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Spartacus
APUMA- C'è un pò di Divino in te!
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Re: Spartacus
APUMA- C'è un pò di Divino in te!
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- Messaggio n°527
Re: Spartacus
- MANSIO -
Una mansio (plurale: mansiones), in età imperiale, era una stazione di posta lungo una strada romana, gestita dal governo centrale e messa a disposizione di dignitari, ufficiali, o di chi viaggiasse per ragioni di stato. L'identificazione degli ospiti avveniva grazie a documenti simili a passaporti.
Spesso attorno alle mansiones sorsero campi militari permanenti o addirittura delle città.
L'etimologia del termine proviene dal latino mansus, participio passato di manere con il significato di fermarsi, rimanere.
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Resti delle fondazioni della mansio romana a Eining, in Germania superior
Destinazione e alternative
L'ospitalità offerta dalle mansiones era dunque limitata ad usi ufficiali; lo scopo di queste strutture era di garantire, al viaggiatore per servizio, un'adeguata ospitalità in una villa interamente dedicata al suo riposo.
Le mansiones non erano destinate alla sosta delle legioni; queste erano in grado di provvedere autonomamente sia all'alloggio che al vettovagliamento: esse infatti, portavano con sé un intero convoglio di bagagli (impedimenta) e costruivano il proprio campo (castrum) ogni sera a lato della strada.
Per soddisfare le necessità della generalità dei viaggiatori nacquero e si diffusero altre forme di ospitalità di natura privata.
Caupona
Per il viaggiatore comune erano disponibili infatti le cauponae, sorta di aree di servizio che andarono a costituire una rete privata lungo le strade romane, sorgendo spesso nei pressi delle mansiones. Anche se con funzione analoga, la loro reputazione era inferiore alle mansiones: spesso considerate equivoche e malfamate, le caupone erano frequentate anche da malfattori e prostitute, una circostanza di cui si è trovata traccia nei graffiti rinvenuti tra le loro rovine.
Taberna
I patrizi avevano però bisogno di qualcosa di meglio per le loro soste. Nei primi tempi dello sviluppo viario, le case vicine alla strada dovevano offrire ospitalità per legge, e questo probabilmente originò le tabernae. Il termine non è da intendersi nel senso di "taverna", ma piuttosto di "ostello". Con il crescere di importanza di Roma crebbero anche le tabernae, che divennero più lussuose e si guadagnarono una buona o cattiva reputazione a seconda del loro livello.
Uno degli ostelli migliori era la Tabernae Caediciae a Sinuessa, sulla via Appia. Aveva un grande magazzino con otri di vino, formaggio e prosciutti.
Molte città attuali si sono sviluppate attorno alle tabernae, come Rheinzabern nel Rheinland (Germania), e Saverne in Alsazia (Francia). In questi due casi rimane nel nome della città una chiara derivazione dalla parola taberna.
Mutatio
Un terzo sistema di "stazioni di servizio" funzionava per veicoli e animali: le mutationes (stazioni di cambio) si trovavano a intervalli di 12-18 miglia. Qui si potevano comprare i servizi di carrettieri, maniscalchi e di equarii medici, cioè veterinari specializzati nella cura del cavallo. Usando queste stazioni per una staffetta di carri, l'imperatore Tiberio riuscì a coprire dall'Illirico, in un giorno solo, le 500 miglia che lo separavano da Mogontiacum, dove il fratello Druso Germanico stava terminando la sua agonia per una gangrena dovuta ai postumi di una caduta da cavallo.
Origine ed evoluzione
Antica Persia
Le grandi vie di comunicazione, costruite dapprima nell'impero persiano, erano provviste, ogni 15 o 18 miglia, intervallo corrispondente ad un giorno di viaggio, di stazioni come khan o caravanserragli, come ancora se ne trovano in oriente.
Secondo la testimonianza di Erodoto se ne incontravano 111 sulla strada da Sardi a Susa; la distanza media tra due consecutive era quindi un po' meno di 32 km. Nei pressi della stazione di sosta era costruito il khan, destinato all'alloggio dei viandanti, è chiamata da Erodoto κατάλυσις e καταγωγῆ. La struttura per la sosta notturna è indicata con il termine καταλύειν.
Così come le vie attuali ricalcano grosso modo le strade tracciate dai re di Persia, allo stesso modo vi è ragione di credere che i moderni khan, con la loro costruzione quadrata, la larga corte centrale scoperta con una fontana al centro, e balconate tutte intorno con una serie di accessi a sobri appartamenti non ammobiliati, siano derivati dal καταλύσις persiano, e che essi, in occasione dell'arrivo di eserciti o carovane, abbiano sempre garantito rifugio notturno sia ad uomini che animali.
Antica Roma
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Mansio del vicus del forte romano di Százhalombatta-Dunafüred, in Pannonia (Matrica, Ungheria)
Sulle strade romane la distanza tra mansiones successive era analoga a quella delle vie dell'impero persiano. In origine erano chiamate castra, essendo probabilmente semplici luoghi di accampamento racchiusi da trincee di terra. Con il passare del tempo esse andarono ad includere non solo caserme e magazzini di provvigioni (horrea) per le truppe, ma anche ampi edifici per l'ospitalità di viaggiatori di ogni rango, perfino lo stesso imperatore, nel caso avesse avuto occasione di visitarle. In questi posti i cisiarii tenevano calessi da noleggiare o per portare a destinazione dispacci governativi (Cisium; Essedum; Rutupiae).
La mansio era sotto la sovrintendenza di un ufficiale detto mansionarius.
In aggiunta alle stazioni di posta, ve ne erano altre, alla fine di ogni percorso giornaliero e a intervalli convenienti, chiamate mutationes (ἀλλαγαὶ). Le mutationes erano destinate solo al cambio delle cavalcature e al ristoro. Se ne incontravano quattro o cinque lungo il percorso compreso tra due mansiones.
Letteratura
Itinerarium burdigalense
L'Itinerarium burdigalense, un itinerario del tempo di Costantino I, menziona nell'ordine le mansiones da Bordeaux a Gerusalemme con le mutationes intermedie, ed altri posti notevoli, cui l'autore dà l'appellativo di civitates, vici, o castella. Viene indicato anche il numero di leghe (leugae) tra un posto e l'altro.
Fonte: WIKIPEDIA
Una mansio (plurale: mansiones), in età imperiale, era una stazione di posta lungo una strada romana, gestita dal governo centrale e messa a disposizione di dignitari, ufficiali, o di chi viaggiasse per ragioni di stato. L'identificazione degli ospiti avveniva grazie a documenti simili a passaporti.
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Resti delle fondazioni della mansio romana a Eining, in Germania superior
Destinazione e alternative
L'ospitalità offerta dalle mansiones era dunque limitata ad usi ufficiali; lo scopo di queste strutture era di garantire, al viaggiatore per servizio, un'adeguata ospitalità in una villa interamente dedicata al suo riposo.
Le mansiones non erano destinate alla sosta delle legioni; queste erano in grado di provvedere autonomamente sia all'alloggio che al vettovagliamento: esse infatti, portavano con sé un intero convoglio di bagagli (impedimenta) e costruivano il proprio campo (castrum) ogni sera a lato della strada.
Per soddisfare le necessità della generalità dei viaggiatori nacquero e si diffusero altre forme di ospitalità di natura privata.
Caupona
Per il viaggiatore comune erano disponibili infatti le cauponae, sorta di aree di servizio che andarono a costituire una rete privata lungo le strade romane, sorgendo spesso nei pressi delle mansiones. Anche se con funzione analoga, la loro reputazione era inferiore alle mansiones: spesso considerate equivoche e malfamate, le caupone erano frequentate anche da malfattori e prostitute, una circostanza di cui si è trovata traccia nei graffiti rinvenuti tra le loro rovine.
Taberna
I patrizi avevano però bisogno di qualcosa di meglio per le loro soste. Nei primi tempi dello sviluppo viario, le case vicine alla strada dovevano offrire ospitalità per legge, e questo probabilmente originò le tabernae. Il termine non è da intendersi nel senso di "taverna", ma piuttosto di "ostello". Con il crescere di importanza di Roma crebbero anche le tabernae, che divennero più lussuose e si guadagnarono una buona o cattiva reputazione a seconda del loro livello.
Uno degli ostelli migliori era la Tabernae Caediciae a Sinuessa, sulla via Appia. Aveva un grande magazzino con otri di vino, formaggio e prosciutti.
Molte città attuali si sono sviluppate attorno alle tabernae, come Rheinzabern nel Rheinland (Germania), e Saverne in Alsazia (Francia). In questi due casi rimane nel nome della città una chiara derivazione dalla parola taberna.
Mutatio
Un terzo sistema di "stazioni di servizio" funzionava per veicoli e animali: le mutationes (stazioni di cambio) si trovavano a intervalli di 12-18 miglia. Qui si potevano comprare i servizi di carrettieri, maniscalchi e di equarii medici, cioè veterinari specializzati nella cura del cavallo. Usando queste stazioni per una staffetta di carri, l'imperatore Tiberio riuscì a coprire dall'Illirico, in un giorno solo, le 500 miglia che lo separavano da Mogontiacum, dove il fratello Druso Germanico stava terminando la sua agonia per una gangrena dovuta ai postumi di una caduta da cavallo.
Origine ed evoluzione
Antica Persia
Le grandi vie di comunicazione, costruite dapprima nell'impero persiano, erano provviste, ogni 15 o 18 miglia, intervallo corrispondente ad un giorno di viaggio, di stazioni come khan o caravanserragli, come ancora se ne trovano in oriente.
Secondo la testimonianza di Erodoto se ne incontravano 111 sulla strada da Sardi a Susa; la distanza media tra due consecutive era quindi un po' meno di 32 km. Nei pressi della stazione di sosta era costruito il khan, destinato all'alloggio dei viandanti, è chiamata da Erodoto κατάλυσις e καταγωγῆ. La struttura per la sosta notturna è indicata con il termine καταλύειν.
Così come le vie attuali ricalcano grosso modo le strade tracciate dai re di Persia, allo stesso modo vi è ragione di credere che i moderni khan, con la loro costruzione quadrata, la larga corte centrale scoperta con una fontana al centro, e balconate tutte intorno con una serie di accessi a sobri appartamenti non ammobiliati, siano derivati dal καταλύσις persiano, e che essi, in occasione dell'arrivo di eserciti o carovane, abbiano sempre garantito rifugio notturno sia ad uomini che animali.
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La mansio era sotto la sovrintendenza di un ufficiale detto mansionarius.
In aggiunta alle stazioni di posta, ve ne erano altre, alla fine di ogni percorso giornaliero e a intervalli convenienti, chiamate mutationes (ἀλλαγαὶ). Le mutationes erano destinate solo al cambio delle cavalcature e al ristoro. Se ne incontravano quattro o cinque lungo il percorso compreso tra due mansiones.
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Fonte: WIKIPEDIA
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L'Organizzazione è ciò che distingue i Dodo dalle bestie! By la vostra APUMA sempre qui!
Con delizia banchettiamo di coloro che vorrebbero assoggettarci.
Salva una Pianta, mangia un Vegano!
Un Mega Bacio alla mia cara Hunterus Heroicus KIM, Mishamiga in Winchester!
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- Messaggio n°528
Re: Spartacus
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- Messaggio n°529
Re: Spartacus
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- Messaggio n°530
Re: Spartacus
Morte Ineluttabile
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"Morte Ineluttabile" è il settimo episodio di Spartacus: La Guerra dei Dannati ed il trentaseiesimo dell'intera serie.
Curiosità
Citazioni
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"Morte Ineluttabile" è il settimo episodio di Spartacus: La Guerra dei Dannati ed il trentaseiesimo dell'intera serie.
