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Spartacus
APUMA- C'è un pò di Divino in te!
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Re: Spartacus
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Re: Spartacus
CONDIZIONE DELLE DONNE NELL'ANTICA ROMA
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Nella Roma arcaica, quella in cui cominciano a imporsi i rapporti antagonistici, il pater familias (con la sua patria potestà, col suo potere assoluto, natura et iure) aveva dei privilegi relativi al fatto ch'era titolare dei propri beni, a differenza della donna, che, come i figli, non poteva possedere qualcosa di proprio.
Nei primi secoli della sua storia il diritto romano rifletteva le regole di una società in cui capo indiscusso era l'uomo, con un potere di vita e di morte ("ius vitae ac necis"), padrone della casa e della familia, comprensiva anche dell'intera servitù.
Soltanto l'uomo godeva dei diritti politici (votare, eleggere e farsi eleggere, percorrere la carriera politica, il corsus honorum). La donna ne era del tutto esclusa; anche per esercitare i diritti civili (sposarsi, ereditare, fare testamento) aveva bisogno del consenso di un tutore, di un uomo che esercitasse su di lei la tutela: questi era il padre, poi il marito e, all'eventuale morte del marito, il parente maschio più prossimo.
Da una legge che figura nelle XII Tavole si può ricavare la posizione giuridica della donna nell'antica Roma: "Feminas, etsi perfectae aetatis sint, in tutela esse, exceptis virginibus Vestalibus". E cioè: "(E' stabilito che), sebbene siano di età adulta, le donne devono essere sotto tutela, eccettuate le vergini Vestali" (che però erano sotto la tutela del pontefice massimo).
La donna romana era costantemente sotto tutela, cioè in manu: dalla manus protettiva e imperativa del padre passava, anche senza il suo consenso, a quella del marito. Tuttavia, è documentata la presenza di un matrimonio senza manus, cioè senza potere del marito, in epoca precedente alle Dodici Tavole.
E' con la legislazione attribuita a Romolo che si sancisce definitivamente una situazione iniqua nel rapporto tra i sessi (la stessa leggenda sul ratto delle Sabine fa capire in quale considerazione tenessero i romani le donne).
Le limitazioni alla capacità giuridica della donna romana vengono spiegate dai giuristi latini con pretese qualità negative come l'ignorantia iuris (ignoranza della legge), imbecillitas mentis (inferiorità naturale), infirmitas sexus (debolezza sessuale), levitatem animi (leggerezza d'animo) ecc. La rivendicazione di questa radicale diversità tra uomo e donna rifletteva una netta contrapposizione già esistente tra uomo e uomo, tipica delle società antagonistiche.
Al pari degli impotenti o degli eunuchi, la donna romana, nel periodo arcaico, non poteva adottare; non poteva neppure rappresentare interessi altrui, né in giudizio, né in contrattazioni private; non poteva fare testamento o testimoniare, né garantire per debiti di terzi, né fare operazioni finanziarie; non poteva neppure essere tutrice dei suoi figli minori.
Le veniva preclusa la facoltà d'intervenire nella sfera giuridica di terzi semplicemente perché (e con questo in pratica si chiudeva il cerchio della discriminazione) non aveva mai ufficialmente gestito alcun tipo di potere su altri.
Sotto questo aspetto la società maschilista romana non faceva molta differenza tra donne ignobili e donne rispettabili, come p.es. le matrone. Le differenze erano di carattere etico-sociale, non certo politico.
Tra le prime, spesso indicate come non romane, sono coloro che provengono dal mondo del teatro, del circo, della prostituzione. Queste donne appartengono ad uno status sociale inferiore, riconoscibile ad esempio nel fatto che era loro consentito di non coprirsi il capo o nel divieto di portare la stola, quel manto che è considerato proprio della rispettabile matrona. Queste donne di rango inferiore, come pure quella ufficialmente dichiarate adultere, vengono private a scopo punitivo del diritto di contrarre un legittimo matrimonio e della facoltà di trasmettere pieni diritti civili.
A differenza delle donne egiziane le romane non avevano diritto al nome proprio. Nel caso avesse un nome proprio, questo non doveva essere conosciuto se non dai più stretti familiari e non doveva mai essere pronunciato in pubblico. (1)
Alla nascita infatti venivano assegnati tre nomi al maschio: il praenomen (p.es. Marco; in tutto erano circa una ventina), il nomen (p.es. Tullio) e il cognomen (p.es. Cicerone); e uno solo alla femmina, quello della gens a cui apparteneva, usato al femminile. La donna veniva considerata non come individuo, ma come parte di un nucleo familiare. Cicerone, p.es., chiamerà la figlia col nome di Tullia.
Se le figlie erano più di una, accanto al nome della gens portavano il nome generico di Prima, Secunda, ecc. Ma questo era la plebe a farlo, i patrizi preferivano attingere alle antenate illustri. Per distinguere due sorelle oppure madre e figlia si usavano l'aggettivo senior o junior.
I liberti, maschi o femmine, assumevano il nome del patrono. A volte, ma solo per i maschi, si aggiungeva un soprannome per meriti civili o militari: p.es. l'Uticense, il Censore, l'Africano...
D'altra parte avere un nome proprio contava relativamente: nella Roma repubblicana venivano censite solo le donne che, in quanto ereditiere, avevano l'obbligo di contribuire a mantenere l'esercito.
Fonte: Homolaicus
[1] Si noti che a differenza di quella romana, la donna etrusca poteva essere identificata anche col nome della madre, poteva partecipare ai banchetti sdraiandosi sui letti con gli uomini (mentre a Roma le donne dovevano stare sedute), si occupava di affari pubblici, discutendo di politica (anche se non poteva votare né essere eletta), usciva di casa quando voleva, talvolta era libera di scegliersi lo sposo e in genere aveva una libertà che scandalizzava molto gli scrittori greci e romani, che descrissero gli etruschi come un popolo privo di moralità.
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Nella Roma arcaica, quella in cui cominciano a imporsi i rapporti antagonistici, il pater familias (con la sua patria potestà, col suo potere assoluto, natura et iure) aveva dei privilegi relativi al fatto ch'era titolare dei propri beni, a differenza della donna, che, come i figli, non poteva possedere qualcosa di proprio.
Nei primi secoli della sua storia il diritto romano rifletteva le regole di una società in cui capo indiscusso era l'uomo, con un potere di vita e di morte ("ius vitae ac necis"), padrone della casa e della familia, comprensiva anche dell'intera servitù.
Soltanto l'uomo godeva dei diritti politici (votare, eleggere e farsi eleggere, percorrere la carriera politica, il corsus honorum). La donna ne era del tutto esclusa; anche per esercitare i diritti civili (sposarsi, ereditare, fare testamento) aveva bisogno del consenso di un tutore, di un uomo che esercitasse su di lei la tutela: questi era il padre, poi il marito e, all'eventuale morte del marito, il parente maschio più prossimo.
Da una legge che figura nelle XII Tavole si può ricavare la posizione giuridica della donna nell'antica Roma: "Feminas, etsi perfectae aetatis sint, in tutela esse, exceptis virginibus Vestalibus". E cioè: "(E' stabilito che), sebbene siano di età adulta, le donne devono essere sotto tutela, eccettuate le vergini Vestali" (che però erano sotto la tutela del pontefice massimo).
La donna romana era costantemente sotto tutela, cioè in manu: dalla manus protettiva e imperativa del padre passava, anche senza il suo consenso, a quella del marito. Tuttavia, è documentata la presenza di un matrimonio senza manus, cioè senza potere del marito, in epoca precedente alle Dodici Tavole.
E' con la legislazione attribuita a Romolo che si sancisce definitivamente una situazione iniqua nel rapporto tra i sessi (la stessa leggenda sul ratto delle Sabine fa capire in quale considerazione tenessero i romani le donne).
Le limitazioni alla capacità giuridica della donna romana vengono spiegate dai giuristi latini con pretese qualità negative come l'ignorantia iuris (ignoranza della legge), imbecillitas mentis (inferiorità naturale), infirmitas sexus (debolezza sessuale), levitatem animi (leggerezza d'animo) ecc. La rivendicazione di questa radicale diversità tra uomo e donna rifletteva una netta contrapposizione già esistente tra uomo e uomo, tipica delle società antagonistiche.
Al pari degli impotenti o degli eunuchi, la donna romana, nel periodo arcaico, non poteva adottare; non poteva neppure rappresentare interessi altrui, né in giudizio, né in contrattazioni private; non poteva fare testamento o testimoniare, né garantire per debiti di terzi, né fare operazioni finanziarie; non poteva neppure essere tutrice dei suoi figli minori.
