“I CUOCHI TV SONO PUAҐҐNE” - IL LIBRO DI ADELMO MONACHESE, AUTORE DI LERCIO.IT, UCCELLA LA FUFFA CULINARIA DEGLI CHEF PARAGURU: “CHE BLOCCO INTESTINALE VEDERLI TESTIMONIAL DI PRODOTTI LONTANI DALLA BUONA CUCINA, COME CRACCO CON LE PATATINE E RUGIATI CON LA COCA COLA"“Cracco ha associato il suo faccione alle 82 patatine San Carlo, promuovendone un uso ricercato come sicuramente faceva nella sua cucina prima della firma sul contratto di sponsorizzazione. E poi non occorre più essere conoscitori di vini, basta mettere a tavola la Coca Cola: ce lo dice lo chef di La7, Simone Rugiati…”
La storia si ripete e non impariamo nulla da essa. Negli anni ’80 Jane Fonda dava inizio all’era dei tutorial in vhs con le lezioni di aerobica per casalinghe. Ricordate quante di loro sono diventate fighe da urlo seguendo quei video? Adesso le trasmissioni di cucina intasano di repliche i canali tv e Youtube offrendo a poveri illusi, incapaci di farsi un toast, la speranza di diventare provetti chef e, nel frattempo, intasare i nostri canali digerenti con i loro fallimentari tentativi di applicazione fatti in casa.
Questo, però, non è l’aspetto peggiore di questa pasta alla peste, è solo l’antipasto. Fate un giro per pizzerie e ristoranti: sono tutti diventati dei cazzo di recensori, disquisiscono di cene a menù fisso da 5 euro quando a pranzo hanno mangiato il tonno in scatola direttamente dalla scatola. Tutti frequentatori di Trip Advisor, parlano una lingua solo loro. Se dici a uno di loro: “Visto oggi che cielo stellato?”, ti chiede: “Stellato Michelin?”.
I CUOCHI TV ADELMO MONACHESE Le ciliegine su questa torta di idiozia e cioccolato plastico sono i cuochi diventati famosi con la tv. Cracco. Ho dovuto vedere per un’intera stagione cinematografica la sua faccia a dimensioni dittatoriali nello spot pre-film in cui cercava di convincerci a comprare certe padelle usando la sua voce, che è talmente piacevole che sarei stato più predisposto all’acquisto se avesse deciso di farci sentire per trenta secondi solo lo stridere della forchetta sulla superficie del piatto vuoto.
Ma fino a qui tutto bene, come diceva quel tizio che aveva deciso di farsi cinquanta piani più velocemente che con l’ascensore. Il guaio non è stato nemmeno quello di far fare la pubblicità di qualsiasi cosa ai cuochi vip. Comprensibile se si tratta di utensili o libri di cucina (i soli che tengono in piedi l’editoria italiana, insieme a Paolo Brosio), poi si è passati alle auto, e ci posso ancora stare perché hanno fatto fare la pubblicità della Wind a Marco Baldini, che non mi pare sia un esperto di tariffe al risparmio, o a Masciarelli quella della formula dimagrante, figuriamoci.
Il blocco etico-intestinale è arrivato quando questi cuochi-star hanno iniziato a fare da testimonial a prodotti così lontani dalla concezione di buona cucina da meritare la cancellazione dall’albo dei cuochi, se ne esistesse uno, ma, se ci fosse, passerebbe il suo tempo a polemizzare con Benedetta Parodi perché esercita la professione in televisione senza averne i titoli.
Cracco, ancora lui, uno chef talmente quotato che per permettersi una cena al suo ristorante bisognerebbe mettere insieme tutti i bonus da 80 euro di Renzi, ha associato il suo faccione azzimo alle 82 patatine San Carlo, promuovendone un uso creativo e ricercato come sicuramente lui stesso faceva nella sua cucina prima della firma sul contratto di sponsorizzazione, sia nel formato convenienza che nei singoli ingredienti: glutammato monosodico, antiossidante, oleina di palma, tutta roba da cucina di alta qualità.
Oltre all’estratto di rosmarino o estratto di paprika, per essere in sintonia con la passione tutta italiana per le estrazioni. Per saper accostare la bevanda adatta a ogni portata non occorre più essere conoscitori di vini, basta mettere a tavola sempre e comunque la Coca Cola: ce lo dice lo chef protagonista del cooking show di La7, Simone Rugiati, che consiglia a tutte le famiglie italiane i valori sani e nutrienti (per il suo conto corrente) della Coca Cola, in fondo ogni mamma italiana ha nella sua dispensa il colorante E 150d e l’acidificante acido fosforico.
La vera rovina della buona cucina è l’HD Fin quando tra tutto il mondo sopra descritto e noi comuni mangiatori mortali c’era una certa distanza vi era disprezzo reciproco ma sopportazione: le larghe intese sono sempre nate a tavola. Ora è guerra totale, dalla nostra parte disponiamo ancora di derrate di olio d’oliva, camion spargisale fino e sale grosso, trincee di pane, salumi e formaggi.
Dalla parte dei sofisticatori alimentari c’è un solo ingrediente, quello a cui affidano la loro speranza di sazietà: il megapixel. L’alta definizione che permette di apprezzare quel microscopico pezzo di aglio che c’è, si vede, ma non a occhio nudo. Però c’è, si vede benissimo ritratto da obiettivi fotografici che potrebbero essere usati per rivelare la presenza di vita su altre galassie ma sono tutti impegnati a puntare su piatti sempre più desolatamente larghi che presentano porzioni sempre più piccole, dalla costruzione complessa, dall’outfit bilanciato al milligrammo.
Siamo davvero sicuri che la cucina molecolare preparata con attrezzi da laboratorio sia migliore della cara, vecchia, cucina mollicolare dei ripieni svuotafrigorifero? Chiediamo al cameriere dov’è il pecorino nella carbonara che abbiamo ordinato e ci viene portato il tablet con cui il cuoco ha fotografato il piatto appena pronto e allarga, allarga, allarga, ecco il pecorino che non viene più grattato, viene zoomato.Così può capitarvi di ordinare una zuppa e vedersela servita in un elegante flûte. La zuppiera? Nonostante il termine indichi una certa propedeuticità al contenimento delle zuppe, la potrete trovare all’ingresso del locale, colma di fiori finti. Prima c’erano quelli veri ma i clienti li mangiavano all’uscita per saziarsi.
dagospia