Curiosità
- La frase "Mors Indecepta" viene tradotta da Spartacus in "Morte Ineluttabile" riferendosi ad un evento come la sua morte impossibile da fermare invece nella versione originale la frase diventa "Death is Undeceivable" che significa di una situazione nascosta in cui è stato svelato l'inganno con cui veniva celata.
- Nelle sequenze iniziali Gannicus ed Agron cambiano molte volte la loro posizione, stessa cosa succede a Spartacus e gli altri ribelli quando osservano l'avanzata dell'esercito di Crasso.
- Nella versione originale Tiberio informa Kore che guadagnerà il titolo di Vilica come padrona della casa di Crasso, il titolo di Vilicus o Vilica conferiva ad uno schiavo la sovrintendenza di una villa rustica e di tutte le attività della fattoria escluso il bestiame, il Vilicus doveva obbedire solo al suo padrone e governare gli altri schiavi con moderazione senza mai lasciare la villa se non per andare al mercato con la limitazione su ogni cosa riguardante il bestiame e l'allevamento.
- Nel momento in cui Crasso viene informato della trappola andata male come quando si trova a parlare con Tiberio e Cesare prima di partire per la Melia, Simon Merrells rompe per qualche secondo la "quarta parete" guardando direttamente verso la telecamera.
- L'uso dei cadaveri dei ribelli per ricoprire il fossato ed attaccare la dorsale della Melia è simile alla scena in cui Barca usa i corpi dei soldati uccisi per varcare un fiume ed oltrepassare le Alpi in The Beast of Carthage.
- Il creatore Steven S. DeKnight ha rivelato che la sua parte preferita dell'episodio è proprio l'ampio panorama innevato che sembra stupendo nonostante che la neve sia finta.
- L'interprete di Tiberio, Christian Antidormi ha rivelato che la sua scena preferita è stata quella quando Crasso dice a Cesare di essere sotto il comando di Tiberio poi la seguente reazione di Cesare alla notizia.
Citazioni
- Gli Dei ci hanno fatto intravedere la via per l'Olimpo solo per pisciarci in testa dall'alto. (Gannicus)
- [Incitando i soldati] La neve oggi perderà il suo candore: sarà rossa di sangue romano! O del nostro, versato eroicamente! (Crisso)
- Agron: Crasso ha fatto erigere una tribuna imperiale come se combattessimo ancora per il suo piacere nell'arena.
Crisso: Imparerà a sue spese quali prodigi è tuttora capace di compiere un gladiatore!
Gannicus: Magari fossimo tutti gladiatori...
Crisso: Li abbiamo addestrati noi, molti sono diventati macchine da guerra.
Agron: Troppo pochi per fare la differenza contro le forze che ci sovrastano.
Spartacus: Eppure Crisso sta dicendo la verità; spesso siamo stati capaci di fare l'impossibile, però appellandoci alla tattica, non alla forza bruta. Crasso si è fatto sempre più spavaldo, inebriato dal vantaggio: ha fatto piazzare il praetorium troppo in avanti, è una posizione sbagliata. Vuole godersi la vittoria in prima fila: meriterebbe una nostra visita, per spiegargli il suo errore.
Agron: Una posizione così avanzata non suggerisce sorveglianza doppia?
Spartacus: Con l'approssimarsi della bufera il vento aumenta; al calar della notte, attutirà gli altri suoni. La sorpresa compenserà il nostro numero esiguo.
Crisso: Quanti saremo?
Spartacus: Un manipolo dei più abili. Dobbiamo colpire come un serpente, veloci e diretti. Se il nostro veleno riesce ad uccidere Crasso, le sue legioni allo sbando si scioglieranno come neve al sole.
Crisso: Preferisci mandare nell'aldilà un uomo dormiente, quando potrebbe svegliarsi con l'incubo del suo esercito massacrato senza pietà!
Spartacus: Se ci muoviamo in forze saremmo scoperti e la sorpresa vanificata, lo capirebbe anche un bambino!
Crisso: Sarei più stupido di un bambino?
Spartacus: Ho parlato avventatamente, fratello. Abbi fede nella mia tattica: quando Crasso avrà lasciato questo mondo, faremo in modo che anche le sue legioni lo seguano! - [Rivolto a Tiberio] Attento a come ti muovi, ragazzo: più di un gigante è stramazzato al suolo, credendosi troppo grosso per cadere. (Cesare)
- Spartacus: È così che stanno le cose? Dobbiamo continuare ad avventarci l'uno contro l'altro, come quando eravamo schiavi nella casa di Batiato?
Crisso: Giorni ormai dimenticati, quando tu avevi un animo più ardimentoso. Se avessimo attaccato l'esercito di Crasso, come io avevo proposto...
Spartacus: Vuoi sapere il risultato? Avremmo compiuto una scelta quantomai incerta, in vista di un fallimento sicuro.
Crisso: Il terreno non si sarebbe impregnato del sangue di Nevia!
Spartacus: Del suo e di quello di migliaia d'altri.
Crisso: Io preferisco combattere! Preferisco abbattere le barricate! Il tuo geniale piano contro Crasso... Stavolta ti ha battuto una mente più contorta della tua. Dovremmo mettere una spada in ogni mano ancora in grado di sollevarla, e piombare sui soldati romani!
Spartacus: Siamo bloccati da pareti rocciose, non c'è spazio per manovre di accerchiamento: sono superiori numericamente, meglio armati di noi e più disciplinati. Ci sterminerebbero dal primo all'ultimo.
Crisso: Vedrebbero con quanto eroismo sappiamo andare incontro alla morte! Come quando combattevamo nell'arena!
Spartacus: Continui a insistere su questo argomento, ma pochi fra noi sono gladiatori, e gli altri non implorano di andare incontro a una morte gloriosa.
Crisso: No, ma implorano di avere una guida!
Spartacus: Non sarò io a scegliere di mandare la mia gente nell'oltretomba.
Crisso: E non sarò io a morire con un gladio romano conficcato nella schiena! Radunerò tutti quelli che la pensano come me, e ci butteremo all'attacco di Crasso!
Spartacus: Tu obbedirai ai miei ordini!
Crisso: [Sferrandogli un pugno] Adesso la smetterai di crederti un Dio, sono stufo di obbedire ai tuoi ordini come al verbo di una divinità! - Non credo che Gannicus morirà a causa del ghiaccio: il vino che ha in corpo impedirà al sangue di congelare! (Spartacus)
- Spartacus: Crasso riesce a oscurare tutto quello che fa, celando le sue mosse con l'inganno. Ha infiltrato Cesare fra di noi, ha comprato il favore di Eraclio, ci ha attirati in una trappola dentro la sua tenda: con Crasso niente è mai come sembra!
Crisso: Deciditi a dire quello che pensi, ne ho abbastanza delle tue chiacchiere!
Spartacus: La trincea che ha scavato era già sufficiente per bloccare la nostra fuga; perché raddoppiare la barriera costruendo una fortificazione?
Crisso: Per impedirci di vedere quello che c'è dietro...
Spartacus: Oppure, quello che non c'è. Pochi uomini, nei punti chiave, danno l'illusione di essere migliaia: un trucco tipico del suo modo di agire!
Nevia: E se ti sbagliassi?
Spartacus: In tal caso affronteremo una morte gloriosa. Non moriremmo con un gladio romano conficcato nella schiena! - Crisso: La tua intuizione era giusta, non sono che poche centinaia.
Spartacus: Scaldiamo la notte col loro sangue! - Onoreremo i nostri caduti con le future vittorie, e con il sangue di Marco Licinio Crasso! (Spartacus)
- Nessuno può essere incolpato per le azioni altrui. (Nasir)
- Hai conosciuto l’umiliazione e il dolore, una sventura comune alla maggior parte di noi. (Spartacus)
Fonte: Spartacus Wiki - Wikipedia
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- Messaggio n°531
Re: Spartacus
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Re: Spartacus
- LUDUS DUODECIM SCRIPTORUM -
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Il Ludus duodecim scriptorum è un gioco da tavola simile al backgammon, praticato nell'antica Roma. Ci sono numerosi ritrovamenti di Tabulae lusoriae (tabelloni di gioco) per questo tipo di gioco, incise nel marmo delle tabernae, del foro, del circo ecc. Il nome significa "gioco delle dodici linee", in realtà spesso al posto delle linee c'erano delle lettere che formavano frasi di ogni genere, ad esempio:
VIRTUS IMPERI
HOSTES VINCTI
LUDANT ROMANI
Spesso le tabulae lusoriae per questo tipo di gioco avevano delle decorazioni tra le prime e le ultime sei lettere di ogni riga.
Svolgimento del gioco
Preparazione
GIOCATORI: 2
OCCORRONO: 12 pedine, 6 bianche e 6 nere, 2 dadi.
Oppure
30 pedine, 15 bianche e 15 nere, 3 dadi.
Inizio del gioco
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Tabellone di gioco.
Si tirano i dadi, e chi ottiene il punteggio più alto inizia.
Si possono utilizzare i punteggi dei due dadi sommati per muovere una pedina, oppure utilizzare il punteggio di un dado per una pedina e poi muoverne un'altra con il punteggio dell'altro dado.
Si inizia con le pedine fuori dal tabellone di gioco, si tira il dado poi si possono eseguire diverse mosse:
si posiziona una pedina su una casella di entrata corrispondente alla somma dei numeri dei dadi.
Oppure
si posiziona una pedina su una casella di entrata corrispondente al numero di un dado e un'altra pedina su una casella di entrata corrispondente al numero dell'alto dado (ovviamente se si gioca con tre dadi si farà la stessa operazione con il terzo dado).
Oppure
si posiziona una pedina sulla casella di entrata corrispondente al numero di un dado e muoverla secondo il numero del secondo dado (se si sta giocando già da qualche mossa, dopo aver inserito la pedina se ne può muovere un'altra già sul tabellone).
Regole del gioco
Scopo del gioco
Portare tutte le pedine all'ultima casella prima dell'avversario.
Tattiche
Non lasciare mai le pedine da sole, cercando di legarle alle altre per non farle eliminare dall'avversario.
Fonte: WIKIPEDIA
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Il Ludus duodecim scriptorum è un gioco da tavola simile al backgammon, praticato nell'antica Roma. Ci sono numerosi ritrovamenti di Tabulae lusoriae (tabelloni di gioco) per questo tipo di gioco, incise nel marmo delle tabernae, del foro, del circo ecc. Il nome significa "gioco delle dodici linee", in realtà spesso al posto delle linee c'erano delle lettere che formavano frasi di ogni genere, ad esempio:
VIRTUS IMPERI
HOSTES VINCTI
LUDANT ROMANI
Spesso le tabulae lusoriae per questo tipo di gioco avevano delle decorazioni tra le prime e le ultime sei lettere di ogni riga.
Svolgimento del gioco
Preparazione
GIOCATORI: 2
OCCORRONO: 12 pedine, 6 bianche e 6 nere, 2 dadi.
Oppure
30 pedine, 15 bianche e 15 nere, 3 dadi.
Inizio del gioco
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Tabellone di gioco.
Si tirano i dadi, e chi ottiene il punteggio più alto inizia.
Si possono utilizzare i punteggi dei due dadi sommati per muovere una pedina, oppure utilizzare il punteggio di un dado per una pedina e poi muoverne un'altra con il punteggio dell'altro dado.
Si inizia con le pedine fuori dal tabellone di gioco, si tira il dado poi si possono eseguire diverse mosse:
si posiziona una pedina su una casella di entrata corrispondente alla somma dei numeri dei dadi.