Le veniva preclusa la facoltà d'intervenire nella sfera giuridica di terzi semplicemente perché (e con questo in pratica si chiudeva il cerchio della discriminazione) non aveva mai ufficialmente gestito alcun tipo di potere su altri.
Sotto questo aspetto la società maschilista romana non faceva molta differenza tra donne ignobili e donne rispettabili, come p.es. le matrone. Le differenze erano di carattere etico-sociale, non certo politico.
Tra le prime, spesso indicate come non romane, sono coloro che provengono dal mondo del teatro, del circo, della prostituzione. Queste donne appartengono ad uno status sociale inferiore, riconoscibile ad esempio nel fatto che era loro consentito di non coprirsi il capo o nel divieto di portare la stola, quel manto che è considerato proprio della rispettabile matrona. Queste donne di rango inferiore, come pure quella ufficialmente dichiarate adultere, vengono private a scopo punitivo del diritto di contrarre un legittimo matrimonio e della facoltà di trasmettere pieni diritti civili.
A differenza delle donne egiziane le romane non avevano diritto al nome proprio. Nel caso avesse un nome proprio, questo non doveva essere conosciuto se non dai più stretti familiari e non doveva mai essere pronunciato in pubblico. (1)
Alla nascita infatti venivano assegnati tre nomi al maschio: il praenomen (p.es. Marco; in tutto erano circa una ventina), il nomen (p.es. Tullio) e il cognomen (p.es. Cicerone); e uno solo alla femmina, quello della gens a cui apparteneva, usato al femminile. La donna veniva considerata non come individuo, ma come parte di un nucleo familiare. Cicerone, p.es., chiamerà la figlia col nome di Tullia.
Se le figlie erano più di una, accanto al nome della gens portavano il nome generico di Prima, Secunda, ecc. Ma questo era la plebe a farlo, i patrizi preferivano attingere alle antenate illustri. Per distinguere due sorelle oppure madre e figlia si usavano l'aggettivo senior o junior.
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[1] Si noti che a differenza di quella romana, la donna etrusca poteva essere identificata anche col nome della madre, poteva partecipare ai banchetti sdraiandosi sui letti con gli uomini (mentre a Roma le donne dovevano stare sedute), si occupava di affari pubblici, discutendo di politica (anche se non poteva votare né essere eletta), usciva di casa quando voleva, talvolta era libera di scegliersi lo sposo e in genere aveva una libertà che scandalizzava molto gli scrittori greci e romani, che descrissero gli etruschi come un popolo privo di moralità.
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Re: Spartacus
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- Messaggio n°479
Re: Spartacus
Interessante!APUMA ha scritto:CONDIZIONE DELLE DONNE NELL'ANTICA ROMA
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Nella Roma arcaica, quella in cui cominciano a imporsi i rapporti antagonistici, il pater familias (con la sua patria potestà, col suo potere assoluto, natura et iure) aveva dei privilegi relativi al fatto ch'era titolare dei propri beni, a differenza della donna, che, come i figli, non poteva possedere qualcosa di proprio.
Nei primi secoli della sua storia il diritto romano rifletteva le regole di una società in cui capo indiscusso era l'uomo, con un potere di vita e di morte ("ius vitae ac necis"), padrone della casa e della familia, comprensiva anche dell'intera servitù.
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La donna romana era costantemente sotto tutela, cioè in manu: dalla manus protettiva e imperativa del padre passava, anche senza il suo consenso, a quella del marito. Tuttavia, è documentata la presenza di un matrimonio senza manus, cioè senza potere del marito, in epoca precedente alle Dodici Tavole.
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Al pari degli impotenti o degli eunuchi, la donna romana, nel periodo arcaico, non poteva adottare; non poteva neppure rappresentare interessi altrui, né in giudizio, né in contrattazioni private; non poteva fare testamento o testimoniare, né garantire per debiti di terzi, né fare operazioni finanziarie; non poteva neppure essere tutrice dei suoi figli minori.
Le veniva preclusa la facoltà d'intervenire nella sfera giuridica di terzi semplicemente perché (e con questo in pratica si chiudeva il cerchio della discriminazione) non aveva mai ufficialmente gestito alcun tipo di potere su altri.
Sotto questo aspetto la società maschilista romana non faceva molta differenza tra donne ignobili e donne rispettabili, come p.es. le matrone. Le differenze erano di carattere etico-sociale, non certo politico.
Tra le prime, spesso indicate come non romane, sono coloro che provengono dal mondo del teatro, del circo, della prostituzione. Queste donne appartengono ad uno status sociale inferiore, riconoscibile ad esempio nel fatto che era loro consentito di non coprirsi il capo o nel divieto di portare la stola, quel manto che è considerato proprio della rispettabile matrona. Queste donne di rango inferiore, come pure quella ufficialmente dichiarate adultere, vengono private a scopo punitivo del diritto di contrarre un legittimo matrimonio e della facoltà di trasmettere pieni diritti civili.
A differenza delle donne egiziane le romane non avevano diritto al nome proprio. Nel caso avesse un nome proprio, questo non doveva essere conosciuto se non dai più stretti familiari e non doveva mai essere pronunciato in pubblico. (1)
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[1] Si noti che a differenza di quella romana, la donna etrusca poteva essere identificata anche col nome della madre, poteva partecipare ai banchetti sdraiandosi sui letti con gli uomini (mentre a Roma le donne dovevano stare sedute), si occupava di affari pubblici, discutendo di politica (anche se non poteva votare né essere eletta), usciva di casa quando voleva, talvolta era libera di scegliersi lo sposo e in genere aveva una libertà che scandalizzava molto gli scrittori greci e romani, che descrissero gli etruschi come un popolo privo di moralità.
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- Messaggio n°480
Re: Spartacus
Sotto la Maschera
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"Sotto la Maschera" è il quarto episodio di Spartacus: Gli Dei dell'Arena ed il diciassettesimo dell'intera serie.
Curiosità
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"Sotto la Maschera" è il quarto episodio di Spartacus: Gli Dei dell'Arena ed il diciassettesimo dell'intera serie.
Curiosità
- Lo stile di combattimento del Reziario dotato di rete e tridente è stato introdotto 60 anni dopo gli eventi della serie dall'Imperatore Augusto e fa riferimento allo stile unico appartenuto a Gneo in Spartacus: Sangue e Sabbia.
- Le parole di Batiato "rimpiango che mio padre non abbia conosciuto i privilegi della gloria militare, goduto delle fortune accumulabili, dei patrocinii, delle alleanze sancite dalle armi, lui non ha mai aspirato a diventare più di quello che era, un semplice lanista, ben lontano da Roma" mentre gioca con Spartacus nell'episodio "Scambio di Favori" di Spartacus: Sangue e Sabbia sono riferite alla mancanza di ambizione che Tito dimostra e rimprovera al figlio durante l'episodio.
- Durante la visita di Batiato e suo padre Tito al mercato degli schiavi di Napoli, il commerciante propone un trace come gladiatore ma Batiato rifiuta dicendo "i traci sono difficili da domare e non vanno d'accordo con i Galli", questa citazione è riferita alla futura rivalità tra Spartacus e Crisso in Spartacus: Sangue e Sabbia.
- Nell'episodio "La Maschera di Diana" di Spartacus: Sangue e Sabbia quando Licinia se ne va lasciando da sole Lucrezia ed Ilizia, quest'ultima afferma all'amica "dovresti fare attenzione, con Licinia, è di un ceto sociale superiore al tuo, e non esiterà a ricordartelo al primo sbalzo di umore, e i suoi sbalzi non sono affatto rari", a queste parole Lucrezia risponde "ho già avuto a che fare con persone di questo tipo" riferendosi molto probabilmente a Tito visto che anche lui ricordava spesso al figlio Quinto di aver sposato una donna di un rango inferiore al suo.
- La tribù degli Arverni che hanno ucciso la famiglia di Crisso e che lui stesso racconta a Barca è un riferimento alla tribù della Gallia guidata da Vercingetorige che affrontò Giulio Cesare durante la conquista della Gallia nel 53 a.C., nella realtà Crisso apparteneva alla tribù degli Allobrogi.
- Le vittorie su Asdrubale e Kleitos rivendicate da Ashur nell'episodio "La Maschera di Diana" di Spartacus: Sangue e Sabbia vengono rappresentate in questo episodio.
- La capigliatura di colore rosso indossata da Lucrezia in Spartacus: Sangue e Sabbia è dedicata in onore di Gaia.
- I colombi che Barca accudisce in Spartacus: Sangue e Sabbia sono riferiti al ricordo della morte di Auctus.
Citazioni
- È puntare così in alto che fa cadere così in basso! (Tito)
- Ashur [in riferimento alle monete-premio ricevute]: Dagan si chiede perché ha avuto più di me!? Oggi abbiamo vinto tutt'e due nell'arena.
