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Da APUMA Gio Mag 12, 2016 8:28 am
SPARTACUS LA GUERRA DEI DANNATI (Spartacus War of the Damned)Nemici di Roma[Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine]"Nemici di Roma" è il primo episodio di Spartacus: La Guerra dei Dannati ed il trentesimo dell'intera serie.
Curisoità
- Prima dell'inizio di questa serie era stato pianificato un lungometraggio ma dopo che i Writers si resero conto che molte parti sarebbero state tagliate a causa della censura l'idea fu abbandonata.
- Nella realtà Cossinio e Furio oltre al Questore Gaio Toriano furono sotto il comando di Publio Varinio e vennero annientati prima della sconfitta definitiva di Varinio in cui non è certa la morte come riportato nella serie precedente.
- Durante il colloquio tra Gannicus e Spartacus possiamo notare nella tenda 6 Aquile della Legione ad indicare i comandanti romani sconfitti, in realtà i nemici sconfitti fino a quel momento sono 5 ovvero Glabro, Varinio, Scrofa, Furio e Cossinio nonostante che gli ultimi due fossero ancora in vita. Sempre per quanto riguarda le insegne romane, Cossinio racconta a Metello che Spartacus ha rubato tutte le prestigiose effigi romane dopo aver distrutto le truppe di Scrofa mentre nella realtà fu Varinio a subire questo disonore.
- Il figlio maggiore di Crasso era omonimo del padre quindi il nome Tiberio è stato inserito per identificarlo meglio rispetto a due persone dello stesso nome.
- Marco Licinio Crasso fu nominato Pretore nel 72 a.C. e non Imperatore come mostrato nella serie.
- Nella prima apparizione di Nasir, il siriano si è spesso lamentato della pesantezza della spada infatti da questa stagione si può notare che la sua arma principale è la lancia.
- In questa serie Sertorio viene chiamato nella forma italianizzata e non Sertorius come è stato nella serie precedente.
- I costumi dei personaggi in questa stagione rivelano alcuni abbellimenti della classe superiore Romana, anche Spartacus ha incorporato una corazza romana sul petto oltre ad una protezione nella sua spalla sempre dello stesso stile.
- I soldati romani usano visibilmente le staffe ai cavalli mentre queste sono state conosciute non prima del V sec. d.C. nel periodo bizantino.
- Quando Diotimo e Spartacus stanno parlando nella tenda si può notare come quest'ultimo tenti per tre volte consecutive di rinfoderare la spada.
- Il creatore Steven S. DeKnight ha rivelato che già dal primo episodio ha voluto mostrare il tono della serie e cioè del diverso tipo di storia, una grande battaglia con una rivelazione epica che porta Spartacus ad effettuare una carica a cavallo ed il suo esercito a seguirlo dietro di lui, la scena più semplice da scrivere invece è stata quella in cui Spartacus e Gannicus discutono della posizione di comando che il trace vorrebbe consegnare al compagno, dimostrando come Spartacus abbia messo il cuore da parte per essere in grado di fare ciò che è giusto, infine la parte che preferisce è quella della introduzione di Crasso che, secondo lui, porta nuova vita e sangue nella serie, che però non si vanta di essere il cattivo che porta il pubblico ad odiarlo ma guadagnarsi il tifo del pubblico che si augura non gli succeda niente di male.
- In una intervista sempre di Steven S. DeKnight ha rivelato che il personaggio di Donar è stato creato appositamente per essere ucciso in Spartacus: La Vendetta poi l'idea è stata accantonata ed il personaggio fa di nuovo la sua comparsa in questa ultima stagione.
- Al tempo della Repubblica romana il titolo di Imperatore o Imperator era l'equivalente di un comandante, veniva assunto dopo una importante vittoria e necessario per celebrare il Trionfo, veniva poi abbandonato dopo la proclamazione.
- Durante l'incontro nella tenda Gannicus rivela a Spartacus la morte di Lucrezia ed Ilizia ma non è noto come sia venuto a saperlo, molto probabilmente ne ha avuta conoscenza dal giro di amicizie mantenute durante i suoi viaggi dopo aver conquistato la libertà, inoltre nel momento che Gannicus racconta a Spartacus della morte di Melitta e di essersi successivamente vendicato, le immagini della sua mente mostrano l'uccisione di Tullio dando prova che infatti Gannicus non ha mai saputo che in realtà il vino era stato avvelenato da Lucrezia.
- Quando il figlio minore raggiunge Crasso nel suo studio e dice di voler partire in guerra con lui suo padre risponde "come vorrei tu avessi l'età per stare al fianco di tuo padre, adesso corri a letto e sogna i tuoi futuri allori", tale affermazione si rivelerà giusta perché Publio Licinio Crasso dopo essere stato per alcuni anni al servizio di Giulio Cesare in Gallia combatterà al fianco del padre in Siria contro i Parti nella battaglia di Carre dove nel 53 a.C. troveranno entrambi la morte.
