettono i suoi interessi e le sue passioni, fra cui l'esoterismo, la teoretica filosofica, la mistica sufi (in particolare tramite l'influenza di G.I. Gurdjieff) e la meditazione orientale. Il musicista si è anche cimentato in altri campi come la pittura e il cinema. È uno tra gli artisti con il maggior numero di riconoscimenti da parte del Club Tenco, con tre Targhe e un Premio Tenco.
Gli esordi e Gaber
Le sue prime esperienze musicali a Milano, dove si era trasferito a partire dal 1964. In merito al periodo lombardo l'artista ricorda: "Milano allora era una città di nebbia, e mi sono trovato benissimo. Mettevo a frutto la mia poca conoscenza della chitarra in un cabaret, il "Club 64", dove c'erano Paolo Poli, Enzo Jannacci, Lino Toffolo, Renato Pozzetto e Bruno Lauzi. Io aprivo lo spettacolo con due o tre canzoni siciliane: musica pseudobarocca, fintoetnica. Nel pubblico c'era Giorgio Gaber che mi disse: "Vienimi a trovare". Il giorno dopo andai. Diventammo amici". E non solo. Fu proprio Gaber a procuragli il suo primo contratto discografico e ad offrirgli, insieme a Caterina Caselli, (i due conducevano il programma "Diamoci del tu") nel 1967, la sua prima apparizione televisiva. In quell'occasione Gaber gli consigliò anche di cambiare nome da Francesco a Franco per non essere confuso con Guccini, anche lui presente in quella trasmissione. “Da quel giorno in poi tutti mi chiamarono Franco persino mia madre”, ricorderà il musicista.
Gli anni 70
Battiato è stato certamente uno dei nomi più famosi della musica italiana, ha una lunga consuetudine con i piani alti delle classifiche e alcuni dei suoi brani sono entrati ormai nella storia del costume. Negli anni 70 mostrò il suo lato più "minaccioso" e provocatorio producendo album sperimentali come "Fetus" e "Pollution" che hanno fatto scoprire all'Italia le risorse della musica elettronica e le concezioni più avanzate del rock di quelle stagioni e le contaminazioni con i grandi autori di musica contemporanea. In quegli anni capitava che il pubblico reagisse in modo a dir poco vivace alle sue performance volutamente ai limiti dell'inascoltabile. Queste esperienze e questo tipo di approccio hanno ispirato il suo ultimo album, il Joe Patti's Experimental Group, che è stato portato in tour di fronte a un pubblico molto più preparato di quello di 40 anni fa.
I grandi successi
La svolta cosiddetta "pop" arrivò negli anni 80. Più esattamente nel 1979, ingaggiato dalla Emi, Battiato incide l’album che segna il suo passaggio musicale, "L'Era del Cinghiale Bianco", dove sono presenti vari riferimenti all’esoterismo. È in questo periodo che l'artista, affascinato dalla cultura araba, inizia anche a fare l’editore di libri esoterici, con la sua piccola casa editrice L’Ottava.
Nel 1980 esce "Patriots", da cui estrae la canzone “Prospettiva Nevski”, ma il vero e proprio successo commerciale arriva l’anno seguente con l'album "La voce del padrone", grazie ai brani "Cuccurucucù", "Bandiera bianca" e "Centro di gravità permanente", brani ricchi di citazioni. Quest’ultimo pezzo in particolar modo si ispirava alle teorie del filosofo Georges Ivanovič Gurdjieff che cambieranno radicalmente la vita di Battiato. “Da solo con un'esperienza da autodidatta avevo scoperto quella che in Occidente, si chiama meditazione trascendentale, ma nel pensiero di Gurdjieff vidi disegnato perfettamente un sistema che già avevo intuito e frequentato. Esistono tante vie, esiste Santa Teresa e San Francesco; quella di Gurdjieff mi era molto congeniale. Una specie di sufismo applicato all'Occidente, all'interno di una società consumistica”, spiegherà il cantante siciliano.
Tra gli altri successi di questi anni c'è anche "Voglio vederti danzare”, contenuta nell’album "L’arca di Noè", del 1982 e "E ti vengo a cercare" uscita nel 1988 in "Fisiognomica", con cui Battiato torna a uno stile più intimo e spirituale, lasciandosi alle spalle le esperienze precedenti, più commerciali.
Lungo quasi 5 decenni Franco Battiato ha costruito un percorso davvero unico nel panorama italiano. Un ironico libero pensatore che ha praticato l'arte della provocazione e che ha avuto pure una breve esperienza (non retribuita) come assessore alla Regione Sicilia con la giunta Crocetta, durata da novembre 2013 a marzo 2014 e finita in modo a dir poco burrascoso. Anche se è sempre stato lontano da atteggiamenti militanti, non ha mai nascosto le sue simpatie per la Sinistra e con "Povera patria" (inserita nell'album del 1991 "Come un Cammello in una grondaia"), ha firmato uno dei più intensi ritratti del degrado del nostro Paese. Del suo grande successo commerciale parlava con la sua magistrale ironia e il suo proverbiale e sofisticato sense of humour senza per altro nascondere un certo imbarazzo.
In realtà Franco Battiato è stato uno studioso dagli orizzonti amplissimi capace di praticare l'arte della canzone pop ma, grazie alla sua cultura dai vasti orizzonti, anche di usare linguaggi e riferimenti diversissimi, sia in campo musicale che in altre forme di espressione artistica, come il cinema, la pittura, l'opera. Così come è stato un precursore della musica elettronica, Battiato, che da molto tempo praticava quotidianamente la meditazione, era un cultore di musica classica e sinfonica che nei suoi racconti sembra essere praticamente l'unica musica che ascoltava. Però la lista delle sue collaborazioni va da Claudio Baglioni ai CSI, da Enzo Avitabile a Pino Daniele, dai Bluvertigo a Tiziano Ferro, Celentano, Subsonica, Marta sui Tubi, senza contare il decisivo ruolo svolto nelle carriere di Alice e Giuni Russo. Non è certo un caso che sia rimasto un punto di riferimento: i giovani vedono ancora oggi in lui un modello di originalità e di curiosità, quelli più grandi un difensore dell'intelligenza in un mondo che troppo spesso ne dimentica l'importanza.
Fonte: TgCom24.Mediaset.It
Il cantautore siciliano aveva da poco compiuto 76 anni
Si è spento questa mattina nella sua casa a Milo, nel Catanese, Franco Battiato, all'anagrafe Francesco. Lo rende noto la famiglia. I funerali avverranno in forma privata: era nato a Jonia il 23 marzo del 1945 ed era malato da tempo. Ha spaziato tra una grande quantità di generi, dalla musica pop a quella colta, raggiungendo una grande popolarità.
Per molti rimarrà un "Centro di gravità permanente", come recita uno dei suoi brani più famosi, e la sua morte lascia un vuoto incolmabile nella musica italiana a cui ha regalato brani indimenticabili come "La cura", "Voglio vederti danzare" o "Bandiera Bianca".
Sperimentatore di stili Battiato ha approfondito e combinato tra loro generi musicali in modo eclettico e personale: dopo l'iniziale fase pop degli anni sessanta, è passato al rock progressivo e all'avanguardia colta nel decennio seguente. Successivamente, è ritornato sui passi della musica leggera approfondendo anche la canzone d'autore. E poi la musica etnica, quella elettronica e l'opera lirica. Tra i primi a dare la triste notizia è stato Antonio Spadaro, attuale direttore della rivista La Civiltà Cattolica. "E guarirai da tutte le malattie Perché sei un essere speciale Ed io, avrò cura di te. Ciao, Franco Battiato".
Da tempo Battiato era assente dalle scene musicali ed artistiche. Nel 2015 una caduta dal palco, poco prima dei suoi 70 anni, era stato uno dei primi avvertimenti dell'aggravarsi delle sue condizioni di salute. Nel 2017 un incidente domestico lo costrinse ad interrompere concerti e tour. Si era rifugiato nella sua villa alle pendici dell'Etna ed era circondato dai suoi familiari.
Lungo la sua carriera, in cui ha ottenuto un vistoso successo di pubblico e critica, si è avvalso dell'aiuto di numerosi collaboratori fra cui il violinista Giusto Pio e il filosofo Manlio Sgalambro (coautore di molti suoi brani).