Maestro: Gli puoi rispondere che lui ha ricevuto il doppio perché tu vali la metà. - [A un mercante di schiavi] Mi stai offrendo piscio spacciandolo per vino! (Tito)
- Gannicus: L'amore governa il mondo.
Melitta: Che faresti se fossi mio marito e scoprissi che amo il tuo migliore amico?
Gannicus: Non ho dubbi, vi ammazzerei. - Tullio: Mi stai chiedendo molto...
Gaia: Io offro molto!
Fonte: Spartacus Wiki - Wikipedia
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Re: Spartacus
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Re: Spartacus
La Resa dei Conti
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"La Resa dei Conti" è il quinto episodio di Spartacus: Gli Dei dell'Arena ed il diciottesimo dell'intera serie.
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- Nell'episodio "Oscure Trame" di Spartacus: Sangue e Sabbia Enomao viene trovato da Spartacus mentre sta pregando nell'altarino della sua cella che è lo stesso che viene sempre usato da Melitta, quando poi Spartacus gli porge del vino per brindare il ricongiungimento con la sua sposa grazie ai suoi insegnamenti Enomao rifiuta dicendo "accetto con piacere il tuo sentimento, ma da molti anni le mie labbra non toccano vino", Spartacus gli domanda se sono i suoi Dei a vietarglielo ma Enomao risponde che "è solo questione di disciplina", il rifiuto di Enomao molto probabilmente è invece legato ad i fatti di questo episodio, alla fine Spartacus chiede se sua moglie fosse ancora in vita ed Enomao risponde "nel mio ricordo" facendo riferimento alla sua morte accorsa in questo episodio.
- In una conversazione dell'ultimo episodio "Uccidiamoli Tutti" di Spartacus: Sangue e Sabbia, Lucrezia si rivolge al marito dicendo "tuo padre sarebbe fiero di te", Batiato risponde "quel bastardo sarebbe crepato di invidia sapendosi superato dal figlio degenere" - Lucrezia "ti voleva bene Quinto" - Batiato "non ha mai creduto in me, vorrei che fosse vivo per vedere quanto lustro io porto alla Casa di Batiato" dimostrando il rapporto di amore/odio tra Batiato ed il padre Tito.
- Originariamente, durante la scena di morte di Tito, il figlio Quinto sarebbe dovuto essere presente ed il padre con l'ultimo anelito di fiato gli avrebbe dovuto chiedere la liberazione di Enomao ed il figlio non avrebbe comunque accettato la sua ultima richiesta.
- Il tentativo di Solonio di convincere Batiato a lasciare la moglie oltre all'invito di poter stare da lui ed avere il suo sostentamento mostra l'affetto che Solonio aveva già mostrato verso di lei in Spartacus: Sangue e Sabbia.
- In questo episodio viene mostrato il motivo della ricerca ossessiva della nascita di un figlio da parte di Lucrezia e del suo rapporto sessuale e sentimentale con Crisso in Spartacus: Sangue e Sabbia.
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- Cerco di raggiungere il sole e mi ritrovo sprofondato negli abissi. (Batiato)
- Non amo il miele aggiunto al vino: serve solo a mascherare il sapore amaro. (Gannicus)
- [A Melitta] Rimanere in questa casa è una tortura: guardarti giorno dopo giorno senza poterti toccare... non mi sono mai sottratto a una sfida, ma non ho forza sufficiente per affrontare questa. (Gannicus)
- Tito: Dimmi che mi sono sempre sbagliato sul tuo conto, dimmi che non sei la serpe che ho sempre creduto che fossi!
Lucrezia: Non lo sono. Sono molto peggio!
Fonte: Spartacus Wiki - Wikipedia
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Re: Spartacus
Libertà Amara
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"Libertà Amara" è il sesto ed ultimo episodio di Spartacus: Gli Dei dell'Arena ed il diciannovesimo dell'intera serie.
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- Il "Rudio" è una piccola spada di legno che dimostra l'ascesa da schiavo a uomo libero, la prova da parte di un gladiatore della conquista della sua libertà, sulla spada sono impresse tutte le battaglie che lui ha sostenuto e deve sempre averlo con se per non rischiare di essere di nuovo costretto alla schiavitù.
- Con molta attenzione si può notare che nel rudio non sono presenti i nomi dei gladiatori come Tasgetius e Synetus nella versione originale oltre che Caburus uccisi da Gannicus nei Giochi della Nuova Arena.
- Al momento in cui Gannicus saluta i compagni prima di andarsene, Barca gli stringe la mano dicendo "anch'io un giorno sarò libero, stupido ubriacone", le sue parole saranno da preludio al suo desiderio di libertà espresso nell'episodio "Oscure Trame" di Spartacus: Sangue e Sabbia.
- Quando Batiato ed i suoi gladiatori si posizionano per tendere l'agguato a Tullio ed i suoi uomini in città, due compagni incappucciati raggiungono il vicolo opposto ed Enomao dice "arrivano i siriani" indicando presumibilmente Ashur e Dagan, in realtà dei due è presente solo Ashur ed al suo fianco invece si trova Gneo.
- Durante l'incontro finale si può notare con attenzione che Crisso uccide uno stesso avversario due volte e nel primo caso la scena viene trasmessa nel senso contrario infatti Crisso uccide il gladiatore opposto impugnando la spada nella mano sinistra anche se alcuni secondi dopo si può ben vedere che la spada si trova nella mano destra, nel secondo caso la scena viene rappresentata nella giusta inquadratura.
- Al momento della cattura di Vezio il giovane lanista dichiara di voler denunciare sia lui che Batiato per i crimini commessi, Solonio risponde "e quali prove presenterai? Nessuno ci ha visti armati o avvicinarci al corpo, quel corpo che Batiato provvederà quanto prima a nascondere da occhi indiscreti", riferendosi alla stessa futura morte di Solonio nell'episodio "Rivelazioni" di Spartacus: Sangue e Sabbia, nella versione originale le sue parole sono ancora più vicine a questa predizione dicendo "based upon what evidence? We were not found knife in hand, kneeling beside body".
- La situazione fisica permanente della gamba e dell'enorme cicatrice su un braccio derivante dal fuoco di Ashur in Spartacus: Sangue e Sabbia è riferita all'incontro finale e di conseguenza l'avversione di quest'ultimo verso Crisso dimostrata nella prima serie.
- Ashur nell'episodio "Scontro all'Ultimo Sangue" di Spartacus: Sangue e Sabbia avverte Spartacus dovendosi trovare insieme a Crisso durante l'incontro con Teocoles che per raggiungere la gloria in combattimento è capace di tutto mostrando la responsabilità di Crisso nella invalidità della sua gamba.
- Quando Ashur decide di togliersi la protesi alla sua gamba ed essere di nuovo un gladiatore per combattere nell'arena nell'episodio "La Maschera di Diana" di Spartacus: Sangue e Sabbia, Crisso in infermeria gli dice "forse questa volta avrai il buon senso di stare alla larga da me" facendo riferimento a quanto accaduto durante il combattimento finale.
- Altro riferimento al combattimento finale viene affermato dallo stesso Ashur a Crisso nell'episodio "Rivelazioni" di Spartacus: Sangue e Sabbia quando Crisso dichiara di non ritenerlo un gladiatore ed Ashur di risposta dice "no, non dopo che hai usato la mia gamba come fodero per la tua spada" dimostrando quello che era accaduto.
- La vittoria su Lisimaco rivendicata da Ashur nell'episodio "La Maschera di Diana" di Spartacus: Sangue e Sabbia viene rappresentata in questo episodio.
- Il tradimento di Solonio indica l'inizio dell'avversione mostrata tra Solonio e Batiato in Spartacus: Sangue e Sabbia.
- In questo episodio viene mostrata l'origine della collana indossata da Crisso in Spartacus: Sangue e Sabbia ed il tatuaggio di Naevia sulla spalla destra che la identifica come schiava personale di Lucrezia.
- Nella scena finale viene ripreso l'ultimo atto della serie precedente Spartacus: Sangue e Sabbia che chiude questo ultimo episodio, la voce di fondo è quella di Andy Whitfield e sarà la sua ultima collaborazione con la produzione a causa della sua prematura scomparsa alcuni mesi dopo.
- Nella realtà al momento in cui uno schiavo veniva catturato dopo essere scappato dal suo padrone, venivano incise le lettere "FUG" che significa "Fugitivus" sulla fronte durante la sua esecuzione, nell'episodio sia per Diona che per gli altri condannati questo non avviene.
Citazioni
- Crisso: Lotterai fino alla fine o concederai al tuo avversario un'umiliante vittoria, come hai fatto con me davanti a Tito?