- Parlando dei mancati aiuti Cossinio pronuncia la frase "il dado ormai è tratto" facendo riferimento alla famosa frase latina "Alea Iacta Est" e cioè "Il Dado è Tratto" attribuita da Svetonio a Giulio Cesare che l'avrebbe pronunciata quando il 10 Gennaio del 49 a.C. varcò il fiume Rubicone entrando in suolo romano e dando vita alla seconda guerra civile.
- I nomi di Antonio e Lucullo menzionati da Metello si riferiscono a:
- Marco Antonio Cretico, padre del famoso triumviro Marco Antonio, venne eletto Pretore nel 75 a.C. e l'anno successivo con l'appoggio di Marco Aurelio Cotta e Publio Cornelio Cetego prese il comando della flotta romana e la giurisdizione delle coste del Mediterraneo per eliminare i pirati di Mitridate, essendosi dimostrato avaro e facendo uso del proprio potere per ottenere più denaro possibile organizzò un attacco contro Creta ma venne sconfitto miseramente e morì nel 71 a.C. venendo chiamato Cretico in segno di derisione.
- Marco Terenzio Varrone Lucullo, eletto Console nel 73 a.C. insieme a Longino divenne Proconsole di Macedonia, terminato il consolato condusse parecchie campagne militari specialmente contro Mitridate insieme al fratello Lucio Lucullo per poi intervenire contro le forze ribelli di Spartaco sbarcando a Brundisium odierna Brindisi per bloccarne l'avanzata fino alla battaglia finale.
- Il nome di Longino menzionato da Cossinio si riferisce proprio a Gaio Cassio Longino che fu eletto Console nel 73 a.C. e poi Proconsole della Gallia Cisalpina dove tentò di fermare le truppe di Spartaco presso Mutina odierna Modena ma venne sconfitto.
Sia Lucullo che Longino combatterono Spartaco prima dell'arrivo di Crasso ma non vengono rappresentati visibilmente nella serie.
- Nel momento in cui viene mostrata Roma al termine dell'episodio, si può notare il Circo Massimo interamente costruito, nella realtà questo particolare non sarebbe potuto essere possibile visto che tale struttura ottenne la sua forma definitiva proprio grazie a Giulio Cesare nel 46 a.C. e probabilmente completato da Augusto successivamente.
- La rivolta di Spartacus non verrà mai chiamata durante la serie con il nome ufficiale di Terza Guerra Servile.
Citazioni
- Spartacus: Dov'è Gannicus? Come al solito, manca il suo rapporto.
Crisso: Sai bene com'è fatto. Ama celebrare dopo una vittoria; spesso per molti giorni.
Spartacus: La cosa mi vedrebbe favorevole, una volta che ci fossimo liberati di Furio e Cossinio.
Crisso: I quali hanno dimostrato di essere scaltri. Aspettiamoci qualche mossa ardita.
Spartacus: Raddoppia le sentinelle sulle colline, non ci coglieranno impreparati.
Agron: Dai troppo credito a quei porci.
Spartacus: Sottovalutare l'avversario è una caratteristica dei Romani, non cascarci anche tu.
- Gannicus: Mi hai convocato?
Spartacus: Sì, mio malgrado, visto che non hai fatto rapporto come Crisso e Agron... Giorni fa.
Gannicus: Questioni urgenti hanno assorbito la mia attenzione.
Spartacus: Cioè donne e vino.
Gannicus: C'è qualcosa di più urgente?
Spartacus: Non posso aspettare così a lungo il tuo rapporto dopo una battaglia.
Gannicus: Ci siamo battuti... Abbiamo vinto... Non credo ci sia altro da aggiungere.
Spartacus: Finora hai dimostrato di essere una risorsa preziosa. Tuttavia trovo che tu sia sprecato come semplice combattente. Ti spetta un ruolo diverso: assumi il comando accanto a me e a Crisso.
Gannicus: Ho dedicato la mia vita alla tua causa in onore di Enomao. Può darsi perfino che un giorno la faccia mia, ma io non sono un capo, e non ambisco neanche ad esserlo.
Spartacus: Molti già ti considerano come tale, e un numero ancora maggiore ti seguirebbe in battaglia.
Gannicus: Cioè morirebbero per me?
Spartacus: No, per la causa.
Gannicus: Non mi piace dominare o essere ritenuto migliore di quanto non sia, come molti tendono a pensare di te.
Spartacus: Senza ch'io lo voglia.
Gannicus: Eppure è così. La gente comincia a ritenerti un Dio, sarebbe delusa se scoprisse che sei un semplice mortale.