Oppure
si posiziona una pedina su una casella di entrata corrispondente al numero di un dado e un'altra pedina su una casella di entrata corrispondente al numero dell'alto dado (ovviamente se si gioca con tre dadi si farà la stessa operazione con il terzo dado).
Oppure
si posiziona una pedina sulla casella di entrata corrispondente al numero di un dado e muoverla secondo il numero del secondo dado (se si sta giocando già da qualche mossa, dopo aver inserito la pedina se ne può muovere un'altra già sul tabellone).
Regole del gioco
- Se esce lo stesso numero su tutti e due i dadi il giocatore avrà il diritto a ritirarli di nuovo (se si gioca con tre dadi lo stesso numero deve apparire su tutti e tre).
- Se una pedina capita su una casella occupata da una pedina dello stesso colore, si lega a quest'ultima e ci può camminare insieme.
- Una pedina che si trova ad esempio alla V casella di entrata deve percorrere tutte le caselle di entrata prima di giungere sul percorso di gioco.
- Nelle caselle di entrata non si può posizionare più di una pedina, tranne nel caso che una pedina si trovi sulla casella di entrata V e vada alla II, già occupata, la pedina che si trova su quest'ultima casella si legherà all'ultima arrivata.
- Se una pedina capita in una casella occupata da una sola pedina dell'avversario, quest'ultima uscirà dal tabellone di gioco, potrà rientrare ricominciando tutto da capo.
- Una colonna di pedine si può sconfiggere, solo se un'altra colonna di pedine di quantità pari o superiore alla prima capita sulla casella dove è collocata la prima colonna. La colonna sconfitta si slegherà e le sue pedine usciranno dal tabellone di gioco, ma potranno rientrare ricominciando tutto da capo.
- C'è bisogno di un tiro preciso per far arrivare le pedine all'arrivo, altrimenti si passa il turno all'altro giocatore.
- Se un giocatore non può fare alcuna mossa, passa il turno.
Scopo del gioco
Portare tutte le pedine all'ultima casella prima dell'avversario.
Tattiche
Non lasciare mai le pedine da sole, cercando di legarle alle altre per non farle eliminare dall'avversario.
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Re: Spartacus
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- Messaggio n°535
Re: Spartacus
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- Messaggio n°536
Re: Spartacus
Strade Diverse
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"Strade Diverse" è l'ottavo episodio di Spartacus: La Guerra dei Dannati ed il trentasettesimo dell'intera serie.
Curiosità
Citazioni
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"Strade Diverse" è l'ottavo episodio di Spartacus: La Guerra dei Dannati ed il trentasettesimo dell'intera serie.
Curiosità
- In realtà Crisso venne ucciso sul Monte Gargano e non alle porte di Roma quando fu attaccato dai Consoli Gneo Cornelio Lentulo Clodiano e Lucio Gellio Publicola trovando come detto la morte insieme ai suoi 30.000 ribelli per mano proprio del Questore Quinto Arrio.
- Questo è l'ultimo episodio in cui compare Manu Bennett diventando così l'unico attore ad aver preso parte alla serie fin dal primo episodio lasciando di conseguenza Daniel Feuerriegel l'ultimo attore ad aver lavorato con Andy Whitfield.
- Per questo episodio Ellen Hollman, interprete di Saxa, aveva girato alcuni dialoghi aggiuntivi nella scena con Gannicus.
- Mentre i capi ribelli sono riuniti nella tenda e Spartacus ha annunciato di valicare le Alpi, Crisso protesta per voler continuare a combattere e quando rivela la volontà di attaccare Roma e Spartacus rimane stupito dal suo intento Crisso dice "voglio vederla tremare, come quando l'uomo che eri un tempo decretò la fine della Casa di Batiato" facendo riferimento infatti alle parole di Spartacus nell'episodio finale "Uccidiamoli Tutti" di Spartacus: Sangue e Sabbia.
- Durante la scena in cui Crisso viene ucciso, i primi piani di Naevia mostrano la lama della spada che viene premuta sotto il suo mento invece, nelle riprese più lunghe, la lama è notevolmente al di sotto del suo collo.
- Nella scena d'amore tra Crisso e Naevia il tatuaggio della ragazza è posizionato verso il centro della schiena anziché nella sua spalla destra.
- Durante la discussione tra Spartacus e Crisso nell'episodio "Morte Ineluttabile" il trace afferma che non manderà la sua gente nell'oltretomba e Crisso risponde "e non sarò io a morire con un gladio romano conficcato nella schiena", questa frase si rivelerà profetica perché è proprio quello che accadrà grazie a Tiberio in questo episodio.
- Mentre Spartacus discute con Crisso ed Agron sul mantenere sempre la guardia alta per salvaguardare i ribelli indifesi da eventuali attacchi romani e mantenere il vantaggio su Crasso, il Germano dice che preferirebbe mozzare qualche testa e Spartacus risponde "la mozzeranno a noi se abbandoniamo la cautela", questa frase si rivelerà profetica perché Crisso avanzando verso Roma senza la minima salvaguardia finirà per essere ucciso proprio con la testa mozzata.
- La canzone dal titolo "My Cock Rages On!" cantata dai ribelli per festeggiare la conquista dell'intera valle oltre a Crisso e i suoi uomini è la stessa apparsa già nell'episodio "Peccati del Passato" di Spartacus: Gli Dei dell'Arena e in "Sacrificio agli Dei" di Spartacus: La Vendetta.
- Le frasi nella lingua germanica che Lugo pronuncia durante i festeggiamenti si tratta sempre del ritornello della canzone che si riferisce a "piove sangue dal cielo blu, io duro ce l'ho, io duro ce l'ho!".
- Dal momento che in questo episodio vengono coinvolte molte scene di combattimento, il regista T.J. Scott aveva bisogno di spiegare spesso agli attori quale parte del combattimento dovevano girare.
- Dopo che la ribelle ha dato alla luce suo figlio, Agron osserva il bambino dicendo "guardate il batacchio come sventola, riempirebbe d'invidia persino Giove" e Kore risponde "mi auguro che non lo usi mai con la forza" riferendosi chiaramente alla violenza subita da Tiberio.
- La scena in cui Crisso uccide Arrius è l'ultima girata da Manu Bennett nella serie.
- Mentre Spartacus e Crisso si intrattengono durante la festa il trace gli dice "Batiato un giorno lontano mi disse che bisogna accettare il proprio destino oppure..." e Crisso conclude la frase "...oppure esserne annientati, quel cane rognoso lo diceva a tutti" si riferisce alle parole dette proprio da Batiato a Spartacus nell'episodio "Il Giuramento dei Gladiatori" di Spartacus: Sangue e Sabbia.
- Nella versione italiana in cui Cesare sta per essere violentato da Tiberio e dice di non poter ucciderlo ed eliminare il suo corpo così facilmente perché "Io sono Gaio Giulio Cesare!" , nella versione originale invece la parole sono "I'm Julius fucking Caesar!".
- Il creatore Steven S. DeKnight ha rivelato che la sua parte preferita è la morte di Crisso oltre al fatto di ascoltare per l'ultima volta la canzone "My Cock Rages On!" cantata dai ribelli mentre festeggiano nella villa.
- Sempre lo stesso Steven S. DeKnight ha rivelato che nella trama originale sarebbe stato Cesare a violentare Tiberio per impartirgli una lezione.
- Al momento in cui Spartacus e Crisso si salutano quest'ultimo dice "quando ci battevamo per la Casa di Batiato ti dissi che avremmo potuto essere fratelli in un'altra vita..." e Spartacus conclude la frase "...ma non in questa" fa riferimento alle parole di Crisso rivolte a Spartacus sempre nell'episodio "Uccidiamoli Tutti".
- Le parole pronunciate da Crisso per esaltare i ribelli prima della battaglia contro Arrius e che come ricorda lui stesso, sono identiche a quelle che Enomao pronunciava ogni qualvolta le reclute facevano la loro prima apparizione al ludus della Casa di Batiato, inoltre la frase "Siete pronti a combattere!?" nella versione originale si tratta invece di "Shall we begin!?" che è la stessa usata sempre da Crisso prima di ogni combattimento nell'arena.
- Nel momento in cui Crisso strappa dal collo di Arrius la collana con il simbolo romano della sua legione annunciando la sua morte, Naevia accanto a lui pronuncia la frase "sei potente come un Dio", questa sembra indirettamente la risposta alla frase simile affermata proprio da Crisso quando viene avvertito da Naevia di non farsi sentire mentre ad alta voce conferma alla compagna il suo ritorno nell'arena contro Pericle con le parole "che mi sentano pure, questa notte sono un Dio" nell'episodio "La Ferita" di Spartacus: Sangue e Sabbia.
- La scena in cui Agron decide di separarsi da Nasir è una delle preferite da Daniel Feuerriegel per il peso che rappresenta oltre a mostrare l'amore che Agron prova nei confronti di Nasir.
- Nella scena in cui Crisso viene ucciso accanto a Naevia, Manu Bennett doveva guardare solo gli occhi di Cynthia Addai-Robinson sapendo di ricevere l'energia che lei era in grado di dargli attraverso la sua rappresentazione così da far divenire la scena finale ancora più bella.
Citazioni
- Spartacus: Dobbiamo essere pronti a partire senza preavviso; abbassare la guardia sarebbe un errore.
Crisso: Non mi piace fuggire come una lepre che paventa l'arrivo del cacciatore.
Spartacus: Neppure a me, tuttavia è necessario mantenere il vantaggio su Crasso.
Agron: Parole sagge, anche se preferirei mozzare qualche testa.
Spartacus: La mozzeranno a noi, se abbandoniamo la cautela.
Crasso: Un tempo Spartacus non avrebbe mai parlato così...
Spartacus: Oggi il mio pensiero è rivolto anche ai più deboli tra di noi.
Crisso: I quali si riempiono la pancia come coloro che impugnano la spada!
[...]
Crisso: Non potremo fuggire per sempre. Un giorno, molto presto, dovremo rialzare la testa e combattere.
Agron: Sai che è la scelta giusta.
Crisso: Io so che non esistono certezze, in tempo di guerra. - Spartacus: Alle prime luci dell'alba, marceremo verso Nord. Andremo in direzione delle Alpi.
Crisso: Hai intenzione di accamparti sulle montagne?
Spartacus: No. Voglio valicarle, e una volta di là ognuno andrà per la sua strada.
Crisso: Hai perso completamente la ragione?
Spartacus: Migliaia di schiavi che si disperdono oltre i confini della Repubblica neppure Crasso ha le risorse per rintracciarli, se disseminati in terra straniera.
Crisso: Tutto ciò che abbiamo fatto, e che abbiamo perduto, tutto vanificato se adesso ci diamo alla fuga!
Spartacus: Se restiamo, Crasso attaccherà di nuovo...
Agron: Ci difenderemo! Lo abbiamo già battuto.
Spartacus: Potremo batterlo di nuovo, ma quale sarà il costo? Quanti di noi ancora dovranno cadere? Quante donne che non sanno usare le armi? Quante creature innocenti? Io voglio che siano liberi, lontani dall'ombra crudele della Repubblica.
Crisso: E allora trafiggiamola al cuore! Dissolviamo per sempre la sua ombra! L'esercito di Crasso preme da Sud; se pieghiamo a Occidente, giungeremo alla porte di Roma molto prima che le sue legioni siano in grado di difenderla!
Spartacus: Vorresti attaccare Roma?
Crisso: Voglio vederla tremare, come quando l'uomo che eri un tempo decretò la fine della casa di Batiato. Sai perfettamente che siamo in grado di farlo. Quanti romani abbiamo strappato a questo mondo? La Repubblica trema al nome di Spartacus e del suo esercito di schiavi ribelli.