Gannicus: Ora sei tu il campione, non annoiarmi ancora con questa storia. - Quando il desiderio di vendetta supera la cautela, anche la più acuta delle menti si inganna con facilità. (Solonio)
- [A Tullio] Quest'arena era il tuo sogno: sarai parte delle sue fondamenta. (Batiato)
- Ci sono molte ragioni per cui vorrei morire, e molte altre per cui lo meriterei; la casa di Batiato non è più tra queste. (Gannicus)
- [Annunciando la sfida finale] Se cadrete sulla sabbia al di là delle fiamme, sarete eliminati da questa sfida. Se cadrete all'interno, sarete eliminati da questo mondo! (Magistrato)
Fonte: Spartacus Wiki - Wikipedia
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- Messaggio n°485
Re: Spartacus
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- Messaggio n°486
Re: Spartacus
SPARTACUS LA VENDETTA (Spartacus Vengeance)
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"In Fuga" è il primo episodio di Spartacus: La Vendetta ed il ventesimo dell'intera serie.
Curiosità
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In Fuga
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"In Fuga" è il primo episodio di Spartacus: La Vendetta ed il ventesimo dell'intera serie.
Curiosità
- L'attesa del verdetto finale del combattimento dei gladiatori nell'arena è molto simile al quadro "Pollice Verso" del pittore francese Jean-Léon Gérôme del 1872.
- Nella versione italiana dell'episodio il messaggio iniziale riporta scritto erroneamente il nome "Battiato".
- L'avversario di Pompeo di nome Sertorius a cui Glabro fa riferimento si tratta in realtà di Quinto Sertorio, parente di Gaio Mario e per questo si contrappose in battaglia alle forze di Silla in Spagna per poi ritirarsi in Africa del Nord e raggiungere la Mauritania e catturare la città di Tangeri, questo successo lo rese gradito alle popolazioni della Lusitania nell'odierno Portogallo e dopo aver raggiunto queste terre sconfisse completamente Cecilio Metello cacciandolo via, nel 77 a.C. Pompeo venne mandato a contrastare l'avversario e proprio insieme a Metello combatterà in Spagna fino al 72 a.C. quando Sertorio venne assassinato ad un banchetto dove fu tradito da Marco Perperna Vento suo alleato, si dice che Sertorio fosse in contatto con i pirati del Mar Mediterraneo, che stesse negoziando con Mitridate e che intrattenesse delle comunicazioni proprio con i ribelli guidati da Spartaco.
- Il capo degli uomini che riconoscono Enomao sugli spalti dell'arena e che viene ucciso insieme ai compagni da quest'ultimo è interpretato da Campbell Cooley, doppiatore nella versione originale delle voci di Arcadio, Ixion ed Euclid in Spartacus: Sangue e Sabbia.
- Mentre Mira e Spartacus passano la notte insieme la compagna dice "finalmente ritroveremo Naevia e andremo dove il potere di Roma non può raggiungerci, lontani da questo nome che i romani hanno voluto importi", riferendosi al vero nome sconosciuto di Spartacus.
- Nei progetti iniziali Lucrezia ed Ilizia erano destinate a morire nel massacro della Casa di Batiato, il produttore Steven S. DeKnight ha cambiato idea quando Andy Whitfield è stato sostituito e Lesley Ann-Brandt ha rifiutato di prolungare il contratto per altri impegni lavorativi, il motivo era quello di aiutare i fan avendo a disposizione ancora delle facce familiari che sarebbero ritornate visti i nuovi cambiamenti.
- Originariamente anche Agron sarebbe dovuto morire al posto del fratello durante la rivolta, ma l'idea fu modificata visto che lui stesso aveva sempre salvato Duro per tutta la serie quindi è sembrato più emozionate far ricambiare il favore al fratello come atto finale.
- Quando Crisso dice a Spartacus che la liberazione di Naevia dal bordello di Arminio non è una battaglia che lo riguarda, il trace replica "ho dato la mia parola, la parola di un fratello, sangue e onore rammenti?" facendo riferimento alle simili parole sempre pronunciate da Spartacus verso Sura prima di partire per la guerra contro i Geti nell'episodio "Il Serpente Rosso" di Spartacus: Sangue e Sabbia.
- Sulla fronte di Aurelia sono incise le parole "FUG" che significa Fugitivus proprio come il titolo dell'episodio nella versione originale e che venivano impresse proprio agli schiavi fuggiti dal proprio padrone.
- Glabro nella realtà era già Pretore prima dell'inizio della rivolta.
- Il nome di Annibale a cui Glabro fa riferimento mentre parla con Mercato si tratta del famoso condottiero cartaginese che valicò le Alpi invadendo l'Italia nel 219 a.C. durante la Seconda Guerra Punica.
- Rispetto alla serie precedente nella versione italiana Lucrezia pronuncia il nome di Marco Crasso in Marco Crassus.
- Nel corso dell'episodio vengono menzionati Varo e Cossuzio apparsi già in Spartacus: Gli Dei dell'Arena.
- Per girare le scene in cui vengono effettuate delle orgie, i Produttori hanno assunto una società neozelandese che si occupa professionalmente di incontri sessuali e questi ultimi hanno istruito i vari attori e comparse su come si dovevano comportare davanti alla camera da presa, infine le varie parti in eccesso sarebbero state modificate personalmente dalla Starz.
- La statua di Batiato che viene insanguinata durante il Massacro fa di nuovo la sua comparsa in questo episodio quando Glabro e Mercato visitano la villa ormai abbandonata.
- Quando Ilizia si trova nella camera di Batiato si possono notare chiaramente i paradeisos dipinti sulla parete che si distinguono nello stile pittorico del I secolo d.C. quindi impossibile la loro presenza nel periodo temporale della serie.
Citazioni
- Crisso: Sento che osi comandare i miei uomini.
Spartacus: No. Li ho solo richiamati ai principi di lealtà e giustizia, se fossi stato presente avresti fatto lo stesso. [...] Sei riuscito a vedere il Maestro?
Crisso: La scuola era la sua linfa vitale, per lui incontrare chi l'ha distrutta equivarrebbe a versare sale sulle ferite. - Squarciamo l'oscurità con le urla di terrore dei romani! (Crisso)
- Spartacus: Non possiamo uscire allo scoperto, dobbiamo agire con precauzione.
Crisso: Tu che mi consigli cautela? È come se la tempesta dicesse alla brezza di calmarsi! - Crisso: Unisciti a noi, fratello! Ci dirigeremo a sud, lasciamo Glabro a gingillarsi e a fare discorsi a vuoto.
Spartacus: È per lui che io sono qui! E per la mia amata perduta sposa.
Crisso: Mi raccomandi sempre di usare cautela, per una volta segui il tuo stesso consiglio!
Spartacus: Siamo preparati!
Crisso: Una manciata di schiavi buttati allo sbaraglio! Non sono gladiatori, non sono abituati a combattere, per quanto tu ti voglia illudere! Dormici sopra, Spartacus, però fa che insieme al sole domattina torni anche la ragione. - Mira: Non sei migliore di Rhaskos e di quei Galli attaccabrighe! Sei schiavo degli impulsi, non ragioni col cervello! Ti importa minimamente qualcosa di noi?
Spartacus: È per questo che sono andato solo.
Mira: Esigua consolazione. Se i soldati romani ti avessero ammazzato...
Spartacus: Agron vi avrebbe guidato verso sud...
Mira: A noi serve un capo, non un ragazzo irascibile e impetuoso che non sa pisciare senza schizzare intorno!
Spartacus: Cosa pretenderesti che facessi? Che lasciassi in pace l'uomo che ha condannato mia moglie alla schiavitù? Che lo lasciassi vivere dopo che... lui mi ha preso tutto?
Mira: Però il tuo cuore continua a battere.
Spartacus: Appoggia l'orecchio al petto, e ti accorgerai di non sentire alcun suono.
Crisso: Tuttavia sei ancora in vita.
Spartacus: Solo grazie a te. So di doverti gratitudine.
[Dandogli un pugno] Crisso: Non sono venuto per aiutarti, pazzo incosciente, sono venuto per fermarti!
Spartacus: Tu hai volontariamente fatto in modo che Glabro sfuggisse al suo destino?