I suoi testi riflettono i suoi interessi e le sue passioni, fra cui l'esoterismo, la teoretica filosofica, la mistica sufi (in particolare tramite l'influenza di G.I. Gurdjieff) e la meditazione orientale. Il musicista si è anche cimentato in altri campi come la pittura e il cinema. È uno tra gli artisti con il maggior numero di riconoscimenti da parte del Club Tenco, con tre Targhe e un Premio Tenco.
Gli esordi e Gaber
Le sue prime esperienze musicali a Milano, dove si era trasferito a partire dal 1964. In merito al periodo lombardo l'artista ricorda: "Milano allora era una città di nebbia, e mi sono trovato benissimo. Mettevo a frutto la mia poca conoscenza della chitarra in un cabaret, il "Club 64", dove c'erano Paolo Poli, Enzo Jannacci, Lino Toffolo, Renato Pozzetto e Bruno Lauzi. Io aprivo lo spettacolo con due o tre canzoni siciliane: musica pseudobarocca, fintoetnica. Nel pubblico c'era Giorgio Gaber che mi disse: "Vienimi a trovare". Il giorno dopo andai. Diventammo amici". E non solo. Fu proprio Gaber a procuragli il suo primo contratto discografico e ad offrirgli, insieme a Caterina Caselli, (i due conducevano il programma "Diamoci del tu") nel 1967, la sua prima apparizione televisiva. In quell'occasione Gaber gli consigliò anche di cambiare nome da Francesco a Franco per non essere confuso con Guccini, anche lui presente in quella trasmissione. “Da quel giorno in poi tutti mi chiamarono Franco persino mia madre”, ricorderà il musicista.
Gli anni 70
Battiato è stato certamente uno dei nomi più famosi della musica italiana, ha una lunga consuetudine con i piani alti delle classifiche e alcuni dei suoi brani sono entrati ormai nella storia del costume. Negli anni 70 mostrò il suo lato più "minaccioso" e provocatorio producendo album sperimentali come "Fetus" e "Pollution" che hanno fatto scoprire all'Italia le risorse della musica elettronica e le concezioni più avanzate del rock di quelle stagioni e le contaminazioni con i grandi autori di musica contemporanea. In quegli anni capitava che il pubblico reagisse in modo a dir poco vivace alle sue performance volutamente ai limiti dell'inascoltabile. Queste esperienze e questo tipo di approccio hanno ispirato il suo ultimo album, il Joe Patti's Experimental Group, che è stato portato in tour di fronte a un pubblico molto più preparato di quello di 40 anni fa.
I grandi successi
La svolta cosiddetta "pop" arrivò negli anni 80. Più esattamente nel 1979, ingaggiato dalla Emi, Battiato incide l’album che segna il suo passaggio musicale, "L'Era del Cinghiale Bianco", dove sono presenti vari riferimenti all’esoterismo. È in questo periodo che l'artista, affascinato dalla cultura araba, inizia anche a fare l’editore di libri esoterici, con la sua piccola casa editrice L’Ottava.
Nel 1980 esce "Patriots", da cui estrae la canzone “Prospettiva Nevski”, ma il vero e proprio successo commerciale arriva l’anno seguente con l'album "La voce del padrone", grazie ai brani "Cuccurucucù", "Bandiera bianca" e "Centro di gravità permanente", brani ricchi di citazioni. Quest’ultimo pezzo in particolar modo si ispirava alle teorie del filosofo Georges Ivanovič Gurdjieff che cambieranno radicalmente la vita di Battiato. “Da solo con un'esperienza da autodidatta avevo scoperto quella che in Occidente, si chiama meditazione trascendentale, ma nel pensiero di Gurdjieff vidi disegnato perfettamente un sistema che già avevo intuito e frequentato. Esistono tante vie, esiste Santa Teresa e San Francesco; quella di Gurdjieff mi era molto congeniale. Una specie di sufismo applicato all'Occidente, all'interno di una società consumistica”, spiegherà il cantante siciliano.
Tra gli altri successi di questi anni c'è anche "Voglio vederti danzare”, contenuta nell’album "L’arca di Noè", del 1982 e "E ti vengo a cercare" uscita nel 1988 in "Fisiognomica", con cui Battiato torna a uno stile più intimo e spirituale, lasciandosi alle spalle le esperienze precedenti, più commerciali.
Lungo quasi 5 decenni Franco Battiato ha costruito un percorso davvero unico nel panorama italiano. Un ironico libero pensatore che ha praticato l'arte della provocazione e che ha avuto pure una breve esperienza (non retribuita) come assessore alla Regione Sicilia con la giunta Crocetta, durata da novembre 2013 a marzo 2014 e finita in modo a dir poco burrascoso. Anche se è sempre stato lontano da atteggiamenti militanti, non ha mai nascosto le sue simpatie per la Sinistra e con "Povera patria" (inserita nell'album del 1991 "Come un Cammello in una grondaia"), ha firmato uno dei più intensi ritratti del degrado del nostro Paese. Del suo grande successo commerciale parlava con la sua magistrale ironia e il suo proverbiale e sofisticato sense of humour senza per altro nascondere un certo imbarazzo.
In realtà Franco Battiato è stato uno studioso dagli orizzonti amplissimi capace di praticare l'arte della canzone pop ma, grazie alla sua cultura dai vasti orizzonti, anche di usare linguaggi e riferimenti diversissimi, sia in campo musicale che in altre forme di espressione artistica, come il cinema, la pittura, l'opera. Così come è stato un precursore della musica elettronica, Battiato, che da molto tempo praticava quotidianamente la meditazione, era un cultore di musica classica e sinfonica che nei suoi racconti sembra essere praticamente l'unica musica che ascoltava. Però la lista delle sue collaborazioni va da Claudio Baglioni ai CSI, da Enzo Avitabile a Pino Daniele, dai Bluvertigo a Tiziano Ferro, Celentano, Subsonica, Marta sui Tubi, senza contare il decisivo ruolo svolto nelle carriere di Alice e Giuni Russo. Non è certo un caso che sia rimasto un punto di riferimento: i giovani vedono ancora oggi in lui un modello di originalità e di curiosità, quelli più grandi un difensore dell'intelligenza in un mondo che troppo spesso ne dimentica l'importanza.
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- Messaggio n°617
Re: E' LA STAMPA BELLEZZA!!!!!!!
Addio a Kentaro Miura, autore del guerriero manga Berserk
L'artista giapponese, 54 anni, sarebbe morto il 6 maggio per una dissezione aortica
Addio a Kentaro Miura, autore del celebre manga "Berserk". Scomparso all'età di 54 anni, la sua morte è stata annunciata giovedì scorso dal team della rivista manga Young Animal, che da oltre trent'anni pubblica l'opera fantasy medievale dell'artista.
Ma Kentaro Miura "è morto il 6 maggio, vittima di una dissezione aortica" ha annunciato su Twitter la rivista della casa editrice giapponese Hakusensha, porgendo le sue condoglianze alla famiglia ed esprimendo anche il suo "immenso rispetto" e "gratitudine".
Ancorato in un universo chiamato "dark fantasy", con un'atmosfera oscura e apocalittica, Berserk, pubblicato per la prima volta nel 1989, racconta la storia di Guts, un guerriero solitario braccato da forze oscure che cerca vendetta per il suo ex maestro.
Pubblicato a puntate sulla rivista Young Animal, Berserk è stato anche oggetto di una trasmissione manga, di cui i 40 volumi fino ad oggi pubblicati hanno venduto più di 50 milioni di copie in quindici paesi, tra cui Francia e Stati Uniti. Questo lavoro, ancora in corso, era stato anche adattato in una serie animata, un romanzo, film d'animazione al cinema o persino nei videogiochi. Con la sua violenza grafica e il design molto dettagliato, Berserk ha fortemente influenzato altre produzioni culturali, come la serie di videogiochi giapponese Souls (Demon's Souls, Dark Souls.).
Kentaro Miura si è distinto nel 2002 per Berserk nella categoria Award of Excellence del prestigioso premio culturale giapponese Osamu Tezuka.