Spartacus: Abbiamo mordicchiato le zampe della bestia, ma azzannarla alla gola... Io temo inevitabili rappresaglie.
Crisso: Il Portatore della pioggia? Colui che ha sconfitto l'Ombra della morte ha paura?
Spartacus: No, per me stesso no, la mia angoscia è aumentata assieme al nostro numero.
Crisso: Io sono stanco di fuggire.
Spartacus: E dunque fermati, c'è Nevia al tuo fianco.
Crisso: La mia donna non vuole abbandonare la causa, e io con lei. Combatteremo finché Roma non sarà ai nostri piedi!
Spartacus: Vuoi condurre tutti verso una morte certa?
Crisso: No, verso la libertà. La vera libertà. Credi davvero che Crasso si fermerebbe davanti alle montagne? Che la Repubblica lascerà che sfuggiamo ai suoi artigli? Abbiamo svelato le loro debolezze; abbiamo dato prova che una mano tremante può divenire un pugno; abbiamo osato sfidare l'idea che uno schiavo debba stare al suo posto e accettare il bastone e la catena perché così è sempre stato; abbiamo edificato la Repubblica, con le nostre mani, con il nostro sangue e con le nostre vite! E allo stesso modo, possiamo farla crollare. Fosti proprio tu ad aprire i miei occhi, Spartacus, e non accetto che tu adesso mi chieda di chiuderli.
Spartacus: Un tempo era tutto più facile, quando era l'odio a legarci.
Crisso: Quei giorni sono lontani, ormai. Con o senza di te, io marcerò alla volta di Roma, con tutti coloro che nutrono uguale desiderio di vendetta.
Spartacus: Ci siamo battuti per poter forgiare il nostro destino; non ti posso impedire di scegliere la tua strada.
Crisso: Alle prime luci dell'alba, le nostre strade si separeranno. - Nasir: Non bevi insieme a me?
Agron: Voglio essere lucido: Crisso all'alba marcerà verso Roma.
Nasir: Mi sono scontrato spesso con il Gallo, ma il suo fetore mi mancherà.
Agron: Non posso dire altrettanto.
Nasir: Lo odi ancora?
Agron: Non sentirò la sua mancanza, perché ho deciso di partire con lui.
Nasir: E così lasci Spartacus per marciare con Crisso.
Agron: Spartacus sarà sempre un fratello, anche se la pensiamo diversamente. Non c'è nulla per me al di là delle Alpi: non sono un pastore, e non so coltivare. Sangue e battaglia, non conosco altro!
Nasir: Dunque è deciso: marceremo verso Roma con Crisso.
Agron: Quello che hai appena detto allieta lo spirito, ma ti chiedo di restare con Spartacus.
Nasir: Ma il mio posto è vicino a te, Agron.
Agron: Non questa volta.
Nasir: Avevi giurato che neppure gli Dei ti avrebbero strappato da me, e invece adesso mi getti da parte?
Agron: Il mio cuore non palpiterà mai per altri, ma smetterebbe di battere se io ti mandassi nell'Oltretomba.
Nasir: Io sono un guerriero!
Agron: Del quale io sono estremamente orgoglioso! Tu devi restare qui e aiutare Spartacus a condurre i più deboli verso una vita libera.
Nasir: Non chiedermi di separarmi da te...
Agron: Io ti sto chiedendo solamente di continuare a vivere, e di godere di ciò che il Fato ti offrirà nel tempo che ti resta. - Spartacus: Crisso, ti devo parlare.
Nevia: Sarà come parlare a un sasso, se vuoi fargli cambiare idea.
Spartacus: Volevo soltanto brindare con un uomo di valore.
Crisso: Qualità non sempre riconosciuta.
Spartacus: Né posseduta da tutti.
Crisso: Da noi due sicuramente sì.
Spartacus: Spesso sono stato molto testardo.
Crisso: Una caratteristica che abbiamo in comune, del resto.
Spartacus: È sorprendente, che non ci siamo ancora scannati. Magari potessimo tornare indietro: faremmo ancora meglio.
Crisso: Io non farei nulla di diverso. Abbiamo compiuto l'impossibile: abbiamo mandato in rovina la casa di Batiato, abbiamo ridotto in cenere l'arena di Capua, sconfitto Glabro e le tante legioni romane che sono seguite, sanato il cuore strappato dal petto. Se non avessi avuto il conforto di una femmina, forse il nostro cammino sarebbe stato meno glorioso.
Spartacus: Batiato un giorno lontano mi disse che bisogna accettare il proprio destino, oppure...
Crisso: ...oppure esserne annientati. Quel cane rognoso lo diceva a tutti.
Spartacus: Io mi auguro che tu ottenga ciò che desideri e spero che un giorno ci si possa rincontrare in questa vita. - Spartacus: Sei proprio sicuro?
Agron: Non sempre ho creduto nelle tue strategie.
Spartacus: Me ne sono accorto, e ti ringrazio di aver eseguito gli ordini, anche quando non ci credevi.
Agron: Io credevo nell'uomo. E lo farò sempre.
Spartacus: Ti auguro di trovare quello che cerchi.
Agron: Anch'io spero che tu trovi conforto in mezzo alle avversità. Te lo meriteresti, fratello. - Spartacus: Sei una donna romana, il mio cuore non sarà mai tuo.
Laeta: Non è il tuo cuore quello che desidero questa notte! - Gannicus: Mi sembra ieri: tu eri il tipico Gallo che fremeva, ansioso di provare il suo valore nell'arena, e oggi ti seguono a migliaia per sferrare un attacco a Roma.
Crisso: La considererei come una benedizione di Giove se anche tu ti unissi a noi.
Gannicus: [Indicando Sibilla] Il mio destino mi porta verso altri lidi.
Crisso: Non c'è una ragione più valida per ritirarsi da una battaglia. - Crisso: Spartacus! Quando ci battevamo per la casa di Batiato, ti dissi che avremmo potuto essere fratelli, in un'altra vita.
Spartacus: Ma non in questa.
Crisso: Ebbene, mi sbagliavo: per me sarai sempre un fratello.
Spartacus: E tu lo sarai per me. - Crisso: [Discorso d'incitamento ai soldati] Roma è dinanzi a noi, a un passo dai nostri artigli! È difesa solo da un'unica legione, guidata da quell'asino incapace di Arrius: è tutto ciò che si frappone fra noi e una vittoria gloriosa destinata a divenire leggenda! Tanti e tanti anni fa, quando ero un gladiatore di proprietà della casa di Batiato, il mio maestro, Enomao, pose una domanda alle reclute che si battevano in cerca di gloria calcando la sabbia dell'arena. Chiese: che cosa c'è sotto i vostri piedi?
Agron: Terra sacra! Imbevuta di lacrime di sangue!
Crisso: E in questo giorno dovrà essere Roma a stillare sangue e lacrime! Siete pronti a combattere? Siete pronti a combattere? Siamo pronti a combattere! - Crisso: Vorrei poterti dare molto più di semplici parole: una dispensa piena di cibo, una bella casa che ti riscaldi nelle notti gelide e magari anche un figlio, una famiglia tutta nostra. Ma finora non ho avuto la fermezza per regalarti tutto questo.
Naevia: Il mio cammino è deciso non dal fato e neppure dagli dei dell’Olimpo. Sono stata io a scegliere di voler essere al tuo fianco, in questa vita e in quella che seguirà. - Io credo che un grande potere si accompagna a molti oneri, padre. Sapere di chi fidarsi è imperativo per un capo. (Tiberio)
Fonte: Spartacus Wiki - Wikipedia
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Re: Spartacus
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Re: Spartacus
Morti e Morituri
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"Morti e Morituri" è il nono episodio di Spartacus: La Guerra dei Dannati ed il trentottesimo dell'intera serie.
Curiosità
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"Morti e Morituri" è il nono episodio di Spartacus: La Guerra dei Dannati ed il trentottesimo dell'intera serie.
Curiosità
- L'attore e musicista Bryce Langston che interpreta l'emissario di Pompeo è già apparso non accreditato nell'episodio "Uccidiamoli Tutti" di Spartacus: Sangue e Sabbia interpretando un gladiatore durante il massacro degli ospiti della Casa di Batiato.
- Spartacus e Gannicus riprendono rispettivamente per l'ultima volta il loro ruolo di "Portatore della Pioggia" e "Dio dell'Arena" appartenuti a loro quando erano gladiatori.
- L'evento dei giochi in onore di Crisso è un fatto realmente accaduto infatti alla morte del compagno, Spartaco catturò 300 soldati romani costringendoli a combattere tra loro come era in uso per i gladiatori, come rivela il creatore Steven S. DeKnight ha preso spunto da questa vera storia per riprodurla nella serie, la trama originale però proponeva che venissero catturati entrambi Tiberio e Cesare per poi essere costretti a combattere uno contro l'altro, questa scena tuttavia avrebbe portato i ribelli a non essere partecipi per molto tempo quindi è stato scelto di far combattere i gladiatori contro i soldati romani per esaltare i Giochi in onore di Crisso.
- Molti stunt che interpretavano i ribelli che sono morti durante la tempesta ed all'attacco sulla dorsale della Melia nell'episodio "Morte Ineluttabile" compaiono di nuovo durante l'episodio.
- Nel momento dello scambio dei prigionieri ribelli per Tiberio, possiamo notare come Agron abbia subito numerose ferite tra cui un occhio nero, in realtà il gonfiore dell'occhio sinistro non è dato da un trucco scenico ma da un vera ferita accidentale riportata da Dan Feuerriegel nell'episodio precedente.
- Secondo Dustin Clare l'interprete di Gannicus, la testa di Crisso è stata usata molto spesso per mantenere lo spirito del personaggio ancora sul set.
- Prima che Agron venga crocifisso il Germano offende il soldato romano accanto a lui e Cesare dice "più morto che vivo, e ha ancora la forza e il fiato di lanciare insulti, non mi dispiacerebbe possedere un gladiatore di tale tempra e indirizzare la sua grinta verso più possenti obbiettivi" infatti nella realtà Giulio Cesare istituì una scuola di gladiatori presso Ravenna.
- Durante i combattimenti si può notare che i ribelli seduti sugli spalti cambiano spesso posizione nel giro di pochi secondi inoltre molti ribelli che avevano partecipato al combattimento insieme a Crisso e che fanno parte dei 500 prigionieri sono già presenti nell'arena prima che lo scambio venga effettuato.
- Nel finale dell'episodio vengono pronunciati i nomi di alcuni ribelli tra cui Arcadio, Kosmas e Druso, in realtà questi nomi sostituiscono quelli di Tychos, Sophus, Plenus o Pleno della versione originale.
- Nel momento in cui Spartacus chiede a Naevia se è pronta ad affrontare Tiberio nel combattimento finale la ragazza risponde "Crisso un giorno si vantò con me di essere un grande gladiatore, era la prima volta che scambiavamo due parole, gli risposi che odiavo i combattimenti, oggi sono la cosa per cui vivo facendo riferimento al loro primo incontro avvenuto nell'episodio "I Vulcanalia" di Spartacus: Sangue e Sabbia.
- In questo episodio Spartacus decide di non oltrepassare più le Alpi ma dirigersi contro i romani in modo che tutti coloro che non possono combattere hanno la possibilità di scappare mentre gli altri anche in onore del desiderio di Crisso continuano a lottare.
- Sempre il creatore Steven S. DeKnight ha rivelato che la sua parte preferita è stata la scena dei combattimenti nell'arena perché dà la possibilità di rivedere Spartacus e Gannicus combattere da gladiatori un'ultima volta.