- Gannicus: Quando avrai messo in ginocchio la potente Repubblica, contro chi rivolgerai la tua collera? Gli uomini che hanno segnato il tuo destino, gli uomini che ti hanno strappato la tua sposa, non sono più di questo mondo. Anche le mogli sono morte: Lucrezia e Ilizia li hanno seguiti nell'Averno.
Spartacus: Centomila morti non sarebbero sufficienti per vendicare Sura! [...] Non sono riuscito a salvarla, e adesso combatto perché una vita innocente non sia più così impietosamente stroncata, perché i Romani e la loro crudeltà diventino un lontano ricordo!
Gannicus: Possa tu trovare pace, inseguendo il tuo scopo. Ora dedichiamoci al vino e alle donne, e lasciamo da parte questi cupi pensieri.
Spartacus: Apprezzo l'offerta, ma non ti seguo.
Gannicus: Vuol dire che berrò e fotterò in tuo nome, e al segnale andrò in battaglia, passo dopo passo fino al Senato di Roma, se è lì che la tua pazzia mi condurrà!
- [Ridendo, dopo aver visto Spartacus lanciare una picca in lontananza e uccidere un soldato] Con la spada siamo uguali, ma con la lancia mi batti, lo riconosco! (Gannicus)
- Crisso: Abbiamo inflitto loro [Furio e Cossinio] perdite ingenti, eppure sono mesi che non riusciamo a mandare in rotta l'esercito!
Spartacus: Forse le teste dei comandanti infilzate su un'asta otterranno lo scopo.
Crisso: Trofei difficili da conquistare...
- Spartacus: Pochi uomini potrebbero agire furtivamente.
Gannicus: Pochi contro molti: mi ricorda i vecchi tempi!
- Nevia: È un piano delirante!
Crisso: Come tutti quelli sfornati dalla sua [Di Spartacus] mente.
- Tiberio: Continui a perdere tempo allenandoti con un volgare schiavo.
Crasso: Anche Spartacus un tempo era ritenuto tale. Useresti questo termine riduttivo anche adesso?
Tiberio: No, comunque nonostante le sue vittorie è sempre uno schiavo.
Crasso: È un uomo. Il fatto che è uno schiavo non lo rende né migliore né peggiore.
Tiberio: Tu lo metteresti sullo stesso livello di un Romano?
Crasso: Sotto certi aspetti ha dimostrato di essere migliore.
- Gli Dei hanno ascoltato le mie preghiere: non amo vantarmi delle vittorie facili! (Gannicus)
- Crisso: Non abbiamo idea di quanti ci aspettino dentro.
Gannicus: Speriamo che non siano pochi!
Crisso: Sono circondato da pazzi furiosi, e il bello è che sto diventando come loro!
- Gannicus: Gli Dei ci sono benevoli.
Crisso: Spartacus non crede negli Dei.
Spartacus: Prego che stanotte mi dimostrino che sbaglio!
- Crasso: Aggrediscimi, come faresti con un avversario nell'arena! Crudelmente, e senza pietà! Abbiamo tutti una lezione da imparare.
Ilarus: Tu mi chiedi di ucciderti.
Crasso: Ti ordino di provarci!
- Il peggior nemico di un uomo è il dubbio. Non voglio averlo accanto, quando affronterò Spartacus. (Crasso)
- Calcolo e pazienza sono doti essenziali per eccellere. (Crasso)
- Cossinio: L'errore è stato mio: non ho previsto che avreste attaccato di notte, come dei volgari ladri e tagliagole.
Spartacus: Un errore che non farai mai più.
Cossinio: Dimmi le condizioni della resa, e facciamola finita.
Spartacus: Non ci sono condizioni che un Romano sarebbe capace di onorare! [Detto ciò, lo decapita]
- Tiberio: Come sapevi che Spartacus li avrebbe attaccati, invece di fuggire lontano, una volta informato del tuo imminente arrivo?
Crasso: Ne ero certo; è quello che avrei fatto io.
- Spartacus: Dobbiamo allontanarci prima che arrivi l'esercito di Crasso.
Gannicus: Lo spavaldo Spartacus che evita un confronto suicida?
Spartacus: Le nostre unità sono aumentate al di là di ogni previsione. Tuttavia si avvicina l'inverno: dover combattere la fame e il freddo insieme all'esercito di Crasso, ci condurrebbe a una disfatta certa. Dobbiamo cercare riparo e approvvigionamenti, per poterci difendere in caso di attacco fino alla primavera.
Crisso: Non c'è una fattoria o un complesso agricolo che ci possa contenere tutti.
Spartacus: No, infatti. Solo una città ci potrebbe accogliere: quindi ne strapperemo una dalla carne viva di Roma, e renderemo più dolorosa la ferita portando morte e distruzione!
- Il sangue e la vittoria sono afrodisiaci. (Agron)
Fonte: Spartacus Wiki - Wikipedia
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