Fonte: ANSA.It
L'artista giapponese, 54 anni, sarebbe morto il 6 maggio per una dissezione aortica
Addio a Kentaro Miura, autore del celebre manga "Berserk". Scomparso all'età di 54 anni, la sua morte è stata annunciata giovedì scorso dal team della rivista manga Young Animal, che da oltre trent'anni pubblica l'opera fantasy medievale dell'artista.
Ma Kentaro Miura "è morto il 6 maggio, vittima di una dissezione aortica" ha annunciato su Twitter la rivista della casa editrice giapponese Hakusensha, porgendo le sue condoglianze alla famiglia ed esprimendo anche il suo "immenso rispetto" e "gratitudine".
Ancorato in un universo chiamato "dark fantasy", con un'atmosfera oscura e apocalittica, Berserk, pubblicato per la prima volta nel 1989, racconta la storia di Guts, un guerriero solitario braccato da forze oscure che cerca vendetta per il suo ex maestro.
Pubblicato a puntate sulla rivista Young Animal, Berserk è stato anche oggetto di una trasmissione manga, di cui i 40 volumi fino ad oggi pubblicati hanno venduto più di 50 milioni di copie in quindici paesi, tra cui Francia e Stati Uniti. Questo lavoro, ancora in corso, era stato anche adattato in una serie animata, un romanzo, film d'animazione al cinema o persino nei videogiochi. Con la sua violenza grafica e il design molto dettagliato, Berserk ha fortemente influenzato altre produzioni culturali, come la serie di videogiochi giapponese Souls (Demon's Souls, Dark Souls.).
Kentaro Miura si è distinto nel 2002 per Berserk nella categoria Award of Excellence del prestigioso premio culturale giapponese Osamu Tezuka.
Fonte: ANSA.It
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- Messaggio n°618
Re: E' LA STAMPA BELLEZZA!!!!!!!
Eurovision Song Contest 2021: l'Italia trionfa con i Maneskin
Il gruppo ha vinto con "Zitti e buoni" grazie al televoto che ha ribaltato la classifica delle giurie di qualità
Dopo aver vinto il Festival di Sanremo i Maneskin trionfano anche all'Eurovision Song Contest 2021 con "Zitti e buoni". Una vittoria al cardiopalmo ottenuta grazie al televoto, che ha ribaltato la classifica delle giuria di qualità, che vedeva in testa la Svizzera seguita dalla Francia e solo al quinto posto il gruppo italiano.
I Maneskin riportano l'Eurovision in Italia dopo 31 anni: sono i terzi artisti italiani a vincere la competizione europea dopo Gigliola Cinquetti nel 1964 e Toto Cutugno nel 1990.
Una vittoria che sembrava sfumata dopo i voti assegnati dalle giurie di qualità dei vari Paesi. A quel punto era in testa la Svizzera, vera sorpresa, seguita da Francia e Malta. Staccati abbastanza nettamente dai primi due c'era poi il gruppo italiano. Ma il televoto ha ribaltato tutto. I Maneskin sono stati in assoluto i più votati (318 punti, unici a superare quota trecento) e alla fine hanno respinto l'ultimo assalto dello svizzero Gjon's Tears. Per il quartetto il trionfo completo considerando che prima della serata aveva già ricevuto il premio per il miglior testo.
Quello andato in scena all'Ahoy Arena di Rotterdam è stato il classico spettacolo dell'Eurovision, con grande spiegamento di mezzi per scenografie a grandissimo effetto anche se alla fine i primi tre classificati sono tra i pochi che hanno puntato tutto sulla musica con pochi aiuti di contorno. Ora l'organizzazione della prossima edizione spetterà all'Italia.
Fonte: TgCom24.Mediaset.It
Il gruppo ha vinto con "Zitti e buoni" grazie al televoto che ha ribaltato la classifica delle giurie di qualità
Dopo aver vinto il Festival di Sanremo i Maneskin trionfano anche all'Eurovision Song Contest 2021 con "Zitti e buoni". Una vittoria al cardiopalmo ottenuta grazie al televoto, che ha ribaltato la classifica delle giuria di qualità, che vedeva in testa la Svizzera seguita dalla Francia e solo al quinto posto il gruppo italiano.
I Maneskin riportano l'Eurovision in Italia dopo 31 anni: sono i terzi artisti italiani a vincere la competizione europea dopo Gigliola Cinquetti nel 1964 e Toto Cutugno nel 1990.
Una vittoria che sembrava sfumata dopo i voti assegnati dalle giurie di qualità dei vari Paesi. A quel punto era in testa la Svizzera, vera sorpresa, seguita da Francia e Malta. Staccati abbastanza nettamente dai primi due c'era poi il gruppo italiano. Ma il televoto ha ribaltato tutto. I Maneskin sono stati in assoluto i più votati (318 punti, unici a superare quota trecento) e alla fine hanno respinto l'ultimo assalto dello svizzero Gjon's Tears. Per il quartetto il trionfo completo considerando che prima della serata aveva già ricevuto il premio per il miglior testo.
Quello andato in scena all'Ahoy Arena di Rotterdam è stato il classico spettacolo dell'Eurovision, con grande spiegamento di mezzi per scenografie a grandissimo effetto anche se alla fine i primi tre classificati sono tra i pochi che hanno puntato tutto sulla musica con pochi aiuti di contorno. Ora l'organizzazione della prossima edizione spetterà all'Italia.
Fonte: TgCom24.Mediaset.It
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- Messaggio n°619
Re: E' LA STAMPA BELLEZZA!!!!!!!
Roma è un colabrodo, maxi-voragine inghiotte le auto a Torpignattara
Perdita di acqua in strada, auto sprofondano nel garage sottostante. E' successo questa mattina a Roma in via Zenodossio nel quartiere Torpignattara, a pochi metri di distanza da via Casilina dove si è aperta una grossa voragine che poteva creare danni importanti.
La voragine si è aperta intorno alle 10:45 facendo sprofondare di fatto due auto, un suv Mercedes e una Smart, che erano parcheggiate e non avevano persone al suo interno. A causare il cedimento un guasto idrico nel sottosuolo.
"Le macchine sono sprofondate nel garage che ora è totalmente allagata - commenta un residente del quartiere - mi ha chiamato il garagista che ha dovuto portare la macchina al di fuori"
Sul posto sono così intervenuti immediatamente i vigili del fuoco, personale Acea e una squadra di agenti di polizia locale del gruppo Prenestino he ha predisposto la chiusura del tratto di strada per permettere di svolgere gli accertamenti di competenza.
Via Zenodossio è stata chiusa da Via Casilina a via Giovanni Maggi.
Fonte: IlTempo.It
Perdita di acqua in strada, auto sprofondano nel garage sottostante. E' successo questa mattina a Roma in via Zenodossio nel quartiere Torpignattara, a pochi metri di distanza da via Casilina dove si è aperta una grossa voragine che poteva creare danni importanti.
La voragine si è aperta intorno alle 10:45 facendo sprofondare di fatto due auto, un suv Mercedes e una Smart, che erano parcheggiate e non avevano persone al suo interno. A causare il cedimento un guasto idrico nel sottosuolo.
"Le macchine sono sprofondate nel garage che ora è totalmente allagata - commenta un residente del quartiere - mi ha chiamato il garagista che ha dovuto portare la macchina al di fuori"
Sul posto sono così intervenuti immediatamente i vigili del fuoco, personale Acea e una squadra di agenti di polizia locale del gruppo Prenestino he ha predisposto la chiusura del tratto di strada per permettere di svolgere gli accertamenti di competenza.
Via Zenodossio è stata chiusa da Via Casilina a via Giovanni Maggi.
Fonte: IlTempo.It
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- Messaggio n°620
Re: E' LA STAMPA BELLEZZA!!!!!!!
Francesco Totti in Israele per la finale di Champions League. Il duro attacco di Chef Rubio
Francesco Totti sarà a Tel Aviv per un'iniziativa legata alla finale di Champions League. Lo Chef Rubio attacca l'ex capitano della Roma definendolo camerata
Francesco Totti seguirà la finale di Champions League fra Manchester City e Chelsea in Israele a Tel Avivi per via di un'iniziativa legata ad Heineken, lo sponsor principale della grande competizione europea per club.