- La parola "Morituri" che appare nel titolo è un riferimento alla famosa frase "Ave, Caesar, morituri te salutant!" che per tradizione veniva pronunciata dai gladiatori prima dell'inizio dei giochi richiamando di conseguenza anche la trama dell'episodio.
Citazioni
- Spartacus: [Riferendosi ai soldati romani] Disarmateli, legateli e che si preparino a marciare.
Gannicus: Vuoi mantenerli in vita?
Spartacus: Voglio che rendano onore alle spoglie di un eroe [Crisso], prima di raggiungerlo nell'aldilà. - Nasir: Stai abbassando la tua fottuta guardia! Farlo contro i Romani decreterà la tua fine.
Castus: Nasir! Ha capito il Punto.
Nasir: Vai a mangiare e rifletti.
Castus: Vieni. Riempiamo il malcontento stomaco anche noi.
Nasir: Non ne ho desiderio.
Castus: Non hai mangiato nulla, a causa di una spiacevole notizia. Vuoi nutrirti a parole?
Nasir: La metti così? Non è un bel comportamento sapendo che l'uomo che stava tra te e l'unione dei nostri cuori è stato ... per sempre ... rimosso dal percorso?
Castus: Sono stato spesso in disaccordo con Agron. Eppure non mi sento indifferente verso il suo destino. O delle ferite inflitte così immeritevoli.
Nasir: Stai trasformando il dolore in una fottuta opportunità?!?
Castus: Cerco solo di dare conforto....
Nasir: Cerchi quello che hai sempre avuto! Agron se n'è andato da questo mondo a causa di questo!
Castus: Se n'è andato perché ha fatto la sua scelta.
Nasir: Se n'è andato a causa mia! Non sarebbe andato con Crisso se non avesse visto il modo in cui i miei occhi cadevano su di te!!
Castus: colpa è solo dei tempi in cui viviamo, e negli Dei che si allontanano dalla sofferenza degli uomini buoni. - Nevia: Ho già visto questa spada tra le mani di Crisso, quando quel ragazzo sul campo di battaglia...
Spartacus: chiama Tiberio, è il degno figlio di Marco Licinio Crasso; è nostro prigioniero insieme a un manipolo dei suoi.
Nevia: Devo ucciderlo con le mie mani.
Spartacus: È la ragione per cui è ancora in vita. Costruiremo una pira: qui vicino c'è un anfiteatro, faremo finta che sia un'arena. Saremo i solenni testimoni del cozzare di spade e scudi, e tributeremo gli onori all'indomito Gallo: così lo ricordo, e sempre lo ricorderò.
Nevia: C'è stato un momento, non molto tempo fa, in cui ti ha avversato. E io per prima lo istigavo...
Spartacus: Il passato è raramente come lo volevamo; il futuro è un salto nel buio. Abbraccia il presente, e cancella ogni zavorra dai tuoi pensieri!
Nevia: Organizzeremo i giochi: ogni minima goccia di sangue romano sarà versata in onore di quegli eroi che ci sono stati strappati! - Cesare: lo conosco! Agron, viene dalle terre a Oriente del Reno.
Crasso: Animali spietati, incapaci di lealtà persino fra loro.
Cesare: , ma lui è diverso. Ex gladiatore, aveva una posizione di rilievo accanto a Spartacus: solo il Celta Gannicus e il Gallo Crisso gli stavano alla pari.
Crasso: Ha detto qualcosa?
Soldato: Soltanto imprecazioni, Imperatore.
Agron: E non hai ancora sentito niente, fottuta cloaca!
Cesare: Più morto che vivo, e ha ancora la forza e il fiato di lanciare insulti! Non mi dispiacerebbe possedere un gladiatore di tale tempra e indirizzare la sua grinta verso più possenti obiettivi!
Crasso: Così come a me piacerebbe ammorbidirlo: inchiodatelo a una croce. Che serva da monito a tutti coloro che si rifiutano di collaborare! - [Introduzione ai giochi] È passata una vita da quando ero un gladiatore; un titolo e un ruolo che non ho mai desiderato. I Romani mi hanno obbligato con la forza, e con me molti miei fratelli. Questa sera siamo qui per rendere loro il favore! Faremo vedere al figlio di Marco Crasso e ai suoi soldati che cosa abbiamo imparato sotto il tallone della loro onnipotente Repubblica, e contemporaneamente renderemo onore ai morti, sacrificando sangue romano! (Spartacus)
- Se un solo Romano non ha il fegato di affrontarmi, mandatemene due! (Spartacus)
- Sibilla: Non avevo mai assistito ai giochi, prima...
Gannicus: Una pallida imitazione di quei giorni gloriosi.
Sibilla: Da come parli, sembra che tu ne abbia nostalgia.
Gannicus: della frusta e dei ceppi, no. Ma primeggiare sulla sabbia dell'arena, avere l'esatta percezione di chi sei e di quello che va fatto... Chiunque l'abbia provato ne sente la mancanza. - Spartacus: Ci vuole ancora sangue, per onorare il mio amato fratello Crisso e tutti gli eroi che lo hanno preceduto nell'aldilà! Gannicus, prendi posizione.
Gannicus: È evidente che due Romani sono un cimento inadeguato: mandatene tre, affinché il mio tributo di sangue sia più generoso! - Laeta: Gannicus cerca di superarti.
Spartacus: È l'obiettivo di ogni gladiatore: solo così si sopravvive nell'arena. Gannicus è stato l'unico fra noi, a riuscire a guadagnarsi la libertà!
Laeta: Se è libero, perché combatte con gli schiavi contro la Repubblica?
Spartacus: Si è legato alla causa in onore di un compagno caduto, un uomo [Enomao] che ci è stato maestro nella lotta e nello stringere fra noi un vincolo indissolubile. - Spartacus: Ti senti pronta per l'incontro finale?
Nevia: Crisso un giorno si vantò con me di essere un grande gladiatore. Era la prima volta che scambiavamo due parole. Gli risposi che odiavo i combattimenti; oggi sono la cosa per cui vivo. - [La folla inneggia il nome di Crisso] Si squarcino i Cieli al suono del suo nome! Che esso raggiunga Crasso e Pompeo, come un rombo di tuono foriero di una tempesta di sangue! Tutti quelli che sono in grado, combatteranno un'ultima battaglia contro Roma! Io vi faccio una promessa: vivremo da uomini liberi, o raggiungeremo i nostri fratelli nell'aldilà! (Spartacus)
- Cesare: Pensi sia ancora in vita?!
Crasso: Lo farebbe ogni padre in mancanza di un corpo sul quale piangere. - Nasir: Gli dei ti hanno ricondotto tra le mie braccia.
Agron: Sono stato un pazzo ad abbandonarle.
Fonte: Spartacus Wiki - Wikipedia
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Re: Spartacus
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Re: Spartacus
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Re: Spartacus
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Re: Spartacus
La Vittoria
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"La Vittoria" è il decimo episodio di Spartacus: La Guerra dei Dannati ed il trentanovesimo dell'intera serie.
Curiosità
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"La Vittoria" è il decimo episodio di Spartacus: La Guerra dei Dannati ed il trentanovesimo dell'intera serie.
Curiosità
- Nei crediti finali vengono mostrati tutti i principali personaggi apparsi in Spartacus: Sangue e Sabbia, Spartacus: Gli Dei dell'Arena, Spartacus: La Vendetta e Spartacus: La Guerra dei Dannati oltre alla parte finale dedicata ai due interpreti di Spartacus, Liam McIntyre ed Andy Whitfield che riprende da una diversa angolatura l'ultima scena dell'episodio "Io Sono Spartacus" di Spartacus: Sangue e Sabbia dove recita la famosa frase "Io sono Spartacus!".
- Nella scena finale in cui Spartacus muore ai piedi delle montagne effettua una piccola apparizione tra i ribelli Erin Hasan l'attuale moglie di Liam McIntyre.
- In realtà la battaglia finale tra Spartacus e Crasso si svolse nelle vicinanze del fiume Sele, nella regione del Bruttium in Lucania odierna regione della Calabria invece che non lontano dai piedi delle Alpi come viene rappresentato, ulteriore conferma della reale collocazione è nel momento in cui Spartacus osserva la cartina che riproduce il territorio della Tracia e sopra di essa si può notare che stava studiando proprio la mappa della Calabria.
- Sempre nella realtà Gannico e Casto erano già morti prima dello scontro finale con Crasso infatti i due si erano separati da Spartaco precedentemente trovando la morte sul Monte Soprano nel territorio della Lucania contro l'esercito romano guidato dai comandanti Quinto Marzio Rufo e Lucio Pomptino.
- Durante l'episodio sia Simon Merrells sia Dan Feuerriegel rompono svariate volte la "quarta parete" guardando direttamente verso la telecamera.
- E' ricorrente nell'episodio, come mostrato nelle sequenze iniziali, la famosa frase "Io sono Spartacus!" dell'omonimo film di Spartacus del 1960.
- Nella scena in cui il messaggero di Crasso si avvicina davanti all'esercito ribelle a cavallo, in realtà durante le riprese la sua posizione è molto più vicina a Liam McIntyre rispetto a quanto si può vedere nell'episodio, per questo motivo durante una delle riprese l'animale ha colpito accidentalmente una piccola pietra che è finita nell'occhio sinistro dell'attore ed ha lacerato parzialmente la cornea non consentendo a Liam McIntyre di vedere per alcuni giorni.
- Al momento del posizionamento dei ribelli sul campo di battaglia possiamo notare Correus proprio dietro le spalle di Agron poi successivamente lo ritroviamo tra le file della cavalleria dal lato opposto delle retrovie romane. Stessa cosa si può avvertire nello scambio di interpreti nella prima linea di scudi nel momento in cui Spartacus ordina di mantenere la posizione al resto della scena.
- Il discorso di incitamento di Spartacus verso le truppe ribelli, il comando di attesa nel momento in cui sopraggiunge la prima Legione romana che cade in trappola e finisce dentro il fossato scavato in precedenza, infine l'ordine di Crasso di far intervenire le catapulte e le balestre nella contesa a scapito anche dei propri uomini pur di terminare velocemente la guerra sono scene molto simili a quelle interpretate da Mel Gibson nel ruolo di William Wallace in Braveheart del 1995.
- Quando Naevia ferisce Cesare ad un braccio e lui reagisce ferendola a sua volta sul collo, il taglio si trova dalla parte destra del collo ma quando lui la uccide la ferita si è spostata dalla parte sinistra, stessa cosa succede con la manica del braccio sinistro di Spartacus che quando subito dopo aver ordinato a Naevia di aiutare Gannicus si sposta per alcuni secondi sul braccio destro.
- Come successo alla fine dell'episodio "Scontro all'Ultimo Sangue" di Spartacus: Sangue e Sabbia al momento della morte di Spartacus le nuvole scure ricoprono completamente il cielo riconoscendolo come il "Portatore della Pioggia".
- L'attacco aereo che Spartacus effettua per ferire Crasso sopraggiunto a cavallo usando il corpo di un soldato morto come trampolino è la stessa usata sempre da Spartacus durante l'incontro con Teocoles nell'episodio "Scontro all'Ultimo Sangue", insieme a Varro in "Scambio di Favori" ed infine con l'aiuto di Crisso dando inizio alla rivolta in "Uccidiamoli Tutti" di Spartacus: Sangue e Sabbia.
- La rappresentazione di Spartacus che si fa largo verso i soldati nemici sul campo di battaglia per raggiungere Crasso è storicamente accurata infatti nella realtà viene raccontata la medesima scena anche se nella parte finale il risultato è incerto e non è chiaro se Spartaco sia stato ucciso dallo stesso Crasso oppure ferito da dietro come descritto nell'episodio.