Crisso: La tua azione insensata si frapponeva tra Nevia e me! Quale esito avrebbe avuto, secondo te, l'assassinio di un fottuto pretore? In Senato sarebbe divampata la collera, attizzando odio e desiderio di vendetta! Non avrebbero mandato solo un manipolo di soldati, ne avrebbero mandati migliaia, un vero esercito! Cosa che noi non saremo mai... - Se stiamo uniti vinceremo, divisi perderemo. [...] D'ora in poi libereremo dai ceppi tutti gli schiavi sul nostro cammino, le nostre schiere si ingrosseranno ogni giorno, e quando saremo diventati una legione potremo affrontare Glabro e il potente esercito romano. I loro Dei piangeranno alla vista di tanto strazio. (Spartacus)
- Per svegliare le pecore serve il ringhio di un mastino. (Agron)
Fonte: Spartacus Wiki - Wikipedia
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- Messaggio n°487
Re: Spartacus
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- Messaggio n°488
Re: Spartacus
Sacrificio agli Dei
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"Sacrificio agli Dei" è il secondo episodio di Spartacus: La Vendetta ed il ventunesimo dell'intera serie.
Curiosità
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"Sacrificio agli Dei" è il secondo episodio di Spartacus: La Vendetta ed il ventunesimo dell'intera serie.
Curiosità
- Alla conclusione dell'assedio alla villa il padrone dopo aver sentito annunciare a Spartacus la libertà dei suoi schiavi dice "e chi sei tu per offrire un'alternativa ai miei schiavi" ed il trace risponde "Io sono Spartacus" riferendosi alla citata scena del film Spartacus interpretato da Kirk Douglas.
- Nella scena in cui viene presentato per la prima volta Batiato da bambino durante un flashback, possiamo notare come l'età tra lui ed Enomao sia elevata, in realtà tra i due interpreti dei personaggi da adulti, Peter Mensah e John Hannah ci sono soltanto 3 anni di differenza.
- Al termine del combattimento tra Liberius ed Enomao, possiamo notare che il dardo conficcato nella trave di legno con cui quest'ultimo uccide il suo avversario non è presente nelle sequenze precedenti del combattimento.
- Durante il rito purificatore Lucrezia pronuncia la frase "il vostro volere è le mie mani", citazione usata sempre da Enomao.
- Era usuale che nell'antica Roma gli schiavi venivano rinominati come è successo a Nasir ed il nome Tiberio era uno dei più comuni.
- Mentre Agron e Nasir discutono, lo schiavo afferma di avere mezzo sangue siriano ed Agron risponde "c'era un siriano alla scuola, l'essere più spregevole che abbia mai incontrato" riferendosi chiaramente ad Ashur.
- Quando Batiato annuncia ad Enomao di spedire Spartacus alle fosse sotterranee nell'episodio "Le Fosse dell'Ade" di Spartacus: Sangue e Sabbia il Maestro risponde "sono luoghi di dolore e sofferenza, dove si muore senza onore", le sue parole di conoscenza del luogo vengono rappresentate in questo episodio proprio perché anche Enomao ha partecipato agli stessi combattimenti.
- Sempre per quanto riguarda le fosse, quando Enomao e Batiato discutono sul valore delle nuove reclute nell'episodio "Il Giuramento dei Gladiatori" di Spartacus: Sangue e Sabbia, il Maestro riferisce "due promettono bene ma gli altri li batterebbe anche mia madre" ed il Padrone risponde "tu non hai una madre, sei uscito da un postribolo, è per questo che sei qui", oltre ad essere errato come dimostrato in questo episodio, in realtà nella versione originale il contenuto delle frasi è diverso e sarebbe "one or two should promise but the rest my own mother would not have in the arena" e la risposta "you have no mother, you were belched from the cunt of the Underworld" facendo riferimento proprio alle fosse, anche chiamate Pits of the Underworld. Stessa cosa viene riferita dal mercante di schiavi a Tito nel momento del suo acquisto durante questo stesso episodio.
- Nel momento in cui Spartacus e Nasir si stanno allenando, il trace dopo averlo colpito alcune volte dice "lasci esposto il fianco, ma lo fanno anche i grandi", in realtà nella versione originale la frase è "you expose flank, the ruin of many a great man" cioè "esponi il fianco, la rovina di molti grandi uomini" facendo riferimento alla morte di Varro in Spartacus: Sangue e Sabbia.
- Il ritornello cantato principalmente da Rhaskos insieme al gruppo dei Galli di Crisso mentre bevono nella versione originale le parole sono "My Cock Rages On!" e sono le stesse cantate da Gannicus mentre si trova ubriaco sul ciglio del precipizio del ludus nell'episodio "Peccati del Passato" di Spartacus: Gli Dei dell'Arena.
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- Me ne fotto delle sue aspirazioni, solo il denaro può scaldarmi il petto! (Mercante di schiavi)
- Crisso: Tu giureresti qualunque cosa davanti a Giove in persona, se servisse a vivere un giorno in più!
Padrone della villa: [...] Come potevo sapere che quella schiava valeva qualcosa?
Crisso: Non respirava forse? Il suo cuore non batteva come quello di chiunque altro? Ma tu in lei non hai visto un essere umano... Tu hai visto solo qualcosa da usare, e da accettare, hai visto solo una schiava da fottere! - Crisso: Offri privilegi che non si sono guadagnati. [Riferendosi agli schiavi appena liberati]
Spartacus: Tu li avresti messi a strofinare il pavimento come faceva il loro padrone?
Crisso: No, ma non li tratto nemmeno come nostri pari. Questi non portano il marchio della confraternita.
Spartacus: Si sono uniti alla causa per loro libera scelta, il loro fuoco potrebbe rivelarsi molto più intenso.
Crisso: O estinguersi alla prima minaccia di temporale... - Una vittoria non esclude future sconfitte. (Nasir)
Fonte: Spartacus Wiki - Wikipedia
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- Messaggio n°489
Re: Spartacus
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- Messaggio n°490
Re: Spartacus
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- Messaggio n°491
Re: Spartacus
Il Bene più Alto
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"Il Bene Più Alto" è il terzo episodio di Spartacus: La Vendetta ed il ventiduesimo dell'intera serie.
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"Il Bene Più Alto" è il terzo episodio di Spartacus: La Vendetta ed il ventiduesimo dell'intera serie.
Curiosità
- Per la prima volta la città di Napoli viene riferita con il suo nome antico di Neapolis.
- Quando Glabro chiede ad Ashur di asportare il suo Marchio il siriano risponde "il tuo volere le mie mani padrone", citazione sempre appartenuta ad Enomao.
- Mentre Crisso si scusa con Nasir, rivela il motivo della sua iniziale antipatia nei suoi confronti essendo siriano dicendo "ho avuto la sventura di conoscere un altro siriano ed anche la mia donna Naevia" riferendosi chiaramente ad Ashur.
- Durante i Giochi la scena della morte di uno dei gladiatori è identica a una di quelle usate negli episodi "Scontro all'Ultimo Sangue" di Spartacus: Sangue e Sabbia e "Peccati del Passato" di Spartacus: Gli Dei dell'Arena.
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- Crisso: Sto cercando una donna di nome Naevia, è stata cacciata dalla casa di Batiato prima della sua caduta.
Schiavo: Batiato? Allora tu sei Spartacus!?
Crisso: Io sono Crisso. Spartacus è il selvaggio alle mie spalle. - Nasir: Lui [Spartacus] dice che la spada si farà più leggera.
Agron: Privare un uomo della vita è gravoso; un po' meno se è feccia romana. - [Sulla presunta morte di Naevia] Ancora una volta gli Dei puniscono i più meritevoli... (Spartacus)
- Crisso: Come si riesce a sopravvivere, quando la donna che amiamo ci viene strappata per sempre?
Spartacus: L'uomo che ero non c'è riuscito.
Crisso: Dentro di me ci sono solo ossa e carne, non c'è più un cuore che batte.
Spartacus: Il tuo petto sarà presto colmato con il sangue dei romani!
Crisso: L'oceano non basterebbe a lavare le azioni che ho commesso.
Spartacus: Quali azioni?
Crisso: Ho ricercato l'affetto di Naevia del tutto incurante delle possibili conseguenze, di come Lucrezia avrebbe potuto reagire, saputo del mio tradimento. Nevia è stata strappata da questo mondo per colpa dei miei istinti più bassi ed egoisti.
Spartacus: Nessuno di noi decide chi e quando amare, è l'amore che sceglie le sue vittime.
Crisso: E le spreme, finché non ne rimane più nulla.
Spartacus: Una mano vuota se è chiusa diventa un pugno! Quanta gente è costretta a vivere in schiavitù come Naevia un tempo, senza la speranza di un amore o di una carezza! Insieme noi potremo spezzare quei cep...
Crisso: [Interrompendolo con foga] Tu hai già espresso svariate volte i tuoi pensieri! Lasciami ai miei, ora.
Spartacus: Era uno spirito radioso, e ciò nonostante è morta schiava. Un fato condiviso dalla mia donna, e non vorrei che altri finissero così perché coloro che potevano cambiare le cose non hanno alzato un dito! - Nasir: Una lama nel petto sarebbe meno lancinante.