L'iniziativa fa parte del progetto "Totti's Friends" e l'ex capitano della Roma seguirà la finalissima tutta inglese insieme ai vincitori di un concorso indetto dalla multinazionale olandese. Infatti tra gli iscritti al concorso indetto dal noto marchio di birra, verranno estratti quattro partecipanti che potranno seguire la partita insieme a Totti. Questo il messaggio lasciato dall'ex numero dieci giallorosso su sito Calcio Israeliano: "Ciao Israele fans, sono molto felice di venire in Israele per partecipare alla fantastica esperienza della finale di Champions League con quattro di voi. Sarete la mia Totti team, un uomo, una squadra. See you soon".
L'ex numero 10 giallorosso si aggiunge alla lunga lista di campioni andati in Israele all'interno degli eventi Heineken. Fra questi ricordiamo l'ex capitano del Chelsea John Terry, Ronaldinho, l'ex capitano della Juventus Alessandro Del Piero e Andrea Pirlo.
L'attacco di Chef Rubio
L’arrivo in Israele di Totti ha scatenato diverse polemiche sui social visto che arriva nel pieno del conflitto tra Israele e il movimento nazionalista palestinese Hamas che ha portato oltre 200 morti, per la maggioranza cittadini palestinesi della Striscia di Gaza.
Particolarmente forte è stato l’attacco di Chef Rubio. Il volto noto della televisione italiana ha senza termini attaccato Francesco Totti sul suo profilo Twitter arrivando a definirlo “Camerata”. Questo il post integrale di Chef Rubio: “Comunque la @OfficialASRoma è più vecchia dello stato illegale, teocratico, d’occupazione e apartheid israeliano fondato dai sionisti, gruppo di sadici fascisti, razzisti e colonialisti. Una carriera da Capitano per poi finire camerata".
Fonte: RomaToday.It
Francesco Totti sarà a Tel Aviv per un'iniziativa legata alla finale di Champions League. Lo Chef Rubio attacca l'ex capitano della Roma definendolo camerata
Francesco Totti seguirà la finale di Champions League fra Manchester City e Chelsea in Israele a Tel Avivi per via di un'iniziativa legata ad Heineken, lo sponsor principale della grande competizione europea per club.
L'iniziativa fa parte del progetto "Totti's Friends" e l'ex capitano della Roma seguirà la finalissima tutta inglese insieme ai vincitori di un concorso indetto dalla multinazionale olandese. Infatti tra gli iscritti al concorso indetto dal noto marchio di birra, verranno estratti quattro partecipanti che potranno seguire la partita insieme a Totti. Questo il messaggio lasciato dall'ex numero dieci giallorosso su sito Calcio Israeliano: "Ciao Israele fans, sono molto felice di venire in Israele per partecipare alla fantastica esperienza della finale di Champions League con quattro di voi. Sarete la mia Totti team, un uomo, una squadra. See you soon".
L'ex numero 10 giallorosso si aggiunge alla lunga lista di campioni andati in Israele all'interno degli eventi Heineken. Fra questi ricordiamo l'ex capitano del Chelsea John Terry, Ronaldinho, l'ex capitano della Juventus Alessandro Del Piero e Andrea Pirlo.
L'attacco di Chef Rubio
L’arrivo in Israele di Totti ha scatenato diverse polemiche sui social visto che arriva nel pieno del conflitto tra Israele e il movimento nazionalista palestinese Hamas che ha portato oltre 200 morti, per la maggioranza cittadini palestinesi della Striscia di Gaza.
Particolarmente forte è stato l’attacco di Chef Rubio. Il volto noto della televisione italiana ha senza termini attaccato Francesco Totti sul suo profilo Twitter arrivando a definirlo “Camerata”. Questo il post integrale di Chef Rubio: “Comunque la @OfficialASRoma è più vecchia dello stato illegale, teocratico, d’occupazione e apartheid israeliano fondato dai sionisti, gruppo di sadici fascisti, razzisti e colonialisti. Una carriera da Capitano per poi finire camerata".
Fonte: RomaToday.It
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- Messaggio n°621
Re: E' LA STAMPA BELLEZZA!!!!!!!
E' nata la figlia del principe Harry e di Meghan: si chiama Lilibet Diana
Fiocco rosa per il Duca e la Duchessa del Sussex. Il piccolo Archie ha una sorellina. Il nome scelto dalla coppia è un omaggio alla nonna, la regina Elisabetta, e alla mamma del principe, Diana Spencer
E' nata in California la secondogenita del principe Harry e della moglie Meghan Markle. Il Duca e la Duchessa del Sussex, in auto-esilio negli Usa dopo lo strappo dalla famiglia reale britannica, hanno dato alla loro bimba il nome di Lilibet Diana. Il primo figlio della coppia si chiama Archie.
L'annuncio della coppia - A dare l'annuncio sono stati lo stesso principe Harry e la moglie, come viene riferito da diversi media americani. "E' con grande gioia che il principe Harry e Meghan, il Duca e la Duchessa di Sussex, danno il benvenuto alla loro bambina", ha annunciato un portavoce.
Nata il 4 giugno - La piccola è nata venerdì 4 giugno alle 11:40 di mattina al Cottage Hospital di Santa Barbara e pesa oltre tre chili. Sia la madre sia la bambina, ha aggiunto il portavoce, stanno bene e sono già ritornate a casa.
Omaggio alla nonna e alla mamma di Harry - La bimba si chiama Lili in onore della nonna, la regina Elisabetta, il cui soprannome in famiglia è Lilibeth. Il nome Diana, poi, è in ricordo della madre di Harry, Diana Spencer, principessa del Galles. I duchi in persona hanno poi sottolineato la loro "immensa gioia" per questa "benedizione", ringraziando i tanti che sono stati loro vicini in questi mesi con l'amicizia o con "le preghiere" . Hanno inoltre tenuto a specificare esplicitamente come la scelta del primo nome di Lilibet - che in casa sarà chiamata Lili, è stato puntualizzato - vuol essere "un omaggio a Sua Maestà la Regina", 95enne bisnonna della neonata, legato al diminutivo familiare adottato fin dall'infanzia da Elisabetta, che da piccola non riusciva a pronunciare correttamente "Elizabeth".
Mentre "il middle name" è stato scelto ovviamente per onorare la sua amata nonna scomparsa, Diana Spencer. Da un lato il secondogenito di Carlo e Diana e sua moglie mostrano di voler testimoniare affetto e rispetto nei confronti della sovrana, seppure forse non esattamente della Royal Family, dall'altro c'è il richiamo a Lady D, la cui ribellione dalla vita di corte resta per Harry un modello e un trauma irrisolto, come confessato di recente.
La "principessina" americana nasce senza titolo ufficiale e tuttavia ottava nella linea di successione alla corona di Elisabetta II, collocandosi dietro il nonno Carlo, lo zio William (fratello maggiore di Harry), i tre figli di questo e della consorte Kate, nonché alle spalle del proprio fratellino Archie, venuto al mondo nel maggio 2019 a Londra; ma subito davanti al principe Andrea, secondo figlio maschio (in disgrazia) della regina e di Filippo di Edimburgo, scomparso nel marzo scorso quasi centenario.
Una posizione che la corte non può ignorare, nonostante le tensioni con i duchi d'America: rinfocolate in questi mesi da una serie d'interviste esplosive nelle quali la coppia più indocile della dinastia ha dapprima raccontato della vita di palazzo come di un mezzo inferno, poi ha fatto aleggiare l'ombra di qualche pregiudizio razzista su almeno un anonimo membro di spicco della famiglia, quindi non ha mancato di rendere pubbliche a più riprese le recriminazioni di Harry sulla freddezza imputata a William e soprattutto al padre (ed erede al trono) Carlo.
Buckingham Palace, dopo un'ora, ha diffuso i messaggi di rito della regina, del principe Carlo con Camilla e del principe William con Kate: "Informati e felicissimi", si legge in una nota.