- Uno dei ribelli che compaiono nel gruppo di Naevia a cui Spartacus ordina di supportare Gannicus durante la battaglia finale è interpretato da Rowan Bettjeman che è già comparso nella serie con il ruolo del capo dei cacciatori che assalgono proprio Gannicus ed Ilizia all'inizio dell'episodio "La Resa dei Conti - 2" di Spartacus: La Vendetta.
- Questo episodio finale è il più lungo di tutti gli altri arrivando all'incirca ad un'ora intera di lunghezza.
- Sia Crisso che Naevia vengono uccisi dalla spada di Tiberio, usata rispettivamente proprio contro i romani in battaglia.
- Sia Crisso che Spartacus vengono trafitti da una lancia dietro la schiena e caduti sulle loro ginocchia prima di colpire un comandate romano ovvero Cesare e Crasso.
- Quando Naevia è ferita ed in ginocchio davanti a Cesare prima di essere uccisa, la ragazza tenta una ultima disperata reazione impugnando la spada e possiamo notare come la mano e la lama sia coperta di sangue mentre nella sequenza successiva non è più presente.
- Questo episodio conta il maggior numero di perdite dei personaggi principali attraverso la morte di Lugo, Saxa, Kore, Castus, Naevia, Gannicus e Spartacus superando l'episodio "L'Ira degli Dei" di Spartacus: La Vendetta dove a morire furono i personaggi di Mira, Ashur, Enomao, Lucrezia, Ilizia e Glabro.
- Le ultime parole di Agron verso Spartacus sono state improvvisate da Dan Feuerriegel come è stato improvvisato il gesto in cui lo bacia sulla fronte, visto che la sceneggiatura iniziale prevedeva che fosse Laeta a baciarlo, per mostrare la stessa reazione avuta alla perdita del fratello Duro nell'episodio "Uccidiamoli Tutti" di Spartacus: Sangue e Sabbia considerando lo stesso Spartacus come un vero fratello.
- La fine di molti personaggi secondari della serie non è riportata né televisivamente né esiste alcuna forma scritta quindi ogni interprete ha la libertà di decidere come molti stunt hanno fatto la fine del loro personaggio ma ufficialmente il personaggio di Agron è l'unico gladiatore della Casa di Batiato e l'unico personaggio apparso fin dalla prima serie Spartacus: Sangue e Sabbia ad essere sopravvissuto.
- Quando i due comandanti ribelli discutono sulle probabilità di vittoria contro Crasso nella battaglia finale Gannicus dice "una coppa potrebbe sollevarci lo spirito, ma ultimamente cerco di evitare", la sua affermazione è data dalla conseguenza delle parole di Saxa nell'episodio "Strade Diverse" in cui la ragazza lo avvertiva che avrebbe allontanato Sibilla a causa del vino e delle sue cattive abitudini.
- Il creatore Steven S. DeKnight ha rivelato che la sua parte preferita è stata la visione di Enomao da parte di Gannicus sulla croce ed il suono delle voci del pubblico sugli spalti che gridava il suo nome oltre alla parte finale di Spartacus, successivamente ha aggiunto che proprio l'intero episodio è il suo preferito portandolo addirittura alle lacrime.
- Durante lo stesso incontro tra Spartacus e Gannicus nella tenda il trace parla di sua moglie affermando "la prima volta che dormii con lei, mi disse di come gli Dei le inviassero oracoli attraverso i sogni, e avevano predetto che io non avrei mai amato altre donne" riferendosi alle parole di Sura nell'episodio "Il Serpente Rosso" di Spartacus: Sangue e Sabbia.
- L'ultima scena girata da Liam McIntyre in realtà è stata la prima dove ha potuto salutare l'intera produzione pronunciando la famosa frase "Io sono Spartacus!".
- Quando i ribelli sono posizionati sul campo di battaglia possiamo notare che lo scudo rettangolare di uno dei ribelli con raffigurati dei pesci su sfondo giallo e lo stesso usato dal primo avversario ucciso da Gannicus nell'episodio "Peccati del Passato" di Spartacus: Gli Dei dell'Arena e successivamente dal personaggio interpretato da Kelvin Taylor in "Morte Ineluttabile" mentre quello accanto sul lato destro rappresentato da una striscia bianca che divide i colori blu e rosso è il solito usato da Enomao nel combattimento contro Teocoles che viene mostrato durante il flashback nell'episodio " all'Ultimo Sangue" di Spartacus: Sangue e Sabbia.
- Sempre lo stesso Steven S. DeKnight ha dichiarato che scrivere le morti di così tanti personaggi principali in un singolo episodio è stato molto complicato poiché voleva evitare quei momenti per concentrarsi per il grande combattimento tra Crasso e Spartacus, inoltre desiderava che un personaggio di Spartacus: Sangue e Sabbia rimanesse vivo quindi, a parte Spartacus, i due rimasti erano Agron e Naevia, visto però che Crisso era morto in precedenza era giusto che Naevia morisse sul campo di battaglia per raggiungerlo ed unirsi a lui, quindi il prescelto è stato Agron che di conseguenza ha mantenuto in vita anche Nasir facendo in modo che una coppia avesse il lieto fine continuando a vivere e raggiungere la libertà.
- Nello script originale era presente un personaggio dal nome Celtillus che avrebbe dovuto apparire nella sequenza iniziale dove i ribelli pronunciano la frase "Io sono Spartacus!", in più avrebbe dovuto prendere parte alla battaglia finale presso le file della cavalleria ribelle guidata da Gannicus ed avrebbe aiutato Saxa a spostare le balestre e le catapulte per poi cadere sul campo insieme a Pleuratos, il nome di questo personaggio successivamente non comparso nell'episodio era un chiaro riferimento a:
- Celtillo, padre del famoso Vercingetorige, nemico storico di Giulio Cesare durante la conquista della Gallia e capo militare del popolo degli Arverni, fu accusato di voler restaurare un regime monarchico nella sua tribù e condannato a morte forse con la partecipazione attiva del fratello Gobannitio o per istigazione dello stesso Giulio Cesare. - Nel momento in cui Spartacus chiede a Gannicus se ancora non ha fatto sua la causa quest'ultimo risponde "non voglio finire inchiodato a una croce, non sono il martire che dà la propria vita affinché altri possano vivere", in realtà invece farà proprio il contrario.
- Liam McIntyre ha trovato il discorso di Spartacus prima della battaglia difficile da girare ma ricordandosi delle parole di Andy Whitfield che ha descritto il cast come una grande famiglia lo ha portato ad interpretarlo al meglio, stessa cosa è stato il confronto tra Spartacus e Crasso che ha richiesto alcuni giorni per terminarlo data la difficoltà di mantenere alto il livello di emozioni durante la ripresa però comunque anche se la definisce un'esperienza difficile e impegnativa l'ha giudicata personalmente molto gratificante.
- Al termine dell'incontro tra Spartacus e Crasso il trace afferma "la prossima volta, sappi che ti ucciderò" e l'Imperatore risponde "no, diciamo che ci proverai", queste parole sono le stesse pronunciate proprio da Crasso a Hilarus nell'episodio "Nemici di Roma" e pure la mossa finale che Crasso usa durante il combattimento è la stessa con cui ha ucciso Hilarus anche se in questo caso Spartacus riesce a bloccare il tentativo.
- Prima che i ribelli si mettano in marcia ed Agron annuncia che sia lui che Nasir non partiranno per le montagne Spartacus risponde "ho dovuto assistere alla caduta di molti miei fratelli, tu, sei l'ultimo rimasto, tu che eri con me quando annientammo la Casa di Batiato, mi onori restando ancora al mio fianco nel conflitto finale", in realtà altri gladiatori tra cui Polluce, Rabano, Ladon, Vertiscus, ed i ribelli interpretati da Tyrone Bell e Shayne Blaikie sono ancora presenti prima del combattimento.
- Quando l'esercito ribelle si posiziona sul campo di battaglia per lo scontro finale Spartacus nota il serpente rosso disegnato nello scudo di Agron e mormora "ha in serbo grandi sventure" riferendosi alle parole di Sura sempre nell'episodio "Il Serpente Rosso".
- Durante il flashback in cui Sura viene portata via da Spartacus dai soldati romani, possiamo notare come un pezzo di stoffa dello stesso telo rosso copra il suo petto a differenza delle altre due versioni mostrate in cui nel primo caso la parte superiore del corpo è completamente nuda come avviene nell'episodio "Il Serpente Rosso" di Spartacus: Sangue e Sabbia mentre nel secondo è Sura stessa che sorregge il telo per coprirsi nell'episodio "L'Ira degli Dei" di Spartacus: La Vendetta.
- Nel momento in cui Pompeo si allontana e Cesare protesta per gli onori consegnati a lui immeritatamente Crasso risponde "acclamarlo vincitore farà di lui un alleato, formeremo un triumvirato potente, e insieme cambieremo il corso della storia" facendo chiaramente riferimento al famosissimo Triumvirato creato nel 60 a.C. proprio da Gaio Giulio Cesare, Marco Licinio Crasso e Gneo Pompeo Magno.
- Quando Spartacus al termine dell'episodio è vicino alla morte e Laeta pronuncia il suo nome per due volte il trace risponde "Spartacus... un tempo non mi chiamavo così, e dopo tutti questi anni, sentirò pronunciare il mio vero nome, dalla mia amata sposa" riferendosi al fatto che il suo vero nome rimarrà sconosciuto.
- Al termine dell'episodio, Agron e Nasir trasportano via Spartacus dal campo di battaglia gravemente ferito e trovando la morte sulle montagne dove viene seppellito, nella realtà il destino di Spartaco è sconosciuto ed il suo corpo non fu mai ritrovato quindi è incerto il fatto se sia riuscito a fuggire e sopravvivere o venire ucciso insieme ai suoi compagni durante la battaglia.
- Di nuovo secondo Steven S. DeKnight questo episodio è stato il miglior lavoro da parte di Liam McIntyre nelle intere due serie in cui lui ha partecipato.
- Manu Bennett è accreditato in questo episodio nonostante il suo personaggio sia stato ucciso in "Strade Diverse".
- Nei crediti finali è riportato anche che l'episodio è dedicato alla memoria di Grant Kronfeld (5 Ottobre 1966 - 13 Settembre 2012), Editor degli effetti speciali durante Spartacus: Sangue e Sabbia e Spartacus: Gli Dei dell'Arena scomparso prematuramente a causa di un incidente stradale.
Citazioni
- [A Spartacus] Mi hai stupito molte volte con le tattiche partorite dalla tua mente delirante, ma quest'ultima le batte tutte! (Gannicus)
- Gannicus: Agron è più morto che vivo, eppure darebbe la vita per la tua causa.
Spartacus: La mia causa? Non la consideri ancora tua, dunque?
Gannicus: Non voglio finire inchiodato a una croce; non sono il martire che dà la propria vita affinché altri possano vivere. - [A Sibilla] Un giorno mi dicesti che gli Dei mi avevano inviato per salvarti. Ti sbagliavi: è te che hanno inviato, e io ero quello da salvare. (Gannicus)
- [A Laeta] Non devi rischiare la tua vita, nella speranza che io non perda la mia. (Spartacus)
- Spartacus: Sai qual è il tuo compito?
Agron: Oggi come non mai. Io e Nasir non marceremo con gli altri verso le montagne.
Spartacus: Abbiamo già affrontato questo argomento. Non puoi combattere...
Agron: Non puoi chiedermi di sottrarmi alla battaglia.