Agron: Tutti noi affrontiamo sacrifici. Ora è il suo [Di Crisso] momento. - Che cosa dovrei dire? Quali parole potrebbero guidare gli eventi? Quelle pronunciate finora? Parole di speranza, promessa di un futuro migliore... La mia gola a questo punto non ha più voce, è soffocata dal dolore! Un'agonia comune a molti di noi: Spartacus ha perduto sua moglie, e la sua fiamma brucia ancora! Agron un fratello, e la sua fiamma brucia ancora! Abbiamo perso tutto, abbiamo visto coloro che amavamo, i nostri amici, le nostre famiglie, le persone care cadere per mano dei romani, e la nostra fiamma brucia ancora. Uniti potremmo dare vita a una nemesi di fuoco! Marcerò verso il Vesuvio, con Spartacus! (Crisso)
- Se per noi una singola vita non ha alcun valore, anche la nostra non vale nulla! (Spartacus)
- Ashur: La tua sposa ti tradiva, Enomao... Con uno dei tuoi fratelli! Due persone che credevi ti amassero...
Enomao: Che ne sa dell'amore un avvoltoio come te?
Ashur: Ah... Sa che il suo morso può anche essere fatale!
Fonte: Spartacus Wiki - Wikipedia
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- Messaggio n°493
Re: Spartacus
L'ACCAMPAMENTO ROMANO
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Il castrum o castro in italiano (latino: singolare castrum, plurale castra) era l'accampamento o meglio, la fortificazione, nel quale risiedeva in forma stabile o provvisoria un'unità dell'esercito romano come per esempio una legione.
Accampamento Romano
Etimologia di castrum
Deve essere notato che l'utilizzo del termine castra, anche per il singolare, ha un'accezione chiaramente militare come riferisce il grammatico Servio, mentre castrum può essere adoperato ambiguamente anche per opere civili con scopi di protezione. Sarebbe pertanto adeguato l'utilizzo del solo termine castra al singolare come al plurale per le installazioni di tipo militare come fortemente consigliato da Le Bohec e Rebuffat.
Accampamenti da marcia o da "campagna militare" (castra aestiva)
Si racconta che l'esercito romano, dovendo condurre campagne militari sempre più lontane dalla città di Roma (a partire dalla fine del IV-inizi del III secolo a.C.), fu costretto a trovare delle soluzioni difensive adatte al pernottamento in territori spesso ostili. Ciò indusse i Romani a creare, sembra a partire dalle guerre pirriche, un primo esempio di accampamento militare da marcia fortificato, per proteggere le armate romane al suo interno.
« Pirro re dell'Epiro, istituì per primo l'utilizzo di raccogliere l'intero esercito all'interno di una stessa struttura difensiva. I Romani, quindi, che lo avevano sconfitto ai Campi Ausini nei pressi di Malevento, una volta occupato il suo campo militare ed osservata la sua struttura, arrivarono a tracciare con gradualità quel campo che oggi a noi è noto. »
(Sesto Giulio Frontino, Stratagemata, IX, 1.14.)
Al tempo di Polibio (fine del III secolo a.C.)
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Schema di un accampamento da marcia romano del II secolo a.C., descritto da Polibio.
Il primo castra romano da marcia o da campagne militare (castra aestiva), ce lo descrive lo storico Polibio.
Esso presentava una pianta rettangolare e una struttura interna adoperata anche nella pianificazione delle città: strade perpendicolari tra loro (chiamate cardo e decumano) che formavano un reticolato di quadrilateri.
Accampamenti semi-permanenti (hiberna)
L'accampamento "semi-permanente" adottato dai Romani fin dei tempi della Repubblica (corrispondeva ai cosiddetti hiberna, vale a dire a quel genere di castra che potesse permettere alle truppe, di mantenere uno stato di occupazione e di controllo militare/amministrativo continuativo nei territori provinciali ancora in via di romanizzazione). Si racconta che durante l'ultimo anno dell'assedio di Veio (inverno del 397-396 a.C.), anziché cessare l'assedio nei tempi soliti per permettere agli agricoltori di lavorare le loro terre, un esercito stipendiato poté essere tenuto indefinitamente sotto le mura della città etrusca. I comandanti romani fecero costruire per la prima volta dei quartieri invernali.
A titolo di esempio si confrontino le descrizioni dei "quartieri invernali" che Cesare adottò al termine delle campagne militari annuali nel corso della sua conquista della Gallia. Ogni anno o quasi erano ricostruiti per trascorrervi l'inverno, a volte in località differenti, a volte nelle stesse, ma in nuove strutture magari poco distanti da quelle degli anni precedenti.
Castra
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Tipico castra romano
1: Principia
2: Via Praetoria
3: Via Principalis
4: Porta Principalis Dextra
5: Porta Praetoria (porta principale)
6: Porta Principalis Sinistra
7: Porta Decumana
Fonte: WIKIPEDIA
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Il castrum o castro in italiano (latino: singolare castrum, plurale castra) era l'accampamento o meglio, la fortificazione, nel quale risiedeva in forma stabile o provvisoria un'unità dell'esercito romano come per esempio una legione.
Accampamento Romano
Etimologia di castrum
Deve essere notato che l'utilizzo del termine castra, anche per il singolare, ha un'accezione chiaramente militare come riferisce il grammatico Servio, mentre castrum può essere adoperato ambiguamente anche per opere civili con scopi di protezione. Sarebbe pertanto adeguato l'utilizzo del solo termine castra al singolare come al plurale per le installazioni di tipo militare come fortemente consigliato da Le Bohec e Rebuffat.
Accampamenti da marcia o da "campagna militare" (castra aestiva)
Si racconta che l'esercito romano, dovendo condurre campagne militari sempre più lontane dalla città di Roma (a partire dalla fine del IV-inizi del III secolo a.C.), fu costretto a trovare delle soluzioni difensive adatte al pernottamento in territori spesso ostili. Ciò indusse i Romani a creare, sembra a partire dalle guerre pirriche, un primo esempio di accampamento militare da marcia fortificato, per proteggere le armate romane al suo interno.
« Pirro re dell'Epiro, istituì per primo l'utilizzo di raccogliere l'intero esercito all'interno di una stessa struttura difensiva. I Romani, quindi, che lo avevano sconfitto ai Campi Ausini nei pressi di Malevento, una volta occupato il suo campo militare ed osservata la sua struttura, arrivarono a tracciare con gradualità quel campo che oggi a noi è noto. »
(Sesto Giulio Frontino, Stratagemata, IX, 1.14.)
Al tempo di Polibio (fine del III secolo a.C.)
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Schema di un accampamento da marcia romano del II secolo a.C., descritto da Polibio.
Il primo castra romano da marcia o da campagne militare (castra aestiva), ce lo descrive lo storico Polibio.
Esso presentava una pianta rettangolare e una struttura interna adoperata anche nella pianificazione delle città: strade perpendicolari tra loro (chiamate cardo e decumano) che formavano un reticolato di quadrilateri.
Accampamenti semi-permanenti (hiberna)
L'accampamento "semi-permanente" adottato dai Romani fin dei tempi della Repubblica (corrispondeva ai cosiddetti hiberna, vale a dire a quel genere di castra che potesse permettere alle truppe, di mantenere uno stato di occupazione e di controllo militare/amministrativo continuativo nei territori provinciali ancora in via di romanizzazione). Si racconta che durante l'ultimo anno dell'assedio di Veio (inverno del 397-396 a.C.), anziché cessare l'assedio nei tempi soliti per permettere agli agricoltori di lavorare le loro terre, un esercito stipendiato poté essere tenuto indefinitamente sotto le mura della città etrusca. I comandanti romani fecero costruire per la prima volta dei quartieri invernali.
A titolo di esempio si confrontino le descrizioni dei "quartieri invernali" che Cesare adottò al termine delle campagne militari annuali nel corso della sua conquista della Gallia. Ogni anno o quasi erano ricostruiti per trascorrervi l'inverno, a volte in località differenti, a volte nelle stesse, ma in nuove strutture magari poco distanti da quelle degli anni precedenti.
Castra
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Tipico castra romano
1: Principia
2: Via Praetoria
3: Via Principalis
4: Porta Principalis Dextra
5: Porta Praetoria (porta principale)
6: Porta Principalis Sinistra
7: Porta Decumana
Fonte: WIKIPEDIA
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- Messaggio n°494
Re: Spartacus
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- Messaggio n°495
Re: Spartacus
A Mani Vuote
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"A Mani Vuote" è il quarto episodio di Spartacus: La Vendetta ed il ventitreesimo dell'intera serie.