Fonte: TgCom24.Mediaset.It
Fiocco rosa per il Duca e la Duchessa del Sussex. Il piccolo Archie ha una sorellina. Il nome scelto dalla coppia è un omaggio alla nonna, la regina Elisabetta, e alla mamma del principe, Diana Spencer
E' nata in California la secondogenita del principe Harry e della moglie Meghan Markle. Il Duca e la Duchessa del Sussex, in auto-esilio negli Usa dopo lo strappo dalla famiglia reale britannica, hanno dato alla loro bimba il nome di Lilibet Diana. Il primo figlio della coppia si chiama Archie.
L'annuncio della coppia - A dare l'annuncio sono stati lo stesso principe Harry e la moglie, come viene riferito da diversi media americani. "E' con grande gioia che il principe Harry e Meghan, il Duca e la Duchessa di Sussex, danno il benvenuto alla loro bambina", ha annunciato un portavoce.
Nata il 4 giugno - La piccola è nata venerdì 4 giugno alle 11:40 di mattina al Cottage Hospital di Santa Barbara e pesa oltre tre chili. Sia la madre sia la bambina, ha aggiunto il portavoce, stanno bene e sono già ritornate a casa.
Omaggio alla nonna e alla mamma di Harry - La bimba si chiama Lili in onore della nonna, la regina Elisabetta, il cui soprannome in famiglia è Lilibeth. Il nome Diana, poi, è in ricordo della madre di Harry, Diana Spencer, principessa del Galles. I duchi in persona hanno poi sottolineato la loro "immensa gioia" per questa "benedizione", ringraziando i tanti che sono stati loro vicini in questi mesi con l'amicizia o con "le preghiere" . Hanno inoltre tenuto a specificare esplicitamente come la scelta del primo nome di Lilibet - che in casa sarà chiamata Lili, è stato puntualizzato - vuol essere "un omaggio a Sua Maestà la Regina", 95enne bisnonna della neonata, legato al diminutivo familiare adottato fin dall'infanzia da Elisabetta, che da piccola non riusciva a pronunciare correttamente "Elizabeth".
Mentre "il middle name" è stato scelto ovviamente per onorare la sua amata nonna scomparsa, Diana Spencer. Da un lato il secondogenito di Carlo e Diana e sua moglie mostrano di voler testimoniare affetto e rispetto nei confronti della sovrana, seppure forse non esattamente della Royal Family, dall'altro c'è il richiamo a Lady D, la cui ribellione dalla vita di corte resta per Harry un modello e un trauma irrisolto, come confessato di recente.
La "principessina" americana nasce senza titolo ufficiale e tuttavia ottava nella linea di successione alla corona di Elisabetta II, collocandosi dietro il nonno Carlo, lo zio William (fratello maggiore di Harry), i tre figli di questo e della consorte Kate, nonché alle spalle del proprio fratellino Archie, venuto al mondo nel maggio 2019 a Londra; ma subito davanti al principe Andrea, secondo figlio maschio (in disgrazia) della regina e di Filippo di Edimburgo, scomparso nel marzo scorso quasi centenario.
Una posizione che la corte non può ignorare, nonostante le tensioni con i duchi d'America: rinfocolate in questi mesi da una serie d'interviste esplosive nelle quali la coppia più indocile della dinastia ha dapprima raccontato della vita di palazzo come di un mezzo inferno, poi ha fatto aleggiare l'ombra di qualche pregiudizio razzista su almeno un anonimo membro di spicco della famiglia, quindi non ha mancato di rendere pubbliche a più riprese le recriminazioni di Harry sulla freddezza imputata a William e soprattutto al padre (ed erede al trono) Carlo.
Buckingham Palace, dopo un'ora, ha diffuso i messaggi di rito della regina, del principe Carlo con Camilla e del principe William con Kate: "Informati e felicissimi", si legge in una nota.
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- Messaggio n°622
Re: E' LA STAMPA BELLEZZA!!!!!!!
"L'Isola dei Famosi" 2021: Awed è il vincitore, seconda Valentina Persia
Lo Youtuber trionfa in lacrime in Honduras, Andrea Cerioli si classifica al terzo posto
Awed, nome d'arte di Simone Paciello, è il vincitore dell'edizione 2021 de "L'Isola dei Famosi". L'influencer nella finalissima del reality condotto da Ilary Blasi ha sbaragliato tutti gli altri naufraghi, vincendo all'ultimo televoto contro Valentina Persia. Youtuber 24enne, originario di Napoli, Awed è diventato famoso nel 2012 grazie alla sua ironia e alle sue suoi video-reazioni. Ha partecipato a vari reality e ha recitato nel film "Natale al Sud" con Massimo Boldi, mentre nell'autunno 2020 è stato il conduttore di "GF Vip Party" in onda su Mediaset Play.
Il primo dei naufraghi finalisti a essere eliminato nel corso dell'ultima puntata è stato Matteo Diamante, sconfitto nel televoto d'apertura da Awed. Poi parte la catena delle eliminazioni: Ignazio Moser batte Beatrice Marchetti, ma perde subito dopo con Valentina Persia. Nella sfida a tre, la comica vince la prova del fuoco e si guadagna la finalissima con Awed, mentre Andrea Cerioli si classifica al terzo posto.
Fonte: TgCom24.Mediaset.It
Lo Youtuber trionfa in lacrime in Honduras, Andrea Cerioli si classifica al terzo posto
Awed, nome d'arte di Simone Paciello, è il vincitore dell'edizione 2021 de "L'Isola dei Famosi". L'influencer nella finalissima del reality condotto da Ilary Blasi ha sbaragliato tutti gli altri naufraghi, vincendo all'ultimo televoto contro Valentina Persia. Youtuber 24enne, originario di Napoli, Awed è diventato famoso nel 2012 grazie alla sua ironia e alle sue suoi video-reazioni. Ha partecipato a vari reality e ha recitato nel film "Natale al Sud" con Massimo Boldi, mentre nell'autunno 2020 è stato il conduttore di "GF Vip Party" in onda su Mediaset Play.
Il primo dei naufraghi finalisti a essere eliminato nel corso dell'ultima puntata è stato Matteo Diamante, sconfitto nel televoto d'apertura da Awed. Poi parte la catena delle eliminazioni: Ignazio Moser batte Beatrice Marchetti, ma perde subito dopo con Valentina Persia. Nella sfida a tre, la comica vince la prova del fuoco e si guadagna la finalissima con Awed, mentre Andrea Cerioli si classifica al terzo posto.
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- Messaggio n°623
Re: E' LA STAMPA BELLEZZA!!!!!!!
Francia, il presidente Macron preso a schiaffi tra la folla: due arresti
E' successo fuori da una scuola nel dipartimento della Drome, nel sud-est del Paese. Il premier Castex: "In pericolo la democrazia"
Due persone sono state arrestate nel dipartimento della Drome, nel sud-est della Francia, per aver schiaffeggiato il presidente Emmanuel Macron durante un bagno di folla. Il Capo dello Stato è impegnato in questi giorni in una serie di visite in diverse regioni del Paese. L'aggressore, che si è definito "anarchico", è stato subito immobilizzato dalle forze dell'ordine che stavano scortando Macron.
L'aggressore ha urlato il motto dei nostalgici del re - L'uomo che ha colpito Macron ha urlato il grido di battaglia dei Capetingi, i seguaci di Ugo Capeto, terza dinastia dei re di Francia: 'Montjoie! Saint-Denis!". Ha poi aggiunto chiaramente "a bas la Macronie", abbasso il macronismo, uno slogan piuttosto diffuso nelle manifestazioni di protesta.
Da quanto si può vedere dal video, Macron - che era in visita a Tain-l'Hermitage ed era appena uscito da una scuola alberghiera - si stava allontanando dalla folla trattenuta dietro le barriere e stava per rientrare nell'automobile che lo attendeva. Vedendo le persone che lo chiamavano, si è riavvicinato alle transenne e il primo uomo verso il quale si è diretto lo ha afferrato per il braccio e colpito con uno schiaffo.
Macron ha poi continuato la visita - L'uomo è immediatamente stato bloccato e posto in stato di fermo - insieme a una seconda persona a lui vicina - dagli uomini della sicurezza del presidente. Le immagini riprendono poi il presidente che si riavvicina alla folla per continuare a parlare con i presenti. Macron, ha fatto sapere l'Eliseo, ha poi continuato la visita.