Spartacus: Ho dovuto assistere alla caduta di molti miei fratelli. Tu sei l'ultimo rimasto; tu, che eri con me quando annientammo la casa di Batiato, mi onori, restando ancora al mio fianco nel conflitto finale! - Amici miei, è giunto il tempo di separarci. Voi tutti sarete nei nostri pensieri, quando affronteremo le legioni di Crasso. Molti di noi cadranno. Non esiste tattica o strategia che possa alterare un fato ineluttabile, ma ricordate che il nostro sangue darà a tutti voi l'opportunità di raggiungere le montagne, al riparo dalle fauci di Roma, che ci hanno inflitto soltanto dolore e morte! Separiamoci... E siate liberi! (Spartacus)
- Crasso: È cosa assodata che non sei nelle condizioni di vincere questo conflitto.
Spartacus: Non sei il primo a crederlo: dicevano la stessa cosa anche gli altri Romani che ho mandato nell'aldilà.
Crasso: Mio figlio con loro...
Spartacus: Imperatore, perdonami se non provo alcun rammarico per la morte del soldato che ha tolto la vita a Crisso.
Crasso: Il Gallo è caduto sul campo di battaglia, onore che è stato negato a Tiberio!
Spartacus: Non ho dato io l'ordine di ucciderlo, ma la donna era stata colpita duramente dal tuo erede: il suo cuore chiedeva vendetta.
Crasso: Mentre il mio sanguina nel ricordo di mio figlio, e il tuo nel ricordo di una sposa che ti è stata strappata...
Spartacus: Le nostre perdite non sono minimamente equiparabili: tuo figlio combatteva per la Repubblica, quella stessa Repubblica che ha strappato la mia sposa innocente alla sua terra, condannandola a schiavitù e morte!
Crasso: E ora a migliaia la seguiranno, in virtù del tuo folle piano.
Spartacus: Qualunque sia il loro destino, sarà frutto di una libera scelta. Noi decidiamo del nostro fato, non tu, o le legioni romane. E neppure i vostri Dei.
Crasso: Scegliete solo il tempo e il luogo della vostra disfatta.
Spartacus: Molto meglio morire in battaglia, che vivere con la catena al collo!
Crasso: E questo lenirebbe il dolore della ferita? Se il portatore della pioggia compisse il prodigio, e sconfiggesse Crasso e le sue legioni, lascerebbe in pace la Repubblica, pago di aver reso giustizia agli schiavi che sono morti per mano dei Romani?
Spartacus: Non esiste la giustizia; non in questo mondo.
Crasso: Dopotutto, su una cosa siamo d'accordo.
[Si stringono la mano]
Spartacus: La prossima volta, sappi che ti ucciderò.
Crasso: No, diciamo che ci proverai.
Spartacus: Non è questo che fanno gli uomini liberi? - Spartacus: Non credi che si possa sconfiggere Crasso?
Gannicus: Uno dei tuoi molti talenti è realizzare l'impossibile. Punterei senza dubbio nella battaglia finale, tuttavia i pronostici non ti favoriscono.
Spartacus: No, sono d'accordo.
Gannicus: Una coppa potrebbe sollevarci lo spirito, ma ultimamente cerco di evitare.
Spartacus: Evento degno di grande nota! Anch'io avevo placato il mio temperamento, quando conobbi i turbamenti del cuore.
Gannicus: Stai parlando di tua moglie Sura?
Spartacus: La prima volta che dormii con lei, mi disse di come gli Dei le inviassero oracoli attraverso i sogni: le avevano predetto che io non avrei mai amato altre donne.
Gannicus: E la profezia si è avverata?
Spartacus: Ho trovato conforto a tratti. Tuttavia c'è un vuoto che mai potrà essere colmato; un baratro che si trova dove un tempo batteva il cuore, quando Sura era vicino a me. Un giorno mi chiedesti di definire la vittoria: ero certo che fosse la morte dei Romani.
Gannicus: La pensi diversamente oggi?
Spartacus: Solo la vita può essere una vittoria! Non la morte dei romani, la nostra o quella di chi si batte con noi, ma la vita di Sibilla, di Laeta, della madre e di suo figlio, dei deboli! Tutti loro sono Sura, e io desidero che vivano!
Gannicus: Causa che persino io condivido.
Spartacus: Se vogliamo dare agli altri una speranza contro Crasso, non basta che tu la condivida: devi avere un ruolo.
Gannicus: Vecchia questione, Spartacus...
Spartacus: Che ora o mai più va appianata. Non posso farcela se tu non assumi un ruolo adeguato... Che nessuno qui merita più di te!
Gannicus: Che cosa vuoi che faccia?
Spartacus: L'impossibile. - [Discorso di incitamento all'esercito] Presto Crasso impartirà l'ordine, e affronteremo le sue legioni sul campo di battaglia! Ci troviamo di fronte a una grande potenza: la Repubblica che allarga la sua ombra sulla vita di ogni uomo, di ogni donna e di ogni bambino, condannandoli alle tenebre della schiavitù; costretti a sudare, e a soffrire, solo perché i ricchi e i potenti possano accrescere le proprie fortune ben oltre i propri bisogni! È tempo che imparino che tutti gli esseri umani hanno il medesimo valore! E coloro che pensano di poter calpestare il diritto di scelta di altri uomini, verranno travolti dal grido della libertà! (Spartacus)
- Crasso: Se solo tu fossi nato Romano... Ti avrei voluto al mio fianco!
Spartacus: Io ringrazio il mio destino di avermelo risparmiato. - Le leggende sono le ossa e la carne dei sogni: imputridiscono al sole della realtà. (Crasso)
- Cesare: Perché parli sempre e solo di futuro?
Crasso: Il passato non si può cambiare, e il presente non è altro che vuoto e rimpianto: è solo nei giorni a venire che l'uomo può cercare consolazione. - Non versate lacrime: non esiste vittoria più gloriosa che abbandonare questo mondo da uomo libero! (Spartacus)
- Verrà il giorno in cui Roma si perderà nell'oblio, mentre tu vivrai per sempre nel cuore di coloro che lottano per la libertà! (Agron)
Fonte: Spartacus Wiki - Wikipedia
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- Messaggio n°545
Re: Spartacus
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Re: Spartacus
Non vi offendete, ma anche il secondo episodio è di una noia mortale, praticamente la replica del primo: Spartacus, nonostante sia mezzo sciancato, non vuole abbassare la testa di fronte al "padrone", le prende, rischia di stirare i piedini in avanti, ma viene graziato perché il Battiato (che non ha il nasone del cantante) ha dei piani per lui. Il tutto inframmezzato da pistolini al vento, sesso in pubblico e sogno erotico del protagonista.. dove ho già visto 'sta sequenza di eventi? Ah, si, nel primo episodio! E' NOOOOIOOOSOOO!
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Re: Spartacus
Vi ho risparmiato i commenti sul terzo e quarto episodio, tanto sarebbero stati identici fra loro, come le puntate del resto, ma la quinta mi era stata prospettata come puntatona, quindi ne voglio parlare. La trama è sempre la stessa, Batiato è a corto di dindi, il suo acerrimo nemico lo vuole morto, Batiato si vendica facendo 'na carneficina.. e, dopo aver visto Crixus ignudo almeno 234567 volte (abbiamo capito, c'hai un bel culo, ma mostrarlo a ripetizione toglie interesse) veniamo al combattimento, stavolta (innovazione) due contro uno (quelli che si odiano supereranno tutto in 10/20 minuti e collaboreranno) Crixus e Spartacus contro l'uomo peggio truccato della storia make-up telefilmico. Vogliamo parlare del combattimento? Due minuti ed il tizio dal nome tutto un programma: L'Ombra della Morte, finisce a gambe all'aria, ma chi ci crede? Anche se l'hanno praticamente impalato, non avevo dubbi che si sarebbe rialzato, mancavano 10 minuti alla fine dell'episodio, non era plausibile. Ma la cosa del tutto assurda è che, anche dopo che Spartacus lo decapita, giuro, mi aspettavo si rialzasse! Se non è ridicola 'sta sequenza, non so cosa lo sia. Lato positivo, ho conosciuto il Portatore di Pioggia, ed è passato pure da Milano, oggi è più fresco. Alla prossima carneficina..
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Re: Spartacus
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Re: Spartacus
ARTICOLO del 9 Dicembre 2015
Re-Pilot: la prima puntata di Spartacus rivista sei anni dopo
Che effetto va rivedere i vecchi episodi?
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L’altro giorno col Villa ci interrogavamo su una pratica da molti considerata normale: rivedere le serie tv.
Non è una questione nuova, ovviamente, e nemmeno banale: quante volte vi è capitato di rivedere un film (o leggere un libro) che non incontravate da anni solo per scoprire dettagli, sfumature e significati che non ricordavate e/o che non avevate colto all’epoca? Quel doppio senso un po’ spinto compreso solo ora, quel cameo di un attore diventato famoso molto dopo, il semplice fatto di percepire la stessa storia in modo diverso perché TU sei diverso.
Ecco, temo che non abbiamo il tempo per rivedere intere serie tv (o quello o il sito), però il tempo per i pilot si trova.
E allora taaaac, nuova rubrica!
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Oggi parliamo di un caro vecchio amico scomparso troppo presto (e purtroppo non è solo una figura retorica). Su Infinity c’è Spartacus, così ho cominciato da lì.
Non credo sia necessario fare chissà quale riassunto: serie debuttata nel gennaio 2010 su Starz (cazzo, quasi sei anni…), racconta romanzandola a manetta la storia di Spartaco, mitico gladiatore e poi capo di schiavi ribelli.
Ricordo molto bene il senso di perdita alla fine della serie, meno bene le sensazioni iniziali, anche se io arrivai a Spartacus con un po’ di ritardo: a gennaio 2010 Serial Minds non c’era ancora, quindi permettevo a me stesso di essere meno sul pezzo, diciamo così.
Ebbene, se dovessi recensire ora il primo episodio di Spartacus probabilmente non ne rimarrei granché entusiasta. Una cosa in mente ce l’avevo ancora: quella specie di corsa campestre col fondale fintissimo che funge da flashforward quando il protagonista (in quel momento non ancora “Spartacus”) va a far la guerra insieme ai romani. Ecco, quella scena mi pare ridicola ancora oggi, e lì rimane.
La cosa interessante però è uno strano ribaltamento – non so quanto davvero immaginato a tavolino dagli autori – per cui gli elementi su cui punta il pilot non sono quelli che poi faranno la differenza nel sentimento verso la serie.
È un episodio ampiamente basato sul sesso e sulla violenza (avrebbero dovuto chiamarlo “Spartacus – Blood and Tits”) e non c’è nemmeno troppo da ricamarci sopra: Starz puntava al pubblico maschile e ha usato il sangue e il nudo. Pulito, semplice, efficace. Certo, poi le cose possono essere contestualizzate o meno: è così che le maialate di Spartacus si inseriscono bene nell’atmosfera provocatoriamente pagana della serie, esattamente come l’esibizione dei corpi del recente Flesh & Bone ha tutto un suo bel senso nel racconto della vita-al-limite delle ballerine.
Ma evitiamo di farci troppe pippe (MENTALI) su una chiappa in più o in meno.
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Accanto a questo due elementi “di sfondamento”, chiamiamoli così, c’è ovviamente il richiamo fortissimo allo stile di 300 (che invece è del 2006, mannaggia a lui che sembra ieri…), ai suoi ralenty insistiti, alla sua estetica da fumetto per cui nulla è realistico e tutto è esagerato. Per questo anche la famosa campestre sui fondali ridicoli ha comunque la sua coerenza nello stile di Spartacus: magari si poteva solo fare un po’ meglio.