Curiosità
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"A Mani Vuote" è il quarto episodio di Spartacus: La Vendetta ed il ventitreesimo dell'intera serie.
Curiosità
- Al suo arrivo Cossuzio dice "questa casa in passato era un tempio di Venere, ho avuto l'onore di partecipare a qualche rito di tanto in tanto" riferendosi ai fatti accaduti in Spartacus: Gli Dei dell'Arena.
- Come successo ad Aurelia nel primo episodio "In Fuga" anche a Tychos vengono incise le parole "FUG" sulla fronte.
- Nella realtà i vincoli matrimoniali si basavano sul semplice consenso dei coniugi quindi bastava che uno solo di loro mostrasse il suo dissenso per sciogliere il legame che era appunto più politico e sociale che giuridico.
Citazioni
- Lyscus: [Parlando di Nevia] È un peso che aumenta ad ogni passo, sarebbe ora di alleggerire il fardello.
Spartacus: Ho fatto una promessa a Crisso. Per lui è tutto, sarebbe come strappargli il cuore.
Lyscus: Crisso è morto! Dobbiamo liberarci della sua donna o subiremo lo stesso destino!
Spartacus: Raggiungeremo il Vesuvio e ci uniremo ad Agron, tutti insieme. Toccala e i Romani saranno l'ultimo dei tuoi crucci. - Ashur: Il loro numero si assottiglia, ma le nostre perdite aumentano.
Marco: Siamo comunque più numerosi.
Ashur: Spartacus e i suoi uomini sono gladiatori. Un manipolo dei tuoi scompare davanti a uno solo di loro.
Marco: I legionari Romani sono addestrati a sfidare la morte, non si possono paragonare a dei comuni schiavi.
Ashur: Schiavi, certo, ma sono tutt'altro che comuni! Affrontali senza le dovute precauzioni, e i morti aumenteranno. - Enomao: Il legame tra fratelli è sempre stato molto profondo tra queste mura.
Crisso: Enomao! Che ti è successo? Come sei arrivato qui?
Enomao: Sono stato un folle. E a quanto pare, sono in buona compagnia.
Crisso: La loro colpa è quella di avermi seguito in un'impresa impossibile. Naevia è viva! L'abbiamo liberata dalle miniere!
Enomao: L'amore... Dunque sei caduto in disgrazia per amore...?
Crisso: Il mio cuore batte per lei!
Enomao: È una femmina. Creature delicate nella migliore delle ipotesi, mosse da desideri sconosciuti agli uomini che ripongono fiducia in loro...
Crisso: Lei è viva. È questo l'importante. - La fatica logora i nervi. (Nasir)
Fonte: Spartacus Wiki - Wikipedia
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- Messaggio n°496
Re: Spartacus
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- Messaggio n°497
Re: Spartacus
Libertus
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"Libertus" è il quinto episodio di Spartacus: La Vendetta ed il ventiquattresimo dell'intera serie.
Curiosità
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"Libertus" è il quinto episodio di Spartacus: La Vendetta ed il ventiquattresimo dell'intera serie.
Curiosità
- Nell'episodio "Graditi Ospiti" di Spartacus: Gli Dei dell'Arena Melitta si rivolge a Gannicus chiedendo che cosa accadrebbe se fosse costretto a sfidare suo marito in un combattimento all'ultimo sangue, Gannicus risponde "garantirei a tuo marito una morte onorevole" e lei dice "tu scherzi all'idea di uccidere un amico ma sappi che un giorno potrebbe anche accadere", discussione rivelatasi vera in questo episodio e soprattutto la partecipazione volontaria di Gannicus proprio per onorare la morte di Enomao.
- La parola "Libertus" da cui è ispirato il titolo e che in italiano è riferito a "Liberto" significa alla classificazione di uno schiavo che ha guadagnato la libertà come infatti è successo a Gannicus.
- Il Silfio è una pianta estinta appartenuta probabilmente alla famiglia delle Apiaceae e cresciuta nella zona costiera della Cirenaica odierna Libia, veniva utilizzata per molte questioni mediche, aveva la facoltà di lenire i dolori, la tosse, il mal di gola, la febbre. le indigestioni, le verruche oppure come contraccettivo e grazie alle sue proprietà estrogeniche poteva fungere da abortivo.
- Nel momento in cui i ribelli si infiltrano nell'arena, era previsto originariamente che fosse ritrovato il corpo di Tullio oppure dimostrare che fosse sopravvissuto ma dopo essere diventato pazzo fosse infine deceduto e mangiato dai ratti nelle profondità dell'arena.
- In realtà durante il combattimento Gannicus perde una spada prima di stendere Enomao con una ginocchiata ma improvvisamente alcuni secondi dopo impugna di nuovo due spade.
- Durante l'episodio, Crisso viene salvato per la seconda volta da una spada lanciata di sorpresa verso di lui contro una guardia romana dopo quella di Enomao nell'episodio "Uccidiamoli Tutti" di Spartacus: Sangue e Sabbia, anche per Spartacus autore del gesto è la seconda volta che salva la vita di una persona in questo modo dopo Batiato nell'episodio "Le Fosse dell'Ade" di Spartacus: Sangue e Sabbia.
- Quando Marzia viene incuriosita dal rudio di Gannicus, quest'ultimo guardandolo pronuncia la seguente frase "E' la prova che non sono più uno schiavo" facendo riferimento alle stesse parole riferitegli da Enomao al momento della consegna nell'episodio "Libertà Amara" di Spartacus: Gli Dei dell'Arena.
- Mentre Lucrezia fa visita ad Ashur nella sua cella mettendolo al corrente del veleno che Ilizia vuole usare per eliminare il bambino il siriano risponde "in questa casa ho già visto ampolle come quelle che descrivi, e conosco i loro effetti" riferendosi a quando ha avvelenato il cibo di Crisso nell'episodio "Uccidiamoli Tutti" di Spartacus: Sangue e Sabbia.
- Il nome di Appio Claudio Pulcro menzionato da Cossuzio come lontano parente di Glabro fa riferimento proprio al console romano Appio Claudio Pulcro che come ricorda giustamente lo stesso Cossuzio venne sconfitto insieme a Quinto Fulvio Flacco rimanendo ferito nella battaglia di Capua del 212 a.C. contro Annibale.
- Il nome di Silla pronunciato da Lucio e causa delle sue sciagure è riferito al famoso Dittatore romano Lucio Cornelio Silla che entrò in guerra contro Mitridate per poi creare una guerra civile contro la parte politica opposta guidata da Gaio Mario, quando tornò a Roma fu eletto Dittatore nell'84 a.C. e diede vita alle Proscrizioni, molto probabilmente tutti i beni confiscati di Lucio oltre alla sua famiglia scomparsa sono collegati a queste.
- Quando nell'episodio "Il Bene Più Alto" Nasir salva la vita ad Agron colpendo il suo nemico alle spalle quest'ultimo dice "hai scelto la tattica più efficace cioè fotterlo da dietro!", è chiaramente un riferimento alla loro omosessualità che li legherà in un vero e proprio rapporto sentimentale che viene mostrato per la prima volta al momento del bacio durante questo episodio.
- Nella versione originale, al momento dell'entrata di Gannicus nell'arena, è possibile udire il grido di incitamento di uno spettatore con le seguenti parole "come on Gannicus, kill them all!", facendo riferimento alla stessa frase collegata a Spartacus nella serie.
- Per la prima e unica volta tutti e quattro i Campioni di Capua e della Casa di Batiato si trovano a combattere insieme nell'arena.
Citazioni
- Tutti coloro a cui volevo bene sono stati trucidati dai Romani. Quello non è più il mio popolo... In compenso, chiunque mi aiutasse ad ottenere vendetta diventerebbe mio fratello. (Lucio)
- Spartacus: Lucio ha detto che a Napoli gira voce che siamo stati sconfitti.
Agron: Che arrivino pure. Si accorgeranno se siamo sconfitti.
Spartacus: Io non starò qui ad aspettare, non lascerò morire i fratelli nell'arena.
Agron: Stai pensando di liberarli?
Mira: Siamo stati decimati, e pochi di noi sanno usare il gladio.
Spartacus: Questo lo sanno anche Glabro e i suoi... Non si aspetteranno mai un attacco!
Agron: Ovvio, perché è una follia.
Spartacus: Chi può conoscere l'arena meglio di noi, che l'abbiamo vissuta?
Agron: Come pensi di fare?