Castex: "Democrazia in pericolo" - "Lancio un appello a un risveglio repubblicano, ci riguarda tutti, ne va delle basi della nostra democrazia", ha detto in Parlamento il premier francese, Jean Castex. Coinvolto lunedì in una polemica per aver evocato gravi violenze nella settimana che precederà le presidenziali del 2022, Jean-Luc Melenchon, leader della sinistra radicale de 'La France Insoumise', è stato il primo a reagire: "Solidarietà al presidente. Ora cominciate a capire che i violenti passano all'azione?".
Fonte: tgCom24.Mediaset.It
E' successo fuori da una scuola nel dipartimento della Drome, nel sud-est del Paese. Il premier Castex: "In pericolo la democrazia"
Due persone sono state arrestate nel dipartimento della Drome, nel sud-est della Francia, per aver schiaffeggiato il presidente Emmanuel Macron durante un bagno di folla. Il Capo dello Stato è impegnato in questi giorni in una serie di visite in diverse regioni del Paese. L'aggressore, che si è definito "anarchico", è stato subito immobilizzato dalle forze dell'ordine che stavano scortando Macron.
L'aggressore ha urlato il motto dei nostalgici del re - L'uomo che ha colpito Macron ha urlato il grido di battaglia dei Capetingi, i seguaci di Ugo Capeto, terza dinastia dei re di Francia: 'Montjoie! Saint-Denis!". Ha poi aggiunto chiaramente "a bas la Macronie", abbasso il macronismo, uno slogan piuttosto diffuso nelle manifestazioni di protesta.
Da quanto si può vedere dal video, Macron - che era in visita a Tain-l'Hermitage ed era appena uscito da una scuola alberghiera - si stava allontanando dalla folla trattenuta dietro le barriere e stava per rientrare nell'automobile che lo attendeva. Vedendo le persone che lo chiamavano, si è riavvicinato alle transenne e il primo uomo verso il quale si è diretto lo ha afferrato per il braccio e colpito con uno schiaffo.
Macron ha poi continuato la visita - L'uomo è immediatamente stato bloccato e posto in stato di fermo - insieme a una seconda persona a lui vicina - dagli uomini della sicurezza del presidente. Le immagini riprendono poi il presidente che si riavvicina alla folla per continuare a parlare con i presenti. Macron, ha fatto sapere l'Eliseo, ha poi continuato la visita.
Castex: "Democrazia in pericolo" - "Lancio un appello a un risveglio repubblicano, ci riguarda tutti, ne va delle basi della nostra democrazia", ha detto in Parlamento il premier francese, Jean Castex. Coinvolto lunedì in una polemica per aver evocato gravi violenze nella settimana che precederà le presidenziali del 2022, Jean-Luc Melenchon, leader della sinistra radicale de 'La France Insoumise', è stato il primo a reagire: "Solidarietà al presidente. Ora cominciate a capire che i violenti passano all'azione?".
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- Messaggio n°624
Re: E' LA STAMPA BELLEZZA!!!!!!!
Addio a Lucinda Riley, autrice delle “Sette sorelle”
Aveva 55 anni e da tempo era malata di cancro: aveva appena finito la sua saga, l’ultimo libro, “La sorella perduta” è uscito a maggio
Era appena riuscita a finire la saga delle ‘Sette sorelle', pubblicata in Italia da Giunti (l’ultimo libro, “La sorella perduta” è uscito a maggio ed è tuttora nella top ten dei più venduti): un fenomeno globale, tradotto in 37 lingue e che ha venduto nel mondo oltre 30 milioni di copie. E’ morta oggi a 55 anni la scrittrice Lucinda Riley «circondata dalla sua famiglia che era per lei così importante – scrivono i familiari in una nota – . Ci rendiamo conto che questo sarà un terribile shock per chi non era al corrente che Lucinda negli ultimi quattro anni stava combattendo contro il cancro. Lucinda ha toccato le vite di tutti coloro che ha incontrato e di chi ha letto le pagine delle sue storie. Ha profuso amore e gentilezza in tutto quello che ha fatto, e continuerà a ispirarci per sempre. Ma, soprattutto, Lucinda amava la vita, e ha vissuto ogni momento al massimo».
«Nel dolore e nella gioia del viaggio, ho imparato la lezione più importante che la vita possa offrire, e ne sono contenta. Il momento è tutto ciò che abbiamo» è l'ultimo messaggio che ha voluto lasciare Lucinda Riley ai suoi numerosissimi fans e lettori. E ogni suo libro era davvero un viaggio in technicolor nel tempo e nello spazio, dalla New York scintillante della moda alla savana coloniale della Mia Africa, dalle case nobiliari nella campagna inglese tra le due guerre al Mar Egeo scintillante d’estate: non a caso la sua saga delle Sette Sorelle diventerà presto una serie tv prodotta da Raffaella De Laurentiis a Hollywood. Lei stessa aveva alle spalle una breve carriera da attrice nel cinema, in teatro e televisione. Origini irlandesi – era nata come Lucinda Edmonds a Lisburn, nell'Irlanda del Nord, il 16 febbraio 1966 – bionda e minuta, apparteneva a una stirpe di attrici teatrali e ha iniziato a calcare le scene da ragazzina interpretando anche molti sceneggiati. Due mariti, quattro figli più tre acquisiti dal secondo marito, incontrato grazie a un annuncio per cuori solitari, il primo libro l’ha scritto a 24 anni quando era costretta a letto da una lunga malattia. Non si è più fermata.
Le sette sorelle della sua saga sono quelle della costellazione delle Pleiadi: Merope, Electra, Maia, Alcione (Ally), Celeno (CeCe), Asterope (Star) e Taigete (Tiggy). Sono state adottate in fasce da un misterioso miliardario svizzero, Pa’ Salt e hanno avuto le opportunità di assecondare i loro talenti e i loro sogni, il che non significa che siano felici, anzi. Finché, alla morte misteriosa del padre, a ognuna di loro non è data la possibilità di scoprire le proprie radici. Il che offre il pretesto a Riley per raccontare le conquiste e le sofferenze delle donne nei secoli in giro per il globo: facendo toccare con mano alle nostre eroine che la libertà non è scontata e solo dopo il viaggio alla scoperta di sé può arrivare il lieto fine. Quanto a passione, la vulcanica scrittrice irlandese non aveva nulla da invidiare alle sue eroine. «Sono state la mia vita per sette anni – diceva -. Potrei dover andare in terapia una volta terminata perché sarà come perdere le mie migliori amiche». Invece se ne è andata con loro.
Fonte: LaStampa.It
Aveva 55 anni e da tempo era malata di cancro: aveva appena finito la sua saga, l’ultimo libro, “La sorella perduta” è uscito a maggio
Era appena riuscita a finire la saga delle ‘Sette sorelle', pubblicata in Italia da Giunti (l’ultimo libro, “La sorella perduta” è uscito a maggio ed è tuttora nella top ten dei più venduti): un fenomeno globale, tradotto in 37 lingue e che ha venduto nel mondo oltre 30 milioni di copie. E’ morta oggi a 55 anni la scrittrice Lucinda Riley «circondata dalla sua famiglia che era per lei così importante – scrivono i familiari in una nota – . Ci rendiamo conto che questo sarà un terribile shock per chi non era al corrente che Lucinda negli ultimi quattro anni stava combattendo contro il cancro. Lucinda ha toccato le vite di tutti coloro che ha incontrato e di chi ha letto le pagine delle sue storie. Ha profuso amore e gentilezza in tutto quello che ha fatto, e continuerà a ispirarci per sempre. Ma, soprattutto, Lucinda amava la vita, e ha vissuto ogni momento al massimo».