Non mancano nemmeno rimandi espliciti a porzioni assai importanti della narrazione successiva: il desiderio di ritrovare la compagna perduta, l’onore fra compagni d’arme, le gelosie e gli intrighi che percorrono la società romana, in cui qualunque gesto è fatto in funzione della scalata verso la gloria politica e la ricchezza personale. C’è pure l’arena, in cui il nostro protagonista mostra il suo talento gladiatorio attirando ammirazione e odio in egual misura.
Il tutto con un certo menefreghismo della Storia, che all’epoca sollevò qualche italica polemica (qualcuno se la prese per il fatto che una FICTION americana dipingesse i suoi antenati come sozzi suini dediti unicamente al sesso e al cibo, come se ai suddetti antenati, morti da due millenni, gliene potesse fregare qualcosa).
Quello che invece manca al pilot (e che avrei ritrovato in tutti gli episodi di Spartacus), sono altri elementi che mi sarebbero rimasti assai più impressi: per esempio la quotidianità del Ludos, la scuola per gladiatori. In una sorta di talent show pre-cristiano, il resto della stagione di Spartacus ci avrebbe fatto entrare in dinamiche sorprendentemente meno pompose e più intime, personali, facendoci affezionare a personaggi che, in caso di eliminazione dal talent, non sarebbero finiti a fare le comparsate in discoteca a tremila sesterzi a botta, ma sarebbero semplicemente morti.
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Personaggi che, ecco un nocciolo della questione, in questo episodio non appaiono neanche o si vedono di sfuggita.
La scena migliore in questo senso, quando si parla di “che effetto fa rivedere i pilot”, è quella della presentazione dei futuri gladiatori. Quando Batiatus arriva a far vedere i suoi nuovi campioni li presenta con una certa sufficienza, già tutto livoroso per la migliore scuderia dell’odiato Solonius. Solo che uno dei due gladiatori presentati è Crixus!
Cioè, Crixus è tipo er mejo del Colosseo, il gladiatore più figo di tutti, quello che c’ha i record e le statistiche migliori. È il personaggio su cui, complice anche la malattia e la scomparsa del povero Andy Whitfield, avremmo riversato tutto il nostro amore seriale, anche se di sicuro non era un omino facile con cui trattare.
Ma il bello stava lì: era un eroe tragico, uno che faceva l’antipatico con tutti ma che quando è stato il momento ha dato anima e cuore alla causa dell’amico Spartacus. Era Gattuso dove Spartacus era Pirlo: Pirlo è centomila volte più bravo, ma a Gattuso gli vuoi bene più di tutti.
Cercando Crixus negli angoli dello schermo, del tipo “fatemelo vedere di più ché siamo amici”, ci si rende poi conto di quanta altra gente manca: il Doctore, mitico insegnante dalla frusta sempre pronta, il viscido Ashur, il prode Agron. Tutta gente che sarebbe arrivata dopo, in questa o in altre stagioni.
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Certo è che pure rivedere Spartacus, “quello” Spartacus, fa una certa impressione: l’occhio azzurro e intenso di Andy Whitfield – la cui malattia avrebbe prima causato un rinvio della seconda stagione con l’inserimento della miniserie Gods of the Arena, e poi un definitivo recasting – ci restituisce subito la sensazione che non potevano sceglierlo meglio. Chissà se la serie sarebbe durata di più, se non fosse stata funestata da quel lutto e da un nuovo protagonista, Liam McIntyre, che purtroppo non reggeva il confronto, per quanto non fosse mica un cane (anzi, qualcuno diceva che era perfino più adatto a certe atmosfere “politico-strategiche” delle stagioni successive).
Insomma, al contrario di altri show che sparano tutto subito – soldi, idee, esplosioni – per poi deluderti ogni settimana di più, qui si percorse una strada diversa: un inizio non ancora eccezionale, quasi solo una dichiarazione di stile, seguito però da puntate che ci sarebbero rimasti nel cuore per sempre.
Qui a Serial Minds le dovremmo odiare le serie così, perché sono quelle che ci fanno fare brutta figura nelle recensioni dei pilot. E invece no, dopo quasi sei anni son qui a sospirare guardando fuori dalla finestra, ripensando a quando Spartacus mozzava le teste e seduceva le gnoccolone.
Ahhhh, i ricordi…
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Fonte: SerialMinds
Re-Pilot: la prima puntata di Spartacus rivista sei anni dopo
Che effetto va rivedere i vecchi episodi?
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L’altro giorno col Villa ci interrogavamo su una pratica da molti considerata normale: rivedere le serie tv.
Non è una questione nuova, ovviamente, e nemmeno banale: quante volte vi è capitato di rivedere un film (o leggere un libro) che non incontravate da anni solo per scoprire dettagli, sfumature e significati che non ricordavate e/o che non avevate colto all’epoca? Quel doppio senso un po’ spinto compreso solo ora, quel cameo di un attore diventato famoso molto dopo, il semplice fatto di percepire la stessa storia in modo diverso perché TU sei diverso.
Ecco, temo che non abbiamo il tempo per rivedere intere serie tv (o quello o il sito), però il tempo per i pilot si trova.
E allora taaaac, nuova rubrica!
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Oggi parliamo di un caro vecchio amico scomparso troppo presto (e purtroppo non è solo una figura retorica). Su Infinity c’è Spartacus, così ho cominciato da lì.
Non credo sia necessario fare chissà quale riassunto: serie debuttata nel gennaio 2010 su Starz (cazzo, quasi sei anni…), racconta romanzandola a manetta la storia di Spartaco, mitico gladiatore e poi capo di schiavi ribelli.
Ricordo molto bene il senso di perdita alla fine della serie, meno bene le sensazioni iniziali, anche se io arrivai a Spartacus con un po’ di ritardo: a gennaio 2010 Serial Minds non c’era ancora, quindi permettevo a me stesso di essere meno sul pezzo, diciamo così.
Ebbene, se dovessi recensire ora il primo episodio di Spartacus probabilmente non ne rimarrei granché entusiasta. Una cosa in mente ce l’avevo ancora: quella specie di corsa campestre col fondale fintissimo che funge da flashforward quando il protagonista (in quel momento non ancora “Spartacus”) va a far la guerra insieme ai romani. Ecco, quella scena mi pare ridicola ancora oggi, e lì rimane.
La cosa interessante però è uno strano ribaltamento – non so quanto davvero immaginato a tavolino dagli autori – per cui gli elementi su cui punta il pilot non sono quelli che poi faranno la differenza nel sentimento verso la serie.
È un episodio ampiamente basato sul sesso e sulla violenza (avrebbero dovuto chiamarlo “Spartacus – Blood and Tits”) e non c’è nemmeno troppo da ricamarci sopra: Starz puntava al pubblico maschile e ha usato il sangue e il nudo. Pulito, semplice, efficace. Certo, poi le cose possono essere contestualizzate o meno: è così che le maialate di Spartacus si inseriscono bene nell’atmosfera provocatoriamente pagana della serie, esattamente come l’esibizione dei corpi del recente Flesh & Bone ha tutto un suo bel senso nel racconto della vita-al-limite delle ballerine.
Ma evitiamo di farci troppe pippe (MENTALI) su una chiappa in più o in meno.
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Accanto a questo due elementi “di sfondamento”, chiamiamoli così, c’è ovviamente il richiamo fortissimo allo stile di 300 (che invece è del 2006, mannaggia a lui che sembra ieri…), ai suoi ralenty insistiti, alla sua estetica da fumetto per cui nulla è realistico e tutto è esagerato. Per questo anche la famosa campestre sui fondali ridicoli ha comunque la sua coerenza nello stile di Spartacus: magari si poteva solo fare un po’ meglio.
Non mancano nemmeno rimandi espliciti a porzioni assai importanti della narrazione successiva: il desiderio di ritrovare la compagna perduta, l’onore fra compagni d’arme, le gelosie e gli intrighi che percorrono la società romana, in cui qualunque gesto è fatto in funzione della scalata verso la gloria politica e la ricchezza personale. C’è pure l’arena, in cui il nostro protagonista mostra il suo talento gladiatorio attirando ammirazione e odio in egual misura.
Il tutto con un certo menefreghismo della Storia, che all’epoca sollevò qualche italica polemica (qualcuno se la prese per il fatto che una FICTION americana dipingesse i suoi antenati come sozzi suini dediti unicamente al sesso e al cibo, come se ai suddetti antenati, morti da due millenni, gliene potesse fregare qualcosa).
Quello che invece manca al pilot (e che avrei ritrovato in tutti gli episodi di Spartacus), sono altri elementi che mi sarebbero rimasti assai più impressi: per esempio la quotidianità del Ludos, la scuola per gladiatori. In una sorta di talent show pre-cristiano, il resto della stagione di Spartacus ci avrebbe fatto entrare in dinamiche sorprendentemente meno pompose e più intime, personali, facendoci affezionare a personaggi che, in caso di eliminazione dal talent, non sarebbero finiti a fare le comparsate in discoteca a tremila sesterzi a botta, ma sarebbero semplicemente morti.
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Personaggi che, ecco un nocciolo della questione, in questo episodio non appaiono neanche o si vedono di sfuggita.
La scena migliore in questo senso, quando si parla di “che effetto fa rivedere i pilot”, è quella della presentazione dei futuri gladiatori. Quando Batiatus arriva a far vedere i suoi nuovi campioni li presenta con una certa sufficienza, già tutto livoroso per la migliore scuderia dell’odiato Solonius. Solo che uno dei due gladiatori presentati è Crixus!
Cioè, Crixus è tipo er mejo del Colosseo, il gladiatore più figo di tutti, quello che c’ha i record e le statistiche migliori. È il personaggio su cui, complice anche la malattia e la scomparsa del povero Andy Whitfield, avremmo riversato tutto il nostro amore seriale, anche se di sicuro non era un omino facile con cui trattare.
Ma il bello stava lì: era un eroe tragico, uno che faceva l’antipatico con tutti ma che quando è stato il momento ha dato anima e cuore alla causa dell’amico Spartacus. Era Gattuso dove Spartacus era Pirlo: Pirlo è centomila volte più bravo, ma a Gattuso gli vuoi bene più di tutti.
Cercando Crixus negli angoli dello schermo, del tipo “fatemelo vedere di più ché siamo amici”, ci si rende poi conto di quanta altra gente manca: il Doctore, mitico insegnante dalla frusta sempre pronta, il viscido Ashur, il prode Agron. Tutta gente che sarebbe arrivata dopo, in questa o in altre stagioni.
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Certo è che pure rivedere Spartacus, “quello” Spartacus, fa una certa impressione: l’occhio azzurro e intenso di Andy Whitfield – la cui malattia avrebbe prima causato un rinvio della seconda stagione con l’inserimento della miniserie Gods of the Arena, e poi un definitivo recasting – ci restituisce subito la sensazione che non potevano sceglierlo meglio. Chissà se la serie sarebbe durata di più, se non fosse stata funestata da quel lutto e da un nuovo protagonista, Liam McIntyre, che purtroppo non reggeva il confronto, per quanto non fosse mica un cane (anzi, qualcuno diceva che era perfino più adatto a certe atmosfere “politico-strategiche” delle stagioni successive).
Insomma, al contrario di altri show che sparano tutto subito – soldi, idee, esplosioni – per poi deluderti ogni settimana di più, qui si percorse una strada diversa: un inizio non ancora eccezionale, quasi solo una dichiarazione di stile, seguito però da puntate che ci sarebbero rimasti nel cuore per sempre.
Qui a Serial Minds le dovremmo odiare le serie così, perché sono quelle che ci fanno fare brutta figura nelle recensioni dei pilot. E invece no, dopo quasi sei anni son qui a sospirare guardando fuori dalla finestra, ripensando a quando Spartacus mozzava le teste e seduceva le gnoccolone.
Ahhhh, i ricordi…
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Fonte: SerialMinds
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