Spartacus: Quelle esecuzioni sono un messaggio: che Roma soffocherà qualsiasi tentativo di ribellione. Invieremo un messaggio anche noi, che infiammerà il cuore di chiunque sia tenuto in schiavitù! - Non mi affiderò ai presagi, siamo forti e abbiamo un ideale: lo metteremo a frutto. Avrete sentito parlare dei nostri piani: È arrivato il momento di dirlo a voce alta. Abbiamo intenzione di attaccare l'arena di Capua! Lucio Celio conosce il territorio, se tardassimo a tornare vorrei che lui vi mettesse in salvo, lontano dagli artigli di Glabro e delle sue legioni. Ci sono stati morti e feriti, siamo stati divisi, ma abbiamo la libertà, un bene inestimabile, che intendo conquistare anche per i nostri fratelli condannati a morte! E con questo gesto, voglio lanciare un messaggio a coloro che vivono in schiavitù: anche la potente Repubblica sanguina, quando è trafitta! (Spartacus)
- [Rivolto a una prostituta] Il vino e il ricordo dei tuoi fianchi alleggeriscono il pensiero di domani! (Gannicus)
- Se qualcuno di voi crede in qualche Dio, adesso è arrivato il momento di mettersi a pregare! (Donar)
- Spartacus: Vieni dalla casa di Batiato?
Gannicus: È passata una vita.
Spartacus: E ora calchi la sabbia per massacrare i tuoi fratelli?
Gannicus: Sono condannati, avranno una morte dignitosa per mano di un uomo che li porterà nel cuore. - [A Crisso] Ora ti porto via di qui, fratello! (Spartacus)
- [A Mira] Ne ho abbastanza dei giochi: lasciamo quest'arena per sempre! (Spartacus)
- Ti ha concesso alla mia mano perché l’ho implorato con le lacrime agli occhi, lacrime d’amore. E oggi ho gli occhi aridi, un deserto senza pioggia. (Ilizia)
Fonte: Spartacus Wiki - Wikipedia
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- Messaggio n°498
Re: Spartacus
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- Messaggio n°499
Re: Spartacus
Libertà di Scelta
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"Libertà di Scelta" è il sesto episodio di Spartacus: La Vendetta ed il venticinquesimo dell'intera serie.
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"Libertà di Scelta" è il sesto episodio di Spartacus: La Vendetta ed il venticinquesimo dell'intera serie.
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- Durante l'attacco alla villa di Sepius, il bambino ucciso da uno dei mercenari di Ashur è interpretato da Cameron Hurst, figlio di Michael Hurst ed anche Regista di questo episodio.
- Nella scena in cui Ashur e Lucrezia discutono della nuova posizione del siriano a fianco del Pretore, la donna lo redarguisce dicendo "tu dimentichi la tua posizione" ed Ashur risponde "no, me la garantisco" facendo riferimento alle stesse parole pronunciate da Glabro e Batiato nell'episodio "Rivelazioni" di Spartacus: Sangue e Sabbia.
- Mentre Gannicus sta parlando con Crisso dopo essere ritornato dalla caccia con un cinghiale gli ricorda l'incontro finale con gli uomini di Solonio nell'episodio "Libertà Amara" di Spartacus: Gli Dei dell'Arena oltre al fatto di sfidarsi di nuovo in un combattimento regolare in futuro già richiesto dallo stesso Crisso sia nell'episodio "La Resa dei Conti" di Spartacus: Gli Dei dell'Arena sia nel già citato episodio.
- Dopo aver scagliato una freccia durante l'addestramento nel tiro con l'arco, Lucio dice a Mira "con la pratica, potresti diventare come la Dea Diana" facendo riferimento alla prima apparizione nella serie della ragazza nell'episodio "La Maschera di Diana" di Spartacus: Sangue e Sabbia dove Mira indossa proprio la maschera della Dea Diana che viene scelta da Licinia per soddisfare la sua richiesta di giacere con Spartacus.
- Quando Spartacus chiede scusa al suo avversario dicendo che aveva detto la verità, Gannicus risponde "non è sempre stato così" riferendosi al segreto della relazione tra lui e Melitta verso Enomao.
Citazioni
- Spartacus: Guarirà?
Lucio: Nasir aveva una sola ferita, quest'uomo è già tanto se è vivo...
Gannicus: Si chiama Enomao ed è un uomo straordinario!
Lucio: Auguriamoci che gli Dei la pensino come te. - Glabro: Perché i tuoi uomini sono così pochi?
Generale: Molti sono stati richiamati a Napoli; altri, li ha dispersi il vento.
Glabro: Hanno infranto il giuramento di lealtà a Roma?
Generale: Il panico attanaglia la regione, e i nostri uomini. Molti credono che Spartacus incarni l'ira degli Dei! - Glabro: Ci vorrebbe un intero reparto, formato da uomini come te.
Ashur: Ce ne sono molti con queste caratteristiche. Sembrano uomini, ma è solo una maschera che copre la loro vera natura di belve. Un reparto simile, sotto la mia guida, sarebbe molto utile in un frangente così difficile.
Glabro: Il Senato disapproverebbe il reclutamento di tale marmaglia. Così come disapprova molte delle scelte che un uomo ambizioso è costretto a fare... - Lucio: Quanti di voi usano arco e frecce?
Agron: [Con tono ironico] Arco e frecce non sono molto richiesti nell'arena.
Lucio: Ora però non combattete più sulla sabbia... O sei convinto che le spade crescano sugli alberi? - [Rivolta a Lucrezia] C'è stato un momento nel quale l'unico mio desiderio era quello di strangolarti... E oggi è solo il tuo respiro a restituirmi la vita. (Ilizia)
- Noi siamo gladiatori: meritiamo solamente una morte pari a quelle che abbiamo inflitto. (Gannicus)
- Mira: Adesso cerchi di sedurre Donar?
Chadara: Cerco soltanto un mio posto nel mondo.
Mira: Costruiscilo con le tue mani. Senza allargare le gambe. - Naevia: Stiamo sognando?
Crisso: Se così fosse, ti supplico, non svegliamoci. - Poter rivedere la persona amata, adesso capisco perché un uomo decide di rischiare tutto. (Agron)
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- Messaggio n°501
Re: Spartacus
La Decisione
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"La Decisione" è il settimo episodio di Spartacus: La Vendetta ed il ventiseiesimo dell'intera serie.
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- Tra la scena della convocazione di Gannicus da Glabro e l'altra in cui Lucrezia rivela ad Ilizia l'uccisione del Pretore come unica soluzione ai loro problemi è presente una scena tra Spartacus e Mira che non è presente sia nella versione italiana che in alcune versioni originali.
- In realtà, quando Spartacus affronta Sedulus sulla scalinata del tempio, Agron è steso a terra vicino a lui ma pochi secondi dopo, quando uccide il Germano tagliandogli la faccia, Agron è scomparso.
- Sempre durante la rissa, quando Saxa blocca il collo di Mira da dietro la schiena, quest'ultima la colpisce con una gomitata poi la afferra per un braccio e di peso la getta a terra, nel ricadere però all'inizio si trova sul lato sinistro poi a seguito di un taglio di scena la ragazza termina la caduta sul lato destro.
- Nel momento in cui i guerrieri Germani arrivano al Tempio, Crisso si rivolge a Spartacus dicendo "questi sono tutti Germani come Agron" ed il trace risponde "abbiamo raddoppiato le nostre forze in un giorno, è un popolo avvezzo al sangue e alla battaglia", a questo punto il compagno dubbioso della situazione pone il quesito "ma chi sarà a comandarli?", ironicamente nella realtà i Germani che facevano parte dell'esercito di Spartacus seguirono proprio Crisso quando i due decisero di separarsi ed insieme ai Galli furono definitivamente sconfitti nella Battaglia del Gargano.
- Il Giove Ottimo Massimo menzionato da Ottavio Tarsas durante il giuramento è un riferimento al Tempio omonimo dedicato alla triade capitolina rappresentata da Giove, Giunone e Minerva. Era il più grande monumento esistente sul Campidoglio e la sua fondazione è risalente al VI secolo a.C. da parte del Re Tarquinio Prisco.
Citazioni
- Gannicus: Non ho monete per farti aprire le gambe.
Prostituta: Potrebbero anche aprirsi spontaneamente.
Gannicus: Un prodigio che non porterà alcun profitto, a te e al tuo padrone. - Ashur: Le tue buone maniere non sono migliorate.
Gannicus: [Guardando gli amici di Ashur] Oh, neppure le tue compagnie...
Ashur: Fossi in te sarei più cauto. Questi uomini sono la mano del pretore Gaio Claudio Glabro.
Gannicus: E tu cosa sei? Il suo uccello o il suo orifizio?
Ashur: Io sono la sua volontà. - [Riferito alla lotta tra Agron e Sedulus] Se si ammazzano tra loro, avremo un motivo per festeggiare! (Crisso)
Fonte: Spartacus Wiki - Wikipedia
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