«Nel dolore e nella gioia del viaggio, ho imparato la lezione più importante che la vita possa offrire, e ne sono contenta. Il momento è tutto ciò che abbiamo» è l'ultimo messaggio che ha voluto lasciare Lucinda Riley ai suoi numerosissimi fans e lettori. E ogni suo libro era davvero un viaggio in technicolor nel tempo e nello spazio, dalla New York scintillante della moda alla savana coloniale della Mia Africa, dalle case nobiliari nella campagna inglese tra le due guerre al Mar Egeo scintillante d’estate: non a caso la sua saga delle Sette Sorelle diventerà presto una serie tv prodotta da Raffaella De Laurentiis a Hollywood. Lei stessa aveva alle spalle una breve carriera da attrice nel cinema, in teatro e televisione. Origini irlandesi – era nata come Lucinda Edmonds a Lisburn, nell'Irlanda del Nord, il 16 febbraio 1966 – bionda e minuta, apparteneva a una stirpe di attrici teatrali e ha iniziato a calcare le scene da ragazzina interpretando anche molti sceneggiati. Due mariti, quattro figli più tre acquisiti dal secondo marito, incontrato grazie a un annuncio per cuori solitari, il primo libro l’ha scritto a 24 anni quando era costretta a letto da una lunga malattia. Non si è più fermata.
Le sette sorelle della sua saga sono quelle della costellazione delle Pleiadi: Merope, Electra, Maia, Alcione (Ally), Celeno (CeCe), Asterope (Star) e Taigete (Tiggy). Sono state adottate in fasce da un misterioso miliardario svizzero, Pa’ Salt e hanno avuto le opportunità di assecondare i loro talenti e i loro sogni, il che non significa che siano felici, anzi. Finché, alla morte misteriosa del padre, a ognuna di loro non è data la possibilità di scoprire le proprie radici. Il che offre il pretesto a Riley per raccontare le conquiste e le sofferenze delle donne nei secoli in giro per il globo: facendo toccare con mano alle nostre eroine che la libertà non è scontata e solo dopo il viaggio alla scoperta di sé può arrivare il lieto fine. Quanto a passione, la vulcanica scrittrice irlandese non aveva nulla da invidiare alle sue eroine. «Sono state la mia vita per sette anni – diceva -. Potrei dover andare in terapia una volta terminata perché sarà come perdere le mie migliori amiche». Invece se ne è andata con loro.
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Re: E' LA STAMPA BELLEZZA!!!!!!!
Richard Donner, muore a 91 anni il regista dei Goonies e Arma Letale, il ricordo di Hollywood
Veterano di Hollywood, Richard Donner aveva diretto Superman, I Goonies e Arma Letale: lo ricordano commossi Mel Gibson, Steven Spielberg, Danny Glover e anche Kevin Feige.
A 91 anni è morto Richard Donner, una delle colonne di Hollywood, autore dei Goonies, Superman e Arma Letale, proprio mentre meditava su un Arma Letale 5, tanto per darvi l'idea dell'energia e della dedizione al suo mestiere che aveva caratterizzato la sua lunga carriera.
Dopo un'ampia gavetta in serie tv a partire dal 1960, si affacciò timidamente sul grande schermo nel 1968 col misconosciuto Sale e pepe: super spie hippy con Sammy Davis Jr. e con lo strano Twinky (1970) con Charles Bronson, sorta di umoristico Lolita. Non era ancora convinto di lasciare la tv, quindi tornò a lavorare per il cinema solo nel 1976 con l'horror Il presagio con Gregory Peck: da lì Donner non si fermò più e caratterizzò l'immaginario di più generazioni, inforcando successi come Superman (1978, praticamente il primo cinecomic ad alto budget), Ladyhawke e I Goonies nel 1985, Arma Letale e successivi capitoli dal 1987 al 1998, il cult S. O. S. Fantasmi (1988) con Bill Murray, Maverick (1994) con Jodie Foster e Mel Gibson. Il suo ultimo film era stato Solo 2 ore nel 2006, interpretato da Bruce Willis.
La morte di Richard Donner: i ricordi di Mel Gibson, Danny Glover, Steven Spielberg, Kevin Feige, Sean Astin
Come si diceva, Richard Donner non aveva mai accantonato l'idea di un Arma Letale 5, perciò risaltano subito i ricordi di Mel Gibson e Danny Glover. Mel ha commentato per Variety, Glover ha donato il ricordo a Deadline:
GISBON: Donner! Amico mio, mentore mio! Quante cose ho imparato da lui! Sminuiva il suo stesso talento e grandezza con una robusta dose di umiltà, riferendosi a se stesso come a un "semplice vigile del traffico". Lasciava a casa il suo ego e pretendeva che lo facessero gli altri. Era magnanimo di cuore e anima, che donava copiosamente a chiunque lo conoscesse. Se impilassimo tutte le buone azioni che ha fatto, toccheremmo un punto del firmamento ancora da scoprire. Mi mancherà terribilmente, per tutto il suo umorismo malandrino e per la sua saggezza.
GLOVER: Ho il cuore spezzato. Lavorare con Dick Donner, Mel Gibson e la squadra di Arma Letale è stato uno dei momenti della mia carriera di cui vado più fiero. Sarò per sempre grato a Dick perché s'interessava sinceramente a me, alla mia vita e alla mia famiglia. Eravamo amici e ci volevamo bene, al di là del rapporto di lavoro e del successo che la saga di Arma Letale ci portò. Mi mancherà tantissimo.
Steven Spielberg, che aveva scritto il soggetto dei Goonies e l'aveva prodotto, ricorda Richard dal punto di vista di un regista:
Dick aveva un controllo potente dei suoi film, aveva un talento che attraversava i generi. Essere nella sua cerchia era come uscire con il tuo allenatore preferito, con il professore più intelligente, con il motivatore più verace, con l'amico più caro, con l'alleato più leale, e naturalmente col più grande Goonie mai esistito. Era un bambino fuori e dentro. Tutto cuore. Sempre. Non riesco a credere che non ci sia più, ma la sua risata roca, gioiosa, rimarrà sempre con me.
Sean Astin, il Mikey dei Goonies, lo ricorda invece così su Twitter: "Quello che percepivo di lui, quando avevo 12 anni, era che teneva a quel che faceva. Amavo il modo in cui ci teneva." Edgar Wright invita a concetrarsi sul controllo della recitazione nei suoi film, Kevin Smith sottolinea come Richard Donner abbia reinventato ogni genere con cui si sia cimentato. A sorpresa interviene Kevin Feige, boss dei Marvel Studios: iniziò la sua carriera come stagista presso la Donner Company negli anni Novanta, spiega come Richard sia stato per lui un mentore e un grande dispensatore di consigli per il Marvel Cinematic Universe quando lo stavano costruendo. Il suo lavoro su Superman rimane per Feige una stella polare: "Non solo mi fece credere che un uomo potesse volare, mi fece credere che i personaggi dei fumetti potessero prender vita sul grande schermo con cuore, umorismo, umanità e credibilità. [...] Ho sempre pensato che Dick fosse immortale. Lo penso ancora."
Fonte: ComingSoon.It
Veterano di Hollywood, Richard Donner aveva diretto Superman, I Goonies e Arma Letale: lo ricordano commossi Mel Gibson, Steven Spielberg, Danny Glover e anche Kevin Feige.
A 91 anni è morto Richard Donner, una delle colonne di Hollywood, autore dei Goonies, Superman e Arma Letale, proprio mentre meditava su un Arma Letale 5, tanto per darvi l'idea dell'energia e della dedizione al suo mestiere che aveva caratterizzato la sua lunga carriera.
Dopo un'ampia gavetta in serie tv a partire dal 1960, si affacciò timidamente sul grande schermo nel 1968 col misconosciuto Sale e pepe: super spie hippy con Sammy Davis Jr. e con lo strano Twinky (1970) con Charles Bronson, sorta di umoristico Lolita. Non era ancora convinto di lasciare la tv, quindi tornò a lavorare per il cinema solo nel 1976 con l'horror Il presagio con Gregory Peck: da lì Donner non si fermò più e caratterizzò l'immaginario di più generazioni, inforcando successi come Superman (1978, praticamente il primo cinecomic ad alto budget), Ladyhawke e I Goonies nel 1985, Arma Letale e successivi capitoli dal 1987 al 1998, il cult S. O. S. Fantasmi (1988) con Bill Murray, Maverick (1994) con Jodie Foster e Mel Gibson. Il suo ultimo film era stato Solo 2 ore nel 2006, interpretato da Bruce Willis.
La morte di Richard Donner: i ricordi di Mel Gibson, Danny Glover, Steven Spielberg, Kevin Feige, Sean Astin
Come si diceva, Richard Donner non aveva mai accantonato l'idea di un Arma Letale 5, perciò risaltano subito i ricordi di Mel Gibson e Danny Glover. Mel ha commentato per Variety, Glover ha donato il ricordo a Deadline:
GISBON: Donner! Amico mio, mentore mio! Quante cose ho imparato da lui! Sminuiva il suo stesso talento e grandezza con una robusta dose di umiltà, riferendosi a se stesso come a un "semplice vigile del traffico". Lasciava a casa il suo ego e pretendeva che lo facessero gli altri. Era magnanimo di cuore e anima, che donava copiosamente a chiunque lo conoscesse. Se impilassimo tutte le buone azioni che ha fatto, toccheremmo un punto del firmamento ancora da scoprire. Mi mancherà terribilmente, per tutto il suo umorismo malandrino e per la sua saggezza.
GLOVER: Ho il cuore spezzato. Lavorare con Dick Donner, Mel Gibson e la squadra di Arma Letale è stato uno dei momenti della mia carriera di cui vado più fiero. Sarò per sempre grato a Dick perché s'interessava sinceramente a me, alla mia vita e alla mia famiglia. Eravamo amici e ci volevamo bene, al di là del rapporto di lavoro e del successo che la saga di Arma Letale ci portò. Mi mancherà tantissimo.
Steven Spielberg, che aveva scritto il soggetto dei Goonies e l'aveva prodotto, ricorda Richard dal punto di vista di un regista:
Dick aveva un controllo potente dei suoi film, aveva un talento che attraversava i generi. Essere nella sua cerchia era come uscire con il tuo allenatore preferito, con il professore più intelligente, con il motivatore più verace, con l'amico più caro, con l'alleato più leale, e naturalmente col più grande Goonie mai esistito. Era un bambino fuori e dentro. Tutto cuore. Sempre. Non riesco a credere che non ci sia più, ma la sua risata roca, gioiosa, rimarrà sempre con me.
Sean Astin, il Mikey dei Goonies, lo ricorda invece così su Twitter: "Quello che percepivo di lui, quando avevo 12 anni, era che teneva a quel che faceva. Amavo il modo in cui ci teneva." Edgar Wright invita a concetrarsi sul controllo della recitazione nei suoi film, Kevin Smith sottolinea come Richard Donner abbia reinventato ogni genere con cui si sia cimentato. A sorpresa interviene Kevin Feige, boss dei Marvel Studios: iniziò la sua carriera come stagista presso la Donner Company negli anni Novanta, spiega come Richard sia stato per lui un mentore e un grande dispensatore di consigli per il Marvel Cinematic Universe quando lo stavano costruendo. Il suo lavoro su Superman rimane per Feige una stella polare: "Non solo mi fece credere che un uomo potesse volare, mi fece credere che i personaggi dei fumetti potessero prender vita sul grande schermo con cuore, umorismo, umanità e credibilità. [...] Ho sempre pensato che Dick fosse immortale. Lo penso ancora."
Fonte: ComingSoon.It
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L'Organizzazione è ciò che distingue i Dodo dalle bestie! By la vostra APUMA sempre qui!
Con delizia banchettiamo di coloro che vorrebbero assoggettarci.
Salva una Pianta, mangia un Vegano!
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La Fretta è nemica della Perfezione!
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Johnny Solinger, morto a 55 anni l'ex cantante degli Skid Row
L'artista a maggio aveva raccontato della sua malattia e aveva lanciato una raccolta fondi tra i suoi fan
È morto Johnny Solinger l'ex cantante degli Skid Row, formazione hair metal statunitense. L'artista aveva 55 anni. Solinger aveva annunciato sulla sua pagina Facebook a maggio di essere stato ricoverato in ospedale dopo che gli era stata diagnosticata un'insufficienza epatica. "Come la maggior parte dei musicisti non ho un'assicurazione sanitaria e senza di essa è difficile avere cure adeguate", aveva detto chiedendo aiuto ai suoi fan per un crowdfunding su GoFundMe. I soldi raccolti, però, non sono bastati.
La raccolta fondi, avviata dal suo amico Brian Lawrence è stata regolarmente documentata e Lawrence aveva pubblicato regolarmente aggiornamenti sulla salute di Solinger. La campagna ha raggiunto la somma di 16.525 dollari rispetto all'obiettivo di 100mila. Domenica, Lawrence ha pubblicato l'ultimo aggiornamento dando l'annuncio della morte dell'amico (avvenuta il 26 giugno) e riportando le parole della moglie di Solinger, Paula Marcenaro: "Johnny è morto. Gli tenevo la mano. È andato in pace. Grazie a tutti. Mi prenderò una pausa da tutto, ma sappi che sarò per sempre grato per il tuo amore".
Nato a Dallas nel 1965, Solinger esordì negli anni 90 con una band che portava il suo nome. Nel 2000 entrò a far parte degli Skid Row, sostituendo Sebastian Bach. Si esibì con la band fino al 2015, incidendo gli album Thickskin, Revolutions per minute, United World rebellion: chapter one e Rise of the damnation army - United World rebellion: chapter two. In seguito alla sua uscita dal gruppo il suo posto è stato preso da Tony Harnell, ex cantante dei TNT.
"Siamo rattristati di apprendere la notizia di nostro fratello Johnny Solinger", ha detto la band nel post sabato. "I nostri pensieri sono con la sua famiglia, gli amici e i fan. Godspeed Singo. Saluta Scrappy (soprannome del defunto nonno di Solinger Willard Jesse "Scrappy" Smith, ndr.) per noi".
Il crowdfunding lanciato da Solinger è ancora aperto: la somma raccolta sarà utilizzata per le spese per i funerali.
Fonte: Repubblica.It
L'artista a maggio aveva raccontato della sua malattia e aveva lanciato una raccolta fondi tra i suoi fan
È morto Johnny Solinger l'ex cantante degli Skid Row, formazione hair metal statunitense. L'artista aveva 55 anni. Solinger aveva annunciato sulla sua pagina Facebook a maggio di essere stato ricoverato in ospedale dopo che gli era stata diagnosticata un'insufficienza epatica. "Come la maggior parte dei musicisti non ho un'assicurazione sanitaria e senza di essa è difficile avere cure adeguate", aveva detto chiedendo aiuto ai suoi fan per un crowdfunding su GoFundMe. I soldi raccolti, però, non sono bastati.
La raccolta fondi, avviata dal suo amico Brian Lawrence è stata regolarmente documentata e Lawrence aveva pubblicato regolarmente aggiornamenti sulla salute di Solinger. La campagna ha raggiunto la somma di 16.525 dollari rispetto all'obiettivo di 100mila. Domenica, Lawrence ha pubblicato l'ultimo aggiornamento dando l'annuncio della morte dell'amico (avvenuta il 26 giugno) e riportando le parole della moglie di Solinger, Paula Marcenaro: "Johnny è morto. Gli tenevo la mano. È andato in pace. Grazie a tutti. Mi prenderò una pausa da tutto, ma sappi che sarò per sempre grato per il tuo amore".
Nato a Dallas nel 1965, Solinger esordì negli anni 90 con una band che portava il suo nome. Nel 2000 entrò a far parte degli Skid Row, sostituendo Sebastian Bach. Si esibì con la band fino al 2015, incidendo gli album Thickskin, Revolutions per minute, United World rebellion: chapter one e Rise of the damnation army - United World rebellion: chapter two. In seguito alla sua uscita dal gruppo il suo posto è stato preso da Tony Harnell, ex cantante dei TNT.
"Siamo rattristati di apprendere la notizia di nostro fratello Johnny Solinger", ha detto la band nel post sabato. "I nostri pensieri sono con la sua famiglia, gli amici e i fan. Godspeed Singo. Saluta Scrappy (soprannome del defunto nonno di Solinger Willard Jesse "Scrappy" Smith, ndr.) per noi".
Il crowdfunding lanciato da Solinger è ancora aperto: la somma raccolta sarà utilizzata per le spese per i funerali.
Fonte: Repubblica.It
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